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Autore: ToscaSam    07/04/2015    5 recensioni
importantissimo!
Questo è il primo capitolo di quella che vuole essere una gigantesca fanfiction, regalo per le mie più care amiche.[...]. In secondo luogo, sarà un percorso attraverso i libri di Harry Potter, solo da un’altra prospettiva, un po’ meno in luce. Il punto di vista sarà quello di studentesse “normali”, che non hanno a che fare niente con le vicende eclatanti che gravitano attorno al trio protagonista della serie.
Vorrei specificare che cercherò di essere più fedele possibile ai romanzi, nel senso che leggerò accuratamente e riporterò in chiave personalizzata tutti i momenti “generali” presenti nei libri. Voglio dire che quando si nominerà “la Sala Grande gremita di studenti”, probabilmente i miei personaggi saranno lì presenti, o che quando si parlerà di “partite di Quidditch” le mie protagoniste si uniranno al resto della scuola per fare il tifo. [...]
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nate Babbane (OLD VERSION)'
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La fine
 
Joe se ne stava lì, impaziente e impreparato ad affrontare la situazione.
La sua figura aggressiva strideva con quell’atteggiamento schivo.
Gli si leggeva chiaro in faccia che non sapeva come gestire la circostanza.
I suoi occhi continuavano a fissare Valentina e la Foresta, alternativamente.
Nei dintorni si sentiva ancora il vociare di qualche studente, il che significava che il banchetto che precedeva la terza e ultima prova del Torneo Tremaghi non era ancora iniziato.
 
« Quel che importa, alla fine, è che il Lugano sia salvo. Giusto?»
Disse Joe, dopo aver pensato a lungo.
Si trovava dinnanzi a quelli che erano solo dei ragazzi, dopotutto. Erano tanti, uno era il doppio di lui, ma alla fin fine erano sempre degli scolari. Probabilmente aveva pensato che sarebbe bastato poco a raggirarli.
« No, per nulla» gli rispose Antòn.
Era così spaventoso che anche le ragazze non osavano intervenire, nemmeno Laura.
Valentina non la smetteva di guardare Joe, dritto negli occhi. Il fatto che lui temesse qualcosa le aveva dato una grande forza.
Si sentiva in grado di affrontarlo.
Antòn riprese: « Sei tu quello che continuava minacce dopo che noi ti ha detto che tuo stupido drago è ormai salvo. Che altro hai da rimproverare? Non dici niente? Ti facciamo paura?».
« Senti. Stai calmo. Ho deciso che invece va bene così».
Persino un bambino avrebbe notato il tono nervoso di quella voce, che avrebbe potuto suonare autoritaria in qualunque altro momento.
« Cosa va bene?» insistette Antòn, duro.
« Il drago è nato, è nella foresta, tutto è bene quel che finisce bene»
« Allora che scopo ha questa nostra riunione?»
« Ragazzo …» si poteva quasi trovare buffo che Joe chiamasse “ragazzo” uno della portata del bulgaro: « … Non volevo parlare con te, diciamocelo. Ero qui per lei, ma viste le vostre attitudini violente, meglio che mi faccia da parte. Sono uno che sa dove sta la giusta via mentre voi mi sembrate propensi solo a uno scontro …»
Valentina, vedendosi chiamata in causa, si gonfiò come un tacchino e sputò tutto d’un fiato:
« Cosa?! Noi siamo violenti?! E quelle nella tua lettera cos’erano? Minacce o biscottini?!». Se non ci fosse stata Irene a tenerla per un braccio, si sarebbe forse lanciata per fare a cazzotti (il che non le sarebbe proprio convenuto, visto che Joe non era proprio un fiorellino).
Joe si rivolse a lei con ferocia e il suo sguardo evitò accortamente quello di Antòn:
« Ah, ecco la signorina che vuole fare la Guardadraghi! Ti sei divertita a fare la piccola allevatrice? Ti senti pronta per il lavoro sul campo, immagino, adesso! Fai poco la spiritosa, che appena salgo al castello ti denuncerò a Silente come prima cosa!»
In uno scoppio di offese e grida da parte del gruppetto, Antòn afferrò Joe per la maglia e lo agganciò al tronco dell’albero.
« Dove è tua squadra speciale di Ministero, idiota, eh? Perché tu non arresta noi tutti quanti adesso?  Siamo noi quelli che possono denunciare te e tu quello che deve sentirsi in pericolo! Trafficare uova di drago è illegale! Anche mura di castello lo sanno!»
E sputò per terra.
« Levami le mani di dosso, bestia da traino bulgara! E non parlare di cose che non sai!»
« Antòn … Antòn, lascialo andare. Davvero, così passiamo dalla parte del torto»
La vocina pacata di Laura era spuntata al fianco dell’amico.
« Lasciami stare, lui si merita questo!»
« Si, lo so. Però è meglio che …»
« Ho detto che lui si merita questo!»
« Oh e va bene. Ammazzalo e seppelliscilo da solo. Andiamo via, ragazze»
E girò i tacchi, trascinandosi dietro Valentina, sperando che le altre la seguissero.
Nei cinque secondi di stupore generale che seguirono, Laura aveva fatto si e no tre passi, quando Antòn decise di darle retta.
Sospirò e lasciò scendere Joe, che si mise alla frenetica ricerca della sua bacchetta.
« Mi dispiace, Laura. Io ha perso un po’ la testa. Ma i bugiardi ipocriti mi fanno diventare pazzo».
Laura riportò Valentina – ancora sconvolta – al suo posto, e lanciò un sorriso caldo ad Antòn.
Joe aveva intanto sfoderato la bacchetta e pareva sentirsi molto più sicuro.
« Io direi che non abbiamo altro da dirci. Nessuno denuncerà nessuno … siamo d’accordo»
« Siamo d’accordo un cavolo» protestò Valentina, dalla sua postazione prominente all’interno del gruppetto.
« Tralasciando il fatto che mi hai insultata più di una volta. Credo che io non me la senta di non denunciarti alle autorità se tu prima non mi dirai che cosa volevi fare stasera e come mai ti sei permesso di perdere quell’uovo a Hogsmeade».
 Pur essendo tutte delle ragazzine, erano minacciose. Antòn nella sua ritrovata calma rappresentava un potenziale di violenza temibile. Anche François, con la bacchetta alla mano, poteva considerarsi un degno avversario.
Joe fece un mezzo sorriso: « Si, anche io ho una tempra un po’ burrascosa. Avevo solo idea di farti una bella lavata di capo, ragazzina. Rubare un uovo di drago è molto peggio che trasportarlo per lavoro. Avevo un sacco di consegne da fare, di molti generi. Diciamo che quell’uovo in particolare mi è caduto per una maledetta sfortuna».
Appena ebbe finito di parlare, dalla Foresta alle sue spalle si udì uno scalpiccio di zoccoli e terra battuta. Qualche fronda si mosse. Sotto lo sguardo esterrefatto delle ragazze di Hogwarts e quello terrorizzato di Joe, comparve la figura stagliata, alta, pallida e bionda del Centauro Fiorenzo.
La sua voce penetrante era mistica, come sempre, anche se si poteva ben giurare di udire una sfumatura minacciosa.
« Non dovrei intervenire, Jonathan Blusvich. Marte non è in una buona posizione. Ma tu menti. E questo è male per te, per i Centauri, per la Foresta e per Marte».
 Joe dette le spalle al gruppetto e stavolta arretrò in sua direzione, visto che voleva tenersi lontano dall’abitante della Foresta.
« Su, su … non mento. È la verità, dopotutto. Non è finito tutto come desideravamo? Perché far caso a certi dettagli? Oramai è tutto concluso …»
« Umano. Il fato ha compiuto il suo corso perché è così che funziona. La tua misera parte in questo teatro è stata solo ala volta della vergogna. Plutone è molto lontano dalla Terra, questa sera».
Di frasi incomprensibili, le ragazze avevano creduto di averne già sentite (a scuola, specialmente durante le ore di Pozioni e Trasfigurazione), ma quelle superavano ogni limite.
Nessuna di loro si sentiva in grado di intervenire: né Valentina, che rivendicava il ruolo di protagonista per la vicenda dell’uovo di drago, né Samantha, che era in rapporti amichevoli con il Centauro.
Joe si era allontanato così tanto che pareva far parte della loro comitiva.
« Ascolta, amico mio …»
« Noi non siamo tuoi amici, umano. Nemmeno io che mi sforzo di comprendere la vostra razza meschina, che disprezza le stelle e il volere delle forze della Natura. Tu hai volutamente abbandonato quell’uovo. L’hai fatto perché volevi che noi Centauri ti cercassimo, ti pregassimo, e magari ti offrissimo un prezzo in quel dio che voi venerate: il denaro! Speravi di guadagnarci, da quest’affare. Speravi di sparire, di andartene, di aver intascato dei soldi per un drago che oramai era perduto. Sapevi che i Centauri non abbandonano la Foresta e che non ti sarebbero venuti a cercare. Ma tu dimenticavi la forza del destino, umano. Plutone è molto distante dalla Terra, questa sera».
Joe iniziò a sudare freddo e balbettò qualcosa tipo: “è tutto concluso … avete il Lugano … gli altri verranno? …”.
« Solo io mi rivolgo a te da pari a pari, abbassandomi al tuo livello. I miei compagni di branco mi hanno avvertito che se fossero venuti ti avrebbero ucciso per il tuo tradimento. Non verranno stasera, Marte non è in una bella posizione».
 
« Fatemi capire bene …»
Dara prese improvvisamente la parola, facendo sobbalzare Joe, che si rese conto di quanto fosse vicino al gruppetto di studenti e si allontanò di qualche passo.
François le mise una mano sulla spalla, per darle manforte qualunque cosa avesse voluto dire.
Dara continuò:
« … Voi avevate un accordo? Nel senso che l’uovo doveva essere consegnato ai Centauri di questa Foresta? Voglio dire ... abbiamo quindi messo il drago esattamente dove doveva stare?»
Il silenzio che seguì era carico di risposte: Joe inspirava profondamente con le narici dilatate, come se si sentisse così minacciato da pensare a una fuga; Caciocavallo guardò la ragazza di Corvonero con i suoi occhi chiari e brillanti, senza però dire si o no.
Era comunque una palese verità.
« Quindi Esmeralda è a casa? È qui che doveva andare?» fece Valentina, le cui guance si tinsero di rosso vivo.
« Abbiamo partecipato al corso del destino?» chiese Samantha a Fiorenzo, emozionata.
Il Centauro rispose: « Vi ho sempre detto, puledre, che il destino si sarebbe compiuto anche con la vostra intromissione.».
Questa fu la sua ultima parola, dopodiché si ritirò nel folto della Foresta.
 
« Vogliamo sapere perché i Centauri ti hanno chiesto un uovo di Lugano!» Esclamò Alice in direzione di Joe.
« Fatti gli affari tuoi, ragazzina. Mi pare che si siano dette anche troppe cose, stasera» rispose quello, stizzito. Senza Centauri minacciosi nei dintorni pareva aver ritrovato la sua voglia di fare lo sbruffone.
« Non so se sai cosa sono le Banshee, Jonathan …» disse d’un tratto Bianca, con un sorriso malevolo e una strana luce negli occhi: « … hai presente? Quelle simpatiche creature delle paludi che mangiano i bei ragazzi. Ecco, io sono metà Banshee. E stamattina dovevo prendere la pozione che lenisce il mio istinto, ma ops … non l’ho bevuta».
Joe stava per ribattere, quando quello che era stato un leggero vociare – la maggior parte di loro aveva ignorato – divenne il chiaro segno di un’intrusione.
Due ragazzini stavano parlottando fra sé e si erano spinti fin sul limitare della Foresta, dove si era tenuta quella simpatica riunione.
Quando si resero conto di aver interrotto qualcosa, impallidirono.
« Venite un attimo qui, voi due!» Gridò Bianca, sempre sorridendo.
I fratelli Canon – poiché si trattava di loro – si avvicinarono coraggiosamente, anche se dalle loro espressioni si capiva benissimo che avrebbero pagato tutto l’oro del mondo per essere altrove.
« Dite un po’, vi faccio così paura io?»
Quelli fremettero. Si guardarono negli occhi e risposero con voce tremula: « Un po’ …»
« E perché mai?»
« Perché sei una Banshee! Stia molto attento, signore!» dissero con foga, poi fuggirono a gambe levate.
 
**
 
Quella sera al banchetto c’erano molte più portate del solito.
« Che storia, quel Joe …»  disse Sara, servendosi della seconda porzione di pasticcio di rognone.
« Chissà qual è la minaccia che temono i Centauri» le rispose Samantha, che aveva nel piatto uno sformato di carote, fumante.
« Se non lo sai te  che sei tutta pappa e cicci con loro! Ad ogni modo, richiedere un Lugano da usare come protettore a uno stupido del calibro di Joe dev’essere un po’ da sconsiderati» riprese la ragazzina coi capelli rossi, prendendo una lunga sorsata d’acqua dal calice.
« Magari era l’unico deficiente che avrebbe accettato a lavorare di contrabbando. Fatto sta che Antòn si è vinto una medaglia, per come ha trattato Joe» ridacchiò Samantha, ripensando alla scena finale in cui Antòn mostrava il bicipite al Guardadraghi, dicendogli “mi sa che qui qualcuno deve chiedere delle scuse”.
 
Mentre il soffitto incantato sopra le loro teste cominciava a sbiadire dall’azzurro a un violetto fosco, il Preside Silente si alzò al tavolo dei professori e subito cadde il silenzio.
Le otto teste delle studentesse più quelle di Antòn e François, più quella di Tegamina e di tutti gli altri studenti della scuola di Hogwarts, si alzarono per ascoltre.
«Signore e signori, tra cinque minuti vi chiederò di scendere al campo di Quidditch per la terza e ultima prova del Torneo Tremaghi. I campioni vogliano per favore seguire il signor Bagman giù allo stadio, adesso».
Harry Potter si alzò dal tavolo dei Grifondoro.  Tutta la Casa lo applaudì e così fecero anche Samantha e Sara, sospirando.
Dal tavolo di Tassorosso, immerso in un bagno di esulti ed applausi, si alzò Cedric Diggory.
Irene non poté fare a meno di notare che nervoso e sorridente com’era, era proprio carino.
Anche Tegamina applaudì a suo modo, rimbalzando su una pentola di minestrone.
Dal tavolo di Corvonero fece la sua entusiasmante figura Flaur Delacour, che si diresse fuori con graziose piroette.
Alice applaudì educatamente, Dara disse una parola che nemmeno si poteva credere che esistesse davvero, da quanto suonava offensiva. In ogni caso, nessuno la udì, visto che gli applausi erano fragorosi.
Anche per Krum fu una gran festa.
Laura aveva tirato fuori la sua sciarpa della Bulgaria dalla borsa e se l’era messa al collo, gioendo con furore.
Valentina e Bianca si unirono al tifo degli studenti di Durmstrang.
 
Gli studenti sciamarono allegramente in direzione dello stadio.
Entrarono dunque nel campo di Quidditch, che ormai era del tutto irriconoscibile. Una siepe alta sei metri correva per tutto il suo perimetro. L’ingresso dell’enorme labirinto era buio e sinistro.
L’aria si riempì di voci eccitate e dello scalpiccio di innumerevoli piedi mentre centinaia di studenti riempivano le tribune. Il cielo era di un intenso, limpido azzurro, e cominciavano a spuntare le prime stelle.
Quando tutto fu al suo posto e i campioni si furono sistemati per la partenza, la voce del solito Ludo Bagman risuonò amplificata:
«Signore e signori, sta per cominciare la terza prova del Torneo Tremaghi, la prova finale! Permettete che vi ricordi la situazione del punteggio! Al primo posto, alla pari, con ottantacinque punti ciascuno… il signor Cedric Diggory e il signor Harry Potter, entrambi della Scuola di Hogwarts!»
 Le grida e gli applausi fecero alzare in volo nel cielo sempre più scuro gli uccelli appollaiati sugli alberi della Foresta Proibita.
(Chissà se Esmeralda riusciva a sentire tutto quel fragore, pensò Valentina)
 «Al secondo posto, con ottanta punti… il signor Viktor Krum, dell’Istituto Durmstrang!»
Altri applausi.
«E al terzo posto … Mademoiselle Fleur Delacour, dell’Accademia di Beauxbatons!»
Fra i deboli applausi provenienti più che altro dagli studenti dell’Accademia Francese, si poté distinguere un:
« Ma dove vai?! Dove l’hai lasciata la gonnellina? Ti si brucia anche questa! Cos’è, ti stava meglio questo colore? Ma vai a mangiare dell’altro formaggio grasso, vai! Diventa cicciona, brutta e perdi la prova! Chi è al quarto posto, scusa? Oh! Tu!»
Dara si dimenava sulla sua postazione, sghignazzando con poco ritegno.
« François, le dici qualcosa, per favore?» disse Bianca, voltandosi verso il ragazzo francese. Quello sospirò e fece cenno di no con il capo, poi le bisbigliò: « Melio che non dica nionte. Credo che non vorrebbe que je fascesse il tifo puor la mia scuola. Melio fingere che anche io fascio tifo per Hoguàrs».
Laura invece non lasciava dubbi sulla direzione del suo tifo: la sua sgargiante sciarpa della Bulgaria era ben visibile sopra la divisa nera di Hogwarts.
Antòn era visibilmente contento.
 
La prova si prospettava noiosa come la precedente, se non che accaddero cose un po’ strane ad un certo punto.
Fleur e Krum furono i primi ad uscire e ad essere mandati di filato in infermeria, senza nemmeno proferire parola.
Era calato un brutto silenzio, da quando una barella aveva trasportato Krum palesemente Schiantato.
Gli studenti stranieri bisbigliavano fastidiosamente e lanciavano occhiatacce agli inglesi.
La serata era inoltrata e la prova stava durando più del necessario.
 
« Ma che stanno facendo lì dentro, Potter e Diggory? Si sposano?» disse Dara, ormai stanca di inveire su Fleur Delacour.
« È una noia mortale» concordò Samantha, abbandonandosi  sul seggiolino.
« Secondo voi dov’è seduto Joe?» chiese Valentina, per risvegliare un qualche discorso interessante.
« Tsé … secondo me se n’è andato. Aveva una fifa laida » ridacchiò Bianca, giocherellando col suo distintivo di Serpeverde.
« Ma non c’è un limite di tempo? Se nessuno dei due riesce a trovare la Coppa?» Chiese Irene, che iniziava ad avere un po’ di freddo anche se era giugno.
Tegamina le si era addormentata in spalla e il suo respiro la faceva gonfiare e sgonfiare lievemente.
« Mamma mia, speriamo che arrivi presto. Franz, mi presti la tua sciarpa, se non la usi?» esclamò Alice, sorridendo.
Dopo la causa comune contro Joe aveva deciso che esistevano persone più antipatiche di François, così si stava sforzando di fare pace.
Fu proprio mentre il giovane francese ricambiava il sorriso e passava la sciarpa ad Alice che si udì un rumore, poi un crepitio di applausi.
Istintivamente, tutte e otto le ragazze guardarono con  un gran sospiro di sollievo verso l’entrata del labirinto.
« Uh! Ma sono tutti e due! Hanno vinto insieme!» Esultò Sara.
« Ha vinto Hogwarts, yu-hu!» canticchiarono Valentina e Irene, abbracciandosi. Tegamina si svegliò di soprassalto.
« Siamo i migliori ragazzi!»
« Ma Potter cosa sta facendo lì …?»
« No, bimbe, c’è qualcosa di strano»
« È Diggory. Ma è stato Schiantato, anche lui?»
« Oddio. Bimbe, bimbe, è morto»
« È morto?»
« È morto!».
Qualcuno iniziò a strillare e nella confusione ci furono molti gridi, schiamazzi, urli, lacrime e parapiglia.
Dara singhiozzava sul petto di François, Samantha aveva la nausea e stava per svenire, Valentina gridava cose a caso, Irene era ammutolita con gli occhi sgranati, Sara, Laura e Alice piangevano aggrappate ad Antòn e Bianca si metteva le mani nei
capelli.
 
**
 
Il banchetto di addio, quell’anno, fu tremendo.
Quando entrarono nella Sala, le otto ragazze più i loro amici di Durmstrang e Beauxbatosn, videro subito che mancavano le consuete decorazioni.
La Sala Grande di solito era addobbata con i colori della casa vincitrice in occasione della festa di fine anno. Quella sera, invece, c’erano stendardi neri sulla parete dietro il tavolo degli insegnanti.
 
 «Siamo alla fine» esordì il Professor Silente, facendo scorrere lo sguardo su tutti gli studenti lì riuniti «di un altro anno».
 Fece una pausa, e i suoi occhi si posarono sul tavolo di Tassorosso. Il loro era il tavolo più taciturno già da prima che Silente si alzasse, e i loro volti erano anche i più tristi e pallidi della Sala.  Irene aveva le occhiaie livide, come tutti i suoi compagni.
 
«Ci sono molte cose che vorrei dire a tutti voi stasera» disse Silente, «ma prima di tutto devo ricordare la perdita di una persona molto bella, che dovrebbe essere seduta qui» — e fece un gesto verso il tavolo di Tassorosso — «a godersi il Banchetto con noi. Vorrei che tutti voi, per favore, vi alzaste e brindaste a Cedric Diggory».
Obbedirono tutti; le panche grattarono per terra mentre tutti in Sala si alzavano e levavano i calici e ripetevano, in un solo, cupo rombo: «A Cedric Diggory».
 «Cedric era una persona che riuniva in sé molte delle qualità che distinguono la casa di Tassorosso» riprese Silente, mentre Irene così come altri della sua Casa iniziarono a lacrimare.
 «Era un amico buono e fedele, un gran lavoratore, credeva nel gioco leale. La sua morte ha toccato tutti voi, che lo conosceste o no. Credo che abbiate il diritto, dunque, di sapere esattamente com’è successo.
«Cedric Diggory è stato assassinato da Voldemort».
Un sussurro terrorizzato spazzò la Sala Grande. Tutti fissarono Silente increduli e atterriti. Lui rimase perfettamente calmo a guardarli confabulare, e poi tacere di nuovo.
«Il Ministero della Magia» riprese Silente, «non vorrebbe che ve lo dicessi. È possibile che alcuni dei vostri genitori si scandalizzeranno per ciò che ho fatto: perché non vogliono credere al ritorno di Voldemort, o perché sono convinti che non dovrei dirvelo, giovani come siete. È mia convinzione, tuttavia, che la verità sia generalmente preferibile alle menzogne, e che ogni tentativo di fingere che Cedric sia morto in seguito a un incidente, o a un errore da lui commesso, sia un insulto alla sua memoria».
Tutti quanti in Sala erano rivolti a Silente, stupefatti e sconvolti .
«C’è qualcun altro che dev’essere ricordato in merito alla morte di Cedric» continuò Silente. «Naturalmente sto parlando di Harry Potter».
Un mormorio percorse la Sala Grande, mentre poche teste si voltavano dalla parte di Harry prima di tornare rapide a Silente.
 «Harry Potter è riuscito a sfuggire a Voldemort» disse Silente. «Ha rischiato la vita per riportare il corpo di Cedric a Hogwarts. Ha dimostrato, in tutti i sensi, il coraggio che pochi maghi hanno mostrato nell’affrontare Voldemort, e per questo io gli rendo onore».
 Silente si voltò con gravità verso il tavolo di Grifondoro e levò di nuovo il calice. Quasi tutti in Sala Grande lo imitarono subito. Mormorarono il nome di Potter, come avevano mormorato quello di Cedric, e bevvero alla sua salute.
Samantha e Sara non poterono fare a meno di asciugarsi le lacrime che solcavano loro le guance.
Quando tutti si furono rimessi a sedere, Silente riprese: «Lo scopo del Torneo Tremaghi era di approfondire e promuovere l’intesa tra maghi. Alla luce di quanto è accaduto — il ritorno di Voldemort — questi legami sono più importanti che mai».
Dara si strinse a François, che le cinse le spalle con calore e le accarezzò i bei capelli ricci, dolcemente.
Laura e Antòn si guardarono con molta intensità e rimasero così anche quando Silente riprese a parlare:
 «Tutti gli ospiti di questa Sala saranno i benvenuti qui, in qualunque momento, quando vorranno venire. Ripeto ancora una volta a tutti voi: alla luce del ritorno di Voldemort, siamo forti solo se uniti, deboli se divisi.  L’abilità di Voldemort nel seminare discordia e inimicizia è molto grande. Possiamo combatterla solo mostrando un legame altrettanto forte di amicizia e fiducia. Le differenze di abitudini e linguaggio non sono nulla se i nostri scopi sono gli stessi e i nostri cuori sono aperti.
 «È mia convinzione — e non ho mai desiderato tanto di sbagliarmi — che stiamo tutti per affrontare tempi oscuri e difficili. Alcuni di voi in questa Sala hanno già subito terribili sofferenze a opera di Voldemort. Molte delle vostre famiglie sono state distrutte. Una settimana fa, uno studente ci è stato portato via.
«Ricordatevi di Cedric. Quando e se per voi dovesse venire il momento di scegliere tra ciò che è giusto è ciò che è facile, ricordate cos’è accaduto a un ragazzo che era buono, e gentile, e coraggioso, per aver attraversato il cammino di Voldemort. Ricordatevi di Cedric Diggory».
 
Voldemort tornato? Uno studente morto? Com’era possibile tutto ciò? Come si poteva anche solo pensare di affrontare l’estate con un peso così grande sul cuore.
Quando gli studenti stranieri se ne andarono, qualcosa si strappò dalle certezze che le giovani studentesse si erano costruite.
Dove stava la loro forza se non c’era Antòn?
Con chi avrebbe esaurito i nervi Alice, se François se ne andava?
Dove avrebbero trovato il coraggio di affrontare pensieri come il ritorno di Voldemort e la morte di un loro compagno, se i loro nuovi e indispensabili amici se ne andavano lontano?
Con il cuore gonfio di sconforto, le otto ragazze fissarono la nave di Durmstrang sprofondare nelle scure acque del Lago e la carrozza di Beauxbatons librarsi alta nel cielo.
L’Espresso di Hogwarst le aspettava. Anche Esmeralda se ne sarebbe rimasta lì, mentre loro se ne andavano accompagnate dagli sbuffi del vapore.
 
---Angolo dell’autrice---
Questa fan fiction è stata la vita.
Non avevo mai fatto una cosa del genere e non avrei nemmeno mai creduto di poterci riuscire – conoscendomi, la “costanza” è una delle qualità che distribuivano quando io ero assente – .
Non c’è stato il minimo sforzo, ma soltanto piacere.
Ogni volta che finivo un capitolo non vedevo l’ora di scrivere quello successivo.
Va detto che senza il mio meraviglioso pubblico, niente avrebbe avuto senso.
Ringrazio Irene, Valentina, Laura, Bianca, Sara, Alice e Dara (in ordine di Casa!) che sono le migliori amiche nella vita reale e i più bei personaggi che uno scrittore possa desiderare come propri.
Chi non vorrebbe avere una pazza, simpatica, nonsense, buona e golosa Irene? O una ribelle, testarda, orgogliosa, protettiva e leale Valentina?
Quanti scrittori possono vantarsi di possedere una timida, gentile, spiritosa, e amichevole Laura? Oppure una sbruffona, sarcastica, intraprendente e frizzante Bianca?
Chi ha la fortuna di possedere una piccola, energica, coraggiosa, tenera e giusta Sara? O un’intelligente, pratica, socievole, giusta e spassosa Alice? O anche una tenace, permalosa, esuberante, estrosa e meravigliosa Dara?
Grazie di cuore.
 
 Piccola spiegazione sul titolo: con “Nate Babbane” non voglio dire che i personaggi siano delle nate babbane. Noi lettrici siamo nate come Babbane, il mondo di Harry Potter ci ha reso magiche accogliendoci dentro di sé.

Spero di rivedere tutti voi, meravigliosi ed inaspettati lettori che hanno seguito la storia, con il prossimo libro: L'Ordine della Fenice.
  
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