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Autore: Tabheta    16/02/2015    5 recensioni
AU!/SoMa (più altre coppie di contorno)
I nostri ragazzi saranno alle prese con la gestione di un bar. Tra incidenti, disastri e concorrenza, troveranno anche il tempo per divertirsi e perché no, innamorarsi. Dal testo:
|“Mi scusi, ma i clienti non possono toccare il pianoforte” gli disse, negli occhi una scintilla di curiosità per quel ragazzo albino che sembrava più a suo agio con uno strumento che con le persone.
“Io non sono un semplice cliente” si sentì rispondere, un ghigno dipinto su quella faccia da schiaffi che aveva appena inquadrato ma già sentiva di detestare.
“Io sono Soul Eater.”|
-Momentaneamente sospesa a causa ottusità dell'autrice, che sembra interessata a tutto tranne che a continuare la long, singh-
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era dagli eventi del giorno precedente che al Death Café regnava il silenzio. Non soltanto i dipendenti interagivano tra loro il meno possibile, scambiandosi monosillabi o ignorandosi deliberatamente, ma anche i clienti sembravano spariti nel nulla – eccezion fatta per i pochi fedelissimi.
In una giornata di lavoro le uniche facce che avevano visto erano state quella immancabile del Signor Excalibur e quella del Signor Albarn, accolto a librate da una più che mai irritata Maka.
A rompere il silenzio in quel desolante pomeriggio fu Tsubaki, che era stata aggiornata sulle ultime novità dai colleghi la sera stessa del giorno incriminato.
“Ragazzi, so che non è il momento giusto ma devo chiedervi un favore.”
Le parole appena uscite dalla sua bocca sembrarono congelare e ridursi in frantumi in quell’atmosfera glaciale.
“Tsubaki sai bene che puoi contare su di noi.”
Maka si sforzo di sorriderle, aveva parlato anche a nome degli altri che nel frattempo, come mummie, si aggiravano per il locale svolgendo le rispettive faccende. Patty stava semplicemente facendo origami con il cartoncino, ma nessuno ci badò.
“Black Star ha perso il lavoro, mi chiedevo se c’era qualche lavoretto che potesse fare qui al locale…”
No. Decisamente no. Tutti loro conoscevano Black*Star, lo sregolato fidanzato di Tsubaki. Con sommo esaurimento di Kid era stato al locale più volte, demolendo parte dell’arredamento e causando altri danni più o meno ingenti. Danni che era stata costretta a ripagare la povera Tsubaki, perché il tipo viveva – ed a giudicare dai racconti della ragazza la sua situazione non era cambiata, come un vagabondo, senza il denaro sufficiente nemmeno a sbarcare il lunario.
Da quella vicenda si riferivano a lui con l’appellativo di ‘flagello azzurro’ – soprannome liberamente ispirato al suo improbabile colore di capelli.
Non lo volevano tra i piedi in condizioni normali, figuriamoci adesso che i clienti erano evaporati e i pochi che rimanevano andavano trattati con i guanti di velluto, Black*Star era come dei guanti di carta vetrata, praticamente.
“Ecco… Non so Tsubaki, sai, sono tempi incerti e siamo già abbastanza dipendenti.”
Maka si mantenne sul vago, cercando con gli occhi il supporto di Kid, proprietario surrogato quando il padre non c’era, nella speranza che la dissuadesse da un’ idea tanto catastrofica.
“Già e con un dipendente in più saremmo in sette, che disgusto!”
Kid accompagnò il tutto con un’espressione di puro ribrezzo.
“Quindi se trovassi anche un'altra persona disposta a lavorare qui andrebbe bene? Saremmo in otto.”
Centrato. Maka sapeva esattamente dove Tsubaki voleva andare a parare, riconosceva la sua furbizia.
“Non ci avevo mai pensato! Potremmo diventare un team perfetto!”
Kid si illuminò, acconsentendo definitivamente alla proposta di Tsubaki, che si ritirò trionfante nel retro del locale ad informare telefonicamente il suo ragazzo. Nel mentre Ox e Harver si catapultarono nel locale – o meglio solo Ox, visto che Harver non aveva perso neanche per un attimo la sua innaturale compostezza.
“Ragazzi abbiamo informazioni top-secret per voi!” disse un Ox innaturalmente eccitato, spalmando un braccio sul bancone a rafforzare ulteriormente il concetto. Maka avvertì un brivido quando, guardandolo in faccia, riuscì a vedere i suoi occhi spiritati anche attraverso le spesse lenti dei suoi occhiali a spirale.
“Che è successo?”
Cominciava ad essere abbastanza in ansia, considerando lo stato febbrile in cui verteva l’amico.
“Ho avuto occasione di assaporare il dolce nettare dell’amore!” sospirò affranto, tornando in un baleno allegro, per poi fare una faccia che avrebbe definito disgustosa. Temeva per la sua di incolumità adesso, oltre che per quella della fortunata, che sperava non avrebbe mai avuto modo di vedere Ox in quello stato pietoso, scosso da crisi bipolari. Maka voleva che considerasse il Maka-chop che gli aveva scagliato come un favore.
“Sei un idiota! Sarebbe questa l’informazione top-secret?” Immancabile il commento fine di Liz.
“Siamo andati a spiare le streghe” riprese composto Harver, dopo aver lanciato uno sguardo rassegnato al povero Ox, che ancora non si era rialzato dal colpo. Bastò la sua affermazione perché tutti si riunissero nuovamente attorno ai due per sentire cosa avessero scoperto.
Quando Ox ebbe ripreso il controllo delle sue azioni, come se dovesse fare un discorso di grande importanza, si schiarì la voce ed alzò la testa.
“Come ha detto Harver, stamattina siamo andati a spiare la concorrenza. Inizialmente non avrei dato un soldo bucato a quel postaccio, già dalla depravazione della clientela, ma poi ho visto un qualcosa di inaspettato: un delicato fiorellino ci ha aperto la porta e accompagnato all’interno!” Alternava la narrazione a sospiri di pura adorazione.
“Senza offesa Ox, ma non ci interessano i dettagli della tua vita sentimentale.”
Kid era decisamente più interessato alla parte narrativa che a quella descrittivo/amorosa.
“Dicevo…” dal tono della voce sembrava stesse raccontando di chissà quale impresa, quando in realtà non aveva raccolto nessuna informazione particolarmente rilevante. Sperava solo che Harver non tirasse fuori uno stereo con la musica epica d'accompagnamento.
 
 
 ~

A fine giornata fu il momento di tirare le somme. Il denaro fu estratto dalla cassa e contato da Liz, che si era auto-nominata contabile ufficiale, nonché gestore, della baracca. Il verdetto fu un pugno nello stomaco.
“Falliremo, se andremo avanti così.”
“Non ti sembra di esagerare Liz?”
Tsubaki cercava di alleggerire la situazione dall’inizio del pomeriggio.
“Non mi pare, ci siamo sbattuti tutto il giorno e quello che abbiamo guadagnato sono solo un misero pugno di dollari e oggi abbiamo speso quasi il doppio in aria condizionata!”
Di solito Liz non era catastrofista, o meglio, si tratteneva, soprattutto in presenza della sorella, per evitare che quest’ultima si preoccupasse, ma il fatto che non fosse di turno quel pomeriggio le aveva rimosso tutti i filtri inibitori. Sarebbe potuta scoppiare una rissa da un momento all’altro.
“F-forse potremmo mm-migliorarlo anche noi.”
Era stato Crona a parlare. Fatto più unico che raro, visto che di solito si limitava a rimanere in silenzio e finivano persino per scordarsi che lì dentro ci lavorasse pure lui.
“Cosa intendi?”
Maka, decisamente interessata, più per l’improvvisa presa di posizione, che per la proposta in sé, lo stava invitando a continuare.
“CC-Cioè dico che… Se avessi due coniglietti e uno diventasse più grande dell’altro cc-cercherei di dare più cibo anche all’altro per farlo crescere.”
Sguardi di pura confusione attraversarono la sala. Sapevano che Chrona non era esattamente sano di testa, ma cosa c’entravano adesso i conigli? L’unico coniglio che avevano visto di recente era quello dello stesso Chrona: Ragnarok, che aveva un pessimo carattere e che si portava spesso al lavoro in una gabbietta per evitare che, lasciato da solo, gli distruggesse la casa.
“Come abbiamo potuto non pensarci prima!”
Maka sembrava l’unica ad aver capito cosa volesse dire. Effettivamente Maka era una di quelle rare persone che – scatti d’ira a parte, riusciva ad adattarsi agli altri e a capirli, come se potesse leggere loro l’anima.
“Ti spiacerebbe tradurre?”
L’irritazione di Liz non accennava a diminuire, anzi, tutti quei giri di parole la stavano rendendo ancora più nervosa e come se non bastasse Kid, a due passi da lei, le aveva svuotato la borsa con l’intento di risistemargliela con decisione e precisione.
“Se le Streghe hanno modernizzato quel vecchio locale non vedo perché non potremmo fare lo stesso anche noi.”
“Potrebbe essere la soluzione!”
Kid stava seriamente prendendo in considerazione l’idea.
“Che cosa hai in mente?”
La frustrazione di Liz sembrò placarsi per far posto ad un rinnovato entusiasmo.
“Ho sentito che ultimamente vanno di moda i locali a tema…”
“No. Non abbiamo denaro sufficiente per cambiare l’arredamento o comprare costumi, dovremo inventarci qualcos’altro.” Kid cestinò immediatamente la sua idea, la situazione restava invariata.
L’unica che ancora non aveva proferito parola era Tsubaki che, pensierosa più del solito, guardava fuori dalla finestra i clienti che si affollavano fuori dal Maid Café “Chupa Cabras” e smaniavano volenterosi di entrare.
“La musica deve cambiare.”
Tsubaki sussurrò più a sé stessa che agli altri.
“Che cosa?”
“Ragazzi, credo di aver trovato la soluzione.” Tsubaki indossò la sua faccia più soddisfatta. Non aveva ancora spiegato in cosa consistesse esattamente la sua idea agli altri, ma il fatto che apparisse così serena e rilassata li aiutava a ben sperare.
Del suo piano la ragazza aveva solo rivelato loro che conosceva la persona giusta per dare una botta d’aria fresca al locale e sarebbe stato proprio l’ottavo uomo che aveva promesso a Kid, un ragazzo che stava tornando in America dopo un periodo di studio in Inghilterra.
Inutile dire che il fatto che provenisse da così lontano avesse scatenato una serie di attacchi di fantasia generale, così mentre Kid si chiedeva se avesse la decisione e la precisione necessarie, Liz se fosse attraente, Maka se fosse intelligente e Patty se fosse una giraffa – Chrona non immaginava perché non sapeva come comportarsi con la sua fantasia, l’atmosfera si era via via alleggerita.
“Black*Star ha detto che andava a prenderlo all’aeroporto questo pomeriggio, ma non so quando dovrebbe tornare…”
Il fatto che non avesse continuato stava probabilmente ad indicare che Tsubaki non sapeva nemmeno se avrebbe effettivamente fatto ritorno, con lui era la prassi non sapere cosa aspettarsi.
“Non avrai davvero lasciato quel poveretto nelle mani di Black*Star?” Maka provò seriamente pena per lui.
“Qualcosa mi dice che non avremo mai il piacere di incontrarlo vivo.” si lasciò sfuggire Kid, la faccia sconsolata al solo pensare che dal giorno successivo anche quell’ incontrollabile flagello di un Black*Star avrebbe lavorato con loro. La catastrofe era stata appena annunciata.

 
~

Note: Ciao a tutti coloro che sono arrivati a leggere fin qui! ;)
Capitolo di transizione. I'm sorry, ma non potevo fare altrimenti, resistete fino al prossimo capitolo e vi prometto che la storia comincerà ad ingranare sul serio ahahah
Ringrazio coloro che hanno recensito il primo capitolo e tutti i lettori silenziosi - dedico questo premio Oscar a mia madre *cough cough*- siete adorabili, davvero <3
  
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