Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: _Angelica__    16/02/2015    0 recensioni
Adelaide è una sognatrice, spera un giorno di diventare una delle eroine che legge nei suoi libri. Rimasta orfana viene accolta nella grande tenuta dello zio, qui Adelaide crescerà e vivrà una grande avventura interiore.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Furono dei piccoli picchiettii sulla finestra a svegliarmi.  Aprii lentamente gli occhi e vidi che si trattava di minuscoli sassolini, mi alzai sbadigliando e guardai fuori dalla finestra: in lontananza notai una figura che correva esattamente sotto il balcone, sembrava una bambina. Il mio sguardo cadde sul mio aspetto che si rifletteva sul lungo specchio a muro. Ero ancora vestita come il giorno precedente, avevo perfino le scarpe! I miei capelli color carota erano simili alla criniera di un leone. Scesi le scale silenziosamente e giunsi in salone. Su due divanetti mio zio e James stavano chiacchierando, appena mio zio mi vide fece un gran sorriso.

-Ehi piccola! Vai a chiamare Joelle così ti mostra tutti i tuoi nuovi abiti e ti fa un bel bagno caldo, che ne dici?-.

Joelle mi mostrò una quantità infinita di abiti eleganti, di nastri per i capelli, scarpe e soprabiti meravigliosi.

Fui vestita con una graziosa camicetta a sbuffo bianca, e una gonnellina turchese chiaro; I miei capelli furono legati in trecce arricchite con nastri blu e bianchi.

-Sembrate davvero una principessa signorina Adelaide!- Joelle aveva proprio gusto nel vestire, aveva un viso tondo e due grandi occhi blu come il mare in tempesta.

-Io mi Chiamo Adelaide, non signorina Adelaide- Joelle si mise a ridere e mi lasciò sola nella stanza.

Decisi di esplorare il giardino immenso della casa. Lo trovai spoglio e trascurato. Mio padre mi raccontava sempre che una volta era ricco di fiori bellissimi e introvabili in qualunque altra serra sulla faccia dell’Inghilterra.  Ovviamente zia Josephine li fece eliminare tutti perchè era allergica ai fiori.

-Papà ma una che è allergica ai fiori che razza di persona può essere?-

-Una persona come Josephine, Adelaide-.

Mi sentii osservata e notai che dietro ai portici del piccolo gazebo c’era la stessa figura del mandante dei sassolini.

-Ehi! Tu sei la bambina che tira i sassi!- la bambina si spaventò e cadde a terra, mi misi a ridere.

-Non sono una bambina stupida!- nonostante i capelli lunghi fino alle spalle, guardandolo attentamente, era un maschio.

-Oh scusa- lui si rialzò immediatamente e mi annusò il cappotto: -Bleah! Come puzzi!-

Era un vero maleducato, notai dai vestiti che non doveva essere molto ricco: aveva dei semplici calzoni probabilmente ricavati da vecchi sacchi di patate, e una tunica bianca macchiata d’erba.

-E’ lavanda, sei davvero uno zotico!-

-Vai all’inferno!-.

Non ci vidi più, mi buttai addosso a lui con tutta la forza che avevo: lo graffiai con le unghie mettendoci più forza possibile, era più alto di me, ma anche molto più esile ed io riuscivo a detenere il controllo su di lui.

Ci fu un piccolo ribaltamento della situazione e  lui riuscì a posizionarsi sopra di me; mi tirava le trecce e cercava di conficcarmi l’erba in bocca.

-Colin! Per l’amor del cielo!- un uomo si diresse correndo da noi agitando le braccia. Ci divise con forza e diede una sonora sberla al bambino.

-Colin! Chiedi subito scusa alla signorina Adelaide!- Colin non proferì parola, mi guardava in cagnesco.

-Immediatamente!-

-scusi signorina Adelaide…- appena i due si allontanarono Colin si girò e mi fece una linguaccia, io risposi nello stesso modo. Avevo trovato un amico.

Rientrai in casa sporca e in disordine, avevo la nausea a causa dell’erba ingurgitata. Zia Jo si presentò preoccupata di fronte a me, aveva ancora la vestaglia.

-Oh Signore! Cosa diavolo è successo?- non dissi niente e abbassai lo sguardo.

-Dunque? Non rispondi?- aprii la bocca per rispondere e vomitai sulle pantofole rosa di zia Josephine.

La donna si mise ad urlare come se ci fosse stato un topo per terra e cominciò a gridare: -Frederick! Frederick!-.Cercai di trattenere le risate e fingermi imbarazzata e mortificata.

Accorse mio zio che calmò zia Josephine, dopodiché mi chiese spiegazioni riguardo il mio aspetto.

-Ecco c’era un bambino che ha detto che puzzavo… così io beh in realtà ha cominciato lui…- zio Fred mi fissò per un istante e poi si mise a ridere di gusto: -Hai fatto a botte con Colin Dillon? Bambina non ti credevo così impavida!- dopo un secondo si accorse che doveva rientrare nella sua condizione di adulto maturo e severo.

-In ogni caso Adelaide non devi avventarti su una persona, dovresti spiegare a parole ciò che ti turba del suo comportamento e cercare, sempre discorrendo, di porre fine alla diatriba-.

Non ero molto convinta del consiglio dello zio ma feci un sorriso a trentadue denti, dicendo che mi dispiaceva molto dell’accaduto e che la volta successiva avrei cercato di spiegarmi a parole invece di ricorrere subito alle mani.

-Sai stasera chi arriva? Particia!- ero molto felice di rivederla e chiesi a Joelle di farmi carina per onorare il suo ritorno.

Patricia era la figlia di zio Fred: aveva tre anni più di me, qualunque persona che la conosceva lodava i suoi modi aggraziati e femminili. Patricia non aveva mai conosciuto la madre e, nonostante suo padre si fosse risposato, detestava quasi quanto me Josephine. Patricia era di indole timida e riservata e si faceva fatica a comprendere fino in fondo ciò che pensava,  non esprimeva mai il suo disappunto per la matrigna, se non tramite il completo mutismo quando quest’ultima le poneva una domanda o la riprendeva.

La tavola venne apparecchiata con l’argenteria migliore, e piatti prelibati furono posizionati su vassoi decorati. Finalmente mia cugina arrivò, appena mi vide mi abbracciò affettuosamente.

-Adelaide! -.

Patricia una volta al mese passava una settimana dai nonni materni che, sostenendo che Josephine non potesse istruire una futura signorina, le offrivano la migliore educazione che si potesse avere. Minerva Sutcliffe non aveva mai approvato le seconde nozze del genero, lo aveva sempre invitato a cercare una donna più intelligente, più bella e, sicuramente, con più classe. Non seppi mai perchè mio zio scelse proprio Josephine come moglie, forse per pietà conoscendo le umilissime origini di lei, peccato che il suo comportamento era, e fu fino alla sua morte, quello di in una snob schizzinosa e acida.

Cominciò la cena e Patricia fu fatta accomodare di fronte a me.

-Allora Patricia hai passato una settimana piacevole dai nonni?- chiese Josephine con una punta di disgusto pronunciando la parola “nonni”.

-E’ stata una delle settimane più divertenti dell’anno, il nonno mi ha insegnato a pescare- era la prima volta che sentivo in mia cugina così tanta enfasi nel raccontare un aneddoto.

-p-pescare? PESCARE?- la zia per poco non si soffocò con il minuscolo boccone. Era divertente guardare zia Jo mangiare: la bocca le diventava strettissima e la apriva pochissimo per far entrare il cibo, sapevo che era da maleducati fissare una persona, ma non potevo farne a meno, era uno dei miei passatempi preferiti.

-Cosa c’è di strano nel pescare cara? Anche io vado a pescare ogni tanto- mio zio parlava sempre con estrema naturalezza e pacatezza, cosa che faceva molto innervosire la moglie.

-E’ uno sport da uomini, non è adatto ad una signorina di un certo livello- detto questo ingurgitò un altro boccone con la solita bocca da pesce.

-Beh, vorrà dire che la mia bambina avrà una dote in più rispetto alle altre “signorine di un certo livello”- dicendo questo accarezzò la guancia di Patricia, quel piccolo gesto mi ricordò delle carezze di mio padre e di mia madre. Mi incupii immediatamente e mio zio se ne accorse.

-Bene bene, sai Pat oggi tua cugina si è fatta un nuovo amico!-. Così cominciammo a conversare degli avvenimenti di quella mattina e di come avevo pestato il povero Colin. Zio Fred raccontò che Colin aveva undici anni ed era il figlio di Marcus Dillon, il giardiniere. Marcus prima era un uomo d’affari, ma dopo la nascita del quinto figlio non riusciva più a fare un lavoro così impegnativo. Erano amici lui e mio zio, così Marcus si offrì di lavorare per lui come giardiniere. Lavoro che gli permetteva di aiutare la moglie e di avere uno stipendio per sfamare la famiglia. Mentre raccontava zio Fred disse che ammirava molto Marcus, che aveva deciso di fare un lavoro più umile per stare accanto alla famiglia.

Dopo cena Pat mi accompagnò nella sua camera, era straripante di giochi e di bambole, più di quante me ne potessi immaginare.

-Sono anche tue da questo momento- Pat era la bambina più generosa che conoscessi, anche se a casa mia non ne avevo tante. Giocammo molto e poi ci stendemmo sul suo letto a chiacchierare.

-Allora hai fatto conoscenza con Colin- improvvisamente il suo viso si fece più roseo del solito.

-Si e… è un vero maleducato, ma sembra un tipo con la testa a posto- dissi con tono deciso.

-Inizialmente può sembrare un po’…. Grezzo, ma in realtà è un vero amico. Domani te lo presento meglio-

Non ero molto entusiasta della proposta, ma di Pat mi fidavo.

-Pat tu pensi che io sia.. beh…. Grassa?- in realtà sapevo di essere un po’ in carne, ma prima di allora nessuno mi aveva detto una cosa del genere.

-No chi te lo ha detto?-

-Zia Jo- risposi guardandola nei suoi occhi castano scuro.

-Beh perchè non si guarda mai allo specchio!- ci mettemmo a ridere e, pochi istanti dopo mi ritrovai a farle l’imitazione.

-Oh guardate come sono nobile! Ho studiato ogni tipo di letteratura presente in questo mondo, e ci sono riuscita senza leggere nemmeno un libro! Ovviamente anche il mio amico fondoschiena…- e mentre motteggiavo zia Josephine, nel bel mezzo del mio monologo, entrò proprio lei.

-Adelaide…- in quel momento mi ritrovavo in una posizione molto compromettente, tenevo le mani sul mio fondoschiena e, per rendere il personaggio ancora più veritiero, avevo messo una vestaglia di Pat che mi calzava molto più grande, e orecchini a clip molto simili a quelli della zia.

-Tu… stai- salvai la situazione scappando di corsa dalla stanza e chiudendomi a chiave in camera mia.

-Non la passerai sempre liscia! Mi hai sentita piccolo verme?-.

Quelle minacce avrebbero dovuto terrorizzarmi, ma in verità, tentavo irrimediabilmente di soffocare le risate.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: _Angelica__