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Autore: Flawless_hunter    10/02/2015    4 recensioni
Fangirls e Fanboys hanno trovato il modo di entrare nei loro libri preferiti e instaurare lì un loro dominio, il Fandom. A dieci anni dalla fine dalla Rivolta di Panem, i Fans costringono i protagonisti delle loro saghe preferite (Hunger Games, Divergent, Shadowhunters, Harry Potter, etc..) a prendere parte ad un'ultima edizione degli Hunger Games: i Fandom Games.
Chi vincerà? Stavolta per Katniss e Peeta non sarà una passeggiata vincere contro semidei, nephilim, re, regine, maghi e quant'altro
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Spoiler!
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Note dell’autore: Sì, okay, è passato così tanto tempo dall’ultimo capitolo che molti di voi non ci speravano nemmeno più. Lo so. Ma provate a fare il liceo classico con un esercito di pazzi come professori e poi ne riparliamo. Sono stato un po’ occupato anche col mio coming out, oltretutto. (Sì, mi dispiace per tutte coloro che mi avevano chiesto in matrimonio). Ad ogni modo, non è un blog personale. E’ una fan fiction, giusto? E allora adiamo col capitolo!
Hunter.
 
Peeta doveva ammetterlo: quando aveva saputo di Katniss era stato sicuro che non sarebbe passato molto prima di raggiungerla a sua volta.
Insomma, Tris era morta, Katniss era morta…
Ora che la causa del legame tra loro e gli Intrepidi era svanita, si sarebbe aspettato che Tobias lo uccidesse anche se non avesse avuto la gamba ferita.
Invece il ragazzo, dopo avergli dato l’orrenda notizia, spense il fuoco, raccolse tutti gli utensili e le provviste in una sacca, diede la sua pistola a Peeta e se lo caricò in spalla.
Non era la prima volta che gli capitava.
Durante i 75esimi Hunger Games, Finnick aveva dovuto fare la stessa cosa.
Ma la scena gli risultava comunque strana.
Quattro lo lasciò a terra dopo una ventina di minuti, stremato: avrà anche avuto la sua buona dose di muscoli, ma Peeta non era comunque un peso piuma.
-Mi… mi dispiace per Katniss- ansimò, guardando il ragazzo dai capelli biondi.
Il Ragazzo del Pane fece un sorriso amaro per fargli sapere che apprezzava.
-Non si meritava quella fine- aggiunse Tobias, riprendendo un po’ di fiato.
-No. Nemmeno Beatrice- rispose l’altro, mesto –Nessuno la meritava-.
Passarono una decina di minuti durante i quali nessuno dei due parlò, ognuno immerso nei propri ricordi, ognuno a crogiolarsi nel proprio dolore.
-Perché non mi hai ucciso?- chiese Peeta, dopo un po’
Tobias lo guardò storto.
-Non mi fraintendere-si affrettò ad aggiungere Peeta –Sono contento che tu non l’abbia fatto. Solo, non ne capisco il motivo. Siamo onesti, io ti sono solo di peso e tu non volevi neppure allearti con noi…-.
-No. È vero- ammise l’Intrepido, guardandolo –Io non volevo allearmi con voi. E sì, mi sei solo di peso. Ma ormai siamo una squadra, e io non volto le spalle ad un alleato solo perché mi converrebbe.-
Il tono dell’Intrepido era duro, ma sollevò un peso dalle spalle dell’altro..
Altro silenzio.
Peeta si aspettava di dover replicare qualcosa, ma non sapeva cosa dire senza sembrare sciocco o banale.
Dopo qualche minuto si accorse che il respiro di Quattro si era fatto regolare e che la luna aveva smesso di specchiarsi nei suoi occhi, ora chiusi.
 
***
 
Sennar era stato svegliato dal suono dei cannoni, che avevano squarciato la notte come ruggiti di mostri.
Il campo magico in cui si era chiuso per riposare al sicuro era svanito.
Tanto valeva muoversi, decise.
Evoco una piccola luce che gli illuminasse il sentiero e scelse una direzione a caso.
Le sue dita corsero più di una volta alla cicatrice che aveva sulla guancia.
Gliela aveva lasciata Nihal, anni prima, in un momento di rabbia.
Aveva fatto male, all’epoca; non sulla pelle, più in profondità, nei sentimenti, nell’anima.
Ma ora era l’unica cosa che gli restava della sua mezzelfa.
Camminando si mise a ricordare la prima volta che l’aveva incontrata: una bambina prepotente, nella città di Salazar, della Terra del Vento, che si vantava del suo nuovo pugnale.
Ricordò la faccia di lei quando, con un incantesimo semplicissimo, era riuscito a vincerlo e portarglielo via.
L’espressione che aveva avuto nel constatare che la zia, dalla quale era andata per apprendere i rudimenti della magia, altri non era che la sua maestra.
Ricordò della notte in cui era andato a trovarla nel bosco, per farle coraggio.
E poi a cascata tutto il resto: il Mondo Sommerso, il viaggio per il Talismano del Potere, la guerra contro il Tiranno…
Un fruscio lo riportò alla realtà.
Evoco due sfere infuocate, che gli si misero a volteggiare intorno alle mani.
-Non attaccare- supplicò una voce femminile.
-Vieni fuori- le intimò lui di rimando, abbassando le mani ma senza far sparire le sfere incandescenti.
La ragazza uscì allo scoperto.
Sennar notò che aveva le guancie rigate di lacrime e la divisa sporca di sangue quasi secco.
La bacchetta fu l’ultima cosa che notò, ma quando lo fece tornò ad alzare la guardia.
-No, fermo, ti prego. Non voglio farti del male- gridò lei.
-Buttala a terra- ringhiò lui, tra i denti.
La strega obbedì.
-Sei… un mago vero?- chiese Hermione.
Sennar annuì, senza smettere di tenerla d’occhio.
-Ho bisogno di un alleato- sentenziò lei, asciugandosi le lacrime con la manica.
Il mago cercò di non darlo a vedere, ma era sollevato.
Aveva disperatamente bisogno di un’alleata, e il fatto che fosse una strega era solo un punto in più a suo favore.
Ma cercò di non far trapelare la propria disperazione.
-Dov’è il tuo amico?- chiese Sennar, ricordando di non aver mai visto la sua faccia proiettata in cielo e temendo immediatamente di essere stato tanto ingenuo da finire in una trappola.
La ragazza non rispose, distogliendo invece lo sguardo e mordendosi il labbro.
-Era… uno di quelli per cui ha sparato il cannone, non è vero?- chiese lui, più dolcemente, facendo ora sparire le palle infuocate.
Hermione annuì, ripetutamente.
Cadde in ginocchio e cominciò a piangere sonoramente.
 
***
 
Kirjava tornò indietro silenziosamente.
-Via libera- sussurrò.
Will si alzò da dietro il cespuglio e sgattaiolò fuori.
La foresta era immersa in una calma sovrannaturale.
Non si muoveva una foglia, non soffiava vento, non friniva un insetto.
Nulla.
Erano rimasti in sette e, con un po’ di fortuna, qualcuno aveva fatto fuori il mago dai capelli rossi.
Ma poi si pentì di quel pensiero.
Sarebbe stato lui a doverlo uccidere.
Lui, e lui solo ad affondare la sua lama nel petto di quello e vederlo spegnersi come un qualunque mortale.
Per un momento si pentì di aver aperto le porte della morte: quanto avrebbe voluto che Alibenigne, anzi, Senzanome, tormentasse l’anima di quell’assassino in eterno.
Ma se non l’avesse fatto, anche l’anima di Layra avrebbe condiviso la stessa sorte.
E non voleva questo.
All’improvviso Kirjava si fermò e soffiò agli alberi sopra di loro, ma era troppo tardi.
Due corpi caddero dalle chiome frondose, atterrando Will ed immobilizzandolo.
Il ragazzo sentì Kirjava miagolare ferocemente e soffiare.
Alzò la testa, per implorarle di non farsi prendere, ma gli mancò il fiato e capì che era, di nuovo, troppo tardi.
Si sentì come se qualcuno gli stesse tenendo in pugno l’anima (cosa piuttosto simile alla verità).
-Non… Non la toccate- ansimò, turbato nel profondo.
Toccare il daimon di qualcuno era impensabile.
-Certo, come no- ridacchiò una voce maschile.
Il corpo di Will cominciò a tremare, nonostante il peso di qualcuno sopra di lui.
-Jon, lascia il gatto- disse una seconda voce.
Will si sentì improvvisamente libero, nonostante si trovasse ancora schiacciato ed immobilizzato.
Con quanto fiato aveva in corpo gridò al suo daimon di correre via, e quella ubbidì, seppur Will avvertisse quanto ciò gli spezzasse il cuore.
-Visto, Jace? Che ti aspettavi succedesse? Che si facesse legare?- si lamentò la prima voce.
-Va bene così. Hai paura di un gatto?- chiese la seconda.
Will si sentì tirare in piedi da un paio di mani forti, calde e callose.
-Chi siete?- chiese il ragazzino.
-Ehi, qui siamo noi a fare le domande, intesi?- chiese la voce che aveva associato al nome Jace, il ragazzo che lo aveva immobilizzato e che lo stava saldamente trattenendo.
-Dove andavi?- chiese Jon.
Ma Will tacque.
Se solo fosse riuscito a prendere il suo pugnale….
-Con chi sei alleato?-.
Il ragazzino tacque ancora, in imbarazzo, pensando alla ragazza che aveva ucciso ne sonno.
-Chi cerchi?-
Se allungava le dita, Will riusciva a sfiorare l’impugnatura del coltello.
Con una rapida mossa, Jace gli sfilò il coltello dalla cintura e lo lanciò via.
-O rispondi o Jon ti uccide- disse, abbassandosi verso l’orecchio del ragazzino.
Allora quello parlò.
E, come un fiume in piena raccontò di come il mago dai capelli rossi avesse ucciso Lyra, e di come si fosse alleato con la ragazza con l’arco, di come avessero ucciso la Divergente, la notte prima, e di come avesse ucciso la sua alleata nel sonno.
-Anche noi siamo alleati per vendetta- disse Jace, alla fine del suo racconto.
-Se lo vorrai, potrai unirti a noi. Sennò…- e così dicendo lo lasciò -…sei libero di andare a cercare la vendetta per conto tuo. Noi non ti fermeremo-.
Jon sembrava tanto sorpreso quanto Will.
Ma il ragazzino non diede il tempo a ripensamenti: si mise a correre verso il bosco, raccolse il suo coltello e sparì tra gli alberi.
  
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