La storia inzia dopo la 6x12 (TVD) e dopo la 2x12 (TO)
[Qualsiasi cosa successa prima di questi episodi resta invariata]
Up with the birds
Chapter 1
« Dunque... dicevo, il mio malefico e geniale piano per rovinare Stefan e tutto ciò che gli è più caro in questo mondo è stato solamente messo in pausa, non eliminato. Quindi, sebbene non abbia bisogno di te al momento, quando ti chiamo, tu rispondi»
Matt annuì, per quello che poteva, essendo in quel preciso momento inchiodato al muro per la gola, dal vampiro. Non appena Enzo si fu assicurato che il messaggio era stato recepito, lasciò andare il ragazzo, un sorriso sornione sul viso.
«Molto bene, ora...» continuò, mentre Matt gli regalava l’espressione più disgustata che aveva «come sta la nostra bionda preferita?»
Matt ingoiò l’ennesimo insulto, prima di rispondere, impotente, alla richiesta di Enzo.
«E’ distrutta, come vuoi che stia?» sbraitò.
« I commenti puoi risparmiarteli, microbo» commentò Enzo dandogli le spalle. Erano nel retro del Mystic Grill, intorno a loro scaffali e dispense di cibo, bicchieri e posate.
« I miei commenti sono tutto ciò che hai, Enzo. Nessuno vuole più avere a che fare con te, nemmeno Caroline!»
« Ti consiglio di stare molto attento a come parli, o quella tua lingua presto potranno servirla nel menù del giovedì» replicò il vampiro, lanciandogli un’occhiataccia del tutto seria.
Matt sospirò, incapace di formulare altri insulti che sapeva sarebbero serviti a poco. Essere sotto minaccia costante di morte e non poterlo dire a nessuno perché soggiogato, era frustrante. Se solo fosse riuscito a mettere le mani su un po’ di verbena avrebbe potuto risolvere la situazione in maniera diversa.
« Il caro Stefan tiene Caroline a casa sua, e come potrai immaginare non sono il benvenuto a casa sua»
«Essere amico con Damon non paga, l’ho sempre pensato» commentò Matt, ironico.
Il telefono di Enzo prese a squillare in quel preciso momento. Enzo lo estrasse dalla giacca, il numero di Damon impresso sullo schermo. Un sorrisetto gli si formò sul viso.
«A quanto pare, invece sì!» sibilò, prima di rispondere alla telefonata.
«Proprio il vampiro a cui stavo pensando, ciao Damon»
«Enzo. Sempre lieto di essere il centro dei tuoi pensieri. Dove ti trovi?»
Enzo guardò Matt, mentre a braccia conserte aspettava di essere lasciato andare. Compiaciuto, tornò a rivolgere la sua attenzione alla sua telefonata.
«Oh, un po’ qui, un po’ lì... mi conosci, non riesco a stare fermo»
«Senti avrei bisogno di parlarti di una cosa, una questione abbastanza urgente. Puoi passare da casa mia?»
Non appena la parola casa venne pronunciata, Enzo cambiò espressione.
«Passare da casa tua? Certamente. Ci sarà anche quel simpaticone di tuo fratello?» chiese.
«Muovi il culo, amico» e con quest’ultima frase, Damon staccò la conversazione. Enzo ridacchiò tra sé, prima di rimettersi il cellulare in tasca.
Din Don
Quando Damon aprì il portone la figura allegra di Enzo fece la sua comparsa.
«Sei stato veloce» commentò Damon, lasciandolo entrare. Enzo scrollò le spalle.
«Ero nelle vicinanze» si limitò ad aggiungere. Prima di arrivare nel salotto si fermò vicino alla scala che portava al piano di sopra. Caroline era lì. Era al piano di sopra.
«So che mio fratello ti ha impedito di vederla» disse Damon, a un passo da lui. Enzo sospirò.
«Si fosse trattato solo di tuo fratello, sarei venuto prima»
Damon gli indicò il salotto e Enzo lo seguì, senza aggiungere altro. Damon preparò due bicchieri di whiskey e poi raggiunse l’amico accomodatosi sulla poltrona, porgendogliene uno.
«Allora... a cosa devo l’invito?» chiese, inumidendosi le labbra col sapore del liquore. Damon si accomodò a sua volta sul divano di fronte, tenendo lo sguardo sul pavimento. L’argomento era piuttosto delicato. Improvvisamente un’altra presenza comparve nella stanza. Stefan aveva appena varcato la soglia del salotto, lo sguardo rassegnato di chi fa quel che fa perché è costretto.
«Enzo, grazie per aver accettato il mio invito»
Enzo lanciò un’occhiataccia a Damon.
«Il suo invito?» chiese iracondo.
«Oops» mormorò Damon prima di scolarsi il suo bicchiere. Enzo abbassò gli occhi, tentando di calmarsi. Stefan che gli aveva impedito di mettere piede in quella casa era lo stesso che lo aveva invitato. Si era lasciato comandare come un fottuto burattino.
« Ho pensato che se ti avesse convocato mio fratello, saresti stato più incline ad accettare»
«Stefan Salvatore, signori» celiò Enzo, complimentandosi per la sua trovata. Stefan tenne il suo sguardo serio, le mani in tasca e la speranza che quel dannato vampiro non mandasse tutto all’aria.
« Ti ho fatto venire qui perché ho bisogno del tuo aiuto» disse, senza mezzi termini. La risata di Enzo risuonò per tutta la stanza.
« Come, prego?» chiese, ilare.
« Sii più preciso, fratello» asserì Damon, convinto che non appena il nome della bionda fosse stato fatto, l’espressione del suo amico sarebbe completamente cambiata.
« Si tratta di Caroline» aggiunse Stefan. Come Damon aveva giustamente supposto, l’espressione del vampiro cambiò radicalmente. La risata gli si fermò, mentre un’espressione più seria si faceva largo sul volto.
« Che succede?» chiese.
« Ha bisogno di aiuto»
« Che cos’ha?»
Enzo si era allarmato non appena aveva visto l’espressione di Stefan indurirsi. Tentava di mantenere la calma, standosene seduto, quando invece mille pensieri negativi gli avevano affollato la testa.
« Abbiamo bisogno di metterci in contatto con una persona. E speravamo tu potessi essere il nostro tramite»
Stefan aveva glissato la sua domanda. Senza pensarci due volte si ritrovò al piano di sopra, alla ricerca di Caroline. Doveva vederla con i suoi occhi. Anche se lei ancora non avesse voluto. Proseguì lungo il corridoio, il suo super-udito alla ricerca del minimo segnale che gli facesse trovare la giusta strada.
« E’ l’ultima porta sulla sinistra»
La voce di Damon gli arrivò appena alle spalle. Lo superò e lo condusse a quella che era la stanza di Stefan, dove momentaneamente Caroline passava le sue giornate. La porta era leggermente socchiusa. I due vampiri si accostarono, spiando la scena all’interno. Caroline era seduta sul letto, il capo appoggiato sulla spalla di Elena, seduta accanto a lei, che l’abbracciava. Le due se ne stavano immobili, e in silenzio. Damon sospirò, mentre Enzo era completamente rapito dalla figura di Caroline anche solo per respirare. Quanto gli era mancata quella chioma di capelli biondi?
«Vuoi parlarle?» chiese Damon. Enzo titubò.
«L’ultima volta che ci ho provato non ha voluto vedermi»
« Beh, a quanto pare se tenti di uccidere il loro migliore amico, sono meno consone a parlarti dopo» commentò Damon ironico, mentre Enzo levava gli occhi al cielo.
« Il migliore amico in questione ha tentato – anzi no- mi ha ucciso, letteralmente» precisò.
« il migliore amico in questione è mio fratello, perdonami amico, ma non potrò mai stare dalla tua parte in questa storia» disse Damon.
Enzo tornò a fissare Caroline. Voleva entrare, voleva vederla, voleva guardarle gli occhi, accarezzarle una guancia e assicurarsi che... stesse bene?
« Ha davvero bisogno di aiuto?» chiese Enzo, stavolta rivolgendosi completamente a Damon.
«Forse è meglio allontanarci dalla porta» sussurrò l’altro. Un attimo di indecisione, e poi i due erano di nuovo giù in salotto. Stefan poggiato al camino, sembrava li stesse aspettando.
« Ti aspettavo di sopra» disse Enzo. Stefan sollevò lo sguardo, inespressivo. Non era quello il momento di odiarsi.
« Ci aiuterai?» chiese invece.
« Fatemici capire qualcosa... e ne riparliamo»
«Mi chiedevo quando saresti entrato»
Caroline osservò Enzo varcare la soglia della camera, insicuro. Un paio di passi, prima di fermarsi.
«Ciao, bellezza»
Un timido sorriso si fece largo sul volto di Caroline ed Enzo non potè fare a meno di pensare che era la visione più bella che avesse ricevuto nell’ultima settimana.
Caroline se ne stava sul letto matrimoniale di Stefan, poggiata con la schiena alla testata del letto, le gambe incrociate e un’espressione vaga sul viso. Sul letto erano sparse diverse foto, molte delle quali raffiguravano lei e sua madre. Enzo non riusciva ancora a muovere un passo.
« Un salto nel passato?» chiese, alludendo alle foto. Caroline annuì, lo sguardo perso nel vuoto.
«Ero stanca di piangere per ricordi dolorosi. Meglio farlo per ricordi belli, no?»
Fragile, ecco come la vedeva. In quel momento sembrava una bambola di porcellana. Percepiva lo stato d’animo disperato e malinconico che albeggiava sulla sua amica, e ne riconosceva il dolore.
« Tesoro, devi smetterla di piangere»
L’aveva detto nella maniera più dolce possibile. Caroline aveva posato i suoi occhi sul vampiro, che non accennava a muoversi, ma che con le sue parole le aveva appena accarezzato l’anima. Purtroppo la reazione non fu esattamente quella che ci si aspettava. Gli occhi le si inumidirono, mentre incatenata alle iridi castano scure del vampiro tentava di sorridergli debolmente. Enzo reagì d’istinto e in un secondo si sedette accanto a lei, sul letto. Caroline restò immobile, mentre le lacrime iniziarono a rigarle le guance.
«Io non voglio piangere, te lo giuro. Darei qualsiasi cosa per smettere di piangere...» sussurrò, distogliendo lo sguardo da lui, non avendo il coraggio di guardarlo negli occhi.
Enzo capì il perché della rassegnazione di Stefan. Quello che si ritrovava davanti era lo spettro di Caroline, il suo pallido e vago ricordo. Non quella ragazza che tutti, e proprio tutti, avevano imparato ad amare. In un gesto inconsueto portò una delle sue mani sul viso della ragazza, asciugandogli le lacrime.
«Sono stato informato dei tuoi pensieri ricorrenti» disse, senza mostrare alcuna opinione al riguardo. Caroline deglutì, lasciando che la mano del ragazzo finisse il suo lavoro. Una volta che il contatto si perse, prese un respiro più profondo e allungò il braccio sinistro per prendere una foto.
« Da quando sono un vampiro, sono sempre stata forte. Ho imparato ad essere forte, a razionalizzare tutto ciò che succede nella mia vita, a razionalizzare concetti come la vita e la morte. Ho affrontato la morte di tante, troppe persone e non mi sono mai lasciata andare al dolore...»
Enzo seguiva il discorso della ragazza, incapace di commentare alcunché. La sua mano che era tornata al suo posto fremeva per tornare a scostarle quella ciocca di capelli biondi dal viso, ma non si mosse.
« Questa foto l’ha scattata Elena. Era poco dopo che mia madre aveva scoperto cos’ero e mi aveva... accettato per quello che ero diventata. Avevamo organizzato una serata con Elena e Bonnie a casa mia e mia madre è tornata prima dal lavoro e...»
Caroline sembrava essersi persa nei ricordi, mentre una risata le si apriva sul volto.
« e... io stavo facendo delle foto a tutto e a tutti, scherzando sul fatto che d’ora in avanti la mia faccia nelle foto sarebbe stata sempre la stessa e che a distanza di anni non avrei saputo fare la differenza tra un anno e l’altro dato che non invecchiavo. E allora mia madre disse “Tu, signorina. Io invecchierò eccome! “ In quel momento decisi che mia madre sarebbe stata in grado di segnare il tempo nelle mie foto. La mia costante e il mio orologio»
Enzo chiuse gli occhi, ripensando a poco prima.
«New Orleans? Dovrei andare a New Orleans per convincere l’essere più potente al mondo a tornare a Mystic Falls?»
«Bingo!» disse Damon, con finto entusiasmo, sbuffando subito dopo.
«Klaus può aiutarci con Caroline. Dobbiamo tentare»
«Tentare il suicidio?» ribadì Enzo.
«Dovevo fare tante foto con lei, ogni anno. Avremmo scandito e marcato il tempo. E invece... il cancro me l’ha portata via....»
Enzo osservò la bionda vampira tentare di non rimettersi a piangere. Stringere gli occhi fino a farsi male, pur di non lasciarsi andare ad un altro pianto.
«Cosa succede se non vuole collaborare? Non sono certo nella posizione di costringere un Originale a fare quello che voglio...»
«E’ di Caroline che stiamo parlando. Non rifiuterà» celiò Damon, la sicurezza traspariva chiaramente dalla sua voce.
«Siete davvero convinti che Klaus accetti perché in passato ha avuto un debole per Caroline?»
« Oh... peggio, amico mio. Siamo quasi sicuri che se ne fosse innamorato» precisò Damon.
«E adesso invece saranno tutte... maledettamente...uguali! Queste ...inutile e stupide fotografie!»
In preda ad una crisi Caroline aveva iniziato a strappare tutte le foto, inveendo contro ogni scatto, ogni persona raffigurata. Enzo le aveva dovuto bloccare i polsi per fermarla, le lacrime che silenziose avevano ripreso a colare.
«Mi dispiace» sussurrò Caroline, prima che il vampiro l’avvolgesse in un abbraccio.
Enzo sospirò. Caroline aveva bisogno di aiuto.
E se a New Orleans, c’era anche solo una remota possibilità di soluzione, valeva la pena rischiare.
«Mettiamo caso che prenda parte a questa follia... Voglio vederla»
«Non ti sono corso dietro prima, non lo farò neanche adesso» concluse Stefan, sguardo basso e serio.
«Blondie non sa niente di tutta questa storia. Mi raccomando...» aggiunse Damon, un’occhiata eloquente.
«Perfetto, stiamo facendo tutto alle sue spalle! Ricevuto!» biascicò Enzo, in palese disaccordo.
«Stiamo agendo per il suo bene, Enzo. Quando la vedrai... capirai» terminò Stefan, prima di lasciare la stanza. Enzo si scambiò uno sguardo con Damon, che si limitò ad un solo cenno del capo, verso il piano di sopra. In un batter d’occhio, Enzo era alla porta.