Capitolo
un po’ corto ma… denso!
Buona
lettura!
Settimo
capitolo: Baratro
L’aviere
la prese in consegna non appena uscì e la condusse da un equipe di quattro
persone che la valutò dalla testa ai piedi. Prima di tutto eliminarono gli occhiali,
al suo posto le fecero indossare delle lenti, poi dovette fare una lampada
solare, quando ne uscì la sua pelle era dorata, infine le fecero indossare
diverse uniformi, presero appunti e valutarono le sue misure e le sue forme.
Lei non oppose resistenza, si sentiva come una bambola di pezza senza volontà,
senza forza. Le avrebbero strappato tutto quello che aveva conquistato, non
avrebbe mai più visto Sten e il comandante Ramirez, non avrebbe più guidato
Bobby, non avrebbe più visto lei… Sarah, la donna a cui doveva tutto, che aveva
saputo aprirle il cuore, che con la sua dolcezza aveva dischiuso la sua anima.
Quando
la congedarono raggiunse la sua branda nella camerata, aprì l’armadietto e
bevve. Bevve fino a quando non si resse più in piedi e poi continuò. Il vuoto
che Sarah aveva riempito era diventato
un baratro dal quale sapeva non sarebbe mai uscita, bevve fino a quando
non si accasciò e cadde nel buio.
“Avresti
dovuto vedere la faccia del tenente quando lei gli ha risposto che poteva mettersel… che diavolo! E’ Jordan! Chiama l’infermeria,
presto!”
“Loewy sai cosa diceva il presidente Lincoln?” Sten la
guardava fissare dubbiosa il suo computer di puntamento, “Diceva: Una volta
deciso che la cosa può e deve essere fatta, bisogna solo trovare il modo.”
L’uomo scosse la testa vedendola disattenta, “Sono sicuro che Jordan avrebbe
apprezzato le parole di uno storico presidente del suo paese… a proposito, che
fine ha fatto? E’ via da ore” Loewy alzò lo sguardo,
questa volta attenta:
“Me
lo chiedo da un po’, spero non sia nei guai…”,
“E
perché mai dovrebbe esserlo?”.
“Comandante
Ramirez! Comandante?!”, un soldato entrò nell’hangar e corse da Ramirez non
appena lo vide sbucare da dietro il carro armato. Parlarono per qualche
secondo, anche da lontano Loewy e Sten lo videro
impallidire,
“E’
successo qualcosa a Jordan” Mentre lo diceva Loewy
era già saltata fuori dalla torretta e scivolava lungo il fianco del carro
armato. Lui la seguì ma quando raggiunse il comandante lei stava già correndo
via.
“Cosa
è successo?” Chiese allora a Ramirez.
“Jordan
è in infermeria… dicono che sia in coma” Sten sbiancò a sua volta.
“Un
incidente? Come è possibile?”, Ramirez scosse la testa.
“Lei…”
Era la prima volta che Sten vedeva il focoso comandante privo di parole, “Credo
abbia cercato di uccidersi”
“E’
impossibile!” Sten lo guardava orripilato da una simile idea, il volto di
Ramirez si indurì.
“Per
quale altro motivo avrebbe bevuto quasi tre bottiglie?”
Sarah
era seduta accanto al lettino e guardava la donna che amava spegnersi, perché?
Perché aveva fatto una cosa simile?
I
medici erano stati chiari, Jordan era in coma etilico e non era morta solo
perché aveva una forte tolleranza all’alcool, i test fatti su campioni di
capelli indicavano che era una forte bevitrice, si era parlato di alcolismo.
Sarah scosse ancora la testa, come aveva fatto allora a quelle parole, non era
possibile, non Jordan, non quella dolce ragazza insicura di cui si era
perdutamente innamorata, non lei.
Qualcuno
doveva aver fatto uno sbaglio, forse si trattava di una reazione sconosciuta al
prodotto che le aveva aggiustato il braccio… perché lei non poteva aver cercato
di uccidersi! Non dopo quello che si erano dette, non dopo quello che era
successo tra di loro!
“Loewy…” Sten era entrato e lei non se ne era accorta, lo
guardò e lui le fece cenno di uscire.
“Ho
avuto delle informazioni riservate che potrebbero spiegare…” Scosse la testa
poi continuò, “… spiegare il suo gesto”.
“Non
c’è nulla da spiegare, devono aver fatto un errore!” L’uomo non la contradisse
ma lei sentiva che nella sua stessa voce c’era il dubbio.
“Era
stata scelta per tornare sulla Terra”
“Cosa?”
Loewy sgranò gli occhi senza capire,
“Sarebbe
stata presentata come un’eroina, avrebbe dovuto attirare nuove reclute e
soprattutto nuovi fondi per la guerra che facciamo quassù…” Loewy
scuoteva la testa, però l’idea non era così assurda e più Sten ne parlava più
aveva senso, conosceva sufficientemente la ragazza per sapere quanto fosse
sensibile e vulnerabile, dietro quegli occhiali da secchiona vi era un animo
fragile. Era stata distrutta quando aveva dovuto lasciare i suoi zii, ora
doveva fare lo stesso, perdere in un attimo tutte le persone che amava. Perdere
lei. Ma Sten non aveva finito.
“E…
non è tutto… io… io credo di potertelo dire, è importante che tu capisca… il
suo alcolismo…”
“Di
cosa stai parlando, non era alcolizzata, ce ne saremmo accorti non credi!
Abbiamo passato con lei giorni e non ha mai…” Si interruppe mentre
improvvisamente rivalutava le ore passate a vegliarla nel carro armato per un
avvelenamento da gas. “No… no… non è possibile…”, Sten la guardò triste poi
sospirò.
“Le
ho dato una fiala a base di etanolo, ricordi?” Loewy
annuì, mentre le sue convinzioni traballavano, perché non si era confidata con
lei? Perché le aveva mentito? E se aveva mentito su quello non poteva averlo
fatto su tutto?
“Smettila!”
Loewy sobbalzò al tono brusco di Sten. “Quella povera
e adorabile ragazza ha bisogno di te adesso, del tuo amore! Sì è quasi
ammazzata all’idea di perderti per sempre e tu ti fai venire dei dubbi?!” Loewy lo guardava senza parole, del gentile professore non
c’era più traccia. “Maledizione a tutti voi!” Detto questo la lasciò sola nel
corridoio ed entrò nella camera dove le macchine tentavano di tenere in vita
Jordan.
Loewy rimase a lungo
lì a guardare attraverso il vetro il volto esangue di Jordan, Sten le stava
parlando, sicuramente le raccontava di chissà quale vecchio poeta, principe o
presidente e lei dormiva. Poteva quasi convincersi che stesse davvero dormendo,
che in ogni istante poteva riaprire gli occhi e sorriderle. Ma Jordan non lo
fece, non si svegliò e prima che lei pensasse di entrare un aviere venne a
chiamarla. Il colonnello voleva parlarle.
Partì
quattro ore dopo.