Fanfic su artisti musicali > Arctic Monkeys
Segui la storia  |       
Autore: Christa Mason    06/04/2015    2 recensioni
Dieci anni dopo lo scioglimento degli Arctic Monkeys.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alex Turner
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Riassunto delle puntate precedenti. Alex Turner rilascia un’intervista, la prima dopo 10 anni dallo scioglimento degli Arctic Monkeys, in cui dichiara di voler tornare a suonare. Miles, con cui Alex divide da qualche anno un appartamento a Manchester, disapprova. 




Uno studio di registrazione. Scopro improvvisamente di aver sentito la mancanza di quest’odore, di tutto questo in realtà, di tutti gli strani e tristi materiali che assorbono i suoni. Mi sento come questa moquette che sto calpestando, una dannata spugna. 
  “Sei pronto, Alex?” mi dice Miles da dietro il mixer, al di là del vetro. Parla con me accendendo un microfono e la sua voce risuona in questo studio come fosse la voce di Dio. 
  Oh vaffanculo, Miles. Mi sta addosso come una vecchia suocera, teme che io possa avere un crollo, lanciare la mia chitarra contro queste morbide pareti, urlare contro tutti bere disperatamente e lasciarmi poi andare a un pianto catartico, senza riuscire a registrare neanche una nota. Non che non possa succedere, non che non sia già successo solo… Fidati di me una cazzo di volta, Miles.
  “Prontissimo.” 
   Sono seduto su uno sgabello, una chitarra acustica vibrante tra le mani.
  “Non vuoi provare qualcosa prima di registrare?”
  “No, fanculo, sono pronto.”
  Miles si appoggia al bancone, esausto. Non abbiamo neanche cominciato a discutere che già sente il peso delle parole che sta per dire. 
  “Alex…” comincia con quel suo tipico tono, irritante e paterno. Alex, vorrebbe dire, prova questa cazzo di canzone una volta, una volta sola, poi la registriamo. Dimostrami di avercela una canzone, almeno. 
  “Miles…” lo interrompo prima che possa dire qualsiasi cosa, imitando il suo tono. Se solo non mi sentissi isolato e protetto da quel vetro, probabilmente mi prenderei a schiaffi da solo. Miles mi guarda, sostengo il suo sguardo.
  “Ah… lascia perdere, Alex.” dice. Si alza e se ne va. 
  Rimango qualche attimo lì seduto, silenzioso e inosservato in un grande studio completamente vuoto. Parte il mio ginocchio nervoso. Forse dovrei aspettare che Miles torni, non lo faccio. Lascio cadere la mia chitarra, esco. 
  Lo trovo che fuma instabile nel vicolo di mattoni sul retro dello studio. 
  “Miles…” gli dico, senza l’aggressività passiva e canzonatoria con cui avevo pronunciato il suo nome prima. 
  “Non ce l’hai una canzone, non è vero?”
  “No.”
  “Perchè mi stai facendo perdere tempo, Alex? Ti ho concesso una giornata in studio… Hai promesso alla Domino un demo e non hai niente. Assolutamente niente.”
  “Pensavo di poter semplicemente…” esito. 
  “Cosa Alex?” 
  “Di poter, sai… farlo spontaneamente. Registrare una canzone nel momento stesso in cui nasce.”
  “Non funziona così, Alex.” conclude, lascia cadere la sua sigaretta al suolo. Mi guarda. “Non ce la fai proprio a rendermi la vita meno difficile, vero?”
  “Suppongo di no.” gli metto una mano sulla spalla. Si scosta non permettendomi nessun contatto. Tipico di Miles e delle distanze da persona del tutto responsabile. Aspira dalla sua sigaretta. Ci guardiamo. Miles sorride appena, un sorriso che non riesco a decifrare, come liberatorio, canzonatorio, di sfida. Penso che forse siamo dei coglioni, entrambi, e potremmo anche lasciar perdere tutto, tornare alla nostro appartamento disordinato e all’otium dispersivo di chi ha fatto abbastanza soldi da non dover pensare a niente di veramente serio per anni.
  Penso queste cose mentre Miles mi tira un pugno. Improvviso. Mi trattengo la mandibola mentre lo guardo incredulo. Mi freme un sopracciglio mentre penso che vorrei picchiarlo. 
  “Dai, fallo Alex.” mi dice, getta la sigaretta contro il muro di mattoni alle mie spalle.
  “Cosa?” sbotto io. “Cosa cazzo dovrei fare?”
  “Ah, fanculo.”
  Mi tira un altro pugno che mi coglie nuovamente impreparato. Non assomiglia per niente alle inutili risse da liceo che mi conquistavano i soleggiati pomeriggi di Sheffield, un secondo pungo di Miles è qualcosa di inaspettatamente intenso e significativo, qualcosa che non smetterà mai di farmi male. Infine ricambio, con una cattiveria che mi sorprende provare per Miles. Miles cade per terra, raccogliendo il sangue che gli esce dal naso. Lo squadro mentre pietoso si rialza. Sono stato davvero io a fargli questo? Siamo stati capaci di farci del male? E perché lo stiamo facendo?
 Siamo ridicoli, così ridicoli. Continua la nostra rissa da quindicenni che non avevamo mai avuto modo di attuare. Le nostre unghie ci graffiano, le nostre nocche rientrano e del sangue cola dalla mia tempia. Siamo in un vicolo di mattoni, praticamente quarantenni, a picchiarci per un motivo che dovremmo chiarire non appena ci fermiamo. Mi colpisce l’orecchio, perdo l’equilibrio. Cado. Ondeggio appena per rialzarmi, ma l’orecchio mi fischia, cado di nuovo. Tutto s’annebbia per un attimo. Scuoto la testa cercando di riprendermi. Miles deve capire di avermi fatto male sul serio perché smette di accanirsi, e con cura paterna mi afferra un braccio, facendomi rialzare.
  Ci appoggiamo al muro, silenziosi. Miles mi porge una sigaretta. Ci ritroviamo a fumare silenziosi fissandoci, insanguinati ed esausti. 
  “Avremmo finito per litigare in modo adulto e responsabile.” dice Miles.
  “Mi avresti detto che sono un immaturo, e poi non ci saremmo più parlati.”
  “Sei un bastardo, Alex. Ma voglio continuare a parlarti.”
  “Per questo mi hai tirato un pugno?”
  “Abbiamo evitato di litigare in modo adulto e responsabile.”  
  “Hai ragione.”
  “Stai bene?”
  “Bene, sì.”
  “Ok.”
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Arctic Monkeys / Vai alla pagina dell'autore: Christa Mason