Gli
amori di Sir Gwaine e Lady Morgana
3) Sognando il futuro
Morgana
si affacciò dalla finestra della capanna, un dolce sorriso a illuminarle il
viso; inspirò l’aria salubre della natura che la circondava e aprì gli occhi azzurro-ghiaccio
per contemplare il paesaggio di fronte a sé. L’erba verde e rigogliosa sembrava
brillare di luce propria, gli alberi protendevano i rami verso il cielo come se
volessero toccarlo, creando con le loro fronde un gioco di luci e ombre sul
terreno; le risate argentine di un bambino aleggiavano nel boschetto,
fondendosi con il canto degli uccelli e il frinire delle cicale. Era così
assorta in quel clima di serenità da non accorgersi dell’uomo alle sue spalle,
il quale ne approfittò per prenderla dai fianchi e farla voltare.
Colta
alla sprovvista, la giovane strega non poté reagire poiché delle labbra si
posarono sulle sue, tappandole la bocca e amplificando l’armonia del momento.
Era un bacio genuino come colui da cui era scaturito, una semplice effusione
che racchiudeva tutto ciò che di buono c’era nel mondo. Quando si staccarono,
si presero qualche secondo per perdersi l’uno nello sguardo dell’altra, sorridendo
con ogni cellula dei loro corpi: era tutto assolutamente perfetto.
«Mamma! Papà!
Che state facendo?»
Quella voce
cristallina strappò i due amanti dai loro sguardi trasognati e li costrinse a
separarsi dall’abbraccio che li univa; fermo sull’uscio vi era un bambino dai
lunghi capelli castani e gli occhi nocciola del padre, mentre l’espressione
severa e la postura naturalmente composta erano un’eredità della famiglia
Pendragon.
«Siamo stati
scoperti, Lady Morgana!» esclamò con ostentato stupore Gwaine, prima di proseguire
con un sorriso furbo, «A questo punto non ci resta che catturare la spia: in
guardia!»
Senza attendere
oltre, il consorte si avventò sul fanciullo e lo sollevò da terra, per poi
correre all’aria aperta tenendo il suo esile corpicino sulle spalle. La strega
non poté fare a meno di ridere di fronte a quella scena, scuotendo divertita la
testa: quella sì che era vita...
Per la seconda
notte consecutiva, Morgana si destò di soprassalto, le braccia strette attorno
al petto: com’era potuto accadere nuovamente? Ancora una volta si era trattato
di un sogno, ma in questo caso c’era qualcosa di diverso; mentre il giorno
precedente si era trattato di un ricordo, ora aveva avuto una premonizione.
Per quanto
volesse negarlo, in cuor suo sapeva che era così: sentiva che quelle scene
erano autentiche, nella sua mente riecheggiava persino il nome di quel misterioso
bambino, suo figlio. Non aveva mai immaginato il suo futuro in quei termini,
tanto meno in compagnia di Gwaine e di un pargolo il cui nome era stato
appositamente scelto da lei, non c’erano dubbi: Aglain, proprio come il druido
che l’aveva salvata e le aveva aperto gli occhi sulla sua vera natura.
Con rabbia
scostò le morbide lenzuola e si alzò dal letto, rivestendosi con gesti rapidi e
irritati e uscendo dalla sua stanza. Si avviò silenziosa fuori dal castello,
decisa a chiudere la questione una volta per tutte: era giunta l’ora di trovare
Gwaine.