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Autore: Margo_Holden    08/02/2015    2 recensioni
Sheena è una pacifista, che nel giorno della scelta, deciderà di stare con gli intrepidi.
Quello che non sa, è che non ci sarà solo la lotta per rimanere nel suo nuovo mondo, ma la lotta più grande dovrà vincerla contro se stessa e i suoi sentimenti.
Dal Capitolo 17.
"Quando giunsi lì, mi sedetti sul muretto con i piedi a penzoloni. Chiusi gli occhi e allargai le braccia. E sognai di essere una bellissima aquila, che volava e spiegava le sue ali senza paura o timore, che padroneggiava alta su nel cielo, limpido e senza nubi. Andava dritta per la propria strada e non si guardava mai indietro, sapeva cacciare e badare a se stessa, mentre muoveva le ali su e giù senza badare agli altri uccelli che la guardavano intimoriti. Aprii gli occhi di scatto quando capii che avevo disegnato il profilo di Eric."
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Nuovo personaggio, Tris
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 10.



Famous last words.



Io e Brian ci scambiammo uno sguardo fugace e lessi nei suoi occhi tutta la preoccupazione che, supponevo, potesse essere letta anche nei miei. La cosa che più mi spaventava però, non erano gli occhi cerulei di Eric, no, la cosa che più mi spaventava era  quel silenzio studiato, quel silenzio indagatore che spesso adottava per far mettere in circolo, nella sua mente bacata,  le idee più malsane che potesse pensare e mettere in atto ed ogni volta, ogni dannatissima volta, si superava.
-Quanto tempo avevi Sheena?- mi chiese Eric rompendo un minuto di silenzio venutosi a creare precedentemente. Alzai gli occhi su di lui mentre si stava avvicinando pericolosamente verso di me e così, deglutii rumorosamente.  Sembravo una maledettissima foglia, tremavo tutta.
-Mezz’ora.- risposi flebilmente abbassando gli occhi sulle sue scarpe nere. Non riuscivo proprio a reggere il suo sguardo.
-Non ho sentito bene. Potresti ripetermelo.- mi disse mentre mi alzava il mento con due dita, per permettermi di guardarlo dritto negli occhi. Cercavo di parlare, di far uscire almeno una parola dalla mia bocca ma niente. Il fiato si era mozzato e la gola era diventata dannatamente secca. Così mi ritrovai involontariamente a fare la figura dell’imbecille.
Eric assottiglio gli occhi e mi strinse il mento facendo uscire dalla mia bocca un gemito di dolore.
-RISPONDI DANNAZIONE! NON FARE LA BAMBINA SPAVENTATA SHEENA!- mi urlò in faccia. Io stavo li, zitta, muta come un pesce, non trovando nessuna frase da aggiungere o da dire. Non capivo perché voleva che ripetessi qualcosa che aveva sentito bene, e non mi piaceva a fatto il tono appena usato. Odiavo quando qualcuno mi diceva cosa fare, cosa dovevo dire o cosa pensare. Insomma, odiavo l’imperativo.  Cosa che amava fare Eric. Dare ordini a destra  e a manca, non per questo era diventato un capofazione, uno dei più temuti anche, perché ognuno che finiva per mettersi contro di lui o osare solo contraddirlo, veniva spedito dritto, dritto in ospedale. Ma forse era anche il suo modo di fare il duro, quello dagli occhi impenetrabili, quello a cui non gli importa niente se tuo sei ferito, perché lui se sei stato una schiappa, te lo dice lo stesso. Quello che non ha nulla da perdere, perché sembra che la vita gli abbia portato via tutto (Ecco cosa ho letto negli occhi di Eric la prima volta che ci siamo parlati da persone normali, quella sera nel suo ufficio.  Eppure volevo tanto entrare nella sua testa e capire cosa lo turbasse, cosa lo aveva fatto diventare così cinico e  repellente a qualsiasi forma di affetto verso il gentil sesso) mi ero però, ritrovato ad amarlo irrimediabilmente.
-Ho detto che avevo mezz’ora!- gli risposi togliendomi dal viso le sua mano con un gesto brusco, ma mantenendo sempre gli occhi nei suoi. Avevo preso coraggio e adesso nessuno poteva fermarmi dal non parlare. In quel momento non mi interessava più niente, nemmeno se mi avesse detto che sarei stata rinchiusa in una cella di isolamento, perché io, ci sarei andata a testa alta e gli avrei così dimostrato che niente e nessuno mi spaventava.
Fosse stato vero, Sheena!
Dannata coscienza!
Lui si girò verso Brian, come se si era ricordato solo in quel momento della sua presenza, e sbuffando gli intimò di avvicinarsi. Riportando però, i suoi occhi grigi nei miei.
-Brian, tu puoi andare.- gli disse mentre il ragazzo basito, prima si guardò indietro, ma poi vedendo che non c’era nessuno, si indicò.
-Si tu! Il tuo compito era quello di non perdere mai di vista Sheena. Perché tu non l’hai lasciata sola nemmeno per un attimo, vero?- gli chiese con sguardo torvo.
Improvvisamente cominciai a sudare freddo e sperai che non si accorgesse del mio stato. Perché se Brian gli avesse detto che ero entrata sola nel cimitero, allora questa volta davvero mi avrebbe buttato fuori. Cercai di non fargli vedere che ero in ansia, ma il mio corpo mi tradiva.
-Certo che no, siamo stati sempre insieme. Non è vero, Sheena?- rispose Brian con un tono più che convincente, mentre incastrava i suoi occhi nei miei. In quel momento i suoi occhi mi stavano dicendo che gli dovevo un favore così, risposi a quello sguardo con un sorriso che lo ringraziava e che gli avrebbe fatto qualsiasi favore.  Tornai a respirare tranquillamente.
-Bene, allora puoi andare.- disse Eric in tono pacato.
Io e Brian ci stavamo allontanando quando Eric mi prese da un braccio.
-Ho usato forse il plurale?- mi chiese con ironia mentre mi sbatteva al muro. Un ringhio di dolore e disperazione uscì dalle mie labbra, mentre i nostro occhi si scrutavano nuovamente, come il primo giorno che ci vedemmo.
-Brian vattene e non farmelo ripetere di nuovo.- gli disse Eric mentre il ragazzo portò uno sguardo su di me quasi a voler il consenso per poter andarsene. Io feci si con la testa e Brian si allontanò un po’ titubante.
-Cosa vuoi ancora?- gli chiesi mentre mi massaggiavo il braccio che era stato stretto da Eric. Lui guardò il braccio e il segno che mi aveva lasciato, poi alzò gli occhi su di me e si avvicinò. Ci ritrovammo a due centimetri di distanza, da li potevo sentire il suo forte odore e se volevo, ed io volevo e come, potevo anche appoggiare le mie labbra sulle sue.
Si accorse che gli stavo guardando le labbra perché sul suo viso si dipinse un sorrisetto sghembo, poi improvvisamente mi circondò i fianchi con il suo braccio muscoloso e ci ritrovammo ancora più vicini. Adesso le nostre labbra si sfioravano e bastava davvero u movimento per ritrovarci le labbra appiccicate, ma non successe.
-Laverai i piatti per tre settimane, come punizione per non aver rispettato l’orario. Buona fortuna Sheena.- mi disse lasciandomi andare e allontanandosi  da me. Io rimasi li, a guardare la sua schiena che diventava sempre più piccola e sfuocata mentre mi lasciava nuovamente sola. Presi mentalmente nota di quello che mi aveva detto e me ne andai in camera sbuffando a più non posso. In fondo di quanto avevo tardato? 5 minuti? 10?
 
-Mezz’ora? Stai scherzando vero?- altro che dici minuti, avevo tardato di mezz’ora.
Ero seduta sul mio letto che profumava di lavanda e pulito, mentre aspettavo con gli altri i risultati, e da quello che avevo capito mancava solo mezz’ora per il risultato. Affianco a me c’era Helena che si mangiucchiava le unghie, di fronte avevo un Brian super sicuro di se, naturale aveva passato tutti i turni e tutti i combattimenti arrivando primo, ed infine c’eravamo io e Ian, con un viso pallido e sudato poiché eravamo quelli più a rischi, dopo Jude, ovviamente. Perfino Billie ce l’aveva fatta ad assicurarsi un posto tra i primi 15. Sentimmo aprirsi la porta di scatto e vedemmo entrare un James più che sorridente insieme ad i suoi amici. La classifica sarebbe stata unica, così li avevamo invitati a venire da noi. Quest’anno, i trasfazione erano molto pochi rispetto agli anni passati, almeno così si diceva in giro, mentre gli interni erano molti. Tutti potevano pensare che i trasfazione fossero stati spacciati, ed in parte era vero, ma fino a quel momento, il gruppo che aveva subito meno perdite eravamo proprio noi.
-Su con la vita ragazzi!- urlò James mentre tutti noi, e dico tutti noi, lo guardavamo basiti.
-Sai com’è Jimbo, ci sarà solo la fine dell’esistenze per alcuni.- risposi con sarcasmo aprendo, in un gesto teatrale, le braccia.
-Oh Sheena non pensarci, passerai, ne sono sciuro.- tentò di rassicurami James facendomi  anche un occhiolino. Niente da fare, James viveva in una sorta di mondo festaiolo, irriverente e che lo faceva diventare amente del pericolo e di se stesso. Tutto il contrario del mio.
-Certo che ce l’ha farà! Non tutti hanno l’opportunità di far entrare Eric nel proprio letto, non è forse così Sheena?- a parlare era stata Valery, non che sorella di Taylor, una ragazza cresciuta a pane, invidia e come tutti gli intrepidi, era egocentrica al massimo. Ma gli mancava una qualità essenziale per rimanere nella fazione: il coraggio. Tutti lo sapeva e lo sapeva anche lei, ma era ancora lì, perché era sotto le grazie di Caroline e Peter. 
-Che c’è vorresti starci te nel letto con Eric al posto mio?- gli risposi con lo stesso tono che aveva usato lei precedentemente nei miei confronti.
-Ah, no aspetta! Tu hai Peter.- risposi nuovamente io ,mentre le parole che uscirono dalla mia bocca andarono a centrare proprio il suo ego . Stupida ragazzina! Pensai.
-Piccola insolente se ti prendo ti spacco la faccia.- mi urlò mentre un ragazzo interno la prese dalle braccia prima che si avventasse come una furia su di me.
-Io non credo ci riuscirai, sai tutti sanno che non hai le palle!- gli urlai di rimando.
-Nessuno ammazza nessuno!- esordì qualcuno alle nostre spalle. Quando mi girai notai la faccia di Quattro  inorridita e al suo fianco Eric con uno sguardo divertito. Forse non aveva assistito a tutta la conversazione, altrimenti avrebbe già preso la tizia per i capelli.
Guardai la “furia” e gli lascia uno sguardo di fuoco, prima di prestare attenzione a Quattro.
Eric appese  la bacheca al muro vicino la porta, poi si allontanò mettendosi di lato, lasciandoci lo spazio per poterla vedere.  Io ero dietro le spalle di Brian, essendo bassa mi aggrappai ad essa , così mettendomi in punta di piedi e facendo leva sulle gambe mi alzai, per poterla guardare bene.
  1. Brian
  2. James
  3. Helena
  4. Billie
  5. Travor
  6. Thiago
  7. Benjamin
  8. Sheena
  9. Roxanne
  10. Ian
  11. Valery
Alla vista del mio nome sopra i quindici, tirai un sospiro di sollievo. Anche questa volta ce l’avevo fatta.  Per curiosità, continuai a leggere e Jude era sedicesimo. Non avevamo perso solo uno dei nostri, ma anche un buon amico gentile ma troppo buono per appartenere a questo mondo. Lo cercai con lo sguardo e quando lo trovai aveva gli occhi sbarrati. Quando si accorse che lo stavo guardando, girò di scatto gli occhi verso di me e come se si era appena ricordato di qualcosa, come una furia uscì dalla stanza.  Stupita e curiosa, lo segui.
-Ehy Sheena.- stavo appunto correndo dietro Jude, quando dovetti fermarmi perché sentii qualcuno pronunciare il mio nome. Ero così in trans dal seguire Jude che non mi ero accorta che Eric, proprio il mio Eric ,mi aveva chiamata. Così andai a sbattere il mio viso sul suo petto e alzando gli occhi sul suo di viso, vidi la sua smorfia di disappunto. 
-Ehy Eric, cosa c’è?- chiesi rimanendo in quella posizione e sentendo le guance andare in fiamme. Però sembrò non notarlo. Il suo viso era una maschera di ghiaccio dove non lasciava trasparire il minimo sentimento, e mi ritrovai  a pensare che forse le parole di quella Valery avevano colpito in pieno Eric. Dei brividi mi percorsero la schiena, ma non di freddo, per la prima volta guardando gli occhi spenti di Eric, ebbi paura e decisi di allontanarmi da lui. Questo però sembrò notarlo e contrasse la mascella.
-Sei stata brava. D'altronde da te non ci si può aspettare di più.- sgranai gli occhi a quell’affermazione. Che cosa voleva dire con quello? Che io non avrei mai potuto raggiungere quella maledetta prima posizione? Una vampata  di rabbia salì ad invadermi tutto il torace. In questo momento l’unico sentimento che provavo nei suoi confronti era puro odio. Ma quell’odio che mi divampava in tutto il costato,  si trasformò in qualcos’altro.
Avevo voglia di dimostrargli che si sbagliava, che Sheena era più forte di quello che credeva. E sapevo come fare. Avrei dato il meglio di me nell’ultimo modulo. Quanto a lui, beh, avrebbe dovuto ricredersi e chiedermi scusa.
Con un ghigno malefico, girai le spalle e me ne andai. Dovevo trovare Jude. Il mio sesto senso mi diceva che stava per accadere qualcosa di brutto.


Percorsi tutto il lungo corridoi che portava alla palestra. Lo feci correndo a perdifiato e quando aprii la porta ad accogliermi ci fu solo il silenzio. Chiamai più e più volte il suo nome. Ma niente. Non c’era nessuno li dentro. Così uscii dalla palestra e ricomincia a correre questa colta in direzione dello strapiombo, ma a precedermi ci fu un lungo e sommesso urlo. Mi fermai. Ed ecco che tutto diventava chiaro nella mia mente. Lo sguardo sbarrato e in preda alla disperazione. La consapevolezza di  non aver ottenuto quello che si desiderava. Il cambiamento radicale di una vita che stava per arrivare. Tutte queste cose gli arrivarono come un fulmine a ciel sereno e quale era l’unica cosa che potesse spegnere la fiamma del dolore, se non il riposo perenne. La morte, aveva trovato risposta nella morte.
Quando arrivai al pozzo, qualcuno lo stava tirando su con un a corda. Istintivamente misi la mano sulla bocca che fu bagnata da una lacrima ribelle che scendeva candida sul mio viso.  Mi ritrovai a pensare che forse Jude non era fatto per stare qui, in questa fazione. Ma la verità era un’altra. Jude non era fatto per questa vita. Lui era sempre così buono e dolce con tutti. Non sapeva scindere il bene dal male. Cosa che io avevo imparato a fare. La vita gli aveva sempre dato tutto e quando era caduto quel tutto, allora lui aveva preferito lasciarsi andare e scoprire se esistesse davvero un paradiso.
Quando lo poggiarono sul freddo pavimento di marmo e vidi i suoi occhi verdi pesanti, beh qualcosa dentro di me si spezzò. Lacrime copiose cominciarono a rigare il mio viso diventato pallido, non potendo più guardare la posa innaturale del povero Jude, girai le spalle e mi incamminai verso il nulla.
Camminavo e la vista si appannava sempre di più, però non mi importava perché io continuavo per la mia strada. Ad un certo punto però, sentii della braccia afferrarmi e alzando gli mi ritrovai due occhi verdi fissarmi. Era Tris, che dolcemente mi  stringeva tra le sua braccia.
-So cosa si prova Sheena, ci sono passata anche io.- notai che mi stava sorridendo dolcemente. Lei era una di quelle persone dolci, forti e premurose. E tutta la fazione l’amava per questo, oltre che per la sua bravura da allenatrice paziente. Decidemmo, o meglio, Tris ritenne opportuno sederci così, senza staccarmi da lei, ci posizionammo sul freddo pavimento di marmo, vicino alle scalette che portavano al pozzo. Io continuavo a singhiozzare in silenzio, e mi sentivo in colpa perché in quei mesi non avevo fatto niente per aiutare Jude. Perché se io, o qualcuno l’altro, lo avesse fatto, forse a quest’ora Jude sarebbe ancora qui, tra di noi, a sorridere imbarazzato per le battute di Brian e per gli sguardi innocenti che avvolte Helena gli rivolgeva.  Ma ormai Jude non c’era più ed io, se non volevo finire come lui, dovevo cacciare gli artigli. Mio padre mi diceva sempre che si misura la forza di una persona, quando essa è sotto pressione o semplicemente ha molto dolore all’interno del suo cuore. E forse io avrei fatto proprio così, sarei stata forte per mio padre, mio fratello Trav, mia madre Lauren, o per Brian, James , Ian ,Helena ed anche per quel coglione di Eric. In fondo gli dovevo qualcosa.
Stretta tra le braccia di Tris, mi addormentai con un ultimo pensiero in mente: quale saranno state le ultime parole di Jude?




Nota dell'autrice
Si lo so sono in un ritardo pazzesco, quasi di due mesi. Ma questo capitlo è stato un parto cesario, praticamente l'avrò riscritto 5 volte. 
Ringrazio tutte quella personcine carine che hanno aggiunto la "storia" tra preferite/seguite/da ricordare e per chi ha recensito. Un ringraziamento speciale lo devo proprio alla carissima Lalaloopsy che mi rende sempre molto felice con le sue puntuali recensioni. Davvero se sapessi dove vivi di invierei tante torte al cioccolato. Ovviamente ringrazio anche i lettori di passaggio e quelli silenziosi.
Insomma penso che domani non posterò perché c'è il ritorno di The Walking Dead *e finalemente direi* quindi ci vedremo venerdì. 
Adesso vi saluto perché vi avrò annoiato e vi mendo tanti baci :*
<3
 
   
 
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