Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Ellie    07/12/2008    2 recensioni
Fanfic totalmente ispirata al telefilm “Lost”. Immaginate i personaggi di HP come semplici babbani, che in seguito a un incidente aereo finiscono su un’isola apparentemente deserta ma in realtà piena di strane presenze e pericoli mortali… a questo si aggiungono i vari problemi di sentimenti non corrisposti, triangoli amorosi e segreti inconfessabili… R&R, please!;D
Genere: Romantico, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Cedric Diggory, Cho Chang, Draco Malfoy, Fleur Delacour, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Luna Lovegood, Neville Paciock, Pansy Parkinson, Ron Weasley
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lost
Capitolo Ventitré: Sin


Pansy passeggiava per la spiaggia immersa nei suoi pensieri, rispondendo distrattamente ai saluti degli altri naufraghi senza però prestare loro alcuna attenzione.
Non riusciva a definire il suo stato d’animo. Senza dubbio si sentiva molto più leggera: l’essersi dichiarata a Draco le aveva tolto un peso che si portava dietro da troppi anni. Il suo rifiuto l’aveva fatta soffrire, ma forse quello che le aveva fatto più male era stata la paura che tra lei e Draco le cose non sarebbero mai più tornate come prima. E invece tutto era andato per il meglio: lei e il cugino si parlavano di nuovo, e lei lo stava dimenticando. Si sorprese di questo pensiero. Eppure era vero, lo stava dimenticando… buffo come l’amore della sua vita, dopo averla rifiutata, sembrasse già un ricordo sbiadito. Ma fu allora che dentro di lei si fece strada una realtà che la sorprese ancora di più.
Draco non era l’amore della sua vita. Era stato lo sbaglio della sua vita. L’aveva amato, ma solo ora si rendeva conto che il suo in realtà non era stato vero amore. Si era sempre accontentata di aiutarlo quando lui si presentava alla sua porta, senza chiedergli nulla in cambio, ma anche senza dargli niente che davvero lo aiutasse. Non si era mai sforzata di capirlo, di fare qualcosa per lui. Giurava di amarlo, ma non aveva mai osato aiutarlo contro i suoi genitori. Non aveva fatto nulla di veramente importante per lui… come avrebbe potuto Draco ricambiare il suo amore? Lei non aveva avuto il coraggio di amarlo veramente e di salvarlo. Qualcun altro invece aveva avuto quel coraggio con lei e l’aveva salvata, senza che lei se ne accorgesse…
Qualche lacrima scese dagli occhi di Pansy, ma la donna era stufa di piangere. Piangere non sarebbe servito a niente. Ora sapeva cosa doveva fare davvero. Doveva andarsene da quell’isola, in un modo o nell’altro. Sarebbe tornata a casa. E poi avrebbe ritrovato Seamus.

“Come ti senti oggi?” chiese Harry, sorridendo amichevolmente. Cedric ricambiò con lo stesso sorriso.
“Sempre meglio, grazie. Credo che tra poco potrò alzarmi in piedi”
“Vacci piano” replicò Harry. “Le ferite erano gravi e non voglio che si riaprano”
“Farò attenzione” rispose Cedric. I due rimasero in silenzio per diverso tempo, mentre il dottore visitava distrattamente le ferite dell’altro. Cedric lo guardava attentamente. Era certo di conoscere i pensieri del dottore: era chiaro che fin da subito Harry si era chiesto chi fosse stato a sparargli e che volesse delle risposte da lui, ma vista la gravità delle sue condizioni l’aveva risparmiato. Ma ora Cedric stava meglio, e il tempo delle risposte doveva arrivare. L'uomo ne ebbe la conferma quando Harry incrociò il suo sguardo e parlò:
“Cedric, devi dirmelo. Chi è stato a spararti?” Cedric rimase in silenzio. Il tempo delle risposte era arrivato, sì, eppure lui non sapeva ancora cosa dirgli. Harry era un brav’uomo e forse poteva fidarsi di lui, ma non voleva metterlo in pericolo. Erano già tutti in gravissimo pericolo senza che lui complicasse ulteriormente le cose… ma come faceva a mentirgli? Harry non era uno sciocco.
“Non lo so” rispose infine, sforzandosi di guardare il dottore negli occhi. Questo lo guardò sorpreso.
“Come sarebbe a dire?”
“Mi hanno sparato alle spalle” rispose Cedric. “Non ho visto chi era… in quel momento ho pensato solo a scappare” Harry rimase a lungo in silenzio, mentre l’altro lo fissava. Alla fine il dottore parlò.
“D’accordo” disse atono. Cedric annuì. Che Harry ci avesse creduto o no non era importante, almeno finché non gli avesse fatto altre domande. “Ti lascio riposare” detto questo Harry si allontanò, immerso nei suoi pensieri.
“Dottore?” lo chiamò la voce di Luna. L’uomo si girò per dedicarle la sua attenzione. “Ti dispiace se vado a sgranchirmi le gambe?”
“Certo, vai pure” le disse Harry sorpreso. “Non hai nessun obbligo qui”
“Grazie” gli sorrise Luna, ma il dottore notò che il suo sorriso non era luminoso come al solito. Guardandola più attentamente si accorse che la donna sembrava molto più pallida del solito, e inoltre appariva dimagrita e preoccupata. Si sentì un idiota per non essersene accorto prima, e d’istinto fece per seguirla, ma all’ultimo si fermò. Voleva stare sola, e lui non voleva disturbarla. Eppure…

“Certo che tu e quel Draco Malfoy siete diventati proprio amici, eh?” la stuzzicò Hermione ridacchiando. Ginny arrossì.
“Ma stai scherzando? Quello io non lo sopporto proprio!”
“Già, ne parli in continuazione” rise l’altra. La rossa sbuffò.
“Non è che ne parlo, ma mi lamento” rispose. “E comunque adesso non voglio parlare di lui, contenta?” le fece la linguaccia, facendo ridere ancora l’amica. Poi l’attenzione di Ginny venne catturata dal fratello Ron che camminava chiacchierando con Neville a poca distanza da loro. “Ehi, Ron, Nev! Quaggiù!” li chiamò allegramente. Hermione guardò Ron allarmata e istintivamente scattò in piedi, ma troppo tardi: il rosso si era girato in tempo per incrociare il suo sguardo, ed era arrossito subito, mettendosi poi a guardare qualsiasi cosa tranne che a lei. Hermione abbassò lo sguardo, mortificata, e se ne andò senza una parola. Ginny, che aveva assistito alla scena sbigottita, si precipitò dal fratello.
“Ma che è successo?” gli chiese sconvolta. “Hai litigato con Hermione?”
“Sì” rispose Ron sforzandosi di suonare indifferente, con ben miseri risultati. Neville e Ginny si scambiarono un’occhiata preoccupata, ma entrambi sapevano che il rosso non avrebbe detto una parola di più sull’argomento e che non era prudente chiedere ulteriori spiegazioni.

Luna camminava silenziosamente, da sola, senza meta. Aveva voglia di camminare... anzi, ne aveva il disperato bisogno, così come aveva bisogno di solitudine. Gli ultimi giorni erano stati troppo caotici… anche se questo non era stato del tutto un male. Troppo occupata ad aiutare Harry a curare Cedric non si era fermata a pensare, o meglio a ricordare. E ora eccola di nuovo lì, ad allontanarsi dagli altri e a cercare la solitudine. La solitudine che tanto temeva e che tanto amava al tempo stesso… già, perché se da un lato non voleva ricordare, dall'altro voleva farlo, per punirsi... come era giusto che fosse.

La famiglia Lovegood al completo era seduta in soggiorno a guardare un vecchio film alla televisione. Luna si stiracchiò, sbadigliando. Le piaceva quel film, ma praticamente lo sapeva a memoria. Era uno dei loro “film della famiglia”, e di conseguenza l’avevano visto tutti insieme come minimo dieci volte. Guardò i volti dei suoi familiari, tutti presi dal film, persino suo fratello, e non poté fare a meno di sorridere affettuosamente.
“Vado a bere un bicchiere d’acqua” disse, alzandosi in piedi. “Volete qualcosa?”
“No, niente, grazie” risposero in coro gli altri. Luna sorrise di nuovo e si diresse in cucina. Sorseggiando sovrappensiero il bicchiere d’acqua, lanciò uno sguardo fuori dalla finestra. Era tutto il giorno che pioveva a dirotto, e lei era stanca di quel tempo da lupi. La metteva in ansia, la faceva sentire come in trappola. Distolse frettolosamente lo sguardo dalla finestra, ma proprio in quel momento un fulmine si abbatté poco lontano dalla loro casa, e Luna sobbalzò, indietreggiando spaventata. I suoi occhi tornarono suo malgrado a soffermarsi sulla pioggia fitta, poi la stanza venne illuminata da un lampo. E all’improvviso Luna non si trovò più lì, ma in un altro posto… una strada soleggiata e affollata. Presa dall’ormai familiare senso di vertigini, vide se stessa ridere e dare una gomitata al fratello, che le stava scompigliando i capelli con un gran sorriso dipinto sul volto. Nonostante la scena allegra, Luna si sentì come soffocare, in preda a un’angoscia del tutto irrazionale e incontrollabile. Sentì dietro di lei il rumore forte di un clacson e delle urla di gente che scappava, e poi vide il volto spaventato del fratello. Lei, poco lontana da lui, urlò, ma era troppo tardi. La macchina si schiantò con forza contro il fratello, e Luna cadde sul pavimento della cucina, mentre il rumore del bicchiere che si rompeva la riportava alla realtà. Col respiro affannato si lasciò scivolare sdraiata sul pavimento freddo.


“Ginny!” chiamò Pansy a gran voce. La rossa sobbalzò, girandosi a guardarla sorpresa. Era cosa rara che Pansy si rivolgesse a lei in maniera così energica: a dire la verità, la rossa aveva sempre avuto l’impressione di non starle troppo simpatica, anche se non sapeva perché.
“Sì?”
“Ho bisogno del tuo aiuto” annunciò Pansy con un gran sorriso. Ginny la guardò incuriosita. “Senti, non credi anche tu che sia ora di andarcene da quest’isola?”
“Beh… certo…” mormorò Ginny perplessa. Come se fosse cosa da poco! Ma prima che potesse dar voce ai suoi pensieri Pansy la interruppe.
“Raduna più gente che puoi. Ci troviamo alla spiaggia tra mezzora per discuterne meglio. Ho un paio di idee, ma di certo non sono la più esperta per quel che riguarda le fughe da isole deserte!” rise un po’ istericamente, e Ginny di nuovo la guardò sconvolta. “Tutto chiaro?”
“Chiarissimo” mormorò la rossa. Pansy la salutò con un altro sorriso luminoso e se ne andò. Ginny rimase per un po’ immobile, ancora sconvolta, poi si alzò e iniziò a darsi da fare.

Ora Pansy si sentiva sempre più ottimista: reclutare Ginny, che era ben voluta da tutti, era stata senza dubbio una buona idea. Sentiva che le cose sarebbero andate in porto, in un modo o nell’altro… dovevano andare in porto. Ora però Pansy aveva bisogno di un’amica: sentiva il disperato bisogno di parlare con Fleur, o meglio con Zoe. La cercò per un po’ sulla spiaggia, ma non la trovò da nessuna parte. Stava per rinunciare quando sentì uno strano rumore provenire da un angolo apparentemente deserto, e senza pensarci si diresse in quella direzione. Ma quando scoprì la fonte di quel rumore per poco non cacciò un urlo di sorpresa.
Fleur era abbracciata a Theodore Nott, e i due si stavano baciando appassionatamente. Pansy fu veloce a nascondersi alla loro vista, felice che i due non si fossero accorti di lei. Sempre stando attenta a non far rumore la donna si defilò, imbarazzatissima e infastidita al tempo stesso. Ma perché Fleur non le aveva detto niente? Eppure erano amiche… lei l’aveva consolata quando Draco l’aveva rifiutata… e allora perché non le aveva detto una cosa del genere?

Luna sentì calde lacrime scorrerle per le guance, e si lasciò crollare a terra, singhiozzando a più non posso. Inginocchiata su se stessa, si coprì il volto con le mani, cercando invano di soffocare i singhiozzi e di asciugare le lacrime.
Era in momenti come quelli che sentiva che non ce l’avrebbe fatta ad andare avanti. Non ce la faceva più, era tutto troppo difficile, troppo doloroso, troppo per lei e per chiunque essere umano… ma lei era maledetta, e non era destinata a trovare la pace. Dio le aveva negato la serenità della morte, facendola sopravvivere a quel disastro aereo, e ora la condannava a una vita piena di dolore, priva di speranze… se Luna non avesse desiderato vivere così ardentemente, certamente avrebbe pensato di togliersi la vita. Ma la speranza di poter essere necessaria a qualcuno, o almeno utile, era piccola ma comunque troppo ardente, ed era l’unica speranza che non si era ancora spenta. Ma in momenti come quelli, Luna sentiva che era solo questione di tempo, prima che le venisse tolta anche quell’ultimo appiglio.

“Luna!” esclamò sconvolta una voce familiare, e la donna sobbalzò. Alzò lo sguardo spaventato e si trovò davanti Harry che la guardava con gli occhi sbarrati. Prima che Luna potesse dire o fare alcunché il dottore le si precipitò accanto, prendendole il viso tra le mani. “Luna, stai bene? Sei ferita?” le chiese ansioso. La donna negò con la testa, ma non poté fare a meno di singhiozzare ancora più forte, cercando di allontanarsi da lui. Ma Harry le prese la mano, con delicatezza e forza al tempo stesso, e la trattenne. “Luna, perché piangi?” le chiese dolcemente. Alla donna venne da piangere ancora più forte, ma cercò di trattenersi.
“Sto bene” mormorò tra i singhiozzi. Nonostante una parte di lei volesse scappare e nascondersi da lui, la stretta calda della sua mano le dava forza.
“Calmati” le sussurrò Harry cercando di rincuorarla. Le accarezzò leggermente il viso, titubante.
“Piango per il peccato che ho commesso” mormorò Luna tra le lacrime. Il dottore la fissò, in attesa. Non c’era rimprovero nel suo sguardo, neanche curiosità sfacciata, ma solo preoccupazione. Luna deglutì, prendendo finalmente la sua decisione. “Harry, posso confessartelo?”
“Certo” mormorò lui. La strinse di più a sé, e lei sospirò. Sperò vivamente di aver fatto la scelta giusta, e che anche dopo aver scoperto il suo segreto Harry non si allontanasse da lei. Stringendo forte la sua mano, iniziò a raccontare.

“Perché stasera non andiamo al cinema?” propose Max, posandole gentilmente una mano sulla spalla. Ma Luna, troppo abbattuta, non riuscì a ricambiare il suo sorriso.
“Non sono dell’umore giusto…”
“è per questo che dobbiamo andarci. Devi tirarti su di morale”
Luna sospirò, davvero poco convinta. Era in momenti come quelli che non poteva fare a meno di abbandonarsi alla depressione, incapace di trovare anche solo una minuscola ragione per tornare a sorridere. Il suo unico conforto, come sempre, era Max, ma quella volta non riusciva proprio a lasciarsi alle spalle i brutti pensieri e a guardare al futuro con ottimismo.
“Dai, Luna” cercò di consolarla Max. “Troverai un lavoro. Anche per me è stato difficile, ma alla fine ce l’ho fatta”
“Io non ho le tue capacità, Max” rispose Luna sconsolata. “Non sono intelligente come te, non sono neanche carina come te. L’unica cosa che ho più di te sono le premonizioni, e queste non piacciono a nessuno”
La ragazza rabbrividì impercettibilmente. Quel giorno il suo ennesimo colloquio di lavoro era andato male proprio perché era stata colta all’improvviso da una premonizione, terribilmente simile a quella di qualche settimana fa che aveva fatto di tutto per dimenticare. Le sue premonizioni non erano sempre infallibili, no? E quella era troppo brutta per realizzarsi. Solo pensarci la terrorizzava, e per questo non ne aveva parlato a nessuno. Del resto era passato tanto tempo da quella sera piovosa in cui l’aveva vista per la prima volta… ormai non si sarebbe più avverata, ne era sicura. O almeno, voleva crederci…
“Beh, puoi sempre diventare cartomante” scherzò Max, scompigliandole affettuosamente i capelli. “Io ti darei tutti i miei soldi, puoi starne certa”
Questa volta Luna riuscì ad aprirsi in un sorriso, e alla fine venne contagiata dalla risata del fratello. Max aveva ragione, non poteva abbattersi così. Doveva farsi forza. Finché lui e i suoi genitori le erano vicini, poteva sopportare qualsiasi cosa.
“Ah, e così dovrei lavorare in una specie di circo, eh?!” diede una gomitata al fratello, ridendo. “Ma sentitelo!”
“Disprezzi il circo?! Ma non lo sai che io da piccolo volevo fare la donna cannone?!”
“Certo, perché non l’elefante?!”
Max e Luna risero felici, e la ragazza sentì con piacere l’allegria prendere il posto della tristezza dentro di lei. Ma poi, improvvisamente, venne invasa da un senso di angoscia e pericolo così forte che per poco non le mozzò il respiro. Prima che il fratello si potesse accorgere del suo cambio di espressione, prima che lei potesse rendersi conto che quella scena l’aveva già vissuta nel suo incubo peggiore, la gente intorno a loro iniziò ad urlare terrorizzata e una macchina, completamente fuori controllo, si abbatté su di loro con un tonfo sordo. Luna cadde a terra, urlando spaventata, gli occhi fissi sul fratello. Ma era troppo tardi. Nel vedere la sua più terribile premonizione prendere vita, Luna, sopraffatta dal dolore, svenne sul marciapiede, sperando prima di scivolare nell’incoscienza che Dio portasse via lei al posto del fratello. Ma le sue preghiere non furono esaudite.


Pansy raggiunse Draco, seduto alle grotte, silenziosa e immersa nei suoi pensieri. Senza dire una parola si sedette accanto a lui, ignorando la sua occhiata perplessa.

“Beh?” le chiese, sorpreso che quella chiacchierona della cugina non gli rivolgesse neanche una parola. Questa lo guardò smarrita, come se si fosse accorta solo allora della sua presenza.
“Cosa?”
“Uhm, lasciamo perdere” borbottò Draco ancora perplesso. “Piuttosto, cos’è questa storia che ti stai organizzando per tornare a casa?”
“La pura verità” rispose con un’alzata di spalle Pansy, poi tornò immersa nei suoi pensieri, mentre Draco attendeva invano una spiegazione più dettagliata. Quando si rese conto che non sarebbe arrivata sbuffò infastidito, e stavolta Pansy se ne accorse.
“Si può sapere cos’hai?”
“Cos’ho io?” replicò Draco scandalizzato. “Non eri tu quella ultra chiacchierona? E perché hai deciso da un momento all’altro di andartene dall’isola? Cos’è, il gatto ti ha mangiato la lingua?”
“Oh, Draco, sei così noioso!” lo prese in giro Pansy, ridendo. “Quando parlo troppo non va bene, quando non parlo ancora peggio!”
“Beh, peggio no, però… sei troppo estrema. O troppo o niente”
“Ormai mi conosci, Draco” Pansy sospirò leggermente, guardandosi intorno attentamente. “Beh, effettivamente c’è una cosa che vorrei dirti…”
“Cioè? Hai ucciso qualcuno?” sghignazzò Draco, e lei lo guardò infastidita. Poi sospirò di nuovo e parlò:
“Ho visto Fleur baciarsi con Theodore Nott”
“Ooh, sconvolgente”
“Ecco, lo sapevo!” esclamò Pansy offesa, alzandosi in piedi e facendo per andarsene.
“Oh, andiamo, torna qui” cercò di fermarla Draco, trattenendo a fatica il riso. Lei, seppur offesa, sentiva troppo il bisogno di confidarsi col cugino e tornò presto a sedere.
“Insomma, sono un po’ sconvolta!” riprese. “Pensavo che noi due fossimo amiche. Speravo che mi avrebbe detto una cosa del genere… insomma… è abbastanza importante!”
“Ma che ne sai, magari è solo un flirt” fece Draco con aria da esperto. Pansy lo guardò perplessa ma non disse niente. Da quando il cugino fosse diventato un esperto in fatto di pettegolezzi e flirt non lo sapeva proprio.

“è vero che hai litigato con Weasley?” le chiese Blaise con noncuranza. Hermione si irrigidì per un attimo: ma possibile che se ne fossero accorti tutti?
“Sì” rispose alla fine con la stessa noncuranza dell'altro. Blaise la guardò per un po', in attesa, ma Hermione rimase con la bocca chiusa. Così l'uomo parlò di nuovo:
“E allora?”
“Allora niente, Blay, non mi va di parlarne” rispose la donna di cattivo umore. “E comunque non è niente di grave”
“Hai pianto tra le mie braccia” la interruppe Blaise, cogliendola di sorpresa. “Non ti avevo mai vista così disperata. Pensavo non smettessi più” la voce dell'uomo si incupì, ma Hermione era troppo scossa per accorgersene. “Non puoi dirmi che non è niente di grave. Perché piangevi per quel litigio, no?”
“Non solo per quello” mormorò poco convinta la donna. Solo allora sembrò notare come il volto di Blaise si fosse scurito all'improvviso. “Perché quella faccia?”
“Sono arrabbiato con Weasley, che ti fa soffrire” rispose l'uomo. “E sono arrabbiato con te, perché non ti appoggi a me” Hermione arrossì leggermente, abbassando lo sguardo. “Io invece mi appoggio a te, e molto. Sei l'unico che mi ha vista piangere”
“Ma vorrei qualcosa di più” mormorò Blaise, prendendole la mano e avvicinandosi lentamente a lei. Hermione incrociò il suo sguardo serio, confusa, e rimase in silenzio. “Tu non capisci quanto sei importante per me. Hermione, se ti aprissi del tutto... se ti appoggiassi a me... non sai quanto sarei felice. Io non ti farei mai soffrire”
“Lo so” mormorò Hermione, abbassando lo sguardo. Sentiva gli occhi scuri di Blaise ancora sopra di lei, ma era incapace di dire qualsiasi altra cosa.

La dichiarazione dell'uomo era abbastanza ovvia, ma lei cosa poteva dire? Se solo l'avesse saputo... ma aveva così tanti problemi, così tanti pensieri per la testa in quel momento, che fermarsi a riflettere sui propri sentimenti sembrava una cosa impossibile. E, come se non bastasse, sapeva di essere troppo codarda per farlo. Non era pronta. Blaise meritava una risposta, lo sapeva, ma lei non poteva dargliela.
Dopo qualche minuto sentì l'uomo vicino a lei sospirare amareggiato. Hermione pensò disperatamente a qualcosa di gentile da dire, ma prima che potesse farlo Blaise le si avvicinò e le baciò la fronte con gentilezza. Il suo tocco fu così lieve e così dolce che per un attimo Hermione sentì l'insopportabile bisogno di stringersi a lui, ma si fermò in tempo. Non era pronta. Non poteva farlo.

Harry rimase in silenzio, lasciando sfogare Luna, senza lasciar trasparire la benché minima espressione dai suoi occhi seri. Quando il racconto finì, un silenzio pesante regnò per qualche istante tra di loro. Solo i singhiozzi disperati di Luna lo riempivano, ma alla fine anche quelli si spensero.

“Ormai io non troverò più un posto dove stare” mormorò Luna, cercando di asciugarsi le ultime lacrime. Harry le strinse la mano, facendole subito alzare lo sguardo su di lui.
“L’hai già trovato, invece” Luna lo guardò senza capire, e il dottore continuò. “Il tuo posto è qui… con me” e senza darle il tempo di dire qualsiasi cosa la baciò sulle labbra, dimentico di tutto, consapevole solo di loro due, da soli, abbracciati nel bel bezzo dell’isola. E Luna, a sua volta, si aggrappò con tutte le forze a quel bacio, desiderosa di trovare una nuova speranza, una nuova ragione per vivere. E per un attimo nient’altro ebbe senso se non quel bacio, e il fatto che loro due erano lì, insieme.

“è in coma” mormorò la madre con un filo di voce, lasciandosi cadere seduta su una sedia. Il marito non mollò la sua mano neanche per un attimo, e Luna non ne fu certo sorpresa: non aveva mai visto sua madre così fragile, così pallida, così… morta. Nella sua espressione vuota non riusciva a vederci niente di vivo. Cercò lo sguardo di suo padre, e anche in lui trovò quello sguardo di morte. E tutto questo per colpa sua… Luna scoppiò in lacrime, incapace di trattenersi. Il padre le sfiorò la spalla con una mano, ma lei si ritrasse.
“è tutta colpa mia” singhiozzò disperatamente, incapace di guardare i genitori negli occhi.
“Tesoro, è ovvio che tu non centri niente” mormorò la voce lieve della madre, ma Luna la interruppe.
“No, non è vero” alzò lo sguardo sui genitori, ma lo riabbassò subito dopo, incapace di guardarli. “Io… ho avuto una premonizione dell’incidente. Ma avevo paura che… non ho detto niente a nessuno…” la voce le si ruppe e Luna scoppiò in nuovi singhiozzi. I genitori rimasero in silenzio, allibiti. Luna pensava che il loro silenzio fosse peggio di qualsiasi altra reazione, ma quando la madre parlò capì di essersi sbagliata.
“Non hai detto niente?” la voce della madre era ancora poco più di un sussurro, ma il dolore aveva lasciato posto alla rabbia. “Tu sapevi che tuo fratello avrebbe avuto l’incidente… e non hai detto niente?!”
“Io… non…” mormorò Luna sconvolta, ma la madre la interruppe di nuovo.
“Ma sei forse pazza?! Ti rendi conto che tutto questo non sarebbe successo se tu avessi detto della tua premonizione?! Hai ucciso tuo fratello!” la madre scoppiò a piangere a sua volta, e Luna fece per avvicinarsi a consolarla, ma la donna la respinse con foga. La ragazza alzò lo sguardo sul padre, in cerca di conforto, ma lo sguardo di accusa che vide la fece sentire ancora peggio.
Incapace di rimanere lì un attimo di più fuggì via, più lontano che poté, cercando invano di lasciarsi alle spalle tutto quello che era successo. Ma non poteva… sua madre aveva ragione. Ormai era troppo tardi… non ci sarebbe stata più speranza per lei, niente più affetto né gioia. Era finita… e lei doveva andarsene.
Arrivò a casa sua col fiatone, ma non si fermò un attimo a riposare. Corse in cucina e prese il coltello più affilato di sua madre. Lo tenne in mano per qualche minuto, singhiozzando silenziosamente, cercando di trovare la forza per avvicinarlo ai polsi e farla finita… ma era troppo vigliacca anche per quello. Lasciò cadere il coltello e poi cadde a sua volta sul pavimento, urlando e piangendo senza sosta. Anche dopo diverso tempo, le lacrime non sembravano intenzionate a fermarsi; Luna aveva però preso la sua decisione. Sempre piangendo raggiunse la sua camera e riempì una valigia di tutto il possibile, poi, senza guardarsi indietro, uscì dalla casa.
Era finita, e lei non sarebbe mai potuta tornare indietro…


“Harry?” la voce di Luna fu poco più che un sussurro, ma Harry la udì subito. Si girò verso la ragazza, in attesa. “Io ti voglio bene. Io volevo davvero baciarti, ma... voglio sapere se il tuo è stato solo un gesto di solidarietà o qualcosa di più”

Harry la guardò in silenzio. Richiesta più che legittima. L'uomo chiuse gli occhi per un attimo, passandosi una mano tra i capelli arruffati. Gli sembrava quasi di sentire la voce di Rose accanto al suo orecchio, ma allo stesso tempo non l'aveva mai sentita più lontana di adesso...

“Io purtroppo mi appoggio in modo eccessivo agli altri” continuò Luna con voce sofferente. “Come con la mia famiglia... e quando è finito tutto per poco non sono riuscita a riprendermi. Anzi, ancora non ce l'ho fatta... quindi ti prego, dimmi cosa... cosa provi per me” Luna arrossì leggermente, ma mantenne il suo sguardo. Harry quasi sorrise: non esagerava quando pensava che non aveva mai incontrato una ragazza come lei.
“Luna...” la bionda lo guardò in attesa, cercando di rimanere impassibile. Ma Harry riuscì comunque a distinguere l'ansia e il dolore nei suoi occhi. Ormai la conosceva bene. “Io voglio starti accanto. I miei sentimenti per te... sono autentici. Voglio solo che tu sia felice”

Luna annuì, sorridendogli leggermente. Pianse di nuovo, ma questa volta silenziosamente, e senza dolore né sofferenza. E Harry la strinse di nuovo, perdendosi in quell'abbraccio. Aveva preso la sua decisione: probabilmente era sbagliata, probabilmente era da codardo... ma aveva bisogno di Luna. E lei aveva bisogno di lui.
Non si sarebbe tirato indietro.

Fine capitolo ventitré


Dopo tanti mesi, ecco il nuovo capitolo. Ultimamente sono così occupata che scrivere una fanfic per cui non ho ispirazione sembra un'impresa a dir poco impossibile, ma faccio del mio meglio. Grazie perché qualcuno di voi continua nonostante tutto a seguirmi!

Thaiassa: le svolte arriveranno presto ;)

Maky91: purtroppo in mezzo a Ron e Hermione c'è sempre Blaise, ma povero, che ci può fare? Ahah, in effetti Harry e Luna sembrano molto adatti per stare insieme... sono due pazzi! xD Sì Cho la odio anche io ma non è un personaggio totalmente negativo... forse xP

Echelon90: grazie, sono davvero contenta che ti piaccia! È una fanfic difficile da scrivere, ma piano piano...! Spero continuerai a seguire =)

fashionqueen: grazie! Uhm, temo di no, anche se sarebbe interessante... ma ci sono già troppi triangoli amorosi!

Addison: grazie mille! Sono contenta che Draco e Ginny abbiano successo, mi diverto molto a scrivere di loro.
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Ellie