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Autore: Najara    19/04/2015    2 recensioni
Jordan, pilota di carro armato, ha perso tutto, la sua famiglia, la sua casa il suo futuro. Ora combatte e quando si risveglia nel bel mezzo del nulla con la sola compagnia di tre commilitoni dovrà imparare a riempire quel vuoto senza una bottiglia ad aiutarla.
Genere: Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo un po’ corto ma… denso!

Buona lettura!

 

 

Settimo capitolo: Baratro

 

L’aviere la prese in consegna non appena uscì e la condusse da un equipe di quattro persone che la valutò dalla testa ai piedi. Prima di tutto eliminarono gli occhiali, al suo posto le fecero indossare delle lenti, poi dovette fare una lampada solare, quando ne uscì la sua pelle era dorata, infine le fecero indossare diverse uniformi, presero appunti e valutarono le sue misure e le sue forme. Lei non oppose resistenza, si sentiva come una bambola di pezza senza volontà, senza forza. Le avrebbero strappato tutto quello che aveva conquistato, non avrebbe mai più visto Sten e il comandante Ramirez, non avrebbe più guidato Bobby, non avrebbe più visto lei… Sarah, la donna a cui doveva tutto, che aveva saputo aprirle il cuore, che con la sua dolcezza aveva dischiuso la sua anima.

Quando la congedarono raggiunse la sua branda nella camerata, aprì l’armadietto e bevve. Bevve fino a quando non si resse più in piedi e poi continuò. Il vuoto che Sarah aveva riempito era diventato  un baratro dal quale sapeva non sarebbe mai uscita, bevve fino a quando non si accasciò e cadde nel buio.

 

“Avresti dovuto vedere la faccia del tenente quando lei gli ha risposto che poteva mettersel… che diavolo! E’ Jordan! Chiama l’infermeria, presto!”

 

Loewy sai cosa diceva il presidente Lincoln?” Sten la guardava fissare dubbiosa il suo computer di puntamento, “Diceva: Una volta deciso che la cosa può e deve essere fatta, bisogna solo trovare il modo.” L’uomo scosse la testa vedendola disattenta, “Sono sicuro che Jordan avrebbe apprezzato le parole di uno storico presidente del suo paese… a proposito, che fine ha fatto? E’ via da ore” Loewy alzò lo sguardo, questa volta attenta:

“Me lo chiedo da un po’, spero non sia nei guai…”,

“E perché mai dovrebbe esserlo?”.

“Comandante Ramirez! Comandante?!”, un soldato entrò nell’hangar e corse da Ramirez non appena lo vide sbucare da dietro il carro armato. Parlarono per qualche secondo, anche da lontano Loewy e Sten lo videro impallidire,

“E’ successo qualcosa a Jordan” Mentre lo diceva Loewy era già saltata fuori dalla torretta e scivolava lungo il fianco del carro armato. Lui la seguì ma quando raggiunse il comandante lei stava già correndo via.

“Cosa è successo?” Chiese allora a Ramirez.

“Jordan è in infermeria… dicono che sia in coma” Sten sbiancò a sua volta.

“Un incidente? Come è possibile?”, Ramirez scosse la testa.

“Lei…” Era la prima volta che Sten vedeva il focoso comandante privo di parole, “Credo abbia cercato di uccidersi”

“E’ impossibile!” Sten lo guardava orripilato da una simile idea, il volto di Ramirez si indurì.

“Per quale altro motivo avrebbe bevuto quasi tre bottiglie?”

 

Sarah era seduta accanto al lettino e guardava la donna che amava spegnersi, perché? Perché aveva fatto una cosa simile?

I medici erano stati chiari, Jordan era in coma etilico e non era morta solo perché aveva una forte tolleranza all’alcool, i test fatti su campioni di capelli indicavano che era una forte bevitrice, si era parlato di alcolismo. Sarah scosse ancora la testa, come aveva fatto allora a quelle parole, non era possibile, non Jordan, non quella dolce ragazza insicura di cui si era perdutamente innamorata, non lei.

Qualcuno doveva aver fatto uno sbaglio, forse si trattava di una reazione sconosciuta al prodotto che le aveva aggiustato il braccio… perché lei non poteva aver cercato di uccidersi! Non dopo quello che si erano dette, non dopo quello che era successo tra di loro!

Loewy…” Sten era entrato e lei non se ne era accorta, lo guardò e lui le fece cenno di uscire.

“Ho avuto delle informazioni riservate che potrebbero spiegare…” Scosse la testa poi continuò, “… spiegare il suo gesto”.

“Non c’è nulla da spiegare, devono aver fatto un errore!” L’uomo non la contradisse ma lei sentiva che nella sua stessa voce c’era il dubbio.

“Era stata scelta per tornare sulla Terra”

“Cosa?” Loewy sgranò gli occhi senza capire,

“Sarebbe stata presentata come un’eroina, avrebbe dovuto attirare nuove reclute e soprattutto nuovi fondi per la guerra che facciamo quassù…” Loewy scuoteva la testa, però l’idea non era così assurda e più Sten ne parlava più aveva senso, conosceva sufficientemente la ragazza per sapere quanto fosse sensibile e vulnerabile, dietro quegli occhiali da secchiona vi era un animo fragile. Era stata distrutta quando aveva dovuto lasciare i suoi zii, ora doveva fare lo stesso, perdere in un attimo tutte le persone che amava. Perdere lei. Ma Sten non aveva finito.

“E… non è tutto… io… io credo di potertelo dire, è importante che tu capisca… il suo alcolismo…”

“Di cosa stai parlando, non era alcolizzata, ce ne saremmo accorti non credi! Abbiamo passato con lei giorni e non ha mai…” Si interruppe mentre improvvisamente rivalutava le ore passate a vegliarla nel carro armato per un avvelenamento da gas. “No… no… non è possibile…”, Sten la guardò triste poi sospirò.

“Le ho dato una fiala a base di etanolo, ricordi?” Loewy annuì, mentre le sue convinzioni traballavano, perché non si era confidata con lei? Perché le aveva mentito? E se aveva mentito su quello non poteva averlo fatto su tutto?

“Smettila!” Loewy sobbalzò al tono brusco di Sten. “Quella povera e adorabile ragazza ha bisogno di te adesso, del tuo amore! Sì è quasi ammazzata all’idea di perderti per sempre e tu ti fai venire dei dubbi?!” Loewy lo guardava senza parole, del gentile professore non c’era più traccia. “Maledizione a tutti voi!” Detto questo la lasciò sola nel corridoio ed entrò nella camera dove le macchine tentavano di tenere in vita Jordan.

 

Loewy rimase a lungo lì a guardare attraverso il vetro il volto esangue di Jordan, Sten le stava parlando, sicuramente le raccontava di chissà quale vecchio poeta, principe o presidente e lei dormiva. Poteva quasi convincersi che stesse davvero dormendo, che in ogni istante poteva riaprire gli occhi e sorriderle. Ma Jordan non lo fece, non si svegliò e prima che lei pensasse di entrare un aviere venne a chiamarla. Il colonnello voleva parlarle.

Partì quattro ore dopo.

 

  
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