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Autore: Ayano01    28/03/2015    1 recensioni
Il kishin è morto e creature magiche tornano a popolare il mondo di Soul Eater. I nostri eroi e Luna, un'amica di Maka, dovranno affrontare un'organizzazione che vuole risvegliare un antico demone in grado di controllare la follia. Una nuova avventura, una corsa contro il tempo per recuperare antichi manufatti. Tra nuovi personaggi e amori, segreti verranno svelati così come, sarà svelato, il mistero che avvolge, il popolo delle fate celesti: un popolo antico e distrutto, o così si crede...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Maka Albarn, Nuovo Personaggio, Sorpresa, Un po' tutti | Coppie: Black*Star/Tsubaki, Soul/Maka
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9
La pioggia scrosciante, bagnava incessantemente i vetri dell’appartamento di IKuto. Era una casa abbastanza umile, basata su una cucina, un bagno e una stanza, divisa in salotto e camera da una parete scorrevole. Le pareti bianche erano segnate dai riflessi delle gocce che, come ruscelli sulle montagne, scorrevano libere sui vetri. Il colore della stanza non era molto allegro, o almeno era oscurato dai nuvoloni che solcavano il cielo. Ikuto, dopo aver fatto una doccia mattutina, si accasciò sul divano e guardando il display dell’orologio, che segnava le sette di mattina, si accorse di dover rinfrescare l’appartamento, non che ce ne fosse primario bisogno, ma non gli piaceva l’arredamento scialbo e monotono, composto da: una tivù appoggiata su un comodino, un divano, un tavolino, con delle scatole dei ristoranti take-away sopra, e delle mensole con il necessario per rendere quella stanza un “salotto”.
Il ragazzo si sdraiò sul divano che, sotto il suo peso, scricchiolò debolmente. Ikuto si portò un braccio sugli occhi socchiusi, quasi a riprendere fiato da pensieri pesanti.
-Cosa c’è?- Chiese lo spiritello al suo padrone.
-Stavo pensando alla nostra missione. Mi chiedo cosa succederà dopo averla completata?- Ikuto rispose alla domanda di Gil in modo indifferente, sospirando ogni qualvolta ne avesse la possibilità. Si lasciò andare di nuovo tra le braccia di morfeo, non curandosi della puntualità e della scuola.

Luna si era preparata da una buona mezz’ora e stava aspettando in cucina i suoi coinquilini. Posò lo sguardo fuori dalla finestra, rendendosi conto che il tempo non era dei migliori. La pioggia si era rafforzata, come se cercasse di entrare nelle case in modo prepotente, le gocce picchiavano i vetri di tutte le finestre, lasciando intravedere solo il grigio del cielo mattutino.
-Siamo sicuri di essere in inverno?- Soul era appena entrato nella stanza, destando la ragazza dalla sua ispezione.
-Beh, credo che sia un inverno capriccioso.- Luna sbuffò stanca e svogliata, consapevole che quell’anno, molto probabilmente, non sarebbe caduta la neve. La ragazza si passò una mano fra i capelli, sorridendo dolcemente, al pensiero di voler vedere quei candidi fiocchi cadere dal cielo altrettanto bianco.
“Mi sento una bambina.” Pensò Luna, rendendosi conto di aver visto la neve molte volte, eppure le faceva sempre effetto venire circondata dal candore di quei piccoli fiocchi bianchi, simili a pezzi di cielo, come se quest’ultimo andasse in frantumi per rendere felici le persone del mondo. Si svegliò dai quei pensieri nostalgici, notando che Maka la guardava stranita.
-Voglio vedere la neve.- Disse, non preoccupandosi di sembrare una bambina viziata o capricciosa, in quel momento voleva semplicemente dire ciò che sentiva.
-Anche a me non dispiacerebbe vederla.- Iniziò Maka, aggiustandosi la divisa –Da tanto tempo non nevica. Mi mancano le sfide a palle di neve.- Finì la ragazza, indossando i guanti e mettendosi il giubbotto.
-Quindi ti manca la sconfitta?- Chiese Soul sarcastico, stuzzicando la sua maister.
-Hai ragione, mi manca vedere te, sconfitto dai miei tiri.- Maka ribatté pronta, innescando in Soul un moto di risposte. Luna li guardò battibeccare, divertita, constatano che i suoi coinquilini non volessero smetterla quindi ci pensò lei:
-Capisco che amate prendervi in giro ma, sono convinta, che non volete arrivare in ritardo alle lezioni del prof. Stein.- Disse lanciando un’occhiata in direzione dell’orologio in cucina. “Ma quanto corre il tempo?” Si chiese mentalmente, accorgendosi dell’orario tardo per quella mattina: le otto passate.
-Forza, prenderemo la moto.- Disse Soul convinto delle proprie parole.
-Ma se siamo in tre, in questo momento. E poi le strade saranno scivolose.- Maka sbottò sorpresa, preoccupata per la sua incolumità
-Possiamo anche andare a piedi, ma arriveremo in ritardo e bagnati fradici.- Soul ammiccò verso le ragazze, convinto di averle fatte ragionare. Le due ragazze si guardarono in cerca di soluzioni, ma alla fine accettarono il passaggio a dir poco spericolato. Salirono in moto tremanti, preoccupandosi di quello che le sarebbe successo.
-Sarà sicuro?- Chiese Maka, più per rassicurazione che per certezza.
-Andiamo, non è la prima volta che guido.- Soul cercò di sembrare maturo e subito dopo partirono.
La strada non durò molto, ma anche con la moto, il tempo non era stato clemente: i nuvoloni si erano rafforzati, come se stessero facendo dei dispetti, proprio per bagnare i tre coinquilini. Arrivarono in fretta alla Shibusen, prendendo una scorciatoia passante per una strada sconnessa e piena di pozzanghere. Ad ogni scossone per colpa di una buca, le ragazze saltavano, perdendo l’attrito del sedile. Maka e Luna, arrivate a scuola e sedute sulle panche, si lasciarono ad un silenzio sconvolto, rimpiangendo la decisione presa.
-Non salirò mai più su una moto. Mai più.- Disse Luna, asciugandosi il mantello, bagnato dall’acqua delle pozzanghere.
-Quanto la fate lunga. Non è stato così pauroso.- Soul disse indifferente, beccandosi occhiate di rimprovero da tutte e edue le ragazze.
-La moto non sarà l’unico tuo incubo.- Black*Star, da poco arrivato, si intromise malizioso nella conversazione. Dietro di lui, sorridente e gentile, spiccava Tsubaki, che salutò i presenti con un timido e silenzioso “ciao”.
-Che intendi dire, testa azzurra?- Chiese Luna scherzando e stringendo la mano dell’assassino in un saluto tra amici.
-Ieri hai perso la sfida. Oggi devi adempire alla punizione.- L’assassino era in visibilio all’idea di vedere Luna, la ragazza al suo pari, umiliarsi davanti al nemico.
-Peccato che Ikuto non sia in giro.- Disse Luna, cercando di scappare da quella situazione sconveniente. Ma, come per dispetto, il ragazzo in questione comparì sull’uscio della porta, circondato da ragazze, alcune non appartenenti alla classe.
-Questo sarà divertente.- Ammise Soul, non trattenendo un ghigno di scherno.
-Ma siete tutti contro di me??- Sbraitò Luna, disgustata dall’idea di addentrarsi in quella folla di oche che circondavano il ragazzo dai capelli argentei.
-Luna, diciamo che per colpa delle sfide, tutti siamo stati umiliati.- Ammise Maka, cercando di consolare l’amica.
-Maka, una volta, dovette camminare mano nella mano con Black*Star, tutto il giorno.- Disse Liz, appena arrivata, trascinando Kid, ancora depresso per il ritardo di Tsugumi.
-Che cosa hai, Kid?- Chiese Tsubaki titubante, accorgendosi del pessimo stano dello shinigami, il quale non si era accorto di un bottone mancante nella giacca.
-Sta così da due giorni, cioè da quando la gatta nera ha mandato un messaggio riguardante il suo ritardo.- Parlò la minore delle Thompson, in quanto il ragazzo dai capelli corvini non volle proferire parola. A Luna scappò un sorriso divertito, al pensiero di aver incontrato Tsugumi durante quei due giorni.
-Torniamo a noi.- Black*Star interruppe quel momento di preoccupazione nei riguardi del “povero” figlio di Shinigami.
-Luna deve compiere una cosa molto importante.- Ricordò Black*Star, calcando la parola “cosa”, come se stesse nascondendo un messaggio molto importante, che tutti capirono al volo, scorgendo subito della titubanza nella figura di Luna.
-Sei sempre stato così petulante?- Chiese Luna sarcastica, inviando uno sguardo malizioso e pungente all’assassino, che si crogiolava nel divertimento.
-Per te, sempre e comunque. Ora vai.- Proferì, mandando un occhiolino alla ragazza.
-Quindi mi darai pace se ci vado?- Chiese speranzosa di trovare veramente la pace in quel giorno già tumultuoso.
-Poi dovrai anche ballarci al ballo di benvenuto.- Ricordò Black*Star, divertito dalla reazione della ragazza che, scordatasi del ballo, si era lasciata al panico.
-Ora vai.- La incitò l’assassino, appoggiato da Soul, Patty e tutti i presenti che, chi più e chi meno, volevano vedere Luna in azione.
Luna iniziò a scendere le scale delle sedie,  con passo lento e fermo, cercando di prendere più tempo possibile: non voleva avvicinarsi ad Ikuto.
“Maledetta sconfitta”, imprecò nella mente, maledicendo una presenza astratta che era la causa del tormento della ragazza.
-Forza, non sei mica una lumaca.- Black*Star urlò dal suo posto, attirando l’attenzione di tutta la classe su Luna.
“Giuro che, se non muoio di imbarazzo, uccido quel montato da strapazzo”, si disse mentalmente, stringendo i pugni e posizionandosi davanti al nemico.
-Oh, un’altra gattina vuole parlarmi.- Disse il ragazzo ammiccando verso Luna.
La ragazza strinse ancora di più il pugno, chiudendo gli occhi in cerca di tranquillità per poter affrontare quell’impresa. Sì, per lei era un’impresa. Si era data pace con la sconfitta, ma dover pure subire una punizione, così imbarazzante, non le andava giù. Avrebbe preferito scappare, almeno si sarebbe inventata qualche scusa, ma come poter spiegare un abbraccio che, di lì a poco, avrebbe avuto luogo?
Per la prima volta, con parole invisibili, mai dette, maledisse il proprio orgoglio, suo compagno da molto tempo. Piegò le braccia, alzandole in modo impercettibile, sotto gli occhi confusi di Ikuto e sotto quelli divertiti delle persone che erano a conoscenza della situazione. Luna si mosse di poco, facendo un passo titubante, quando la campanella suonò e il professore Stein si presentò nella classe, cacciando tutte le ragazze intorno ad Ikuto e fermando quella punizione.
-Per la prima volta sono felice di vederla, prof. Stein.- Disse Luna pimpante, felice di esser scappata da quell’imbarazzo pressante.
-Ne sono lieto, ma non posso dire di ricambiare il sentimento.- Disse il professore, liquidando la ragazza gioiosa.
Luna si affrettò a sedersi, non accorgendosi di essere scrutata da Ikuto il quale, incuriosito dal comportamento della ragazza, voleva capire il perché di quella situazione.
Luna si sedette al suo posto, mandando un occhiata vittoriosa nei confronti dell’assassino che, intento nello scrivere su un foglio, non si accorse di quello sguardo.
La lezione procedette noiosa, con il solito tema della vivisezione che, nonostante sia stato praticato già molte volte, fece iniziare un chiacchiericcio di disgusto. Una mano tra la folla di alunni, attirò l’attenzione del professore.
-Ma perché non cambiamo argomento di lezione?- Un ragazzo, molto coraggioso, pose la domanda al professore che, oltre ad un bisturi, si limitò a lanciare delle occhiate sadiche verso la direzione del ragazzo.
-Se non vi piace potete pure uscire.- Disse con un sorriso angelico, troppo diverso dalla sua figura medica. Il professore aggiunse un’altra frase, quando notò che molti alunni si apprestavano ad uscire:
-Ovviamente, chi esce, non sarà presente al Grande Ballo.- Disse inviando una minaccia sottointesa, alla quale, tutte le persone, si arrestarono e tornarono al loro posto.
La Spartoi non si mosse dai posti, quindi non ci dovette tornare, mentre Luna guardava la scena sorpresa di come, semplici e veloci parole, potessero diventare delle intimidazioni minacciose. La lezione durò altri venti minuti nel silenzio totale, mentre tutti i ragazzi si annoiavano a sentire il professore proferire su animali sconosciuti. 

Luna si stiracchiò per bene, durante la pausa pranzo, alzandosi dalla sedia.
-Non vedevo l’ora che si finisse.- Confessò stremata.
-Sei stata davvero fortunata.- Le disse l’assassino che si era avvicinato al suo banco con tutta la Spartoi. –Ti ha salvato la campanella, sennò avresti abbracciato quel ninja davanti a tutti.- Constatò seccato, sedendosi su un muretto.
-Non mi dire che ti ho fatto arrabbiare.- Luna gli sorrise con fare innocente, abbozzando un sorriso divertito.  Il gruppo si divertì a parlare animatamente, proprio perché Black*Star e Luna continuavano a battibeccare sulla punizione, fin quando la ragazza non fece una domanda:
-Ma voi ci andate al ballo?-
-Ovvio!- Confermarono tutti insieme. In un coro scomposto di voci.
-Che ci vedete di bello?- Chiese annoiata, non convinta di volerci andare.
-Questo ballo è uno dei pochi eventi in cui ci possiamo rilassare. Ovvio che tutti ci vogliamo andare.- Disse Maka, squadrando la ragazza dai capelli biondo acceso.
-Ma i balli sono solo balli.- Luna cercò di rendere ovvia la cosa, destando dei sorrisi divertiti nei presenti.
-Non hai visto quelli della Shibusen.- Le anticipò Kid, ripresosi per un momento dalla sua “assenza” mentale.
-Non lo so, ci penserò su.- Disse Luna, facendo sorridere tutti.
-Aspetta un attimo. Ho capito il tuo gioco.- Urlò Black*Star colto da un’idea che incuriosì tutti ma fece sobbalzare Luna. –Stai cercando di scappare dalla tua punizione.- Urlò convinto, assumendo una posizione vittoriosa, tra le risate di tutti.
-Hai proprio ragione, infondo la mia vita gira sempre intorno a te, grande Dio.- Disse Luna sarcastica, abbozzando un inchino che fece scoppiare una risata tra il gruppo.
Ad un tratto, quel momento di ilarità venne interrotto dallo stridente suono della campanella, che accompagnò l’entrata del professor Stein, più scorbutico di prima.
-La lezione non verrà continuata. Il motivo? Devo occuparmi della sala per il ballo.- Annunciò Stein arrabbiato, provocando delle grida di felicità negli alunni.
Tutti si affrettarono ad andare a casa, a parte la Spartoi e Ikuto, che era indaffarato a parlare con una ragazza che non frequentava quella classe. Luna mandò un’occhiata disgustata verso quella coppietta, sperando di non doversi avvicinare a quei due. Si diresse verso la porta con un obiettivo in mente: scappare da Black*Star
-Dove intendi andare?- Chiese Black*Star, bloccandole il passaggio.
-A fare una passeggiata.- Disse Luna senza troppe cerimonie, sistemandosi meglio la borsa.
-Non ci sarà nessuno a salvarti stavolta. Ora vai e abbraccialo.- La incitò l’assassino maliziosamente. La ragazza gli mandò un’occhiataccia carica di parole non dette, poi però si avviò verso il ragazzo dai capelli d’argento convinta che così, almeno per un po’, l’assassino le avrebbe dato pace. Sorpassò la ragazza estranea e si posizionò davanti al ragazzo, fissandolo negli occhi.
-Stavamo parlando.- Le disse la ragazza estranea, che venne congelata da un solo sguardo e delle parole di Luna:
-Penso che non ti dispiacerà parlargli pure dopo.- Le disse indifferente, colta di sorpresa dal comportamento da oca che quella ragazza assunse. L’ estranea si allontanò mandando un bacio a Ikuto e uno sguardo di odio verso Luna, che la salutò con un sorriso di scherno sul volto.
-Cosa c’è, la gattina vuole giocare?- Chiese Ikuto sedendosi su un banco.
-Guarda, se questo fosse un gioco mi annoierei a morte.- Gli disse, liquidando in fretta qualsiasi domanda e avvolgendolo in un abbraccio. Era stato un abbraccio frettoloso, indifferente freddo, come se la ragazza si fosse avvicinata sotto costrizione, cosa che era alquanto vera.
-Non fare domande. Ho perso una scommessa. Questa è la mia punizione.- Formulò tre frasi concise per spiegare il suo comportamento, mentre Ikuto la guardava stranito.
-Dovrebbero darti più spesso delle punizioni.- Il ragazzo si divertì a prenderla in giro.
-Allora cercherò di fare la brava bambina.- Lo ammonì stanca e frettolosa di finire quella conversazione. Lo vide cadere nel silenzio, cosa che la fece sorridere. Si girò verso il gruppo di amici e si affrettò ad uscire dalla classe, che cadde nel silenzio quando anche Ikuto uscì.
La Spartoi si ritrovò all’entrata della scuola, accorgendosi che il tempo era leggermente migliorato. I nuvoloni erano ancora presenti e stavano ancora graffiando il cielo dal quale non cadeva più pioggia. Ora, tra quelle nuvole grigie, un sole stanco e debole, cercava di portarsi in alto.
-Noi andiamo da quella parte.- Disse Liz, trascinandosi dietro Kid, e Patty li seguì giocando nelle pozzanghere che segnavano ancora la strada.
-Io vado con Black*Star.- Si affrettò a dire Soul, incamminandosi verso una meta sconosciuta alle ragazze.
-Io vado in biblioteca e libreria, venite con me?- Chiese Maka, rivolgendo un sorriso alle due ragazze rimaste.
-Io andrò a casa, voglio sistemarmi un po’.- Disse Tsubaki con un filo di voce.
-Io invece andrò a casa.- Disse Luna, salutando le due ragazze e prendendo la strada diversa.

Stava camminando da diversi minuti, percorrendo la strada per il centro, dato che non aveva intenzione di andare direttamente a casa. Era circondata da case pittoresche, abbellite da murales di diverse dimensioni ma tutti con colori sgargianti e caldi. Si aggiustò il colletto del giubbotto, continuando la sua camminata verso un posto sconosciuto. Arrivò ad una piazza, abbellita da varie aiuole e panchine, sistemate intorno ad una statua della Spartoi.
“Alle persone che sconfissero il Kishin”, lesse mentalmente Luna, sedendosi poi su una delle numerose panchine. Appoggiò la testa allo schienale, scivolando inevitabilmente in giù, guardando verso il cielo incolore: il grigio non le dava nessuna sensazione. Si divertì a dare un senso alle varie nuvole che solcavano il cielo, organizzando le idee nello stesso tempo.
“Andare o non andare, è questo dilemma.” Rise, cambiando un passo dell’“Amleto” a suo favore.
-Non si ride sotto i baffi.- Una voce ormai conosciuta alla ragazza, si propago da dietro le spalle.
-Non si dovrebbe spaventare la gente in questo modo, Gatta Nera.- Luna si girò verso Tsugumi, sorridendo e calcando le due parole che costituivano il soprannome dell’amica.
-Si deve sempre cogliere di sorpresa.- Annunciò Tsugumi, come per spiegare il comportamento e scusarsi.
-Per te la vita è una battaglia?- Chiese Luna, non capendo le parole di Tsugumi.
-Ho visto molto anche se ho solo 18 anni.- Confessò Tsugumi, con una voce seria ma confortante.
-Aspetta.- Luna interruppe le parole della gatta sorpresa. –Tu sei più grande di me, di quasi tre anni.- Urlò Luna sorpresa, alzandosi dalla panchina.
-Oh, hai solo quindici anni?- Chiese stupita la gatta, convinta che Luna fosse più grande.
-Beh, questo mese ne faccio sedici.- Confessò Luna, lasciando che una smorfia le attraversasse la faccia all’idea del compleanno.
-Mi aspetto di essere alla festa.- Tsugumi ammiccò giocherellona verso Luna.
-Se ne farò una.- Precisò la bionda rassegnandosi alla forza di persuasione che la gatta aveva. Le due ragazze continuarono a chiacchierare per un tempo imprecisato, accorgendosi che il cielo aveva tutta l’intenzione di mandare un temporale.
-Sarà meglio andare.- Luna si alzò dalla panchina, porgendo una mano a Tsugumi, che la usò come leva per alzarsi.
-Aspetta, prendi questo.- Tsugmi fermò la ragazza, porgendole una busta rossa. Luna esaminò subito il contenuto, trovando un abito semplice ma di impatto: era un abito arrivante alle ginocchia, leggermente più lungo dietro e dominato dal colore argento, interrotto solo dal blu notte, quasi nero, del corpetto.
-Mi sono arrivate voci che, una certa persona, non vuole andare al ballo.- Disse Tsugumi giocosa, dando una pacca sulla spalla. –Ora non hai modo di rifiutare.- Finì la gatta ammiccando verso Luna, che era affascinata da quell’abito.
-Dove l’hai trovato?.- Chiese in visibilio, affascinata dai colori così inaspettati.
-Volevo comprare qualcosa per me ma, appena visto quell’abito, ho subito. pensato a te, finendo per comprarlo. - Ammise Tsugumi, incosciente della felicità che pervadeva Luna in quel momento.
-Grazie.- La bionda sussurrò una semplice parola, sorridendo felice, convinta di voler andare al ballo. –Credo proprio che ci vedremo sta sera.- Ammise facendo comparire un sorriso sul volto di Tsugumi
-Allora va a casa, mentre io continuo a cercare qualcosa per me.- Tsugumi fece per andare ma venne trascinata nella direzione opposta da Luna, che era stata colta da un’idea, a parer suo, perfetta. Corsero lungo una via affollata, dirette verso una meta conosciuta solo a Luna. Tsugumi si fece trascinare per tutta la corsa, assillando la sua compagna di varie domande, chiedendo spiegazioni sul suo comportamento.
Ad un tratto, Luna si arrestò davanti la vetrina di un negozio molto piccolo, rispetto ai grandi negozi che dominavano quella via.
-Eccoci, andiamo.- Luna incalzò la gatta ad entrare, portandola immediatamente nei camerini, dopo aver letteralmente afferrato un abito. Luna chiuse Tsugumi nel camerino, in “compagnia” dell’abito che la gatta si ritrovò a provare.
Poco dopo, la gatta uscì dal camerino con indosso quel vestito:
-Perfetta.- Disse meravigliata Luna, facendo un applauso a Tsugumi.
-Perché me l’hai fatto provare?- Chiese Tsugumi, guardandosi allo specchio.
-L’avevo notato mentre venivo qui. Prendilo come un ringraziamento per quello che mi hai comprato tu.- Le disse la bionda, ancora stupita della figura di Tsugumi che, in quel vestito, pareva una dea.
-Non pensavo ti sarebbe stato così bene.- Ammise Luna, facendo girare Tsugumi verso lo specchio e facendole le vedere quanto fosse bello il vestito: lungo fino alle ginocchia e rosso. Il colore dominante era il rosso, che andava a sfumarsi nel bordeaux verso la fine della gonna e sul corpetto, che non lasciava troppi spazi scoperti.
-Sono a conoscenza delle tue imprese, quindi penso che questo vestito ti renda bella senza esporti troppo.- Le disse Luna, andando a pagare il conto.
-Grazie.- Sussurrò Tsugumi leggermente rossa sulle gote, pensando al gesto dolce e premuroso di Luna.
-Ma perché mi stai ringraziando? Io ti ho dato solo un vestito, sei tu che l’hai reso così bello indossandolo.- Ammise Luna con le mani in aria, in una posa di assenso.
-Quanto siamo modesti.- Tsugumi rise, rimettendosi i vestiti di prima e prendendo la busta con l’abito.
-Ora è meglio andare. Qualcuno si deve preparare per incontrare un certo shinigami.- Luna provocò l’arroventarsi delle gote di Tsugumi, la quale era felice di rivedere Kid .
-Ciao ciao.- Luna si congedò da Tsugumi, salutandola con un amichevole segno della mano, ricambiato da un gesto altrettanto amichevole.
Le due ragazze presero due strade diverse, dirigendosi verso le proprie case.

Luna era pronta da mezz’ora: aveva fatto tutto con calma. Si guardò nello specchio dell’ingresso storcendo leggermente il naso: era abituata a portare pantaloni, ma il vestito che Tsugumi le aveva dato le piaceva molto. La ragazza non perse tempo nell’acconciare i capelli, volle lasciarli sciolti, lisci ma pettinati, e non si curò di nascondere le ciocche colorate del ciuffo o dei capelli, che provvide a sistemare ai lati del viso. Si mise degli stivaletti argentati, richiamando i suoi coinquilini, ancora intenti a prepararsi. Aspettò nell’ingresso per altri cinque, o forse sei, minuti, utilizzando quel tempo per sistemarsi il ciuffo colorato. Vide Maka comparire sull’uscio della porta del salotto, intenta nell’aggiustare la gonna viola.
-Dov’è Soul?- Chiese Luna distrattamente, provocando l’apparizione dell’albino nella stanza.
-Mi cercavate?- Chiese ironico, sfoggiando un ghigno compiaciuto.
-Convinto tu.- Lo zittì Maka, facendogli la linguaccia.
Uscirono accompagnati dal rumore cigolante della porta. Per tutta la strada parlarono del più e del meno, ridendo di gusto sui vari battibecchi che prendevano piede in quell’atmosfera. Arrivarono in fretta alla Shibusen, non accorgendosi del freddo pungente di quella sera. Luna, prima di entrare, diede un’occhiata al cielo, accorgendosi di come esso inviasse minacce di temporale attraverso le grigie nuvole.
Si affrettò ad entrare percossa da un brivido, che si insinuò nel giubbotto percorrendo la schiena della ragazza.
La sala era immensa, circondata da un porticato di colonne barocche, abbellite agli apici da scene di danza o giochi. Il parquet era lucidato e curato, mentre un palco per la musica era affiancato da un buffet ben ideato. Luna, non contenta di ciò che si trovava a terra, controllò anche il soffitto della sala, venendo travolta da affreschi delle più svariate immagini, accomunate da colori caldi e ben stesi.
-Non badate a spese. Si lasciò scappare, provocando la risata della Spartoi, che era appena arrivata.
-Anche i tuoi genitori non lo fanno.- Le ricordò Maka, facendola arrossire.
-Ma è la prima volta che vedo uno stile barocco così raffinato.- Ammise Luna, affascinata da quella sala immensa. Si spostò verso un luogo appartato insieme al gruppo, non volendo disturbare tutte le persone intente nel ballare. Stettero in disparte per qualche minuto, poi tutti presero le proprie strade: Black*Star si fiondò sul buffet, accompagnato da Tsubaki che cercava di calmarlo, Liz andò a ballare con un ragazzo mentre Patty consolava Kid ancora depresso. Soul e Maka andarono a ballare, dopo che Maka riuscì a convincere l’albino. Luna si guardò intorno, raggiungendo poi Tsubaki, con l’idea di parlare con qualcuno.
-Che te ne pare del ballo?- Chiese l’arma, sfoggiando un caldo sorriso.
-Beh, è caotico.- Ammise Luna, sorridendo di rimando, sentendosi a suo agio in quell’ambiente tanto caldo. Un suono di tromba fece cessare la musica e attirò l’attenzione dei presenti, che si girarono verso il palco che accoglieva Shinigami.
-Sono lieto di vedervi tutti. Vi auguro un buon divertimento.- Il discorso durò poco e niente, dando spazio al divertimento.
-Dovresti iniziare a cercare Ikuto.- Black*Star prese una pausa dal buffet, ricordando la punizione a Luna.
-Quando lo vedo, glielo chiederò.- Disse Luna, stanca di sentire il peso della punizione sulle spalle: voleva solo levarsela di torno.
Ad un tratto, gli occhi di Luna, vennero attirati da delle ciocche argentee, spiccanti tra la folla. Luna si avvicinò ad Ikuto, nel momento in cui non era circondato da ragazze, per non dare troppo nell’occhio.
-Ti va di ballare?- Chiese riluttante, facendosi notare da Black*Star, cosicché quello strazio finisse.
-Ancora in punizione?- Chiese ironico il doki.
-Si nota tanto? Ora, vuoi ballare?- Luna rifece la domanda, abbozzando un inchino di gentilezza.
-Va bene.- Ikuto acconsentì al ballo, invitando la ragazza con una mano. Iniziarono una sequenza di passi, mischiandosi nella folla, perfettamente sincronizzati.
Kid guardava quella coppia, sovrapponendo a loro, la figura sua e di Tsugumi.
-Sono abbastanza carini insieme. E il vestito che ho scelto per Luna, le sta davvero bene.- Una voce echeggiò dietro le spalle del corvino, facendo si che gli occhi di quest’ultimo si illuminassero.
-Tsugumi.-  Kid emise solo un suono che si tramutò in quel nome che tanto amava, abbracciando subito dopo a persona che si chiamava in quel modo. La gatta nera ricambiò quell’abbraccio carico di emozioni, fatto in silenzio, perché a loro bastava quel silenzio per dirsi “mi manchavi”.
-Ti va di ballare?- Propose Tsugumi, afferrando le redini della situazione. Kid accettò di buon grado e si diressero verso la pista, affiancandosi a Ikuto e Luna, la quale non nascose un sorriso, vedendo la coppia finalmente insieme.
-Sorridi alla vista di un altro ragazzo. Non hai riguardo per i miei sentimenti?- Chiese Ikuto falsamente affranto, asciugandosi una lacrima inesistente.
-Perché, tu hai dei sentimenti?- Chiese di rimando Luna, pronta ad affrotare un nuovo battibecco. La ragazza si sorprese vedendo che Ikuto non cercava di ribattere.
-Cosa c’è, il tuo drimer ti ha mangiato la lingua?- Chiese lei burlona, facendosi cullare dalle note del lento che stavano ancora ballando.
-No, stavo pensando a come siamo simili.- Ammise Ikuto per poi continuare:
-Io ho i capelli argentati, mentre il tuo nome fa pensare alla “luna” argentata, non ti pare destino? Dovremmo collaborare.- Le disse Ikuto, cercando di convincerla della sua idea.
-Possiamo anche essere simili, ma abbiamo due concezioni diverse del nostro lavoro. Penso che non potremmo mai collaborare, almeno non nelle posizioni in cui ci troviamo .- Lo rimbeccò lei, incapace di pensare ad un accordo tra i due.
-Hai ragione. Il lavoro può rovinare tutto, in qualsiasi momento.- Disse Ikuto, inchinandosi a fine ballo e dicendole parole incomprensibili, almeno in quel momento. I due si allontanarono lasciando posto alle altre coppie che avevano intenzione di ballare, tra le quali, ancora piena di energie, si trovava la coppia di Tsugumi e Kid.
Stavano ballando in perfetta sincronia, guardandosi negli occhi, mandando dolci parole all’altro, senza dover dire niente.
-Spiegami una cosa. Hai detto di aver scelto il vestito per Luna, ma perché ne hai scelto uno così semplice?- Kid interruppe il silenzio creatosi, curioso della spiegazione.
-Cosa ti colpisce nel vestito?- Gli chiese a sua volta Tsugumi, facendo anche attenzione alla complicata sequenza di passi.
-Non vedo cosa c’entra, ma credo che sia il colore argentato.- Ammise Kid, lanciando uno sguardo veloce a Luna, che chiacchierava con Maka.
-Esatto. Ti sei fornito la spiegazione da solo.- Lo incitò la gatta nera.
-Credo di non capire.- Confessò Kid, confuso dalle parole della partner.
-Vedi, anche a me ha colpito il colore argentato del vestito, e ho subito pensato a Luna. L’argento è un colore inaspettato, sembra spento e comune, eppure può brillare più degli altri colori, un po’ come Luna.- Cercò di spiegare Tsugumi.
-Ma allora non era meglio comprarle un vestito tutto argentato, senza quel corpetto blu, ma più elaborato?- Chiese Kid, facendo fare a Tsugumi una giravolta.
-Il blu è un altro dei fattori che mi hanno influenzata. La “luna” splende argentata solo la notte, dove domina su un cielo blu scuro apparentemente comune. Penso che Luna rappresenti perfettamente quel momento. Lei ha in sé qualità comuni, sulle quali domani la sua personalità argentea. Sì, lei è argentea come la vera luna.- Tsugumi finì quell’esauriente spiegazione, mandando un’occhiata furtiva all’argentea ragazza di cui stavano parlando, e sorrise: aveva dato un soprannome alla ragazza, una cosa comune, ma che in quel momento aveva qualcosa di “argenteo”*.
La musica si arrestò sfumando in note più dolci, facendo intendere che fosse l’ora di dare spazio a nuove coppie. Tsugumi e Kid scesero dalla pista di malavoglia, facendo intendere che avrebbero continuato all’infinito, l’importante che fossero stati insieme.
-State davvero bene insieme.- Disse Maka, dando un’amichevole gomitata a Kid, che sembrava rinato.
-Questo è tutto merito della mia partner.- Azzardò Kid rosso in faccia, facendo arrossire anche Tsugumi.
-Voi potete anche essere belli, ma io e la mia fidanzata siamo divini.- Urlò Black*Star, sorprendendo la Spartoi che si girò verso la coppia.
-Ma come? Quando?- Chiese Maka, abbracciando Tsubaki rossa.
-Black*Star me l’ha chiesto durante un ballo.- Spiegò Tsubaki timida, colorandosi di rosso ad ogni parola.
-Mi pare ovvio. Un grande dio come me, ha bisogno della sua grande dea.- Black*Star urlò una seconda volta, attirando l’attenzione di tutti i presenti in sala, che si congratularono con i fidanzati. Ad un tratto, quel momento di gioia, venne infranto da delle frecce che, frantumando le finestre, si conficcarono nel pavimento della sala. Gli ospiti, consapevoli del pericolo, si lasciarono andare al panico mentre le coppie maestro e arma presenti in sala, si abilitavano per proteggere gli invitati.
-Che succede?- Urlò Luna, schivando una freccia che le sfregiò l’abito, tagliandone un pezzo vicino alla coscia. “Sarò più libera”, pensò sarcastica, tirando fuori la scatoletta che teneva nascosta sulla gamba e tramutandola in un’asta con la punta tagliente.
-Un attacco a sorpresa. Dobbiamo proteggere gli ospiti che non sono in grado di combattere. Dividiamoci in più gruppi.- Maka afferrò la sbarra di Soul, consigliando un piano di difesa che venne ben accettato. Luna guardò tutti mettersi in moto, rimanendo colpita dalla molteplicità di armi che si trovavano davanti a lei.
Vide le “truppe” dividersi in due gruppi: uno faceva uscire gli ospiti dalla sala, mentre l’altro si era appostato per proteggere le persone che non erano ancora uscite. Luna si aggregò al secondo gruppo, notando tra le persone Maka, Kid e Tsugumi.
-Combatti da sola?- Luna ebbe il tempo di porre quella domanda a Tsugumi, prima di difendersi da una freccia.
-Ovviamente, si imparano molte cose combattendo da soli, e poi è figo.- Le rispose Tsugumi, tramutando un braccio nella lama di un’alabarda, per rimandare indietro una freccia diretta verso Kid, che stava proteggendo un gruppo di signore.
Luna fece roteare la sua asta, creando così un piccolo scudo che protesse Maka, intenta nel liberare un signore che si era ritrovato bloccato da una freccia.
-Grazie Luna…- Maka, cercò di ringraziare l’argentea, ma si fermò notando che la ragazza correva verso il centro dell’attacco, dove un pezzo di soffitto si stava staccando. –Luna!- Cercò di richiamarla senza risultati, quindi pensò di raggiungerla, ma la sua strada venne bloccata da una freccia e da un pezzo di affresco, il quale si stava a poco a poco sgretolando.
-Maka, che stai facendo?- La ammonì Soul. –Luna se la caverà.- Le ricordò poi, per farsi impugnare con più determinazione.
-Hai ragione.- Maka assentì, tornando a proteggere la sua parte di sala, che stava crollando.
Nel frattempo, l’argentea stava correndo verso un punto imprecisato della sala, schivando macerie, mentre rimandava indietro delle frecce con la sua asta. Arrivò alla sua meta, buttandosi a terra e spingendo una bambina che, troppo spaventata, sarebbe rimasta schiacciata da una colonna che stava crollando. La bambina si riscosse timorosa, guardando verso la direzione di Luna, che era stata ferita dalle macerie della colonna.
-Sorellona!- La bambina si avvicinò all’argentea, ricevendo un sorriso in risposta.
-Sono contenta che stai bene.- Le disse, tossendo per colpa della polvere.
-Mi dispiace.- Sussurrò la bambina, sentendosi colpevole della ferita di Luna, che aveva posto sul fianco sinistro.
-Come ti chiami?- Chiese Luna, rialzandosi dolorante.
-Angelina.- Rispose la bambina, lasciando che Luna le asciugasse una lacrima.
-Bene, come vedi non mi sono fatta niente.- Iniziò a tranquillizzarla, scorgendo poi una figura a lei ben nota. –Sai Angelina, la mia amica Raf ti riporterà dalla mamma.- Disse Luna, facendo comparire lo spiritello, che portò la bambina al sicuro dai genitori, mentre Luna si dirigeva verso una figura ben nota.
-Se cerchi l’artefatto ce l’ho al collo.- Disse, cogliendo di sorpresa il ninja, che stava cercando qualcosa nella borsa dell’argentea.
-Beccato. Anzi, non hai visto la parte migliore della storia.- Le annunciò girandosi.
-E non la voglio vedere.- Gli disse l’argentea, attaccandolo con l’asta, cercando di colpire punti strategici. Ikuto, di rimando, colpì il fianco della ragazza, facendola piegare dal dolore.
-Ups, ti ho fatto male?- Le chiese con finta preoccupazione.
-Ti piacerebbe.- Sputò la ragazza, attaccandolo di nuovo e continuando a farlo.
Continuarono ad attaccarsi o a parare colpi, finchè Ikuto non bloccò l’asta di Luna, finendo per bloccare l’intero combattimento.
-Cosa intendevi fare?- La ragazza pose la domanda con disprezzo, incolpandolo del suo malumore. Quel ragazzo aveva rovinato la festa, aveva ferito un numero imprecisato di persone e aveva cercato di rubare la metà di manufatto appartenente a Luna. Ikuto ghignò, arretrando e portando le mani in alto, come per ammettere di essere colpevole.
-Ripeto la domanda: cosa intendevi fare?- Luna gli rivolse un altro sguardo colmo di sentimenti negativi, minacciandolo con la scatola che si era trasformata in pugnale. Era riuscita a fermarlo in un angolo, mentre gli ospiti uscivano aiutati dai maister, che non dovevano più fermare le frecce, che cessarono di arrivare. Luna guardò di nuovo il ragazzo: era trasformato nella sua forma di doki e indossava la divisa di ninja come la prima volta che si erano incontrati e, come la prima volta, lei stava provando una sensazione di disgusto vedendolo davanti ai suoi occhi.
-Eddai, è solo lavoro.- Disse Ikuto, rendendo la situazione stranamente ovvia.
-Al diavolo il lavoro. Tu e la BloodLand avete messo in pericolo svariate persone con questo attacco.- Luna gli rinfacciò l’accaduto, sperando di renderlo sensibile a ciò che stava accadendo.
-Non mi dirai che ti ho tradito.- Disse lui roteando gli occhi.
-Si può tradire solo in un rapporto di reciproca fiducia. E siamo sinceri, tra di noi non c’è mai stato un rapporto, tantomeno uno basato sulla fiducia.- Luna sprizzava rabbia da quelle parole, come se del veleno stesse colando dalle sillabe di quella frase. La ragazza mandò un’occhiata a Ikuto, il quale rabbrividì vedendo lo sguardo di lei. Era ormai abituato a qualsiasi emozione delle persone, persino l’odio non lo smuoveva, eppure quello sguardo trasportava qualcosa di nuovo, che lo sorprese e gli fece aprire gli occhi. Lo sguardo di Luna era nuovo, gli occhi erano dominati da una scintilla nuova, mai vista dal ragazzo e sorprendentemente spenta: era l’indifferenza. Luna non provava niente in quel momento. Troppe cose erano successe in quella sera e lei aveva capito una cosa: aveva fatto uno sbaglio a parlare in modo aperto con Ikuto Lo guardò un’altra volta con quello sguardo freddo, con il quale lui rabbrividì, prima che un esplosione non destò entrambi.
-Vedo che le frecce funzionano.- Ghignò Ikuto, facendo un salto felino, e liberandosi dalla posizione di svantaggio. Luna si girò verso di lui, vedendo che non c’era più nessuno nella sala e che le frecce avevano iniziato a prendere fuoco, come per magia.
L’argentea, ben presto, si trovò paralizzata dalla paura: non riusciva a sopportare il fuoco. Spalancò gli occhi, capendo di essere rimasta sola, mentre Ikuto cercava di avvicinarsi a qualche finestra che lo portasse su un balcone. L’argentea cercò di muoversi, ma gli arti non sottostettero ai suoi comandi. Si coprì la bocca con un braccio, iniziando a respirare male per il fumo, cadendo sulle ginocchia, e tremando, nonostante la sala ardeva nel fuoco. Aveva gli occhi socchiusi, eppure vedeva quelle lingue infuocate nitidamente, riconoscendo ogni singolo avvicinamento da parte dell’incendio.
Nel frattempo, Ikuto era riuscito a raggiungere il balcone, e si girò per vedere Luna, trovando uno spettacolo tremendo: la ragazza si era accasciata a terra in una pozza di sangue, tremante, singhiozzando, forse per la paura o per la mancanza di ossigeno.

Tutti i presenti al ballo erano usciti dalla scuola e si erano sistemati in uno dei giardini annessi alla costruzione, tutti tranne Luna e Ikuto.
-Dov’è la sorellona?- Angelina si era ritrovata con la madre, fuori dalla Shibusen, e ora stava strattonando il suo cappotto, cercando Luna titubante, guardando l’incendio che si propagava nella sala.
-Starà bene, tra poco sarà qui.- Maka si avvicinò alla bambina, ricordandosi di aver visto come essa veniva salvata da Luna. Le accarezzò la guancia sorridendo, vedendo poi scendere una lacrima, quando gli occhi della bambina rifletterono l’esplosione che si propagò dalla sala da ballo. La maister si girò verso la scuola, lasciando che gli occhi si colorassero di nuove sfumature: panico e paura.
-Maka!- Soul strattonò la sua partner, alla quale si avvicinò tutta la Spartoi.
-Non vedo nessuna anima.- Confessò Maka, sgranando gli occhi, come per accertarsi che essi non mentivano.
-Hai ragione.- Kid confermò ciò che Maka aveva detto, abbassando il capo.
-Non è possibile. Quella ragazza non si sarà data vinta.- Urlò Tsugumi, attirando l’attenzione di tutti.
-In condizioni normali no, ma lei è sempre stata terrorizzata dal fuoco.- Maka confessò le sue preoccupazioni, trattenendo una lacrima in bilico.
I presenti stettero a guardare in silenzio, trattenendo le emozioni, persino le persone che non la conoscevano, avevano avvertito la tristezza.
Ad un tratto, il silenzio venne infranto da alcuni passi e Maka si girò, avvertendo un’anima, e sentendosi sollevata.
-Luna!- Urlò, facendosi strada fra la folla e arrivando a un corpo accasciato sull’erba, ustionato in più parti del corpo, ferito ma tremante, e ciò la fece felice: Luna era viva. Una squadra di soccorso si occupò della ragazza, mentre Maka arretrava verso Kid:
-Confermami una cosa. Poco fa c’era un’altra anima, vero?- Chiese la maister convinta di non essersi sbagliata.
-Hai ragione. Ikuto non è così cattivo come pensavo.- Lo shinigami confermò la supposizione di Maka, mentre il vero dio della morte cercava si apprestava a spegnere l’incendio coi professori.

In un’altra parte della città, Ikuto si era ritrovato al cospetto del capo della BloodLand.
-Signora, credo che lavorerò per l’organizzazione ancora per un po’.- Ammise facendo un inchino, sperando di essere accettato. La signora ghignò compiaciuta, non venendo vista dal ragazzo che aveva il capo chino.
-Cosa ti ha fatto cambiare idea?- Chiese maliziosa, già consapevole della risposta.
-Oggi ho incontrato un sentimento diverso da quelli conosciuti. Non penso di poter cambiare finché esso è presente.- Confessò Ikuto, consapevole di non poter mentire a quella persona. I suoi servigi vennero accettati, e Ikuto si congedò, uscendo da quella sala.
-Vedo che le mie frecce non hanno ferito solo quella ragazza.- Una voce maliziosa sibilò da un angolo poco illuminato del corridoio, facendo notare a Ikuto la scottatura che aveva sul braccio.
-Devo ammettere che in questo sei stata brava, Roxy.- Rispose Ikuto, pressando il nome della ragazza, come se schiacciando quel nome, potesse fare altrettanto con la ragazza. Roxy uscì dall’oscurità lanciando della fasce a Ikuto:
-Vedi di abituarti alle mie magie, perché non rimedierò più ai danni che ti procuri.- La ragzza si allontanò salutandolo con un gesto freddo della mano.
-Dannata strega.- Imprecò il ragazzo, sistemando le ferite e scomparendo nel buio.

 

Angolo autrice
*per chi non avesse capito, ho usato quella parola per dire che il soprannome era speciale, come speciale è l’argento secondo Tsutsu.*
Ed eccomi qua, alle 00:15 a pubblicare un nuovo cappy. Mi volevo liberare di questo coso che mi ha creato non pochi problemi, Siate clementi e perdonate eventuali errori, perché, come ho detto, l’ho scritto darti, e stanca XD.
Che i colori della vostra anima siano sempre luminosi.
Ayano01
P.s: nel prossimo capitolo aggiungerò Un’immagine di Tsugumi e Luna, insieme ad una del ballo U.U

   
 
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