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Autore: Eliatheas    30/11/2008    9 recensioni
Questa che vi racconterò non è una storia felice e probabilmente non lo sarebbe mai stata, neanche se io e lui [noi] fossimo rimasti insieme.
Perché c’è sempre qualcosa che non va, c’è sempre il piccolo dettaglio che fa male, la nota stonata nell’armonia della vita.
Non esiste il lieto fine, non esisterà mai.
[Dominique Weasley/James Sirius Potter]
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, James Sirius Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Only Hope ~
Sei disposto a metterti in gioco per qualcosa che non esiste?

Capitolo 7 – Punizione in Sala Trofei, Marzo 2022

“Dominique! Dominique!”
Trovarsi faccia a faccia con la verità non è mai facile. Soprattutto se quella verità fa male come un ammasso di spilli infilati nel cuore.
“Dominique, fermati!”
Ed ora che la verità era davanti a me, troppo evidente per far finta di non vederla, cercavo di scappare. La vedevo, ma volevo fuggirne.
“Dominique! Ti devo chiedere scusa!”
Mi strinsi i libri al petto, per proteggere il mio cuore da quella voce, e continuai a camminare, ancora più veloce, sperando di raggiungere in fretta l’aula di Trasfigurazione. Una lacrima scese lungo la mia guancia, ma preferii ignorarla.
“Dominique, per favore!”
Quella voce, la sua voce, era l’unica che avrei voluto evitare, in quel momento. Perché , ora che mi ritrovavo a faccia a faccia con la verità, era impossibile per me riuscire a guardare il suo viso e fingere che fosse tutto normale.
Me l’avrebbe letto in faccia, James. E cosa avrebbe fatto? Mi avrebbe sputato addosso il suo disprezzo e il suo disgusto? Oppure mi avrebbe rifiutato gentilmente, dimenticando per un secondo solo che io ero sua cugina?
“Dominique!”
Sentii una scossa quando James poggiò la sua mano sulla mia spalla e mi voltai, con le lacrime agli occhi.
Lui non parlò, vedendo il mio viso, e si limitò a guardarmi a bocca aperta, con la mano sulla mia spalla e un’espressione sorpresa sul volto.
“Cosa c’è?” chiesi, con voce rotta. Fare finta era troppo difficile e io avevo rifiutato questa opzione.
“Io...ti devo parlare” mormorò, quasi senza voce, spostando la mano dalla mia spalla al mio viso. Sentii che la mia guancia diventava improvvisamente di fuoco, sentivo il fuoco che divampava in ogni angolo del mio corpo.
“Non ti devo dire nulla” sussurrai, avvicinandomi lentamente a lui. Eravamo vicinissimi, il suo respiro era sul mio viso, i suoi occhi puntati nei miei.
Il mio cuore sembrava essere tornato incredibilmente intero.
“Io sì. Ti devo chiedere scusa” E lui chiuse gli occhi, mentre mi si avvicinava incomprensibilmente. Incomprensibilmente perché non doveva andare così, perché James avrebbe dovuto allontanarmi, perché eravamo cugini e perché...non ricordavo nessun’altra ragione, mentre James mi stringeva dolcemente a me e faceva per chinarsi sul mio viso.
“Potter! Weasley!”
Ci staccammo immediatamente, stupiti da noi stessi e da quella voce improvvisa. Sentii un bruciore improvviso là, dove James aveva tolto le sue mani. Le rivolevo sul mio viso, sulla mia schiena. Ne avevo bisogno.
Il professor Rüf fluttuava velocemente verso di noi. Vederlo fuori da una classe era stranissimo, spesso non si muoveva neanche dalla sua aula.
“Professore, stavamo andando in classe, ci perdo...” cercò di giustificarsi James, indicando me e lui e l’aula di Trasfigurazione a pochi metri da noi, ma il fantasma non lo ascoltò nemmeno.
“Siete stati voi?” chiese, arrabbiato. Lo guardammo confusi, mentre James prendeva la sua mano fra le mie e l’accarezzava, dolcemente, senza farsi notare dal professore.
“A fare che, professore?” chiese lui, innocentemente, ma l’ectoplasma lo fissò come se avesse voluto incenerirlo.
“Le Caccabombe,  maledetti! Caccabombe contro la mia aula, gli studenti del primo sono tutti spaventati. Ma che vi salta in mente?”
Fummo costretti lì per una buona mezz’ora, durante la quale il professore continuò a farci la predica per qualcosa che non avevamo assolutamente fatto e James continuò a tracciare disegni immaginari sulla mia pelle, procurandomi brividi continui.
“Punizione, Sala Trofei, alle otto” borbottò infine l’ectoplasma, voltandoci le spalle con aria furiosa.
“Eh?” chiesi, scostandomi un po’ da James e sporgendomi verso il professore.
“Ho detto che siete in punizione, Weasley. Punizione, questa sera alle otto. In Sala Trofei. Tutti e due”
Sospirai.
Perché la prospettiva di rimanere sola con lui mi faceva fremere dall’emozione?

~~

Arrivammo tardi alla lezione di Trasfigurazione e la McGranitt ci fissò con il suo tipico sguardo truce che – se gli sguardi avessero potuto uccidere – io e James ci saremmo ritrovati stecchiti all’ingresso dell’aula.
“Ci scusi” borbottai, prima di sedermi al mio posto accanto a Dorian, in fondo all’aula.  James si sedette dall’altra parte e mi fece un sorrisetto di scuse, mentre io alzai le spalle. Dorian mo guardò a lungo con un sopracciglio inarcato, poi scosse la testa e strappò un pezzo di pergamena.

Dopo mi spiegherai assolutamente tutto.

Sorrisi, mentre accartocciavo il foglietto e Dorian mi guardava allibito. Ancora oggi non saprei dire se fosse per il mio sorriso o per il poco rispetto portato nei confronti del suo foglietto.

~~

Durante la lezione di Storia della Magia – così come in tutto il resto della giornata, d’altronde – la mia mente si distrasse al primo minuto e iniziò a vagare per chissà dove.
Un luogo preciso, a dire il vero, ce l’aveva ed era la Sala Trofei. E con una precisa compagnia: quella di James.
La sua figura era seduta qualche banco più in là, assieme a Dorian, e parlottavano fitto. I suoi capelli erano spettinati come al solito, il suo viso disteso in un sorriso che non vedevo da tempo.
Mi chiesi a cosa stesse pensando per essere così felice e mi augurai che fosse quello che stavo pensando io.
Non riuscivo a credere che la cosa che più temevo e, allo stesso tempo, quella in cui più speravo sarebbero potute accadere lì, in quel corridoio vuoto e nessuno sarebbe venuto a saperlo. Io e James avremmo fatto tardi alla lezione e nessuno si sarebbe chiesto cosa ci fosse successo, tranne Dorian, che avrebbe un po’ sorriso e un po’ trattenuto le lacrime.
No – mi dissi. Non poteva andare così. Era tutto sbagliato, non poteva andare così.
Un conto era il mio errore, quel veleno che mi inquinava il cuore, ma un altro era che anche James stesse facendo quell’errore. Così non mi scoraggiava affatto, come invece avrebbe dovuto fare.
Dovevamo attenerci alle regole e quelle dicevano che le sue labbra non potevano sfiorare le mie come avrebbero fatto se il professore non fosse intervenuto.
Mi voltai verso di lui e vidi che aveva gli occhi puntati su di me, un sorriso troppo felice sulle belle labbra.
A cosa stava pensando?

Vuoi rischiare, James? Sei pronto a non tornare più indietro, a sacrificare tutta la tua vita, a farti odiare dal tuo migliore amico e disprezzare da chi ti circonda?
Vuoi rischiare tutto, metterti in gioco per qualcosa che non esisterà mai? Vuoi sacrificare te stesso per questa assurda storia?
Sei pronto sul serio?

Lui sorrise e mi riconsegnò il bigliettino sul quale, senza neanche rendermi conto, avevo messo me stessa, bianco su nero, dolore su euforia.
Guardai il foglietto. C’era scritta una sola parola.

Sì.

~~

La Sala Trofei era una sorta vortice spazio temporale nel quale sapevi quando entravi, ma non avevi idea di quando saresti uscito. Zia Hermione diceva che era una sorta di Narnia – ma non ho mai capito cosa volesse dire.
Non me l’ero inventata, assolutamente.
La Sala Trofei era un mondo parallelo per tre buone ragioni.
Punto primo, non esisteva una dimensione temporale in quella sala. Ore, minuti, secoli – che impiegavi per pulire i maledetti trofei -smettevano di esistere. Puff! Sparivano! E tu non potevi sapere quanto tempo avresti impiegato per lucidare i dannatissimi trofei.
Punto secondo, La Sala Trofei era, in sé, la sala delle punizioni. Chiunque venisse punito, stai certo che sarebbe andato lì. Quindi, ci si poteva aspettare che i Trofei fossero minimamente puliti, no? Sbagliato, perché i trofei erano sempre, perennemente, impolverati come se non vedessero una pulita da almeno due secoli. Forse qualcuno si era divertito a gettare un incantesimo di Polvere Eterna per punire in eterno i poveri studenti – che non avevano fatto niente, nel mio caso.
Punto terzo, la Sala Trofei era completamente e inevitabilmente isolata. Nessuno ci sarebbe mai passato, stanne certo. A volte sospettavo che gli unici che andassero in questa sala fossero gli studenti puniti.

“Potter, Weasley, voglio tutto lucido. Lucido, chiaro?” strepitò il professore. Era strano sentire urlare Ruf, era come se...come se Lucy fosse tornata al colore naturale dei suoi capelli.
“Sì, professore” pigolai, stringendomi nelle spalle e guardando James, che sorrideva, con un sorriso che non gli vedevo da troppo tempo.
Il professore non ci degnò di una risposta e fluttuò attraverso il muro, lasciando me e James soli.
Soli. Soli.
Nonostante me la ripetessi, quella parola, mi sembrava incomprensibile, dopo due mesi vissuti nella sua assenza.
“Ci conviene iniziare” borbottai, prendendo uno strofinaccio e iniziando a lucidare a caso un trofeo. Ero talmente agitata che le mani mi tremavano e James se ne accorse appena in tempo, per impedirmi di lasciar cadere il trofeo a terra. Lo afferrò lui, con quel sorrisetto inspiegabile sulle labbra.
“Scusa” mormorò, posando il trofeo sullo scaffale dietro di sé e posandomi una mano sulla guancia. La sua mano era bollente, bruciava sulla mia pelle, ma quel contatto non faceva male. Era piacevole.
“James, non ne voglio parlare” sussurrai, alzandomi in punta di piedi e avvicinando i nostri volti.
Già, non volevo parlare di quel buio, che aveva avvolto due lunghissimi mesi della mia vita di cui non ricordavo assolutamente nulla, se non disperazione e dolore.
James si allontanò dolcemente da me e mi fece un sorriso rassegnato.
“Ti ho fatto del male e non me lo posso perdonare” mormorò, sfiorando ancora la mia guancia con la punta delle sue dita. Lo sapevo che non era giusto, dannazione, lo sapevo. Eppure non riuscivo a staccare lo sguardo dai suoi bellissimi e ipnotizzanti occhi castani.
“E’ tutto finito, ora” dissi, alzando le spalle e cercando inutilmente di guardare altrove.
“Non è finito niente. Devo chiederti scusa”
Distolsi lo sguardo, cercando di calmare i battiti accelerati del mio cuore impazzito.
“Non c’è ragione di chiedermi scusa” dissi, torturandomi le mani. Lui prese il mio volto con entrambe le mani e mi costrinse a voltarmi verso di lui. Aveva sul volto un sorrisetto rassegnato, amaro, quasi le parole che avessi detto lo avessero ferito.
“Sono stato orribile. Ti ho abbandonata così, senza neanche spiegartelo e tu che fai? Non mi permetti neanche di chiederti scusa”  Mi fece una carezza sul volto, così leggera che sembrava avesse paura di sfiorarmi davvero,quasi temesse la mia pelle. Eppure, quella carezza, mi toccò il cuore. “Non credevo fossi così”
“Così come?” mi sporsi impercettibilmente verso di lui, senza neanche rendermene conto. Lui sospirò e mi allontanò ancora.
Troppo comprensiva. Pur di avermi accanto sei disposta a mettere da parte tutto il dolore che ti ho causato?”
“E io non pensavo che fossi così” replicai, incrociando le braccia al petto e fissandolo male.
“Così come?” chiese lui, curioso, inarcando un sopracciglio e sorridendomi ironico.
“Con una bassissima opinione di te stesso” dissi, mentre lui rideva, divertito e attirandomi a sé. Sentivo il mio corpo rabbrividire a quella vicinanza inaspettata.
“Mi sei mancata, Dominique” sussurrò, con il volto a pochi centimetri dal mio, con aria rapita, i suoi occhi fissi sul mio viso.
“Anche tu” sussurrai, posando il mio volto sul petto di lui, stringendolo a me. Mi resi conto di quanto mi era mancato solo quando sentii il suo respiro sul mio viso. Quanto mi erano mancati i suoi sorrisi, le sue risate e l’aura di tranquillità che lo circondava.
“Scusami”
Alzai gli occhi al cielo, mentre lui sorrideva, con un sorriso colpevole che gli illuminava il volto.
“Perché?” gli chiesi, allontanandomi leggermente da lui per vederlo in volto. Lui sfuggì al mio sguardo e fissò a lungo un angolo remoto della stanza prima di aprire bocca.
“Io ti ho ferita, lo so. E non me lo perdonerò mai, Dominique, perché sapere che ti ho fatto del male, a te, Dominique, fa male anche a me. Ogni cosa che ti ferisce, Dominique, ferisce me, perché io non posso sopportare il tuo dolore. Tu sei tutto ciò che ho al mondo. Non mio padre, la mia famiglia, i miei migliori amici. Tu. E vederti soffrire è terribile”  E mi diede un buffetto amichevole sulla guancia, quasi a voler alleggerire la situazione che si era venuta a creare con la sua dichiarazione.
Tu sei tutto ciò che ho al mondo. Suonava decisamente bene, forse troppo.
“Quando ti ho detto di dare una possibilità a Dorian ero convinto che dovessi farlo sul serio. Volevo che tu uscissi con Dorian, volevo farti capire che lui è un bravo ragazzo. Però...mentre tu ci riflettevi, è cambiato tutto. Vedi, per me non eri più Dominique Weasley, eri la mia Dominique. Non sapevo cosa significasse con esattezza, però sapevo che Dorian non avrebbe dovuto toccarti. Assolutamente, in alcun modo. E quando mi disse che sarebbe uscito con te...non ci ho visto più. Non sapevo cosa stavo facendo, ma tu eri mia, Dominique. Mia” Le sue dita mi sfiorarono la pelle del viso mentre mi parlava con un’insolita dolcezza nella voce, nonostante quella furia, quel senso di possesso che traspariva dalle sue parole. 
“Io non volevo dirti quelle parole, ad Hogsmeade. Non volevo ferirti, ma non sapevo cosa dirti, Dominique. Ero spaventato da quei sentimenti che stavano nascendo dentro di me nei tuoi confronti. Cosa avresti fatto tu, se mi avessi sentito dire la verità? Mi avresti sputato il tuo disgusto contro e saresti tornata con Dorian. Perché mi ero reso conto che tu, con Dorian, stavi bene. E mi faceva male, ma sapevo che quello era il tuo posto. E sono trascorsi due mesi, Dominique. Mi sono illuso di poter dimenticare, di poter andare oltre, ma non ci riesco. Tu sei la mia vita, lo sai. Sei tutto ciò che voglio e non posso ignorarti” 
Lo guardai a bocca aperta, con il viso fra le sue mani e le mie, di mani, posate sul suo petto.
“E non fare quella faccia!” mi rimproverò, con aria divertita. Sospirai, poi spostai le mani dal suo petto e le lasciai cadere lungo i miei fianchi, inerti.  Mi sentivo stranamente senza forze.
“Io...non so che dire, James” mormorai, mentre lui mi scostava un ricciolo dalla fronte e mi sorrideva, con quel sorriso spavaldo che amavo tanto. “Tu...mi hai lasciata senza parole”
“Non c’è bisogno di parlare, Dominique” sussurrò, abbracciandomi e facendomi posare nuovamente il mio capo sul suo petto. Mi sentivo così al sicuro, lì, abbracciata a lui, con la testa sul suo cuore, a sentirlo battere freneticamente. “A me basta sentirti così, vicina”
Sospirai e chiusi gli occhi. Sì, decisamente, mi bastava quello.
E poi, quando alzai gli occhi, rimasi senza fiato. Sapevo che quello che stava per succedere fra noi non sarebbe mai dovuto accadere, lo sapevo, dannazione.
Eppure, quando lui mi si avvicinò con aria terribilmente seria, mi sentii quasi mancare. E quando il suo viso fu ad un centimetro dal mio le gambe cedettero e mi ritrovai aggrappata alle le sue spalle, incapace di reggermi in piedi.
Lui non sogghignava come mi sarei aspettata, ma fissava le mie labbra con aria così rapita che mi vennero i brividi.
“Dominique...” sussurrò, portando una sua mano sul mio viso. Bruciava, quella mano. Bruciava come il fuoco che divampava in me in quel momento.
“James....” si chinò leggermente su di me e mi sollevò un po’ da terra. Non gli costava nulla spostarmi, leggera com’ero. “James, per favore...”
Lo volevo, volevo le sue labbra sulle mie, ma avevo paura. Sentivo che avrebbe cambiato tutto, definitivamente.
Lui non mi ascoltò e posò le sue labbra sulle mie. Sentivo il fuoco. Fino ad allora aveva bruciato le parti a contatto con il suo corpo, ma ora era ovunque: nel mio cuore, nelle mie mani, nei miei occhi di ghiaccio, nei miei boccoli biondi.
 Non era doloroso, era un fuoco piacevole. Un fuoco che, bruciando, mi riscaldava l’anima di ghiaccio, che me la scioglieva e mi faceva rendere conto che non c’era nulla di bello nel vivere nel freddo. Era un calore perfetto.
Le sue labbra si muovevano sulle mie con dolcezza, almeno inizialmente, ma sapevo fin troppo bene che James non era capace di trattenere il fuoco che, sapevo, bruciava anche la sua anima.
Mi aggrappai a lui, come in cerca di un sostegno. Sapevo di poter contare su di lui.
In quel disordine di sentimenti, di parole e pensieri, sapevo che lui – oltre ad essere la causa di quel disordine – era anche l’unico appiglio della mia vita.
Le sue mani scivolarono lungo la mia schiena e mi fecero aderire completamente al suo corpo. Sentivo il suo corpo bruciare, lo sentivo nelle sue mani che mi stringevano la schiena e la rendevano incandescente, lo sentivo nelle sue labbra che si muovevano veloci sulle mie, impazienti. Sentivo quel fuoco in ogni cellula del mio e del suo corpo.
E quando, infine, si staccò da me, non lo lasciai andare e rimasi stretta al suo petto, senza fiato, ascoltando il suono del suo respiro.
“Ti amo” sussurrò, portandomi un boccolo biondo dietro l’orecchio e accarezzandomi il volto.
“Non dirlo, per favore” mormorai, scostandomi un po’ da lui per guardarlo in viso e perdermi nei suoi occhi fin troppo sei. Non avevo mai visto i suoi occhi così. “Sembra una condanna”
Lui rise, divertito, e mi scompigliò i capelli con aria spavalda.
“Ti amo” ripeté, stringendomi di più al suo corpo e lasciandomi senza fiato. Risi anche io e mi alzai in punta di piedi per posare un leggero bacio sulle sue labbra.
“Ti amo” sussurrai. Lui sorrise sulle mie labbra.

...

“Ma non dovremmo pulire i Trofei?”

Angolo Autrice

Lo so che questo capitolo è molto lungo, ma non avevo il cuore di tagliarlo. Mi piaceva così com’è e spero che anche a voi piaccia.
Ah, perdonatemi per il ritardo.

Ringraziamenti

Emily Doyle {Grazie, spero che anche questo capitolo ti piaccia}, lilyluna_4e {Grazie davvero, sono felice che ti piaccia. Attendo il tuo parere anche su questo capitolo * me fa gli occhioni da cucciolo *} lasaralin {Grazie, lo so che questa storia è deprimente, ma non posso farci nulla. Questo capitolo è un po’ meno deprimente – almeno spero – e spero che ti piaccia} kikka_1990 {Lucy Weasley è la seconda figlia di Percy – Sorella di Molly Weasley, la prima figlia – e di Audrey, di cui non si sa il cognome. Ti ringrazio per i complimenti e spero continuerai a seguirmi, nonostante questo incredibile ritardo} Madox {Sono molto felice che ti piaccia e ti ringrazio per i complimenti}

   
 
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