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Autore: Apricot93    14/03/2015    4 recensioni
Dal Cap. 9:
«... E voglio una persona che non si aspetti sempre il peggio da me, Rae, perché non me lo merito».
Non voglio stare con te. Avrebbe potuto dirmi questo e non avrebbe fatto differenza.
Non posso neanche controbattere. Con cosa poi? Ha ragione su tutta la linea, io lo so che Finn merita tutto questo «e pensi che lei sia questa persona?».
Sorride, un sorriso amaro che gli deforma le labbra in una risatina canzonatoria «è l'unica parte del discorso che hai ascoltato?».
Dal Cap.10: (Finn's POV)
«Sei peggio di una bambina dell'asilo, Rae» e mi sei mancata per tutto il tempo in cui sei stata via «ma sei adorabile...» le avevo sussurrato all'orecchio avvicinandomi di un passo.
Le sue guance erano avvampate all'istante, immediate come l'allegria che aveva spazzato via il mio nervosismo.
Che mi fossi imbarazzato anch'io, però, non l'avrei ammesso nemmeno sotto tortura.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Archie, Chloe Harris, Finn Nelson, Kester, Rae Earl
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 10: Ogni volta che te ne vai

Stamford - 5/6 Dicembre


Finn's POV

Se il buongiorno si vede dal mattino come minimo sto per tirare le cuoia.
Cosa diamine ho combinato ieri sera?
Mi rigiro nel letto sfatto con i jeans ancora addosso, l'odore di distilleria sulla maglia e un mal di testa da martello pneumatico. Sul comodino due pastiglie e un succo d'arancia, «bevimi, idiota» recita il foglietto appoggiato al bicchiere.
Divertente.
Seguo le "simpatiche" istruzioni poi mi rituffo sulle coperte, non ho la più pallida idea di come abbia fatto ad arrivare a casa, l'ultimo ricordo che ho è il tavolino del Pub con Archie, Elle, e una squadra di bicchieri vuoti, tutto il resto è un orrendo, gigantesco buco nero.
In compenso però ricordo benissimo l'origine dei miei guai, detesto quella stupida viaggiatrice incallita sempre con un cazzo di borsone pronto all'uso con tutto me stesso. Devo avere sulla fronta un'indicazione che incita alla fuga, altrimenti non me la spiego questa necessità di partire che tutte le persone che amo di più riscoprono appena mi avvicino.
I ricordi poi sono la parte migliore, mi scaverei nel cervello da solo se potessi estirparli tutti sostituendoli con un muro di cemento armato. Adesso c'è la neve, ad esempio, mi è bastato sbirciare i nuvoloni bianchi dalla finestra per sentire di nuovo le sue teorie deliranti nelle orecchie.
Una zanzara fastidiosa, ecco cos'è Rae. Una zanzara fastidiosa che si meraviglia per la neve come una bambina appena atterrata da Marte.
E io sono un cretino invece, perché mi manca già ogni momenti trascorso con lei.

«Brrr certo che fa proprio freddo stamattina, dici che ci siamo?».
L'avevo osservata distrattamente con la coda dell'occhio mentre stavo parcheggiando la macchina «per cosa?».
Eravamo appena tornati da Leeds e il mio umore era nero esattamente come l'asfalto sul quale stava saltellando eccitata. Ma eccitata per cosa poi? Io avevo ancora un diavolo per capello a causa di mia madre, bell'affare avevo fatto lasciandomi convincere ad andare a quel fottutissimo matrimonio. Avrei avuto due paroline "gentili" da riportare a mio padre e ad Archie appena fossi rientrato a casa.
«La neve!» aveva esclamato come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo «adoro la neve, ma la prima nevicata per un motivo o per l'altro me la perdo sempre».
Beh certo, chi non si esalterebbe per gelo polare e strade ghiacciate «perché ti interessa tanto?».
«Mh... non c'è un motivo particolare in realtà, è semplicemente... bella, ecco, e poi mi piace l'odore».
Il famosissimo odore dell'acqua nel suo stato solido...
«Della neve?» questa era particolarmente bizarra anche per i suoi standard «lo sai che è sempre acqua, vero?».
Gli occhi ridotti a due fessure e l'aria di chi sta per compatirti per la tua ignoranza, mi aveva fissato per un istante gonfiando le guance impettita credendo che mi stessi prendendo gioco di lei. Non che fosse un pensiero così distante dalla realtà, in effetti...
«Ah ah ah, non ti facevo così cinico Finn, dì un po' il prossimo passo sarà rivelare ai bambini del vicinato che Babbo Natale non esiste?» aveva ironizzato portandosi le mani sui fianchi «comunque no, non mi riferivo alla neve, ma all'aria. Sarà il terriccio inumidito, le foglie secche, l'erba coperta di brina, non lo so, ma c'è questo odore meraviglioso di muschio che solletica il naso e arriva dritto ai polmoni. Io lo adoro, mi mette allegria, però mi perdo sempre la magia della prima».
Era arrossita dopo aver gesticolato come un'ossessa per farmi arrivare un concetto che non avevo comunque afferrato. Per me la neve significava fastidi continui e un ostacolo in più nella quotidianeità di cui avrei potuto fare tranquillamente a meno. Ma Rae era terribilmente tenera e dolce nel suo entusiasmo, così tanto che sarei stato quasi tentato di assecondarla se non mi fossi divertito tanto nel farla innervosire.
«Magia dici...» avevo fatto finta di rifletterci un po' su, sfiorandomi il mento con le dita e alzando gli occhi al cielo nel tipico atteggiamento del pensatore, ma la voglia di indispettirla aveva preso il sopravvento «mani e naso congelati, labbra screpolate, strade ghiacciate, cadute all'ordine del giorno... con il tuo senso dell'equilibrio poi io avrei paura anche ad uscire di casa. Proprio una gran magia, non c'è che dire».
Era allibita e contrariata, e non aveva ancora smesso di sbuffare incenerendomi con lo sguardo. Dal canto mio stavo faticando da matti a mantenere un contegno senza scoppiare a riderle in faccia, era buffissima.
Com'è che era sempre così spontaneo tra noi? Stare con lei si rivelava di una facilità disarmante, non c'erano malizie, imbarazzi, beh da parte sua forse ce n'erano ed era impagabile vederla avvampare, e nessuno come lei era capace di mettermi di buonumore. Esattamente come ora, il fatto che stessi sorridendo nonostante la discussione con mia madre era una specie di miracolo.
«Sei davvero un... un mostro!» aveva borbottato, indignata «lo so che ti sembra una cosa ridicola ma... oh insomma, per una volta mi piacerebbe vedere la prima neve, punto e basta. Sai che da piccola ero convinta che fosse il riflesso delle nuvole? Prima o poi dovrò smentirla questa teoria, no?».
«Sei peggio di una bambina dell'asilo, Rae» e mi sei mancata da morire per tutto il tempo in cui sei stata via «ma sei adorabile...» le avevo sussurrato all'orecchio avvicinandomi di un passo.
Il rubino sulle sue guance era arrivato all'istante, immediato come l'allegria che aveva spazzato via il mio nervosismo.

Che mi fossi imbarazzato anch'io non l'avrei ammesso nemmeno sotto tortura però.

Non è passata neanche una settimana da allora ma sembra già un secolo fa, praticamente è cambiato tutto.
È l'ultima cosa che dovrei pensare ma... mi manca, mi manca davvero.
Vorrei proprio sapere in che guaio si è cacciata stavolta, quando entra nella modalità Ragazza-con-la-valigia c'è sempre da aspettarsi qualche catastrofe, come minimo sarà volata a Timbuctu. Starle dietro è la cosa più frustrante che mi sia mai capitata di fare ma non riesco a smettere, quando si tratta di lei ho la forza di volontà di un... un niente, ecco. Non ho un briciolo di forza di volontà e mi detesto per questo.
Da brava egoista se ne frega di tutto e tutti e io mi preoccupo pure, quando caspita sono caduto così in basso? Nemmeno Archie nelle sue giornate peggiori si fa tutte queste paranoie...
«Buongiorno! Sei uscito dal coma finalmente!».
Sobbalzo sul letto e mi stropiccio gli occhi, stordito. La sveglia segna le nove e mezza quindi a rigor di logica dovrei essere solo in casa, a meno che... no.
Non può proprio essere, va bene l'amnesia ma certe cazzate NO.
Non è che sto ancora dormendo? Ditemi che sto ancora dormendo.
«Elle...?» bisbiglio pregando di vederla svanire.
In realtà la mia domanda voleva suonare più come "cosa ci fai tu qui?" ma non ricordando un fico secco della notte precedente ammetto di aver temuto per la risposta.
Lei mi osserva divertita e scoppia in una fragorosa risata «sei messo peggio di quanto pensassi se hai bisogno di una conferma» si avvicina sedendosi sul bordo del letto «devo dirtelo Finn, stai veramente uno schifo. Vedo che hai preso l'aspirina che ti avevo lasciato, bravo, hai letto anche il biglietto?» indica divertita il foglietto appiccicato al bicchiere «mi scoccia ammetterlo ma non posso vantarne il merito, è stata un'idea di Archie».
Carina lei e molto simpatico lui. Gran bella coppia.
«Ma tu... Archie... mio padre è in casa?» gesticolo indicando prima lei e poi il letto in evidente stato confusionale.
«Tu non ricordi niente di niente di quello che è successo ieri sera, vero?» avvicina il suo viso al mio fino a trovarsi a pochi centimetri dal mio naso, poi sorride «aveva ragione Archie, sei proprio un impiastro».
Un impiastro? Io? Beh, se lo dice il Genio della lampada poi...
Perlomeno Elle sembra serena e rilassata, non è incazzata con me e a meno che non mi sia bevuto il cervello del tutto non abbiamo dormito insieme. Potrei assicurarmene chiedendoglielo nel modo più soft possibile ma considerato l'andazzo della mattina rischio una figura davvero patetica, devo avere un enorme punto di domanda in faccia però, perché risponde sorniona senza che abbia ancora aperto la bocca.
«Non ti preoccupare Bella Addormentata, non è successo niente di eclatante ieri sera. Essendo ridotto a un colabrodo hai lasciato a piedi sia Archie che la sottoscritta, così ti abbiamo accompagnato a casa e tuo padre ci ha invitato a rimanere. A proposito...» trilla alzando il tono di voce, ho idea che mi esploderà il cervello a breve «era parecchio arrabbiato ieri sera, quindi preparati alla ramanzina quando tornerà, avrebbe voluto buttarti giù dal letto all'alba stamattina ma ha ricevuto una telefonata da tua madre ed è uscito presto».
Annuisco distrattamente quando registro le parole madre e padre nella stessa frase.
Un momento, la sbronza è contagiosa?
Mio padre è uscito con mia madre? Di mattina presto? Volontariamente? E l'ha detto a Elle?
Sto decisamente dormendo ancora.
Elle non si rende conto dell'assurdità di quell'ultima affermazione e continua a blaterare «Archie è andato via una mezz'oretta fa invece perché aveva lezione presto, è veramente simpatico quel ragazzo, oltretutto si vede che ti vuole molto bene... ma mi stai ascoltando? Ehi...» dice pizzicandomi un fianco quando si accorge che sono preso da tutt'altro.
Sono così in trance che la sento appena, perché quello che mi ha detto non ha il minimo senso. Soprattutto dopo l'ultima conversazione che ho avuto con mia madre. Quella donna deve essersi messa d'accordo con Rae per farmi impazzire, non c'è altra spiegazione. Cosa vuole ancora da noi? Da mio padre, soprattutto.
Non l'ha già umiliato abbastanza? Avrà voluto dargli la lieta novella? Ci manca solo questo.
«Sei sicura che si trattasse di mia madre?».
Elle mi osserva in un misto di curiosità e apprensione «l'ha detto tuo padre quando è uscito, Eleonor è tua madre, giusto? Almeno... così ha detto Archie».
Tralasciando l'evidente irrealtà della situazione prima o poi dovrò fare un bel discorsetto al mio migliore amico, deve piantarla una buona volta di spiattellare gli affari miei come se niente fosse. Questa storia non mi piace per niente.
«Va tutto bene?» mi domanda, confusa.
«Sì, certo...» rispondo di getto, ma sono credibile quasi quanto Rae quando dice che va tutto bene. Devo assolutamente dirottare l'attenzione su un terreno meno scivoloso... o almeno spero «dicevi di ieri sera? Cos'abbiamo fatto?».
«Niente di che, ci siamo visti al Pub e abbiamo bevuto qualche birra, tu più di qualche, naturalmente. A un certo punto hai cominciato a blaterare frasi a caso su Rae e poi ho scoperto di essere la tua nuova fidanzata... amore» scandisce l'ultima parola per ribadire il concetto e io sprofondo nel letto con tutte e due le mani sul viso.
Che figura di merda.
«Dai non è grave» poggia una mano sulle mie per invitarmi a toglierle dagli occhi «Archie mi ha spiegato qualcosa, avresti dovuto farlo tu per dirla tutta, e sono giunta alla sua stessa conclusione: sei un idiota, Finn».
Giuro che lo troverò, e quando questo succederà lo ridurrò in poltiglia, una poltiglia così informe che anche sua madre stenterà a riconoscerlo.
Ho perso le parole, sono così in imbarazzo che per un attimo dimentico perfino mia madre e mio padre fuori insieme. Beh no, in effetti questa notizia non mi è ancora andata giù, ma adesso c'è anche questa bella figura che ho fatto con Elle.
Che poi mi sono ubriacato come un ragazzino! Cos'ho, 13 anni? Ma nemmeno a 13 anni mi sono mai ridotto così.
«Ok, ti lascio a metabolizzare il tutto perché devo proprio andare. Oggi devo chiudermi in biblioteca e finire una tesina importantissima ma, Finn...» richiama la mia attenzione alzandosi dal letto «sono un po' arrabbiata con te, ne parliamo con calma domani pomeriggio però, va bene? Tanto devo passare in teatro per darvi una mano con i costumi, maledetta me e la mia boccaccia quando mi sono fatta uscire davanti alla vostra insegnante che me la cavo bene con ago e filo. Ma non mi scappi, voglio che mi spieghi un po' di cose visto che in tutto il tempo che abbiamo passato insieme ultimamente sei stato vittima di amnesia selettiva... a quanto pare».
Raccoglie le sue cose e mi stampa un bacio sulla guancia prima di uscire, non le rispondo, mi limito a un cenno di assenso perché per essere metà mattina ho accumulato già abbastanza grattacapi senza doverne aggiungere altri. Chiudo la tapparella e tiro anche la tenda per guadagnare il massimo dell'oscurità, e lascio al cuscino pensieri e mal di testa. Voglio staccare la spina solo un po' e dimenticare questo fastidioso sfarfallio nello stomaco che mi perseguita da giorni.
E che non è l'ennesimo ricordino di ieri sera, purtroppo.

* * * * * * *



È il rumore della porta che sbatte a svegliarmi qualche ora dopo, sono ancora intontito ma almento il rave party che avevo nel cervello ha deciso di darmi un po' di tregua. Sento l'inconfondibile passo da ex percussionista di mio padre guadagnare i gradini delle scale e mi alzo di scatto per evitare che mi becchi ancora nel letto, se c'è una cosa che detesta è la pigrizia. Forse solo un tantino meno di un figlio che rientra a casa a notte fonda completamente andato.
Agguanto al volo una maglietta pulita e mi pizzico le guance pregando di sloggiare il verdognolo cadaverico post sbronza.
«Ah sei qui, ben svegliato» esordisce comparendo sulla soglia.
A giudicare dal tono di voce non dev'essere nemmeno esageratamente incazzato, il che dovrebbe essere un bene ma in questo caso può significare solo una cosa: brutte notizie per il sottoscritto. La classica tecnica "Questa te la faccio passare, tanto tra un po' avrai preferito che ti prendessi a calci".
«Mi dispiace per ieri sera, non succederà più» giuro e spergiuro, a onor del vero non sono nemmeno il tipo.
«Lo so, mi fido di te, e poi mi sono già raccomandato con Archie».
Eh beh, se si è raccomandato con Archie... mi chiedo quale sia il massimo livello di pulsione omicida accumulabile nei confronti di una sola persona.
«Comunque mettiti seduto» si accomoda sulla sedia della scrivania e mi indica il punto del letto immediatamente davanti a lui «ti devo parlare di una cosa».
Lo assecondo e mi siedo, ma per la prima volta vorrei essere all'oscuro di tutto, se tanto mi dà tanto sta per intavolare un discorso che non mi piacerà per niente.
«Ho incontrato tua madre stamattina» dritto al punto senza usare mezzi termini «Tom sta seguendo un lavoro in città, la ristrutturazione di una palazzina credo, e lei ha deciso di restare qui fino alla fine dell'anno. Si sono sistemati nella vecchia casa di tua nonna e... vorrebbe passare un po' di tempo con te».
Ah... questa è bella. Questa è proprio bella.
Che gran faccia tosta.
Non solo si eclissa per anni, infila una bugia dietro l'altra e mi riserva il gran finale per il suo matrimonio, adesso passa pure da mio padre per arrivare a me. Troppo comodo.
Poi se c'è una cosa che odio è proprio questa, dopo tutti i casini che gli ha combinato in passato dovrebbe come minimo tenerlo fuori, invece si ostina a chiedere il suo benestare, e lui è sempre troppo un signore per mandarla al diavolo come meriterebbe.
«Non ti dà fastidio? Va tutto bene per te? Il fatto che ricompaia così, di punto in bianco» domando, cauto.
«Che sciocchezza, Finn non sono un ragazzino e tua madre non è un demonio, non ho nessun problema né a vederla né a parlarci. E ormai non dovresti nemmeno tu».
«Su questo avrei qualcosa da ridire visto che...».
«E sbagli» mi interrompe con fermezza «quello che è stato è stato, ormai non si può cambiare, ma piantala con questa cocciutaggine e comportati da adulto quale sei. Sono stufo di sorbirmi lamentele e malumori, capisco le tue ragioni e quando eri un ragazzino ti ho appoggiato, ma adesso basta, se vuoi essere trattato da persona matura dimostra di esserlo e recupera un rapporto con tua madre. Anche i genitori possono sbagliare, quando lo sarai anche tu ne riparleremo».
Mia madre gli ha fatto il lavaggio del cervello.
Maturità? Ma di chi parla? Di me o di lei?
«Quindi fammi capire» stringo le mani a pugno sul bordo del letto per reprimere le tonnellate di rabbia accumulate dopo ogni singola parola del suo discorso «lei non si fa viva e devo farmelo andare bene, però se le gira e torna devo tenermi pronto. È questo? Perché non è così che funziona, papà. Tu la chiami maturità, io buonsenso, ho provato a fare un passo verso di lei e hai visto anche tu com'è andata, non è cambiata di una virgola e io non mi fido».
Mi osserva scuotendo la testa, da quando non siamo più una squadra?
Quand'è che è passato al nemico?
«Non è un gioco a chi tiene di più il punto, Finn, qui non vince il più forte ma ci perdete tutti e due. Una possibilità» dice allargando le braccia «non ti chiede altro, poi vada come vada. Ora che è qui provaci, no? Ha voluto parlare prima con me per sapere cosa ne pensassi, e come ho detto a te per me non c'è il minimo problema».
Cerca di apparire sereno ma io so quanto gli costa patteggiare per mia madre, Dio, la detesto anche per questo, sarei tentato di accettare solo per toglierlo d'impiccio ma con questo stato d'animo come faccio? Solo pensare a me e lei nella stessa stanza mi mette di pessimo umore, l'ultima cosa che voglio è buttarmi nell'ennesimo litigio, che altro abbiamo da dirci che non ci siamo già detti? Abbiamo posizioni incompatibili e due caratteri completamente diversi, forse arriva il momento in cui bisogna semplicemente accettare la realtà e mollare il colpo.
«Vado a fare una corsa» dico alzandomi di scatto.
«Sei cocciuto come lei» borbotta «almeno promettimi che ci penserai».
«Ok» rispondo, secco.
«E... Finn...» si alza anche lui e mi poggia una mano sulla spalla «la prossima volta che torni a casa conciato come ieri sera ti taglio le gambe, intesi?».
Ops, quindi prima era tutta una finta... non mi lascia nemmeno rispondere, stringe la presa sulla mia spalla poi sparisce giù per le scale.
Intesi, papà, e... scusami per il resto.

Esco di casa pochi minuti dopo allungando il passo in direzione del parco.
L'aria di Dicembre è gelida e il cielo completamente invaso da nuvole bianchissime, «la prima neve» mormoro aspettandomi di vederla cadere da un momento all'altro.
Mi è sempre piaciuta la corsa scarica i nervi, con me funziona sempre, una falcata dopo l'altra, il battito del cuore accelerato ma regolare, il vento sul viso, e il silenzio del parco interrotto solo da qualche uccellaccio dispettoso o le partitelle al campetto di calcio. Mi svuota completamente il cervello dalla confusione e allenta la tensione trasformandola in pura energia.
È un atto di liberazione perfetto e... beh, mi ha aiutato a gestire il periodo più complicato della mia vita.
I primi tempi in cui mia madre se n'era andata avevo accumulato così tanto astio da farmi scattare come una molla di continuo, mi comportavo da vigliacco inferocito prendendomela con chiunque pur di non guardare in faccia il vero problema.
Ero arrabbiato per principio, ce l'avevo con i miei per avermi incasinato la vita, con me stesso perché combinavo una stronzata dietro l'altra facendoli litigare ancora di più, e con il resto del mondo perché, ne ero certo, se la passava sicuramente meglio di me.
Mio padre non sapeva più come prendermi, a scuola lo conoscevano tutti ormai, insegnanti e genitori, chiedeva consigli anche ai passanti sulla gestione di un figlio problematico in casa.
Poi un giorno qualcosa è cambiato... Archie, o Santo Protettore delle teste calde come lo chiamava mio padre, aveva deciso che era ora di finirla, era stufo di sopportare i miei sbalzi d'umore e giustificarmi con tutti, dopo l'ennesimo scontro a scuola era passato da casa pregando mio padre di lasciarmi uscire, «ci penso io a raddrizzare il suo caratteraccio» aveva detto. Il povero Cristo si era fidato, d'altronde le aveva provate tutte, così avevo finito con l'essere trascinato al parco dal mio migliore amico sul piede di guerra.
E mi aveva letteralmente sfiancato.
Voleva farmi correre, il genio, tutta qui la sua cura miracolosa «l'ho letto in un interessantissimo libro sul disagio psicologico, quella gente sa quello che dice fidati» mi aveva spiegato.
Io l'avevo assecondato, più per farlo tacere che altro, e perché tutto sarebbe stato meglio di restarmene a casa in punizione, invece passo dopo passo avevo cominciato a sentirmi meglio sul serio.
Cavolo, ora che ci penso Archie era fastidiosamente saggio anche da ragazzino, sicuramente mio padre ha iniziato a vederlo come una Manna dal cielo proprio allora.
Comunque alla fine della giornata ero tornato a casa distrutto ma di buonumore, e un giorno dopo l'altro avevo ripetuto quella specie di rituale come se ne andasse della mia sanità mentale. L'assurdo è che funzionava, funzionava davvero, ed è così che era arrivata poco tempo dopo anche la passione per il calcio.
Gli allenamenti, l'attività fisica, lo spirito di squadra mi avevano dato una valvola di sfoga alternativa e fatto capire che potevo impiegare tutta quell'energia distruttiva in qualcosa di buono.
Nonostante siano passati degli anni è la cosa che mi fa sentire meglio ancora adesso, soprattutto quando ho un gran casino nella testa come ora.
Una possibilità, ha detto mio padre, dovrei dare a mia madre una possibilità...
Se avesse avuto idea di cosa abbia significato per me il viaggio a Leeds non me l'avrebbe mai chiesto, ne sono certo, senza Rae al mio fianco non so proprio come sarei potuto uscirne, se, ne fossi uscito. L'ennesima delusione, sai che novità, eppure mi ha distrutto esattamente come la prima.
Ma stavolta avevo Rae, la sua semplice presenza silenziosa, la tenerezza degli abbracci, mi ha fatto sentire meno solo, averla accanto in quei momenti è stato il regalo più grande che potesse farmi.
E adesso non so nemmeno dove diavolo sia...
Serro i pugni e aumento il passo sperando di lasciare sulla strada anche i pensieri, ma è del tutto inutile, rimangono attaccati a mente e stomaco senza darmi tregua rimbombandomi perfino nelle orecchie.
L'ho combinata grossa stavolta, inventarmi la storia con Elle è stata una delle trovate più ridicole che potessi avere, ma che altro potevo fare?
Mi è venuto di getto, sono andato da lei per chiarire, per spiegarle che non me ne sarebbe mai fregato niente della persona a prova di difetto che le avevo descritto nel pomeriggio, poi però l'ho vista in partenza con la borsa già pronta e non ci ho capito più niente.
Non ho nemmeno tentato di ragionare stavolta, ero letteralmente furioso volevo solo ferirla, avevo già dovuto mandare giù le assurdità di qualche ora prima, il discorso su Olivia ed Elle, beccarla anche in fuga è stata l'ultima goccia.
Dio, quella ragazza mi ucciderà è peggio di un rompicapo, ormai sono giunto alla conclusione che non la capirò mai, le avevo appena messo un regalo tra le mani e pensava volessi annunciarle la mia nuova ragazza, dico, è o non è un ragionamento fuori dal mondo? Se non mi avesse riguardato direttamente sarei scoppiato a riderle in faccia, che razza di meccanismo contorto partorisce un'idea simile?
Dovrei lasciarla perdere, altroché, ma vallo a spiegare al muscolo disgraziato che pompa sangue anche adesso nel petto.
Ha appena mandato all'aria anche il concetto di corsa senza pensieri, proprio tipico di lei.

Chloe Harris a ore 12.
In linea d'aria sto per sbatterle contro, in pratica.
Stavo tornando dal parco quando ho intravisto la sua "discreta" giacca blu elettrico ancheggiare lentamente sul mio stesso marciapiede, l'ho tenuta d'occhio qualche minuto senza avvicinarmi troppo, preda, forse, di uno strano istinto suicida visto che ultimamente non mi sopporta, ma adesso si è fermata.
Sembra completamente assorta, è intenta a studiare fin nei minimi dettagli una vetrinetta che trabocca decorazioni natalizie e lucine, e il suo riflesso, naturalmente... Regali in vista?
Non sono molto sicuro sul da farsi, per la storia di Rae ormai mi odia a prescindere perché teme possa andarsene di nuovo a causa mia, quindi forse sarebbe saggio girarle a largo e prendere un'altra direzione, però... del resto... è anche vero che potrebbe avere qualche informazione su Rae e sarebbe stupido da parte mia farsi sfuggire l'occasione.
Il tutto sta proprio qui, in una semplicissima domanda: vuoi tu avere notizie di... oh, al diavolo, certo che ne voglio.
«Ciao Chloe» non indugio oltre sbucandole a fianco.
Si volta di scatto presa in contropiede, scruta prima il mio riflesso sulla vetrina e poi me «ciao straniero» mi sorride notando l'abbigliamento sportivo «torni dal parco?».
«Già».
«Con questo freddo proprio non ti invidio» ridacchia stringendosi nelle spalle.
Chissà se è tutto un bluff o non ha davvero intenti bellicosi nei miei confronti, è rilassata e quasi felice di vedermi, può essere?
«Vieni» esclama prendendomi sottobraccio «ti accompagno per un tratto di strada, è una vita che non facciamo quattro chiacchiere. Però...» sorride indicando la pelle d'oca sulle mie braccia «non voglio essere responsabile di un malanno certo, quindi muoviamoci così non prendi freddo».
Questa sì che è una sorpresa, non solo mi ha salutato civilmente ma si preoccupa anche della mia salute... dov'è la fregatura?
Passeggiamo lentamente uno di fianco all'altra, di tanto in tanto mi lancia occhiatine maliziose trattenendo a stento un risolino «che c'è?» mi decido a chiederle.
«Scusa, è che hai una pessima cera» ammette in una sonora risata «immagino che la seratina di ieri abbia dato i suoi frutti. Ben ti sta Rodolfo Valentino, così impari a fare il cascamorto con un'altra davanti alla tua ex».
Cascamorto con un'altra davanti alla mia ex...? Ma cosa...?
Mi congelo sul posto a un passo da lei, allibito e con un presagio di sventura, non è tanto la questione del cascamorto il punto, ma il resto.
Cosa c'entra Rae con ieri sera?
Non era neanche in città... o no?
«Dai, non fare quella faccia, non sono arrabbiata se è questo che pensi» mi studia il viso cercando la conferma ai suoi sospetti «certo, avresti anche potuto avere un briciolo di delicatezza in più visto che sai benissimo che lei tiene ancora a te. Oltretutto ero sicura che il viaggio che avete fatto insieme vi avesse riavvicinati, ma Rae mi ha spiegato che l'avevi avvisata su Elle quindi se va bene a lei...» lascia in sospeso la frase cogliendo la mia perplessità.
«Finn, ti senti bene? Sei pallido».
Pallido? È un miracolo che sia rimasto in piedi, di che cazzo sta parlando?
Mi frullano per la testa le parole del Brucaliffo: Cooosaaa esser tuuu? Ecco, devo avere a grandi linee la stessa, identica espressione adesso.
«Chloe non... non ti seguo» balbetto dopo essermi ripreso appena «Rae cosa c'entra con ieri sera? E a cosa ti riferisci quando tiri in ballo Elle?».
Mi fissa negli occhi come se le avessi appena chiesto di dare alle fiamme il suo intero guardaroba «stai scherzando?».
Magari...
«No, è che potrei avere i ricordi un po' annebbiati» ammetto fintamente imbarazzato «non mi sembrava ci foste anche voi due».
Se così fosse me lo ricorderei eccome, non c'è possibilità che mi sia sfuggito un dettaglio simile.
«Ora capisco» incrocia le braccia al petto, divertita «beh, in effetti è così. Quando Archie mi ha invitata a uscire ieri sera non ne avevo nessuna voglia, poi però mi ha chiamata Rae e ho pensato subito di raggiungervi al Pub. Durante il tragitto mi ha raccontato della vostra discussione, del fatto che le avessi parlato della tua nuova storia con Elle e...».
La interrompo, basito, e allungo un braccio sulla sua spalla scuotendo la testa, qui il problema è all'origine «ma Rae non era partita? Ieri pomeriggio quando sono andato da lei l'ho trovata sulla porta di casa pronta a un viaggio da qualche parte...» non l'ho mica sognato.
Chloe sposta gli occhi dalla mia mano a me e viceversa «sì, cioè... no» borbotta «non è partita, ma so che aveva intenzione di farlo. Però non mi ha spiegato niente in proposito e io ho evitato di farle domande, sai com'è fatta».
Incomprensibile, irragionevole e folle? Sì, ne ho una vaga idea..
«Comunque siamo arrivate al Pub e abbiamo visto te, Archie ed Elle seduti al tavolo, ci siamo fermate un paio di minuti al bancone per le ordinazioni ma... ecco...» si blocca, in difficoltà, ma con un cenno della testa la sprono ad andare avanti «insomma, quando ti abbiamo visto baciare Elle abbiamo pensato che non sarebbe stato il caso di raggiungervi. Rae era tranquilla, almeno all'apparenza, ma ha voluto evitare una situazione che sarebbe stata imbarazzante per entrambi, così siamo uscite e mi ha invitata a dormire da lei».
Il discorso non fa una piega, ma la mia attenzione è svanita del tutto dopo le parole "baciato" e "Elle".
Com'è che ha detto stamattina? Non è successo niente di eclatante, Finn, sù con la vita... come no, forse però ha omesso giusto un paio di cosette.
E quel Giuda Iscariota del mio migliore amico non è da meno.
Ho baciato Elle davanti a Rae? Ma perché diamine non mi ha fermato? E perché non me l'ha detto?
Posso solo immaginare cos'abbia provato Rae... fantastico, davvero perfetto, la stronzata finale di una serata senza senso. Come minimo avrà messo una bella croce sopra al mio nome, in pratica ho messo in scena il copione scritto e sceneggiato da lei.
D'altronde me l'ha detto, è quello che faccio sempre, no? Fuori una avanti l'altra come pezzi interscambiabili, ora come ora è come se le avessi dato pienamente ragione, che idiota.
«Perché ho come l'impressione di averti appena detto qualcosa che non ti aspettavi?» Chloe si intromette nelle mie considerazioni, in effetti da fuori con le mani tra i capelli e lo sguardo perso devo essere proprio un bello spettacolo.
Mi sforzo di fabbricarle il sorriso migliore che posso e la distanzio di pochi passi «no, figurati, è che devo proprio andarmi a cambiare perché sto morendo di freddo. Ci vediamo, Chloe» la saluto senza preoccuparmi della sua risposta.
Ma lei non è del mio stesso avviso purtroppo e mi riacciuffa per un braccio «aspetta... domani vieni a lezione?».
Lezione, come se me ne fregasse qualcosa adesso «non lo so, credo di no, forse» borbotto impaziente di andarmene.
«Beh... nonostante le cose tra voi siano cambiate ci tieni ancora a lei, giusto? Rae domani avrà bisogno di tutto il sostegno possibile, lo sai».
Lo so? Veramente no.
A quelle parole comunque guadagna di nuovo tutta la mia attenzione... domani? Cosa deve succedere domani? «sostegno per cosa?».
«Per... sul serio non lo sai?» è incredula, e davanti alla mia confusione scuote la testa sospirando «Rae ha deciso di tornare al College a tutti gli effetti, domani sarà il suo primo giorno e anche se non l'ha chiesto apertamente a nessuno sono sicura che le farebbe molto piacere averci intorno».
Ok, siamo già al punto in cui vengo a sapere dalle amiche le cose importanti che la riguardano, sono shockato, deluso e... triste. Perché io voglio esserci per lei, sempre, non esiste che mi tenga fuori.
Annuisco appena incapace di proseguire la conversazione e mi allontano una volta per tutte da una Chloe visibilmente perplessa.
La situazione è ancora più complicata di quanto avessi immaginato, ma di fondo è tutto un enorme, gigantesco malinteso di cui sono l'unico artefice.
Come ho fatto a cacciarmi in questo casino? E a buttarci dentro Rae, tra l'altro... è vero che ha detto delle cose fuori dal mondo ieri ma sono niente paragonate a questo.
Adesso come ne esco? Vado da lei e le spiego tutto? Ha senso? Chloe ha detto che era serena quando mi ha visto con Elle ma potrebbe aver mascherare tutto... Se invece stesse davvero meglio senza di me? Forse sarebbe giusto per entrambi prendere le distanze, però... io di sicuro non sto meglio senza di lei, anzi. E non voglio questo, non lo voglio per niente.
Rientro a casa più teso di quando ne sono uscito, l'unico programma che ho è spogliarmi e annegare sotto la doccia. Domattina quando, spero, la situazione sarà più chiara prima ucciderò a mani nude Archie e poi penserò al resto.
E di sicuro andrò al College.

* * * * * * *



Non sono bastate una serata a casa e la notte insonne a chiarirmi le idee... su nessun fronte.
Parlare di nuovo con mia madre è escluso, continua a sembrarmi una fatica inutile, un atto di masochismo puro e semplice visto che le nostre posizioni sono e resteranno inconciliabili, Rae invece... beh, rimane la destinazione finale di un labirinto.
Con lei imbocco una strada sbagliata dopo l'altra e continuo a perdermi dietro scelte che non hanno il minimo senso, mi manca la visione d'insieme, e anche quando per un raro colpo di fortuna la raggiungo non riusciamo comunque ad uscirne insieme.
Mi sono svegliato all'alba oggi, anche se "svegliato" non è il termine adatto per uno che non ha chiuso occhio tutta la notte, e al momento l'aria ghiacciata del mattino è l'unico alleato che mi permette di non ciondolare per strada. La voglia di andare a lezione è sotto i minimi storici, ma dare una mano a Rae in un momento così delicato è un motivo più che valido per imboccare un passo dopo l'altro fino al College. Certo, se le cose tra noi non fossero così complicate ora come ora sarebbe meglio, prima o poi dovremo parlare di quello che è successo e non so proprio come spiegarle la situazione. In ogni caso, una cosa per volta...
Naturalmente sono il primo ad arrivare, o almeno così credo dopo essermi guardato rapidamente intorno, mi appoggio al lato destro del cancello con una gamba piegata sul muro e mi godo i primi raggi del sole della giornata. C'è già un discreto via vai di studenti mattinieri, ma quando i miei occhi toccano l'entrata dell'edificio si bloccano di colpo, increduli.
Rae è già lì, a metà strada tra me e la nostra destinazione, che osserva la porta a vetri riluttante e con i piedi inchiodati a terra.
Adesso che faccio?
L'istinto mi imporrebbe di raggiungerla subito, ma se a quest'ora è già qui significa che vuole farcela da sola. D'altronde la forza non le manca, se vuole.
La seguo con lo sguardo appiattendomi sul muro e sporgendomi appena dal cancello dove anche volendo non potrebbe vedermi... sono più agitato di lei.
«Puoi farcela Rae, coraggio, mancano solo pochi metri, un passo dopo l'altro...» la incito a distanza senza staccarle gli occhi di dosso. Vorrei che potesse sentirmi...
«Finn? Perché sei appostato qua fuori come un maniaco?» spunta Archie alle mie spalle intercettando la mia attenzione «quella non è Rae?».
Il solito maledettissimo guastafeste «shhhhh» gli intimo «certo che è lei, ma sta' zitto non voglio che si accorga di noi, è giusto che ce la faccia da sola».
«Buona idea» ribatte, sornione.
«E togliti quel sorrisetto dalla faccia che con te facciamo i conti più tardi» aggiungo.
Non avrà mica creduto che avessi dimenticato la serata al Pub? Illuso.
Annuisce divertito, e imita la mia posizione affiancandomi dietro al cancello come un geco. Seguiamo entrambi i progressi di Rae con attenzione... effettivamente a un occhio esterno non facciamo una gran figura però...
Nel frattempo lei continua a guardare la porta come ipnotizzata dal suo riflesso, ma dopo una manciata di minuti si riscuote e comincia a gesticolare parlottando tra sé e sé. Non posso fare a meno di sorridere vedendola così impacciata e indifesa, quell'atteggiamento è proprio tipico di lei, ma finalmente prende a camminare lentamente... mooolto lentamente.
«Ragazzi... ma che fate?».
Cos'è, una congiura? Un'assemblea studentesca all'aperto di cui non mi avevano avvisato?
Chloe compare alle nostre spalle facendo sobbalzare entrambi e ci fissa perplessa.
«Stiamo spiando Rae che cerca di entrare» sibila Archie da buon complottatore indicandogliela con un dito.
«Non faremmo prima ad andare direttamente da...?».
«No» la interrompo con una nota di acidità più marcata di quanto avessi voluto «deve fare questa cosa da sola, fidati, andrà bene» ne sono più che sicuro.
Mi guarda ancora piuttosto confusa, ma sono quasi certo che la colpa sia tutta di Archie che incollato al muro con i palmi spalancati ha tutto l'aspetto di un pazzo psicopatico in libera uscita, o di un pazzo psicopatico in libera uscita che si è appena spiaccicato sul muro.
«E va bene» capitola Chloe «ma siete inquietanti. Anche se... Finn, è molto carino da parte tua».
Evito di guardarla e anche di rispondere, perché se è che vero che da una parte sono concentrato ad osservare Rae dall'altra sono anche imbarazzato da morire.
L'oggetto delle nostre attenzioni intanto si avvicina sempre di più al traguardo, ma quando mancano solo pochi metri un «oh-oh» di Chloe non lascia presagire niente di buono.
«C'è Stacey la Barbie» allerta stritolandomi una manica della giacca, è completamente nel panico «sta andando proprio da lei!».
Merda...

Seguo la testa bionda di Stacey che si fa largo verso la porta d'ingresso con ampie falcate, di sicuro non posso sperare nella sua buona fede, non sono così ingenuo, so benissimo che non c'è una sola possibilità al mondo che arrivi da Rae senza aggredirla.
In qualche modo ora bisogna intervenire, e dobbiamo anche farlo nel modo meno invasivo possibile, non voglio che Rae se ne accorga e non voglio che si faccia condizionare da una persona che non vale un briciolo dei suoi sforzi.
«Chloe, Archie, voi andate da Rae e accompagnatela dentro, io penso a Stacey» mi rivolgo al Gatto e la Volpe un attimo prima di lasciarli.
Senza perdere tempo corro verso Stacey e l'afferro per un braccio, non ho la più pallida idea di cosa inventarmi ma tanto l'unica cosa che conta è rallentarla un po'. Improvviserò.
«Ma cosa...» si volta verso di me, confusa «Finn... cosa vuoi?».
Buio totale.
«Co... come va?» cerco negli angoli della memoria un argomento che possa ancora condividere con lei, e incredibilmente lo trovo «non sei venuta con i tuoi al matrimonio di mia madre... come mai? Va tutto bene?» provo a fingere un minimo di interesse.
«Io... sì, tutto ok» mormora colta di sorpresa, mi studia incuriosita mentre io seguo Rae alle sue spalle appena raggiunta dagli altri.
Parlottano tra loro pochi secondi e finalmente colmano la distanza che li separa dalla salvezza, almeno per il momento.
Rae sorride e io non posso fare a meno di sciogliermi in un enorme sospiro di sollievo. Sarebbe una vittoria perfetta se Stacey non se ne fosse accorta, ma è con una persona abituata ai complotti che sto parlando e il mio gesto non le è sfuggito. Una volta intuite le mie intenzioni segue a sua volta l'allegro terzetto e torna a guardarmi infastidita.
«Sei banale Finn, io non ti capirò mai, giuro» ironizza «perché perdi ancora tempo con quel caso disperato?».
Devo ricordarmi di restare calmo e ignorarla il più possibile «e tu perché non la pianti una buona volta di metterti in mezzo e complicarle la vita?».
Ride, la sua classica risatina stridula «credimi, l'effetto che ho su di lei non mi interessa affatto, mi piace solo l'idea di rimetterla al suo posto. Comunque adesso non state più insieme, no? Quindi perché ti dai tanta pena per lei?».
«Quello che c'è o non c'è tra di noi non è affar tuo, rimane in ogni caso una persona di cui mi importa» ribatto sorpassandola, ho perso anche troppo tempo.
«Peccato...» trilla nella mia direzione «sprecare tante energie per una ragazza senza un briciolo di personalità».
Evito di risponderle, di girarmi e di darle più attenzioni di quanto abbia già fatto. Personalià... una parola che in bocca a lei perde completamente di valore.
Rae ha un'enorme personalità, una personalità che cammina a testa alta anche quando lei abbassa gli occhi.

Arrivo nella mia aula pochi minuti dopo e trovo un posto libero proprio accanto ad Archie che si sbraccia per farsi notare.
«Sei stato grande con Stacey» si complimenta mollandomi una pacca sulla spalla «sei l'unico a cui dà retta almeno un pochino, se ci fossi andato io avrebbe fatto finta di non sentirmi, probabilmente perché le interessa quello che pensi di lei».
Capirai, che grande onore «se è così deve sperare che non glielo dica mai».
Non mi interessa più un fico secco di lei, anzi, per dirla tutta certe volte mi domando come diamine abbia fatto a starci insieme in passato. O ero idiota io o meno stronza lei, e quest'ultima cosa è molto poco probabile, in ogni caso il capitolo è chiuso e archiviato. Se Rae non avesse avuto bisogno di una mano non mi sarebbe mai passato per la testa l'idea di scambiarci due parole.
Ma al momento il mio interesse va a tutt'altro soggetto.
Approfitto del ritardo del professore per fare quattro chiacchiere con il mio malefico, subdolo migliore amico.
«Quindi l'altra sera ho baciato Elle» parto dall'ovvio.
Archie mi squadra un tantino in pensiero, e fa bene, benissimo «già» ribatte, sulle spine.
«E tu ovviamente mi hai lasciato fare» rilancio.
«Ovviamente...».
«Lo sai che ci hanno visto anche Rae e Chloe?» domando. Spalanca gli occhi senza articolare una risposta, questa non se l'aspettava «proprio così» lo incalzo «sono passate al Pub anche loro beccandoci proprio in quel momento. Ora, tu avevi capito benissimo che quando ho detto che stavamo insieme non era vero, quindi te lo richiedo: perché mi hai lasciato fare?».
Incrocio le braccia al petto in attesa di una risposta che non si fa aspettare «non avevo idea che sarebbero passate, giuro» tentenna «non ti ho fermato perché... perché l'altra parte in causa sembrava molto a suo agio con te, ecco» ammette arrossendo.
Questa è proprio l'ultima delle assurdità che volevo sentire, comincio seriamente a passare in esame tutti gli oggetti contundenti a portata di mano con cui potrei torturare, bucare o comunque ferire questa serpe in seno che mi sono scelto.
«Ma che diavolo dici? Io ed Elle siamo solo amici... A-MI-CI» scandisco bene l'ultima parola.
«Tu forse sei suo amico» insinua «lei no di certo. Se ne sono accorti anche i muri, Finn. I-MU-RI» mi imita.
Impossibile, assolutamente impossibile, se Elle si fosse invaghita del sottoscritto me ne sarei accorto... credo.
«Piuttosto...» prende di nuovo la parola la iena con le sembianze da cucciolo di foca «spiegami perché hai raccontato a Rae quella scemenza su voi due. Perché le hai fatto credere che stai con Elle? È una reazione un tantino esagerata anche per un post litigio».
Bella domanda, me lo sono chiesto anch'io un mucchio di volte da quando è successo, ma non c'è stata una logica, è questo il problema, pensavo sarebbe scappata chissà dove un'altra volta e ho straparlato, tutto qui. Ho colpito là dove sapevo che sarei andato a segno.
«Le ho dato il peggio di me, Arch» ammetto con una scrollata di spalle «Rae si aspetta sempre questo da me e sembra quasi che ci rimanga male quando non arriva. L'ho accontentata, tutto qui. Non a caso come vedi ci ha creduto subito, non ha avuto il minimo dubbio. Sono le notizie positive quelle di cui si fida poco... soprattutto se ci sono di mezzo io».
Ed è la verità, è un aspetto di lei che mi manda in bestia, accoglie a braccia aperte ogni genere di terremoto come se non aspettasse altro, ma quando si tratta di essere felice per qualcosa di bello si chiude a riccio e parte con le paranoie.
«Mi dispiace» Archie mi osserva pensoso e dispiaciuto «è fatta così, ha un caratteraccio, ma, del resto... è in buona compagnia» aggiunge indicandomi mentre sfodera un sorrisetto urticante.
«Non sfidare la sorte Arch...».
Interrotto dall'arrivo del professore rimando le mie intenzioni bellicose a un altro momento, ti sei salvato... per ora.

* * * * * * *



In un'altra vita sono stato un falegname, non ho più dubbi.
Se c'è una cosa che il corso di teatro mi ha insegnato è che è sempre possibile avere un piano B, sul serio, mi sento veramente portato. E dirò di più, se fosse andato in scena Pinocchio il ruolo di Geppetto non me l'avrebbe tolto nessuno.
Una vita per le scenografie, sono io.

«Ahi!».
«Archie smettila di lamentarti! Era uno spillino microscopico, guarda».
«Uno spillino microscopico che mi ha perforato un gomito!».
«Ma non te l'ho nemmeno toccato, il gomito!».
«Perché non ce l'ho neanche più grazie a te!».


Una vocetta fastidiosa invade le quinte e mi trapana il cervello, seguita da un mormorio prossimo alla disperazione che tenta di placarla, sto per voltarmi per capire cosa stia succedendo stavolta ma alla fine ci rinuncio. Ormai questa sceneggiata va avanti da un'ora e non fa neanche più ridere.
«È la giustizia divina caro mio» gongolo fischiettando senza farmi sentire da nessuno, malcapitato a parte.
«Vieni tu a farti infilzare da questa pazza se ti diverte tanto!» replica Archie, stizzito.
La "pazza" in questione è Elle, e purtroppo per lei si è offerta con la Signora Patmore di dare un'occhiata ai costumi vantando doti da Regina del ricamo. Ma scommetto che se ne sta già pentendo, non aveva fatto i conti con quel lamentoso da combattimento con cui ha a che fare ora.
«Finn, per favore, non mettertici anche tu o stavolta lo strozzo!» impreca, prossima alla santità.
Strozzarlo, capirai che novità, io ci sto pensando da giorni «fai pure, senza complimenti».
Scoppio in una fragorosa risata sperando con tutto il cuore di irritarlo più del consentito, ma il fiorellino di campo non si scompone e mi risponde indirettamente per le rime «sai, Elle, il mestiere dell'attore certe volte è un lavoraccio, per memorizzare poche battute può volerci anche molto tempo, l'importante è avere tanta pazienza e dedizione, e una persona che ti ascolti e ti corregga. Non sai quante storie d'amore nascono in questo modo...».
Immaginavo che avrebbe giocato sporco tirando fuori questa storia, maledetto, è da quando siamo arrivati in teatro che non fa che asfissiarmi.
E la colpa è tutta di quel...
Di Liam...
Una spina nel fianco da quando è comparso la prima volta.
La Signora Patmore ha chiesto a Rae di imparare a memoria le sue battute per la prova generale di sabato, e quel bamboccio approfittatore naturalmente si è subito proposto di aiutarla. Sono spariti da tre quarti d'ora ormai senza lasciare traccia, considerato che le battute di Rae saranno al massimo una decina mi domando cosa caspita stiano facendo.
Archie neanche a dirlo se la ride sotto i baffi, il suo passatempo del pomeriggio è diventato sfottermi con una cantilena che ha definito Inno alla Gelosia, ha avuto addirittura la faccia tosta di musicarla. Ma non ho idea di cosa dica perché mi sono messo a martellare la scenografia prima che cominciasse a cantarla o lo avrei inseguito con la sparachiodi.
Ho negato, ovvio, con tutta la credibilità che sono riuscito a recuperare sotto l'indignazione di superficie, ma in fondo lo so che non ha completamente torto. Quei due passano fin troppo tempo insieme e lui si appiccica come la colla ogni volta che può. La cosa mi dà molto fastidio...
Oltretutto adesso lei pensa che stia con Elle quindi non voglio nemmeno provare a immaginare cosa potrebbe succedere tra loro.
All'ennesima provocazione mi volto verso Archie martello alla mano, e lo sguardo di Elle saetta esasperato dall'uno all'altro un paio di volte, finché non posa forbici e spille a terra e si dà per vinta «ok, time out, non vi sopporto più» allarga le braccia, sfinita «Archie finiamo dopo il tuo costume, devo mettere solo qualche punto a un paio di petali e sistemare la corolla. E tu Finn...» incrocia le braccia al petto con aria scocciata «veramente molto maturo da parte tua».
Vorrei risponderle «è tutta colpa di Liam!» ma finirei sul serio col fare la figura del ragazzino, quindi mi astengo da ogni commento tornando ai miei trucioli e pannelli. Peccato che i buoni propositi vengano integralmente fatti a pezzi dall'arrivo sul palco di Rae e... Liam, per l'appunto.
«Guarda come si divertono quei due, vanno proprio molto d'accordo, non ti pare?».
La seconda spina nel fianco, al secolo Archie, ricomincia a darmi il tormento.
«Piantala, ti ho già detto che non sono geloso».
«E io ci credo...» ridacchia scuotendo la testa.
«Davvero, non mi danno nessun fastidio, sono tranquillissimo» ribatto, e mi piacerebbe risultare credibile ma la mia voce è ridotta a un suono gutturale, sembra più il rantolo di un leone in agonia.
Inoltre ad osservarli qualche momento la situazione non migliora, si sorridono, scherzano, si toccano, lui la sfiora di continuo e lei non si sottrae.
Va bene, sono geloso, sono geloso marcio e il fatto che lei di tanto in tanto si volti nella mia direzione non mi consola. Anche perché in tutta la mattinata non ci siamo rivolti la parola nemmeno una volta, e appena è arrivata Elle lei è sparita. Non so se sia l'imbarazzo a farla da padrone o la delusione, la tensione, pensarmi con un'altra l'avrà di sicuro colpita in qualche modo, ma mi piacerebbe sapere come.
Mi vergogno come un ladro ad ammetterlo, ma ho anche abbracciato Elle un paio di volte per suscitare in Rae una reazione, meschino e stronzo, lo so, ma ogni volta che la vedo avvicinarsi al bamboccio mi viene spontaneo renderle pan per focaccia.
Sono un idiota, ha ragione Archie.

Nel giro di mezz'ora il teatro è caduto in un silenzio surreale.
Saremo almeno una ventina di persone qui dentro ma ognuno di noi è assorto nel suo lavoro e non si sente volare una mosca, persino Archie ha messo via lamentele e filastrocche, e adesso è rannicchiato su una delle poltroncine rosse della prima fila intento a scribacchiare qualcosa su un quaderno.
La mia opera sulle scenografie può dirsi conclusa per oggi, la tavola del Cappellaio Matto è pronta e il prossimo pannello conoscerà la sua destinazione ufficiale solo domani. Sono davvero soddisfatto del risultato, mi sembra giusto concedersi il lusso di una sigaretta.
Recupero il pacchetto dalla borsa e lancio un'ultima occhiata a Rea, è seduta a terra, sola, immersa nelle pagine del copione che sta leggendo mentre come al solito mangiucchia il tappino della penna con cui tiene il segno. Liam è andato via qualche minuto fa con buona pace del sottoscritto ed effettivamente si respira meglio, molto meglio, senza di lui. Raccolgo la giacca da terra e attraverso tutto il teatro fino all'uscita principale.
Fuori si gela, sono ancora le tre e mezza del pomeriggio ma fa già un feddo cane e il cielo promette una nevicata con i fiocchi da un momento all'altro, la prima boccata di fumo è un'ondata di calore che si propaga fin nelle ossa, un sollievo senza eguali.
«Ti dispiace se resto qui con te per un po'?»
Una Elle saltellante si materializza alle mie spalle, è coperta fin quasi sugli occhi da un'enorme sciarpa di lana rossa, dev'essere un colore che le piace particolarmente perché gliel'ho visto addosso spesso «certo che no».
Le faccio strada verso una delle panchine di pietra sistemate davanti al teatro e ci sediamo vicini, il silenzio che abbiamo lasciato all'interno ci ha seguiti anche fuori, è lei a romperlo per prima.
«Rae ti ha mai raccontato come ci siamo conosciute?»
Ahi.
Discorso spinoso, lei non può saperlo ma è stata proprio questa la miccia che ha dato il via al nostro ultimo litigio «non proprio... so che vi siete incontrate a Sleaford grazie a tua sorella ma non mi ha detto altro. In effetti...» tergiverso, amareggiato «ho saputo che ti conosceva solo la prima volta che sei venuta qui».
«Credo sia stata colpa mia se non te l'ha detto».
A quelle parole mi volto perplesso nella sua direzione. È sulle spine, in imbarazzo, tortura i bordi della sciarpa con le mani e guarda fisso un punto nel vuoto davanti a noi.
«Sì... oddio forse "colpa" non è la parola giusta, ma è sicuramente per qualcosa che le ho detto» gesticola massaggiandosi le tempie «io sono una gran chiacchierona, tu lo sai, e con lei mi sono trovata subito a mio agio. Ci sono stati i classici pettegolezzi tra donne e a un certo punto le ho confidato di essermi presa una bella cotta per qualcuno e...» prende fiato, e si morde un labbro come se volesse mettersi a tacere da sola «beh... quel qualcuno eri tu».
Quel qualcuno ero... io?
Sgancia la bomba guardandomi dritto negli occhi e arrossisce violentemente, Archie aveva ragione quindi e io non avevo capito un accidenti di niente.
Se avessi la parlantina sciolta di Rae adesso la riempirei di chiacchiere fino a stordirla, invece ammutolisco, sono sbalordito, mi ha preso del tutto in contropiede e ho il terrore di ferirla dicendo la cosa sbagliata.
Eppure... so che sarebbe davvero facile per me se condividessi i suoi stessi pensieri, solo che non è così, purtroppo. Elle è una ragazza speciale, ci tengo a lei, ma non è Rae.
«Io non so cosa...» balbetto, in difficoltà.
«No, non dire niente» allunga una mano sul mio ginocchio bloccando sul nascere il mio ridicolo tentativo di replica «tu mi piaci» ribadisce «mi sei piaciuto subito, in pratica da quando ci siamo conosciuti e facevi il finto antipatico. Avrei voluto dirtelo in un altro momento e in un altro contesto ma tanto non sarebbe cambiato niente. Però...» alza la testa e nei suoi occhi lucidi e imbarazzati compare una scintilla di malizia «... so riconoscere un caso perso quando la vedo. E tu, mio caro, lo sei».
E ti pareva che potevo cavarmela senza una stoccatina «un caso perso? Addirittura?».
«Eccome!» sussulta senza trattenere un risolino «ho visto come guardi Rae, i classici occhi da baccalà innamorato».
Mi assesta un paio di gomitate sui fianchi e ride di gusto storcendo le labbra nel tentativo di imitazione di un pesce. Beh, poco male, almeno la faccio ridere. Certo che non mi sarei mai aspettato di trovarmi in questa situazione, sì, io e lei abbiamo passato parecchio tempo insieme e ci siamo trovati subito in sintonia, ma io ho sempre avuto altro per la testa e credevo che lo stesso valesse per lei. Sono stato uno sciocco.
«Mi dispiace» e aggiungo mentalmente uno "scusami per non essermene reso conto prima".
«Non fa niente» sorride «non è colpa tua, sto bene, sul serio, non sono il tipo che si strugge inutilmente. Ci tengo a te ma sono felice anche di averti come amico e basta».
La fisso negli occhi alla ricerca di un'emozione che mi confermi quanto sta dicendo, spero davvero di non averla ferita, è un pensiero che mi fa imbestialire, Elle non se lo merita, non ha idea di quanto abbia significato per me la sua presenza finora.
Per fortuna sembra sincera, anche se interrompe il contatto visivo per prima portando la discussione su un altro terreno «Archie mi ha detto che Rae ha visto il nostro bacio...».
«Già» annuisco, dispiaciuto «perché non me l'hai detto la mattina dopo? Avresti dovuto.»
«Mi vergognavo da matti!» eplode arrossendo di nuovo «tu non eri in te... ma io sì... Comunque siamo pari» incrocia le braccia al petto con un sopracciglio alzato «io non ti ho detto del bacio, tu non mi hai detto che eri alla Clinica per vedere Rae».
Tipico, mai una volta che ne esca illeso «ecco...» borbotto.
«Lascia stare, non ce l'ho mai avuta con te per questo, posso capire perché non me l'hai detto e poi erano fatti tuoi. Oddio...» ci riflette su un momento «se me ne avessi parlato dopo, quando abbiamo cominciato a vederci tutti i giorni, forse le cose sarebbero andate diversamente, ma sono una Santa e ti perdono».
«Oh beh, grazie, Santa, ti perdono anch'io se prometti di bucare "casualmente" Archie con qualche spilla quando finirai il suo costume».
Al pensiero di lavorare ancora con Archie il suo buonumore vacilla per un momento, sono quasi convinto che stia prendendo in seria considerazione l'idea di ignorare la sua natura di Santa per una volta.
«Mh... se ne può parlare, mi sembra un buon compromesso» decreta pregustando il momento.
«Allora, andata».
Ci stringiamo la mano per sugellare il diabolico patto e l'intesa ritrovata, e sogghignamo entrambi con la mente al povero malcapitato.
Ed è proprio in quel momento che lo vedo... sulle nostre mani ancora intrecciate si posa delicatamente per poi sparire un attimo dopo il primo fiocco di neve.

* * * * * * *



Come si descrive la meraviglia?
Osservo sbalordito il batuffolino bianco che si è appena posato sulla mia mano, non è più una semplice gocciolina d'acqua ghiacciata per me, ma qualcosa di più simile al Sacro Graal, all'Arca dell'Alleanza o... il ricordo di un desidero.
Io e Rae abbiamo perso tanti momenti insieme da quando ci siamo conosciuti, e ci siamo impegnati a costruire mura altissime di malintesi su un mucchio di cose, ma ho sempre pensato che se ne avessi avuto la possibilità avrei voluto regalarle un momento di felicità da ricordare. Qualcosa che fosse speciale solo per noi.
Questo minuscolo riflesso di luce seguito a ruota da molti altri più grandi di lui per me è quella possibilità.
Alzo gli occhi al cielo per assicurarmi di non aver sognato niente, e appena avverto quei ticchettii gelidi e leggerissimi accarezzarmi la pelle mi allontano da Elle correndo verso il teatro.
La sua mano è ancora sospesa nell'aria quando mi vede scattare in piedi «ma cosa...?».
«Poi ti spiego!» le grido in risposta quando sono già lontano.
All'interno del teatro localizzo subito Archie, è ancora seduto esattamente dove l'ho lasciato e ciondola la testa da una parte all'altra seguendo un immaginario ritmo regolare, credo che si tratti di un'altra filastrocca appena inventata e che la stia canticchiando a mente proprio adesso. Mi fiondo su di lui in ogni caso, cercando di non farmi notare dagli altri «chiama Rae, dille di accompagnarti fuori per... non lo so, inventa un motivo qualsiasi».
Mi fissa come se fossi un invasato «come? Perché?».
Lo so, potrei farlo anche da solo, forse dovrei, ma non voglio imporle la mia presenza in un momento che ha desiderato per così tanto tempo, e poi non so nemmeno se è incazzata con me dopo quello che le ho detto l'ultima volta. No, va bene così, non condividerà questo momento con me ma lo farò io per tutti e due. L'importante è che non lo perda ancora una volta.
Archie può essere un buon compromesso dopotutto «fa' come ti dico, Arch! Una scusa qualunque, ma devi farlo adesso, subito!».
«E va bene, ok» sbraita lasciando la sua adorata postazione «però devo dirtelo, sei inquietante sul serio».
«Sì, beh, è la seconda volta che me lo dicono oggi, muoviti però».
Succede tutto in una manciata di secondi, Rae lo segue fuori dall'edificio, parlottano giusto il tempo di arrivare all'aria aperta ma appena si accorge dei fiocchi di neve si blocca all'istante, comincia a saltellare sul posto a mani giunte, lo abbraccia fortissimo e scappa via di corsa da qualche parte.
Ecco, la fuga non l'avevo prevista...
Mi lancio all'inseguimento distanziandola sempre di qualche metro in modo che non si accorga della mia presenza, ma quando attraversa la strada ed entra trafelata nell'edifico principale del College capisco subito dove vuole arrivare.
Il terrazzo... come ho fatto a non pensarci subito... l'esplosione delle nuvole...

«Mi dici perché ti piace tanto venire qua sopra? Lo sai che potremmo essere espulsi per questo?».
«Eddai Finn, non fare il guastafeste, mi piace qui perché siamo in alto e tutto arriva amplificato. Quando c'è il sole i raggi sembrano bollenti, la pioggia potrebbe aprirti il cervello e la neve... oddio, la neve dev'essere uno spettacolo vista da qui, l'esplosione delle nuvole!».

Rimango fermo a ridosso della porticina blu appena socchiusa che si affaccia all'esterno, per una volta spero tanto che le aspettative e la realtà coincidano perfettamente.
Rae allarga subito le braccia, spalanca gli occhi poi offre il viso al cielo per sentire i fiocchi di neve posarsi sulla pelle.
Ha le guance arrossate, le ciglia bagnate e l'espressione più incantata e felice che le abbia mai visto addosso, piroetta su se stessa e sorride. Sorride di continuo, come un bambino che scarta i regali sotto l'albero la mattina di Natale, come solo il potere della meraviglia sa fare.
Vorrei andare da lei, abbracciarla forte e dirle quanto mi manca stare insieme. Quando la guardo negli occhi non vedo più i malintesi, le nostre diversità, le sue follie, vedo solo il tempo che stiamo perdendo.

Lo vedi Rae, alla fine ti ho regalato la prima neve.
Pensa, mi fai diventare pure sentimentale, peggio di Archie. Troverò un modo per stare insieme, te lo prometto, tu pensi di avere bisogno di me ma sono io, tra i due, ad avere più bisogno di te.
Ho sbagliato, ora lo so, ho provato a dimenticarti e invece avrei dovuto solo ricordarti cosa stavamo lasciando per strada. Tu vedi di non lasciarmi di nuovo solo però, perché ogni volta che te ne vai ti porti dietro la parte migliore di me.

Con un passo indietro la lascio alla sua esplosione del cielo, le mie goccioline d'acqua ghiacciata... forse in fin dei conti aveva ragione lei.



Siccome sono sadica... NOTE!
Dunque, POV di Finn... mi viene abbastanza da ridere se penso di averlo finito sul serio, un paio di giorni fa non ci avrei mai scommesso, è stata veramente una sfida.
Non so quanto sia riuscita a renderlo credibile ma di sicuro ci ho provato, mentre scrivevo mi sono ripetuta più volte che dopotutto non sarei mai potuta incappare in un vero e proprio out of character, semplicemente perché quello di Finn è un personaggio molto poco approfondito. Non ho avuto un vero termine di paragone, non hanno mai realizzato nella serie una puntata raccontata dal suo punto di vista come invece è successo con Chloe nella seconda stagione (un vero peccato, tra l'altro). Perciò mi sono arrangiata, mi auguro vi sia piaciuto... o almeno che non vi abbia fatto schifo, ecco.
E niente, di POV come questo ce ne sarà un altro prima della fine della storia, avrei voluto condensare tutto in questo ma non ce l'ho fatta, sarebbe venuto lungo in modo imbarazzante. Spero di aver chiarito un pochino il suo modo di pensare, come avete potuto leggere Rae non è mai comparsa in prima persona con lui, ma alla fine è presente quasi in ogni discorso affrontato quindi dubito abbiate sentito troppo la sua mancanza.

Non vi illudete però, la riconciliazione non è ancora così vicina e nel prossimo capitolo ci sarà ancora qualche disguido tra i due. Ma abbiate fede.
Elle continuerà ad esserci, ma come potete immaginare il suo ruolo sarà un tantino diverso d'ora in poi... ditemi, la odiate ancora?

Prima di congedarmi due cosine importanti:
1) I capitoli saranno 14. Quindi ne mancano solo 4, non ho ancora deciso se saranno 3+ l epilogo, magari a distanza di qualche anno, oppure proprio 4 continuando a seguire il filo narrativo della storia fin dove arriverò, lasciando ai posteri il destino di questi ragazzi (al momento sono molto più per questa seconda ipotesi. Ciò non significa che dovete prepararvi a un finale aperto, assolutamente no, ma spesso c'è questa tendenza di guardare oltre e accasare/ammogliare/moltiplicare i protagonisti delle storie, ecco, l'idea non mi fa impazzire francamente. Sono più per portare i personaggi fino a una determinata svolta e lasciar perdere matrimoni e roba del genere. Non è ancora detta l'ultima parola ma al momento la penso così.).
2) Mi sono capitati diverse volte commenti o messaggi di persone che mi chiedono di finire la storia, di non lasciarla incompleta e quant'altro. Bene, volevo rassicurare che con me questa cosa non succederà. Prima ancora di dedicarmi alla scrittura sono un'accanita lettrice, e quando mi affeziono a una storia che viene abbandonata ci resto malissimo. Quindi non farò, mai, quel tipo di scelta.

Penso di avervi ammorbato abbastanza quindi vi saluto e ci rivediamo al prossimo capitolo :)
   
 
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