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Autore: roro    30/11/2008    6 recensioni
«Kagome-chan? Ehi, Kagome? Guarda che è ora di andare».
«Mh?».
«Svegliati, dai. C’è InuYasha fuori dalla finestra!».
Spalancò gli occhi, si mise a sedere e per poco non cacciò un urlo – ah, sì, non che si aspettasse davvero di vedere InuYasha, eh. Era solo – niente di importante. Scosse il capo e guardò Sango. «Perché mi hai aspettata? Potevi andare. Non c’era bisogno di restare qui».
«Oh, invece sì. Era l'unica soluzione», sospirò l’altra, «non voglio che tu cada in un tombino perché impegnata a leggere quelle sciocche leggende. Sì, so che le ami visceralmente, ma riconoscerai anche tu che sono leggermente stupide. E una sacerdotessa non dovrebbe prendere tanto in considerazione certe storielle».

[Storia in revisione]
Genere: Romantico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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New Fan Fic20 *\* Dio Mio.
Questo capitolo è stato… un parto. Davvero, davvero un parto.
Ho avuto tanti, troppi problemi. Partendo dall’ispirazione, che sembrava avermi lasciata, e dalla voglia di proseguire questo lavoro. Ho quasi desiderato abbandonarlo. Ho quasi detto “Perché continuarla? È una stupidata!”.
E poi mi son detta: no. Non posso. Non lascerò mai una fan incompleta. E non questa.
Ma… ma… ma, Dio santo, vi toccherà attendere per il finale. Perché, essendo la mia ispirazione ormai vacua, ho deciso di terminare tutto con il prossimo capitolo. Spero capirete le mie scelte.
Chiedo perdono, in ogni caso, ma, come mi ha fatto notare Elisa nel suo commento, il capitolo precedente non era nei miei soliti standard. Ed è così. Peccando d’ispirazione, non ho potuto scrivere qualcosa di meglio.
E me ne vergogno profondamente.
Devo questo capitolo a chi mi ha incitata a scrivere, e a tutti voi che ancora mi seguite. E a Breaking Dawn, terminato il 31 ottobre, di sera, inconsapevole fonte d’ispirazione, da cui è tratta la frase iniziale.
Spero vi piacerà. A dopo! */*

 

 

 

Because of you

Capitolo 20 – Un gioco da ragazzi

 

 

 

Senza fiato, una risatina mi sfuggì quando il suo bacio insistente interruppe di nuovo i miei sforzi.
“Accidenti”, ruggì, baciandomi famelico lungo il profilo del mento.
“Abbiamo un sacco di tempo per allenarci”, gli ricordai.
“Tutta l’eternità”, mormorò.
“Mi sembra convincente”.
E poi continuammo a occuparci beati di quella parte piccola, ma perfetta, della nostra eternità.
Breaking Dawn, capitolo 39, Felici e contenti

 

 

 

 

L’aveva chiamato.

Scioccamente, non aveva neppure considerato che, magari, suo padre avrebbe potuto adirarsi. Anzi, in verità lei aveva creduto che avrebbe allargato le braccia, conciliante, e le avrebbe dolcemente sorriso, domandandole poi del suo viaggio. Aveva desiderato che fosse così.

E, Dio, solo ora si rendeva conto che poteva aver sbagliato.

Aveva osservato il padre voltare il capo avanti ed indietro, a destra e a manca, in una frenetica ricerca, e si era accucciata dietro Kagome, stringendo con dita esitanti la maglia dell’amica – l’avrebbe potuta difendere?

In fin dei conti, lei non era fuggita. Lei – come Sango, del resto – era stata inviata. La missione di Kagome era motivo di vanto per lei e per la sua famiglia. Ma suo padre?

Come l’avrebbe presa?

Dannazione.

Sferrò un debole – ed inutile – calcio al pavimento lucido, e alzò gli occhi al cielo, mentre la voce del padre, roca per l’emozione, la chiamava. Era… era preoccupato?

Si sporse un po’, notando gli occhi paterni umidi osservarla con circospezione. Non era un ordine, era una richiesta. Una dolce richiesta.

Doveva aver temuto molto per la vita della sua unica figlia, e Rin si sentì cattiva. Se n’era andata lasciando solo un bigliettino, tra l’altro non indirizzato a lui ma a tutti gli abitanti del castello.

Diavolo, era stata avventata.

“Rin?”.

Preso un profondo respiro, piegò le labbra in un surrogato di sorriso e avanzò – “Ciao, papà”.

“Ciao, tesoro”. L’uomo ricambiò il mezzo sorriso della figlia, e le si avvicinò, per passarle una mano tra i capelli. “Ti sei divertita?”.

“Eh?”.

“Voglio sapere se questo periodo di viaggio ti è piaciuto”, spiegò Takemi, scrollando le spalle.

Rin persisteva ad osservarlo stupito. Possibile che non la richiamasse?

“Rin, sei ancora qui?”.

“S-Sì. Ma non credevo che saresti stato così tranquillo, se devo essere sincera. Stavo già progettando la mia lapide in giardino, sai com’è”.

“Molto ottimista”, ridacchiò l’uomo. Sembrava così stanco, però. Le profonde occhiaie che gli segnavano il volto pallido gli conferivano un’aria malata, in un certo senso, e Rin si preoccupò.

La situazione stava dunque degenerando?

Il conflitto stava divenendo invitabile?

Probabilmente sì. Almeno, era ciò che quell’aria afflitta le comunicava. Strinse il labbro inferiore in una morsa, passandosi automaticamente una mano tra i lunghi capelli neri – erano secchi. E sfibrati. Avrebbe avuto bisogno di un bagno rilassante, e di taaaanto shampoo.

Kagome giunse al suo fianco, imitata prontamente da Inu-Yasha – lui aveva incrociato stretto le labbra, ed osservava con diffidenza l’uomo davanti a lui. Era abbastanza alto da sovrastare il sovrano, ma lasciò ugualmente scivolare una mano per afferrare il polso di Kagome tra le dita. La sua espressione, tutt’altro che amichevole, sembrava però rivolta ai giovani della scorta del re di Yoshi.

La ragazza ridacchiò, lui si limitò ad un debole ringhio infastidito.

“Signore, è un vero piacere rivederla”, esordì Sango, raggiungendo a passo sostenuto le amiche ed inchinandosi. Da persona coscienziosa, aveva subito ricordato le regole del galateo, e aveva salutato perfettamente l’uomo.

Imbarazzata, anche Kagome accennò un inchino, mentre Rin si copriva le labbra con una mano, per nascondere la sua ilarità.

“Il piacere è mio”, rispose tranquillo lui, abbozzando un sorriso. “L’altro giorno ero giusto stato al tempio Higurashi, e tua madre, Kagome, mi ha inviato dei regali per te. Ed anche per te, Sango”.

“Oh. Grazie!”.

“Grazie mille”, biascicò incerta la miko. Come Rin poco prima, anche lei aveva intuito che c’era qualcosa di strano, nell’aria del sovrano, e non vedeva l’ora che questi le dicesse il problema. O che lo riferisse ad Inu-Yasha – interrogarlo dopo, per ottenere le informazioni necessarie, sarebbe stato divertente. Ghignò al solo pensiero.

“Salve”.

Tutti trasalirono, quando udirono la profonda voce del padrone di casa.

Come un aforisma di Eraclito, così l’espressione di Sesshomaru era indecifrabile per i più – ma non per loro. Le sopracciglia leggermente aggrottate, e le labbra serrate, lasciavano trapelare una certa preoccupazione. Doveva aver intuito anche lui che qualcosa non andava. E il desiderio di scoprire se la guerra con il regno di Asu era infine giunta doveva corrodere profondamente il suo animo.

“Salve a lei, Sesshomaru no Taisho. Immaginavo che l’avrei incontrata…”. Takemi sembrava in imbarazzo, e si prese un attimo per riordinare le idee, prima di procedere. “ma non credevo sarebbe stato così presto. In fin dei conti, però, è meglio così. Aspettavo solo di potermi accordare con il re, e con il nuovo capo delle guardie”.

Sesshomaru annuì in trance, Inu-Yasha carezzò svogliatamente i capelli corvini di Kagome, senza tuttavia distogliere lo sguardo dal volto cereo dell’uomo.

In fin dei conti, il loro primo interesse era combattere. E una guerra avrebbe loro fornito tutte le attenuanti.

“Come forse avrete immaginato, il re di Asu sembra… interessato ad allargare i suoi confini nei nostri. Ha già attaccato la parte settentrionale del mio regno, ma abbiamo retto. E siamo riusciti a rimandarli a casa”. Sorrise, forse ricordando qualche punto importante di quella lotta così eccitante – nel suo sguardo trapelava tutto il divertimento che una battaglia può portare ad un membro del sesso maschile.

“E il nostro regno?”, domandò Inu-Yasha con rabbia.

“Ha attaccato i vostri confini orientali. Naturalmente ho fatto del mio meglio per difenderli, e tutt’ora vi sono delle truppe a sorvegliare ogni possibile ingresso”.

Rasserenato, l’hanyou si lasciò sfuggire un debole sospiro di sollievo, mentre Sesshomaru assottigliava gli occhi – “I confini sono ancora in pericolo, però”, commentò con sdegno.

“Beh, sì. Quel bastardo m’ha inviato più e più lettere in cui mi domandava di lasciare il vostro territorio, ma non ho prestato ascolto a ciò che mi ha richiesto. Spero che non vi sembri abuso di potere”.

“No”, asserì atono Sesshomaru.

“Bene”.

Rin, al fianco del padre, iniziò ad agitarsi, richiamando l’attenzione di Kagome.

Sorpresa, la ragazza tirò la coda di cavallo della giovane principessa, facendole cenno di avvicinarsi e esprimersi a parole.

“Secondo te, la situazione è grave?”, mormorò dunque.

Kagome abbassò gli occhi al suolo, torturandosi le dita affusolate. “Sì. Penso che… che sia piuttosto difficile, quantomeno. Perché, beh, l’aria di tuo padre è particolarmente affranta, e Sesshomaru ha abbandonato quella patina di superiorità che ha sempre in favore di un espressione più consona”.

“Beh”, biascicò Sango, voltandosi verso di loro. “Se non sono ancora riusciti a penetrare nei nostri confini – almeno non per ora – non penso ci sia di che preoccuparsi. E attribuisco quelle facce scure a ben altro: a mio parere, il re di Asu sta facendo pressioni. Forse, è già pronto a dichiarare guerra. Se ciò avvenisse…”, serrò le labbra, cercando i termini adatti. “Se ciò avvenisse, non oso pensare alla portata devastante di questa guerra”.

“Sarebbe così grande?”, chiese Rin, stupita.

Sango annuì. “Più di quel che immagini. Noi siamo forti, certo, ma il regno di Goshinboku deve ancora riprendersi, e certamente l’esercito del regno di Asu è addestrato”.

“Ma possiamo farcela, vero?”.

La risposta, appena mormorata, arrivò da Inu-Yasha – “Non vedo perché no”.

“Sbruffone”, commentò Kagome, tentando di abbozzare un sorriso. “Conti troppo su te stesso”.

“E tu sei troppo pessimista”, ridacchiò lui. “Siamo così forti, Kagome, che non abbiamo nessun motivo di preoccuparci. Appena mi vedranno, correranno via, spaventati. Non hanno speranze!”.

L’atmosfera cupa della sala di smorzò, e si udirono persino dei risolini, e delle battute divertite sul loro nuovo Sbruffone. Ogni individuo lì presente iniziò nuovamente a vivere, quasi dimentico della preoccupazione precedente. I bambini, prima stretti al petto delle loro madri, ora erano in un angolo, e decidevano, tramite la morra cinese, chi avrebbe dovuto contare e chi nascondersi.

Anche Kagome si ritrovò a sorridere, seguita a ruota da Sango.

“Scusatemi”.

Sbattendo le palpebre, tutti fecero nuovamente scorrere lo sguardo su Takemi, meno gioioso degli altri.

“Dovremmo mettere in piedi una linea di difesa – o offesa, sta a voi decidere se preferite attaccare o difendervi. In ogni caso, avrei bisogno di un colloquio privato con voi, Sesshomaru, voi, Inu-Yasha, e anche voi, Miroku. Naturalmente, se ciò non crea alcun disturbo”.

Lo youkai fece un debole cenno col capo. Diversamente, Inu-Yasha lasciò trapelare il suo fastidio dal “” borbottato, e Miroku si limitò a fare spallucce, come a dire “Non c’è problema”.

Rin fece un passo avanti, chiaramente intenzionata a seguirli, ma l’occhiata penetrante che sia Sesshomaru che suo padre le rivolsero la fece desistere dal suo proposito, mentre un broncio di rabbia compariva sulle sue labbra.

E così erano nuovamente sole…

Si osservarono, prima di sospirare in sincrono – dannazione. Era noioso, starsene lì. Starsene lì e attendere.

Rin si sedette per terra, facendo cenno a Kirara di avvicinarsi, e prese a carezzare il soffice pelo della gattina. “Ho sonno”, borbottò ad un tratto, tentando di contenere uno sbadiglio nel palmo della mano.

“A chi lo dici…”, sbottò a sua volta Sango. In effetti, avevano bisogno tutte di dormire. Contrariamente agli youkai, i ningen non erano capaci di sostenere periodi troppo lunghi senza riposare.

“Io esco in giardino”.

Quando vide le amiche annuire soprappensiero, Kagome sbuffò, e spalancò l’enorme portafinestra che dava su quella parte del giardino adibita alla coltivazione delle rose. Un piccolo paradiso dalle tinte tenui, e pregno di un delicatissimo odore.

Passeggiò lentamente tra le piante, chinandosi di tanto in tanto per sfiorare qualche petalo più dedicato, e continuò a rimuginare su quanto stava accadendo. Dannazione, se non si fosse lasciata andare, durante la missione, sarebbe stato tutto più semplice, probabilmente. Sarebbero arrivati molto prima, e avrebbero avuto più tempo per preparare una linea difensiva. A causa sua, e del suo sciocco amore, i loro regni si trovavano in pericolo.

Sospirò. Era proprio una calamità vivente.

“Vi sto dicendo che… Bah, ascoltatemi!”.

Inarcò un sopracciglio. Quella – non poteva sbagliarsi – era la voce di Inu-Yasha.

“Inu-Yasha, ti stiamo ascoltando, ma dovresti essere meno irruento e più coscienzioso”.

“Sei uno sciocco, hanyou. Se il tuo solo desiderio è difendere quella ningen, puoi andare via”.

“Sesshomaru, tu sei l’ultimo che può condannarmi per voler difendere Kagome”.

La mora si alzò sulle punte, e si sporse sul davanzale. All’interno della stanza, Inu-Yasha discuteva animatamente con Sesshomaru, sotto gli sguardi attoniti di Miroku e Takemi. Sarebbe stata una scena esilarante, in un momento differente.

Un’enorme cartina colorata troneggiava nel centro della stanza, lasciando intendere le motivazioni della rabbia dell’hanyou – Sesshomaru, probabilmente, desiderava attaccare l’esercito nemico nel pressi della reggia, desideroso di distruggerlo nel territorio che desiderava conquistare.

Inu-Yasha, invece, sembrava assolutamente contrario. “Cazzo, sarebbe pericoloso!”.

“No, in realtà no…”, biascicò Miroku, osservando la cartina con sguardo critico. “Anzi, potrebbe essere vantaggioso, in un certo senso. Saremmo nel nostro territorio, Inu-Yasha. In caso di pericolo, potrebbero accorrere alcuni soldati nascosti nel bosco, per esempio. Pensaci bene”.

“Ci ho pensato, Miroku, ma mi sembra tutto falso. Se dovessimo essere battuti, per esempio? Cosa faremmo?”. Inu-Yasha sospirò. Era fastidioso, per lui, valutare una simile eventualità. Ma c’era, e non capiva perché tutti non la prendessero in esame.

Fu Takemi a rispondere, tentando di usare il tono di voce più conciliante possibile. “Inu-Yasha, capisco perfettamente ciò che intendi. Sono le mie stesse preoccupazioni. Ma concordo con Miroku e Sesshomaru: attaccarli nel nostro – e, bada, se verrete sconfitti voi anche il mio regno dichiarerà la resa – territorio potrebbe essere vantaggioso, in un certo senso. Potrebbe portare dei vantaggi. Il popolo potrebbe spalleggiarci, e…”.

“E morire”, concluse Inu-Yasha lugubre.

“Non necessariamente”, borbottò in imbarazzo Takemi, indeciso su come continuare.

“Permettimi di dirlo, Inu-Yasha”. Miroku sorrise, sporgendosi verso di lui – Kagome, d’istinto, si alzò maggiormente sulle punte, fissando in trance il viso del suo uomo. “Prima hai accusato Kagome di essere pessimista, ma, ora, sei anche peggio di lei. Non ti vergogni?”.

L’hanyou assunse una delicata sfumatura rossastra. Beh, Miroku aveva ragione.

Aveva peccato di spavalderia, convincendo tutti della loro vittoria. Ora non poteva tirarsi indietro, e di certo non poteva comportarsi come un bambino. Sospirando, si voltò verso la porta. “Ok. Fate come volete. Ma se dovesse accadere qualcosa a qualcuno…”, sottolineò la parola con un teatrale gesto della mano. “Ve la farò pagare cara…”.

Miroku deglutì, mentre Takemi sorrideva.

Kagome si lasciò scivolare al suolo, tremando.

Erano pronti.



*\* Potete uccidemi.
Sì, potete, nessuno ve lo vieta.
Il capitolo è orrendo. Ho aspettato mesi, e vi ho ugualmente presentato un capitolo tremendo. Dèi, mi vergogno.
Ve lo giuro, avrei voluto scrivere qualcosa di meglio, ma, in questo periodo, il mio cervello è "out for lunch". -.-'' E temo non ritornerà...
Ho anche deciso di indire un mio concorso - per informazioni, chiedere su msn. E di aderire ad un altro. E di... Bah, insomma, mi sto rovinando con le mie stesse mani.
Probabilmente, molti di voi non commenteranno, adirati con me: spero che non sia così, sinceramente.
Vi chiedo - molto gentilmente - di non sottolineare il mio ritardo: ho avuto molti casini. Oltre all'ispirazione, anche in famiglia ci sono stati dei problemi. Insomma, questo è un pessimo periodo.
Come precedentemente detto, con ogni probabilità, per il prossimo aggiornamento di potrà volere un po'. Anche se ne dubito, dato che ho già abbozzato il prossimo capitolo - il finale, per la cronaca.
Ebbene sì, la storia è giunta al termine.
In ogni caso...
RINGRAZIO:
crilli
inufan4ever
Isy_264
kaggychan95
Michiyochan
lara27
mikamey
Bchan
kaggy95
ryanforever
AvinPhi
kirarachan
saphira86

Grazie a tutti, e scusate il ritardo.
Baci!

 

   
 
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