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Autore: Rox the Fox    31/03/2015    3 recensioni
Il timore che era annidato nella mia anima era sparito quando lui, con un sorriso, mi aveva gentilmente indicato la tasca del suo logoro cappotto. Ed io, incuriosita, vi avevo frugato dentro, trovandovi una caramella dalla carta gialla. Una caramella al limone. La potevo tenere, la potevo mangiare, eppure non volevo farlo. Era come un regalo prezioso ed io vi tenevo tantissimo.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Garry, Ib
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
Riflesso
 
Con gli occhi ancora lucidi, Ib osservò attentamente gli occhi azzurri del principe, non più addormentato. Erano fermi, fissi di lei. Nient’altro che piccole macchie di colore che emanavano un’intensità indescrivibile. Si guardò attorno, notando altre persone attorno a lei, che osservavano il dipinto, totalmente rapite. Possibile che non avessero notato nulla? Fece un piccolo passo in avanti, tenendo appena la mano. Si inumidì le labbra con la lingua, mentre, quasi senza rendersene conto, le sue dita si ritrovarono a sfiorare la tela. L’allarme suonò, ma le parve tutto così distante. Tutto terribilmente distante. Chiuse gli occhi, mentre i suoni le giungevano ovattati, irreali. Li aprì e si rese conto che il silenzio regnava. Sussultò, indietreggiando, notando che qualcosa non andava. Il soggetto del dipinto non era più lì. La tela era bianca e ciò fece sentire a disagio la ragazza. E finalmente spostò gli occhi rossi.
Dove sono finiti tutti?
Un lungo corridoio si stagliava davanti a lei, rosso, con vari dipinti ai lati, appesi. Era in una galleria, ma non quella dove si trovava fino a poco prima. Respirò piano, mentre una strana sensazione vagava dentro il suo stomaco. Quel luogo le era decisamente famigliare, ma non ne comprendeva il motivo. Si ritrovò a camminare, poggiando una mano sul muro rosso e rugoso, accarezzandone la superficie. Girò il capo quel tanto per osservare la parete opposta, dove vari dipinti erano posti, inquietanti. La ragazza ebbe un sussulto quando non sentì più il marmo sotto il palmo, ma… legno? Una porta. Una porta blu, alta almeno due metri era inserita nel muro, solitaria. Che fare, se non aprirla? Si ritrovò in una stanza scura, ma con ai lati delle deliziosi statue di coniglietti di colori variopinti. Sorrise, fino a che un inquietante rumore di vetri rotti non la fece spaventare e voltare. Ib urlò.
Ciò che le si parava di fronte era impossibile, eppure era proprio davanti ai suoi occhi. Una donna che fuoriusciva da una cornice dorata stava strisciando a terra, verso di lei. Il panico si impossessò di Ib e la giovane indietreggiò, tremando, mentre la strana creatura si avvicinava pericolosamente, sempre di più. La castana diede un’occhiata in giro, per studiare eventuali vie di fuga e decise di aggirare il mostro grazie alle varie teche che ospitavano i coniglietti di pietra. Per sua immensa fortuna vi riuscì, chiudendo la creatura dentro la stanza, ringhiante ed aggressiva. Cercò di calmarsi, per regolarizzare il respiro.
Fu solo dopo qualche istante che concentrò lo sguardo attorno a lei. Quello non era più il corridoio iniziale, ma un’altra stanza, ampia, con altre porte che si disponevano in modo simmetrico.
Sono morta. Mi trovo all’inferno e dovrò scappare per l’eternità da quel mostro. Ma… come è successo?
Mille pensieri affollarono la sua giovane mente, mentre avanzava verso il centro della stanza, visto che in essa non vi era nulla. Si fermò quando vide la porta centrale aprirsi. Indietreggiò, ormai consapevole dei pericoli nascosti in quel luogo strano. Rimase a bocca aperta e per un attimo pensò di essere finita in un sogno. Una bambina di nove anni era ferma davanti a lei, lo sguardo serio, i vestiti ordinati e la pelle bianca.
« Non è possibile… » mormorò Ib.
Gli occhi rossi della piccola erano puntati su di lei, indagatori, diffidenti. Quel rosso non poteva che appartenere a lei. La bambina si avvicinò e Ib si chinò su quella che un volta era lei, quando l’innocenza era ancora sua, quando il mondo sembrava ancora colorato e pieno di speranza. Carezzò il viso della piccola sé stessa e constatò quanto liscia fosse quella pelle, come se fosse vera. Eppure notò anche qualcos’altro. L’odore che emanava era strano. Era olio di lino. Schiuse leggermente le labbra, per chiederle qualcosa, ma non ne ebbe il tempo.
« Seguimi senza fare domande. Il principe ti sta aspettando. »
Ib sussultò, spaventata, ma decise di fidarsi di sé stessa.
 
Seduto su un trono fatto di rose blu e spine, il giovane principe dormiva, con il capo reclinato leggermente all’indietro, il respiro flebile e quasi inesistente. Dormiva, dormiva ormai da lungo tempo, ininterrottamente, in quel mondo ormai dimenticato.
È arrivata
Il bel principe aprì gli occhi azzurri lentamente, quasi come se la voce avesse pronunciato parole magiche, in grado di spezzare l’incantesimo di cui era vittima. Davanti a lui si stagliava un esercito di piccole bambole di stoffa blu, dai capelli neri e gli occhi grandi e magenta. Le osservò a lungo, mentre quelle lo fissavano, imperterrite.
« Lei è qui? Davvero? È tanto tempo che aspetto… » mormorò il bel principe, mostrando un sorriso flebile, ma compiaciuto. Si alzò dallo scranno, barcollando un po’, ma riuscendo comunque a mantenersi in piedi. Rise. Rise come un matto o, forse, come un bambino che aveva appena trovato un nuovo giocattolo con cui divertirsi.





Note dell'autrice: Sì, sì, lo so... sono una persona orribile. Sono anni che non aggiorno questa fanfiction, nonostante non l'avessi abbandonata. Sono successe tante cose e finalmente ecco un altro, piccolo capitolo. Spero che possa piacere comunque. Ringrazio anticipamente chiunque recensirà o leggerà!
   
 
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