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Autore: Aleena    14/04/2015    0 recensioni
Rapporto: scudi a terra, armi alla minima potenza. Nemici in sovrannumero disturbano le...
... la notte. I ribelli...
... nessuno.
Riuscite a sentirci?
Qualcuno di voi riesce a sentirci?
____
[4a Classificata al Contest "This is War" indetto da ManuFury sul forum di EFP]
Genere: Guerra, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO XI
 
 
  Una sala, due uomini, il destino del mondo alle spalle.
  Julio era chinato a terra, nella riverenza dovuta al sovrano; soli, occupavano la camera ad ovest dell’ala privata del re, una stanza lunga e sontuosa dalle pareti ricoperte di opere d’arte. Il re le osservava, compiaciuto, mostrando l’anima da collezionista che era celebre in Spagna.
  «Siete sicuro che funzioni, generale?» domandò con superiorità, guardando Julio come fosse qualcosa di sgradito. Lo sondava, indagando ogni minima imperfezione, ogni menzogna nascoste. Non ne avrebbe trovate, Julio lo sapeva: era andato da lui con l’animo gonfio di quell’orgoglio travolgente che aveva infiammato ogni istante della sua vita. La consapevolezza di essere la servizio di un giusto universale, di un vero bene superiore.
  «Sicuro, mio Signore. L’ho testata su me stesso. Solo un poco, per sfuggire alle radiazione della Manga e arrivare da Voi, per consegnarla nelle Vostre mani.»
  «Bene. Non c’è dolo in questo, nessuna colpa. Ci fidiamo di voi, generale, più che di chiunque altro. Questa è la prova che avete riposto ottimamente alle nostre Reali speranze.»
  «Per servirVi, mio Re.» disse il generale, gonfiandosi d’orgoglio. Eppure c’era la nota… quell’ultima confessione che gli urlava nella mente a volume alterno, come una radio mal sintonizzata, causandogli un senso di colpa di cui non capiva le ragioni. Aveva agito secondo coscienza, senza tradire sé stesso e i suoi principi. E non era forse questo che facevano i veri eroi?
  «Ebbene, cosa chiedete come ricompensa? Terre, onori, oro… Vi daremo qualsiasi cosa vorrete. Siete il Nostro salvatore, dopotutto.» il re sorrise, bonario, invitando con un cenno Julio ad alzarsi. Il generale si mosse lentamente, controllando i muscoli e l’inquietudine che quel “nostro”, così pieno di autocompiacimento, aveva risvegliato.
  «Vi chiedo il minore degli onori, mio Re. Permettetemi di annunciare oggi stesso, ora, che la cura è nelle nostre mani, e che entro un mese ogni uomo, donna e bambino potrà beneficiarne. Fatemi annunciare che distribuirete casa per casa questo elisir così che ogni persona in questo vasto mondo possa acclamare il Vostro nome. Lasciate che dica che tutti avranno la cura, e che Voi veglierete perché questo sia fatto.» disse Julio, sollevando il capo. Aveva pronunciato il discorso con un vero, genuino entusiasmo, pericolosamente simile al fanatismo, e il suo volto si era trasfigurato, rivelando un uomo che nessuno dei suoi soldati avrebbe potuto riconoscere. Un sognatore, così l’aveva definito suo fratello una volta, prima di morire.
  «Ah… vedete, Generale, ciò non… non è possibile, ora. La cura deve essere testata e… non possiamo rischiare che qualche effetto collaterale danneggi il popolo. E la distribuzione… capirete che non è possibile donare un patrimonio così grande. Esso è troppo potente per circolare liberamente. Una panacea dei mali come questa cosa porterebbe? Nessuno avrebbe più timore della morte, e questo mondo non avrebbe altro cardine che il timore per la legge… e siete in grado di capire cosa significhi. Noi vogliamo la fine della guerra, non l’anarchia eterna.» La voce del re era diventata untuosa, insinuante. La forza con cui parlava, il fastidio malcelato con il quale sciorinava le sue bugie così palesi era rivoltante. Julio ne fu travolto e una parte di lui crollò.
  «Non… volete venderla?» chiese, improvvisamente incerto e barcollante. La terra cominciò a mancargli da sotto i piedi e si sentì vacillare, sull’orlo di un baratro.
  «Venderla. Che dite? Vendere è un termine così volgare… non Siamo un mercante! Vogliamo che i governanti decidano cosa farne, sotto Nostro consiglio diretto. Solo Noi dobbiamo avere il potere di negare o concedere un bene talmente prezioso. Solo Noi, che abbiamo combattuto così tanto per averlo e ne capiamo il valore umano. Capisci?» disse il sovrano, paonazzo in volto. La sua voce era salita di un’ottava trasformandolo in una caricatura di sé, piena di sdegno e orgoglio ferito. Un viscido, falso burattino.
  «Capisco. E mi rimetto alla Vostra lungimiranza.» disse il generale e si inchinò. Nel farlo, sfiorò quasi distrattamente con un dito il polso grosso, interrompendo la comunicazione e lanciando il segnale di sblocco. Il sovrano, intento a ricomporsi, non notò la cicatrice recente che luccicava, grande come un’unghia, appena sotto la prima linea del Timbro.
  Aveva vinto, e quel burattino del generale non avrebbe vissuto più di un’ora. Il mondo era nelle sue mani, racchiuso in una boccetta di liquido color della notte.
 

  A molti chilometri di distanza, la porta di un blindato si aprì da sola, e sedici persone uscirono nel cortile di una casa isolata di una città dimenticata. 

 


 
Piccolo Spazio-Me:
Cavolo, è passata una vita da quando ho scritto questo racconto! Non ricordo se ho lasciato delle note o meno negli scorsi capitoli, ma credo di no... il fatto che questa piccola storia, a cui tengo in una maniera tutta sua (e fra poco capirete perché), non abbia ricevuto commenti mi ha buttata giù. Ho deciso di darle un finale perché mi faceva piacere pensare che chi l'ha letta senza parlare (posso vedere i numeri e so che c'è più di qualcuno che l'ha aperta e, spero, letta) volesse sapere come andava a finire... e mi dispiaceva lasciarvi a bocca asciutta. 
Ve lo dico sinceramente, non so per quanto questa storia resterà su EFP. Vedete, l'ho scritta tutta di getto, partendo da un'idea che è rimasta solo in parte quella originale. L'ho scritta sorprendendomi di tutti quei piccoli spunti non voluti (Alona, i gemelli...) che sono venuti fuori senza che me ne accorgessi, per impreziosire la storia e, di questo sono sicura, per dirmi che c'era dell'altro, che non potevo fermarmi a questo. Che, nonostante tutto, la storia è incompleta.
E come potrebbe non esserlo? Ho comiciato a scriverla in una mattina d'estate, seduta sotto un'ombrellone sul terrazzo di casa mia, con un caldo che ti strappava il fiato. Ho cominciato a scriverla e non mi sono fermata per le nove ore seguenti - non per andare in bagno, non per pranzare, non per ripararmi dal caldo. Volevo finirla a tutti i corsti perché, per una volta, ero dentro la storia, la stavo vivendo mentre la scrivevo, scoprendola in un... una maniera che aveva del meraviglioso! A cuore aperto, senza pensare a niente se non a lei. 
Per questo la adoro. Per questo penso che meriti di meglio che rimanere qui, dimenticata in fondo alla mia lista di tentativi più o meno riusciti. 
Perciò leggetela, fatemi sapere che ne pensate, vivetela, datemi un consiglio perché quest'estate, nel caldo della mia terrazza, la riprenderò in mano e ne ricaverò una storia che, mi auguro, farà sognare qualcuno come ha fatto sognare me. 
E la prossima volta che sarà online avrà il mio nome stampto sopra, non il mio nickname. E ne sono già orgogliosa. 
Questa è una delle note più personali che abbia mai fatto :S Forse il fatto di credere, in fondo in fondo, che nessuno stia per leggere questo capitolo mi fa essere sincera (quanto è facile l'anonimato!) 
O forse è solo Giorgio che parla, e chi sa cosa sia Giorgio (e mi conosce, dunque) può capire in che situazione emotiva sia io adesso :D
Se volete dirmi qualcosa, se volete farmi sapere che, in fondo, tanto sola questa storiella non è o, magari, volete essere d'aiuto e segnalarmi i punti di forza e di debolezza, le vostre impressioni e i vostri suggerimenti - in poche parole, se volete essere parte del mio sogno - io vi aspetto! Una mano fa sempre piacere, anche se raramente chiedo aiuto, io :S
Solo, qualunque commento vogliate fare, vi chiedo di farlo al primo capitolo: questa storia è destinata ad essere cancellata da qui e, con lei, le vostre parole... ma ho intenzione di lasciare il primo capitolo e, chi sa, magari inserirci anche queste note.
Per cominciare a parlarvi togliendomi un po' la maschera di Aleena, magari.
Ma non subito.
Vi aspetto <3

 
  
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