Vedendo nell’oscurità
Hay Lin era consapevole che correre per i corridoi di Kandrakar non era un comportamento degno di una Guardiana,
ma in quel momento non le importava. L'unica cosa importante era trovare la sua
adorata nonna, il suo unico faro in quel mare di disperazione. L'ansia
attanagliava il cuore della ragazzina. Dov'era Yan Lin? Di solito era la prima ad accoglierla quando arrivava
alla fortezza, soprattutto se era da sola.
«Nonna?
Nonna? Onorevole Yan Lin?»
Zoppicando
e tenendo come sempre le mani nascoste nelle ampie maniche, una figura minuta
si avvicinò: «Eccomi, eccomi, quanta fretta... ma non ti avevo insegnato ad
essere più paziente?»
Hay Lin le buttó le braccia al collo,
sul punto di piangere: «Nonna!»
Yan Lin sorrise dolcemente ricambiando l'abbraccio: «Cosa
succede, piccola mia?»
La
ragazza sembrava sull'orlo di una crisi isterica: «E me lo chiedi? Will non si
trova, i nostri poteri sembrano impazziti, io riesco solo ad evocare tornadi ed uragani, e siamo tutte sempre più nervose...»
La donna
rise: «Mi sembra il minimo con quello che vi sta succedendo, tesoro...»
«Non
parlo di un nervosismo normale, nonna, ma di una rabbia furiosa da distruggere
tutto e tutti quelli che ci circondano! Non mi puoi dire che sia normale!»
«Uhm... in
effetti questo non è nella norma.»
«Visto?
Ma mi sembra che le altre non si rendano veramente conto della gravità di tutto
questo!»
Yan Lin sorrise, con quel sorriso che era sempre in grado di
calmarla: «Andrà tutto bene, piccola mia, abbi fiducia. Ne parlerò con
l'Oracolo, intensificheremo le ricerche di Will, ma ora, ti prego, torna a casa
e cerca di calmarti, va bene?»
Hay Lin annuì, ma la nonna insistette: «Me lo prometti?»
«Sì.»
«Brava la
mia nipotina! Su, asciuga quelle lacrime e fammi un bel sorriso. Andrà tutto
bene.»
Un
pochino più sollevata, in un lampo di luce Hay Lin sparì dal Centro dell'Infinito lasciando l'onorevole Yan Lin sola. Allora dal suo
volto sparì il suo solito rassenerante sorriso,
sostituito da un ghigno che di rassicurante aveva ben poco. Il cielo sempre
sereno di Kandrakar di colpo s'incupí
e la luce che aveva sempre avvolto quel luogo di pace s'affievolí
d'un tratto, lasciando l'intera fortezza in una penombra violacea.
Solo a
quel punto l'Oracolo la raggiunse.
«Ottimo
lavoro, Onorevole Yan Lin,
un inganno perfetto.»
«Grazie,
Oracolo.»
«E ora
non ci resta che attendere che tutto si compia.»
Quanto
tempo era passato da quando avevano cominciato a parlare? Né Will né Shalek avrebbero saputo dirlo. Forse erano lì da cinque
minuti o forse dall'inizio del tempo stesso.
Shalek aveva
iniziato a parlare dei suoi progetti futuri, fatti di odio e distruzione.
All'inizio ci era andato cauto, scegliendo con molta cura le parole per non
spaventare la sua giovane ospite, ma Will lo aveva sorpreso nuovamente
ascoltandolo fino alla fine e chiedendo lei stessa i dettagli più
raccapriccianti. Allora era partito a briglia sciolta, aprendo la sua anima
come non aveva mai fatto con alcuna creatura prima d'allora. Anche i demoni che
lui stesso aveva creato avevano paura di lui, e ne era perfettamente
consapevole.
Will no.
Era
curiosa, avida di sapere tutto su di lui. Lo ascoltava in silenzio, senza
perdersi una parola, e quando era lui a chiederle un parere, si sentiva
rispondere esattamente quello che avrebbe voluto sentirsi dire, non apprezzamenti,
non lodi, ma critiche fredde, razionali, crudeli.
Shalek
l’adorava per questo. Non avrebbe più potuto fare a meno della sua presenza e
si ritrovava a immaginare sempre più spesso quanto sarebbe stata magnifica in
versione demone.
Will da
parte sua pendeva dalle labbra di Shalek. Quella che
era stata una piccola infatuazione era diventata presto amore e adorazione. Non
voleva altro che rimanere ad ascoltarlo per sempre, circondata dalla sua coda
che avvolgeva la sua poltrona in un abbraccio indiretto, accarezzando gli
spuntoni d’acciaio che partivano da dietro il suo collo e venivano giù, fino a
terminare in una punta avvitata in grado di squarciare qualunque cosa.
Continuando a discutere, aveva poi notato che le sue mani, che continuavano a
gesticolare, erano particolari, senza dita, sostituite da lunghissimi e sottili
artigli che muovendosi riflettevano la luce delle candele. Quando lo sguardo
della ragazza si abbassò e si posò sui suoi piedi nudi, scoprì che non avevano
più forma umana, ma più simile a quella di un uccello o di un dinosauro, con
tre grosse dita artigliate davanti e una dietro il tallone. Will non si
spaventò minimamente, limitandosi a pensare che con degli arti così la presa
sul terreno doveva essere perfetta.
I
cambiamenti al corpo di Shalek continuavano senza
sosta, ma in modo così naturale che le sarebbe stato impossibile dire quando
fossero avvenuti o se invece non fosse sempre stato così. Il suo corpo si fece
ancora più possente, un vero e proprio fascio di muscoli e nervi, quasi
animalesco; le sue orecchie, che prima erano semplicemente appuntite,
sembrarono allungarsi fino a diventare delle vere e proprie corna arrotondate
all’indietro, come quelle di un ariete; il suo stesso volto si allungò,
diventando simile a quello di un lupo, e parlando si potevano intravvedere le
enormi zanne al suo interno. Nonostante dell’essere che si era presentato a
Will non fosse rimasto quasi nulla, agli occhi della ragazza Shalek non aveva perso un briciolo del suo fascino, anzi,
la sua ammirazione per lui era persino aumentata, desiderando anche lei un
corpo che fosse letale e intriso di malvagità come il suo, mal celando la sua
impazienza.
Shalek smise
improvvisamente di parlare, guardandola serio, quasi minaccioso. Will non fece
una piega, restituendogli uno sguardo altrettanto profondo. Quando Shalek riaprì bocca, però, anche la sua voce era cambiata.
Era come se alla sua voce originaria, rimasta di sottofondo, se ne fosse
sovrapposta un’altra, rauca, mostruosa, simile a un ringhio, che non aveva
nulla di umano.
«Nessuno
prima d’ora era mai riuscito a conoscermi così a fondo e per così tanto tempo.
Ormai dovresti poter vedere il mio vero aspetto.»
Will
annuì: «Lo vedo.»
«E
cosa ne pensi?»
La
ragazza accarezzò invidiosa il pungiglione alla fine della coda di Shalek: «Che è meraviglioso, ancor più del precedente. E
che non vedo l’ora di essere anch’io così.»
«Sei
la prima creatura che non ha paura di me.»
«E perché
dovrei avere paura? Sei tutto ciò che desidero.»
«E tu?
Come ti senti?»
La
ragazza sorrise in modo puramente malvagio: «Come un bozzolo o un uovo che
contiene il peggiore demone mai esistito, che dentro di me raschia per poter uscire...
ogni secondo passato in questa forma umana, costretta da questi poteri di luce,
è per me la più grande delle sofferenze.»
Il volto
di Shalek si distese nello stesso sorriso: «Quindi
sei pronta a compiere il grande passo?»
«Definirmi
pronta è un puro eufemismo.»
«Allora
seguimi.»
Shalek si alzò
dal suo trono e attraversò la stanza, seguito a ruota da Will, che solo a quel
punto poté notare che l’altezza del demone era cresciuta ulteriormente, ormai
gli arrivava appena sopra il ginocchio.
Attraversarono
in silenzio diverse stanze, seguiti dai due candelabri, fino a che, di colpo, Shalek s’arrestò.
«Questa
è una zona del castello proibita a chiunque. Mi piace chiamarla “L’abisso senza
fondo”.»
«Bel
nome.»
«In
questa voragine è custodita abbastanza oscurità da poter nutrire questa
fortezza e tutti i suoi abitanti per secoli, forse anche per qualche millennio.
C’è abbastanza potere di cui nutrirsi da poterci fare indigestione.»
Will si
passò la lingua sulle labbra, mentre la sua anima si contorceva dall’impazienza:
«Non ci scommetterei, la mia sete di potere, oscurità e malvagità è immensa,
così profonda che forse nemmeno tu riesci a immaginarla.»
Shalek si chinò
verso di lei, l’avvolse nella sua coda e con il suo pungiglione le alzò
delicatamente il viso verso l’alto: «Questo è il mio dono per te, Will. Diventa
il demone più potente e crudele mai esistito. Diventa la regina del mio regno e
rimani con me per sempre, te ne prego. Insieme compiremo le peggiori atrocità
mai immaginate, tali che tutto quello di cui abbiamo discusso finora
sembreranno solo una favola per spaventare i bambini. Possiamo riscrivere il
concetto stesso di Oscurità e di Male.»
Il cuore
di Will si riempì di gioia: «Non desidero altro che diventare degna di te e
rimanere al tuo fianco per sempre.»
«Allora
vai, assorbi tutto il potere che puoi e anche di più, diventa l’incubo peggiore
che l’universo abbia mai visto, superami se puoi. Dimostrami che questo abisso
ha un fondo, e che tu sei in grado di sfondarlo.»
Shalek la
liberò dalla sua presa e Will si voltò a guardarlo con un sorriso maligno: «Con
immenso piacere.»
Si lasciò
andare di spalle, in caduta libera verso l’abisso, mentre l’oscurità, in modo
ancora più violento e feroce di quanto accaduto nella vasca, entrava a fare
parte di lei.
Sopra la
voragine, Shalek attese, immobile ma impaziente, gli
occhi fissi nel vuoto per un tempo indefinito. Quasi non osava immaginare la
magnificenza della creatura che ne sarebbe uscita.
Improvvisamente
qualcosa di scuro balzò fuori dalla voragine atterrando con un tonfo alle sue
spalle. Shalek si voltò impaziente: una creatura nera
come l’inchiostro, esattamente come lui, era appoggiata sul pavimento a quattro
zampe e respirava profondamente a bocca aperta; dalle labbra uscì una voce, un
sibilo oscuro e potente che, come già con la voce di Shalek,
sovrapponeva alla voce originaria di Will un’altra mostruosa.
«Ho assorbito l’oscurità del tuo abisso fino
all’ultima goccia.»
Il volto
di Shalek si allargò in un ghigno: «E ti
è bastata?»
«Oh, sì. Ma poi ho seguito il tuo consiglio e
mi sono spinta oltre i miei limiti, assorbendone ben più di quanto il mio corpo
potesse reggerne. Ho scavato nella mia anima fino a trovarne il grumo più scuro
e aberrante e l’ho strappato a forza per portarlo in superficie, dandogli una
forma... guardami, Shalek, e dimmi sinceramente...»
Will si
alzò in piedi e, essendo ormai delle sue stesse dimensioni, lo guardò dritto
negli occhi: «... cosa ne pensi della mia
rinascita?»
Il demone
rimase ad ammirarla a bocca aperta. Il suo corpo era espressione di puro potere
oscuro, esattamente come il suo, ma mentre l’aspetto di Shalek
sembrava studiato per essere fondamentalmente forte e potente, quello di Will
sembrava essere la più perfetta espressione di agilità e velocità, come se
fosse diventata l’incarnazione stessa dei fulmini e dell’energia che fino a
quel momento aveva controllato. La sua corporatura era estremamente più magra
rispetto a prima; i piedi, che ricordavano quelli di Shalek,
sfioravano appena il terreno, tenuti leggermente sollevati grazie a un paio di
ali simili nella forma a quelle da Guardiana di Kandrakar,
ma leggermente più grandi e molto rovinate, quasi strappate in qualche punto, e
completamente ricoperte da grosse e complesse ragnatele, che ricadevano anche
in altri punti del suo corpo. Le sue dita, sostituite da artigli lunghissimi e affilatissimi,
erano appoggiate sui suoi nuovi abiti, anch’essi completamente neri: la parte
superiore era ancora riconoscibile come la maglia del suo costume da Guardiana,
anche se strappata e logora in molti punti, soprattutto nelle lunghe maniche;
la parte inferiore era invece completamente diversa, una gonna lunga, simile a
quella di Cornelia, ma strappata di netto, quasi a morsi, a metà delle cosce,
lasciando solo un lembo a ricoprirle lateralmente un pezzo della gamba destra,
che come la sua gemella era nuda, senza più traccia delle calze colorate che
l’avevano caratterizzata precedentemente. Shalek alzò
il suo sguardo al viso. I tratti fondamentali del volto e i capelli, anche se
neri e un po’ più disordinati di prima, erano rimasti gli stessi, ma null’altro
era come prima. Gli occhi di Will erano completamente neri, attraversati
continuamente da scariche elettriche verdognole ad altissimo voltaggio, ma la
parte più impressionate era probabilmente la sua bocca, che quando si apriva
mostrava, al posto dei denti, numerosissimi e affilatissimi aghi, lunghi al
punto da chiedersi come potessero stare tutti all’interno senza fuoriuscire
quando le sue labbra erano chiuse.
«Sei
meravigliosamente spaventosa, il più orribile incubo che avrei mai potuto
immaginare.»
«Grazie.»
Will alzò
la mano e fece uscire il Cuore di Kandrakar, adattato
alle nuove dimensioni del suo palmo. Era anch’esso completamente nero, e la
struttura metallica che sosteneva la sfera era distorta, come se fosse stata
solidificata di colpo dopo averla sciolta nell’acido. Il nuovo demone sorrise.
«Perfetto.»
Alzò lo
sguardo verso Shalek: «Tu mi hai offerto una nuova, meravigliosa, malvagia vita, oltre che un
posto al tuo fianco come regina. Permettimi di ricambiare il tuo dono.»
Con
gentilezza, Will afferrò la sua mano, sollevò con l’altra il Cuore e con quel
gesto fece sparire entrambi nel nulla.
Eccomi qua! E dunque
Will ha ceduto “al lato oscuro della Forza”, come direbbero gli appassionati di
Star Wars. Quali saranno le conseguenze? Lo
scoprirete nel prossimo capitolo!
Intanto ringrazio MaxT e bulmasanzo per le
recensioni e vi aspetto tutti all’ultimo capitolo!
Alla prossima!
Hinata 92