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Autore: L S Blackrose    20/04/2015    1 recensioni
Dopo la definitiva scomparsa di Voldemort, per il mondo magico comincia una nuova era.
Hogwarts, ricostruita, si prepara ad accogliere gli studenti sopravvissuti alla guerra. Amici e nemici, eroi e vinti ritornano tra le mura del castello assieme alle nuove generazioni di maghi. Sembra che tutto sia tornato alla normalità ... finché la misteriosa erede di Morgana non decide di fare la sua comparsa.
Discendente di una delle famiglie più illustri e antiche della comunità magica, Artemis Silverfern non è certo una ragazza da sottovalutare.
Cosa si cela dietro quel volto incapace di sorridere? Dietro quegli occhi impenetrabili, verdi come smeraldi?
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Quattro giovani guerriere.
Tre generazioni in lotta.
Due anime unite dal destino.
Un solo grande potere.
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Che gli elementi si scatenino.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Fenrir Greyback, Il trio protagonista | Coppie: Harry/Ginny, Pansy/Theodore, Ron/Hermione
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 3

 

          Degno di fiducia





 




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Non appena metto piede al di là della barriera, storco la bocca e prendo seriamente in considerazione l'idea di retrocedere e tornarmene a casa.

L'espresso per Hogwarts emette un leggero sbuffo di fumo proprio in quel momento, purtroppo non abbastanza denso da nascondere la folla radunata sul bordo del binario. Tutto questo chiasso minaccia di farmi uscire di testa.

Sono felice di aver convinto mia madre a rimanere al Manor. E' ancora troppo sconvolta dalla condanna inflitta a mio padre: non è più uscita di casa dal processo, quindi dubito che sarebbe riuscita a reggere le occhiate disgustate, indignate e terrorizzate che mi accompagnano per tutto il tempo che impiego a raggiungere una delle carrozze. Mi costa molta fatica mantenere un'espressione fredda e distaccata quando l'unica cosa che vorrei fare è scappare a gambe levate.

Io ad Hogwarts non ci volevo tornare.

Quando è arrivata la lettera, ho perfino pensato si trattasse di uno scherzo di pessimo gusto. Invece era autentica, con tanto di sigillo del Preside e tutto il resto. Silente deve essere impazzito. Non gli è bastato il mio primo - e assolutamente patetico - tentativo di ucciderlo? Cosa vuole dimostrare, di essere in grado di redimere un mangiamorte? Sta provando a mostrarmi la retta via? Mi chiederà forse di diventare uno dei migliori amici di Potter?
Mi viene la nausea alla sola idea.

Perché diavolo ho accettato? Di sicuro ero sotto Imperius, non c'è altra spiegazione.
Scuoto la testa e do un colpetto di bacchetta sul coperchio del baule, facendolo levitare dentro al vagone. Lo posiziono in uno scompartimento vuoto e, dopo aver preso un profondo respiro, torno ad immergermi nella calca.

Appoggiato con la spalla al bordo della porta, scruto attentamente la massa di gente schiamazzante, cercando di individuare un volto familiare.
Non ho più avuto notizie dei miei fidati compagni, ma spero che abbiano avuto almeno un briciolo della mia faccia tosta nell'acconsentire a terminare gli studi ad Hogwarts. Prego che sia così, altrimenti niente mi impedirà di fare dietrofront e dire addio al mio ultimo anno di scuola.
Un anno intero perseguitato da minacce di morte, sguardi assassini e bisbigli scandalizzati? Ci sono già passato, è vero, ma trascorrere tutto il tempo a guardarmi le spalle non è certamente il mio ideale di divertimento.

Mentre rimugino tra me, socchiudo gli occhi per scorgere almeno una figura amica, o perlomeno non apertamente ostile nei miei confronti. Speranza vana, perché ogni mago o strega mi fissa come se volesse uccidermi col pensiero e, in tutta sincerità, non posso dar loro torto.
Mi merito anche di peggio, ma non darò loro la soddisfazione di mostrarmi debole. Ho già pagato per i miei errori e continuerò a portare quest'onta per tutta la vita. Ci penserà il marchio a ricordarmi in eterno che genere di persona io sia.

Sono tutti bravi a giudicare, ma sarei curioso di sapere quanti, al mio posto, avrebbero agito diversamente. Neanche un terzo, ci scommetto la bacchetta.
E hanno anche il coraggio di guardarmi dall'alto in basso come se fossi un animale ripugnante e potenzialmente velenoso, da cui è meglio stare alla larga.

Stringo i pugni, sforzandomi di trattenere la rabbia. Sarà davvero dura limitarsi a sopportare passivamente gli sguardi ostili e le provocazioni che di sicuro non mi verranno risparmiati una volta giunto al castello. Ho già voglia di lanciare qualche maledizione e il treno non è ancora partito.

Calma, Draco.

Un giovane mago, di circa quindici anni, avvolto in un mantello blu notte su cui spicca una sciarpa rossa e gialla, mi fissa con insistenza da parecchi minuti. Alzo il mento con arroganza e lo fulmino con un'occhiata. Lui sbarra gli occhi e fugge via all'istante. Mi compiaccio di riuscire ancora a spaventare qualcuno con un solo sguardo. Almeno non ho perduto tutto il mio potenziale: devo ricordarmi di fare pratica in vista dell'arrivo a Hogwarts.
Volto la testa dall'altra parte e scopro che un altro ragazzino mi sta guardando.

Salazar, è una persecuzione.

Incrocio le braccia con stizza e fisso il marmocchio a mia volta. Il suo viso ha qualcosa di familiare, ma sul momento non riesco a capire chi mi ricordi o dove lo abbia già visto. A giudicare dall'uniforme nuova di zecca che indossa, deve trattarsi di uno dei novellini.
Affilo lo sguardo, come ad intimargli di girare alla larga e smetterla di infastidirmi. Lui non reagisce, anzi continua a ricambiare l'occhiata con ostinazione. La sua espressione mi lascia lievemente perplesso: non è né spaventata, né incuriosita. Semplicemente mi guarda, quasi volesse analizzarmi in profondità. Come se stesse sondando la mia anima.

Quegli occhi … dove ho già visto quegli occhi?

Verdi come smeraldi, densi di saggezza e velati da un sottile accenno di malinconia.

Prima che riesca ad arrivare alla soluzione del mistero, il bambino si gira di scatto, come se qualcuno lo stesse chiamando. Faccio appena in tempo a saltare giù dal treno che lui è già svanito tra la folla.
Sbuffo infastidito e comincio a farmi largo tra le famiglie di maghi intente a salutare e dare le ultime raccomandazioni ai loro cari figlioletti. Pochi metri più in là individuo un gruppetto di persone che preferirei non conoscere. La famiglia Weasley al completo, più Granger e Potter.

Ma che bel quadretto.

Distolgo gli occhi prima che uno di loro si accorga che li sto fissando. Devo ancora ringraziare lo Sfregiato per aver testimoniato in mia difesa, ma non ho certo intenzione di ricoprirmi di ridicolo davanti a tutta questa gente. Dirò 'grazie', nulla di più. Gli tenderò un agguato nei corridoi, sempre che riesca a fare due passi senza i suoi fidati amichetti. Cosa di cui dubito.

Mi sfugge un mezzo sorriso che soffoco quasi subito. Quasi mi mancano i litigi con Potter, era troppo divertente ridere delle sue continue disgrazie. Farmi beffe di lui era il mio passatempo preferito, anche se devo ammettere che ho sempre provato uno strano rispetto nei suoi confronti. Era pur sempre uno dei pochi, se non il solo, in grado di tenere testa all'erede dei Malfoy. Non che la cosa non mi facesse infuriare, sia ben chiaro.
Ancora ricordo l'umiliazione ricevuta su questo stesso treno, all'inizio del primo anno, quando quell'idiota si è rifiutato di stringermi la mano. Nessuno mi aveva mai contraddetto in pubblico. Credo di aver sempre ammirato quel lato di Potter, è sempre stato così … incorruttibile. Il mio esatto contrario.

Sospiro stancamente e faccio per tornare dentro il vagone. Ho già il piede sul primo gradino, quando un intenso formicolio alla nuca mi fa trasalire.
Giro il capo di lato e corrugo la fronte, osservando la folla. La prima e unica volta che ho avvertito quella strana scossa è stata una settimana fa, al Ghirigoro. Quando ho posato gli occhi su quella strana ragazza …

Boccheggio. Ecco chi mi ricordava quel bambino! Aveva i suoi stessi occhi, dello stesso identico colore. L'avevo anche visto nel negozio, ma avevo prestato molta attenzione al suo aspetto. Ero troppo concentrato su di lei.

Mentre svolgevo le ricerche per conto di mio padre, chiedendomi fino all'esasperazione per quale assurdo motivo volesse informazioni su quel mostro di Greyback, ho sfogliato vari libri di genealogia magica. Ignoravo il nome di quella ragazza e, sfortunatamente, anche il suo cognome. Eppure non mi sono dato per vinto. L'unica cosa che sapevo di lei era che era la cugina del cantante più famoso del mondo magico, ovvero Caleb Rochester.

Dopo aver ribaltato la biblioteca del Manor da cima a fondo, mi ero dovuto arrendere all'evidenza: di fatto quella ragazza non esisteva. In nessun volume si parlava di un presunto fidanzamento dell'erede della famiglia Rochester, una potente dinastia originaria del nord della Francia.

Sapevo per esperienza che quando viene stilato un contratto matrimoniale, accanto al nome del futuro sposo compare un simbolo rosso, una specie di spirale che racchiude le iniziali della persona che sposerà. Fino a un mese fa di fianco al mio nome erano disegnate una A e una G. Ora il simbolo è scomparso definitivamente.

Mi passo una mano tra i capelli, scoccando occhiate perplesse prima a destra poi a sinistra. I miei occhi scorrono svogliatamente su ogni persona presente sulla banchina, fino a soffermarsi su una figura avvolta in una lunga veste verde bottiglia. I lunghi capelli neri e lisci contrastano col colore acceso del vestito: catturano il mio sguardo, rimango a fissarli come ipnotizzato.
E' lei. Il mio intuito non si è sbagliato.

Una strana forza si impossessa di me e mi spinge ad avvicinarmi alla ragazza che popola i miei pensieri da sette giorni a questa parte.
Percorro i metri che ci separano con trepidazione, senza osare domandarmi il perché di questa mia improvvisa follia. Forse sono solo curioso di conoscere la vera identità dell'unica persona che, dalla fine della guerra, è riuscita a guardarmi negli occhi senza disprezzo né rimprovero.








 

* * *







 




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Osservo le guance lievemente arrossate di mio cugino.
Il treno non è ancora partito e già sento una fitta di nostalgia pungermi il petto.

Gli scosto una ciocca di capelli dalla fronte e gliela infilo sotto il berretto di lana grigia. - Mi mancherai, piccola felce - mormoro, dandogli un buffetto sul mento.

Nick, che detesta profondamente quel soprannome che gli ho appioppato quando aveva cinque anni, questa volta non protesta. I suoi occhi sono incatenati ai miei, li vedo farsi lucidi a poco a poco. Il labbro inizia a tremargli come ogni volta che sta per scoppiare a piangere.
Si slancia in avanti e mi circonda la vita con le braccia, affondando la testa tra le pieghe del mio mantello. - Ho … tanta paura, Mysie - lo sento dire tra i singhiozzi. - Non voglio andare. Voglio restare con te e il nonno -. Fa una pausa e rialza la testa quanto basta per guardarmi. - Non conosco nessuno. E saranno tutti più bravi di me. E … -.

Lo interrompo posandogli due dita sulla bocca. - Io non ho potuto studiare a Hogwarts. Tu sai perché - affermo, scoccandogli un'occhiata eloquente. Lui annuisce e si asciuga le lacrime con una manica della veste. - Non sai cosa darei per poter essere al tuo posto. Perciò smettila di frignare. Te lo proibisco categoricamente -. Imito il tono imperioso del nonno e Nick scoppia a ridere.

Gli tolgo le ultime tracce di lacrime dalle guance con i pollici e sorrido a mia volta. - Resteremo sempre in contatto, ti scriverò ogni volta che potrò. E tu vedi di finire in Serpeverde, altrimenti i ritratti degli antenati se la prenderanno con il nonno per l'educazione troppo da Grifondoro che ti ha impartito -.

Nick alza gli occhi al cielo e fa per dire qualcosa, ma qualcun altro lo anticipa.

- Lo sapevo che ci saremo incontrati di nuovo -.

Corrugo la fronte e volto il capo alla mia destra, trovandomi davanti il ghigno compiaciuto di Draco Malfoy.
La sua figura slanciata, messa in risalto dagli abiti cuciti su misura, risalta tra la folla di persone come una pantera finita per sbaglio in una gabbia di tigri. La similitudine con i felini si intona perfettamente alla situazione, visto che la gente evita con cura di passargli accanto e lo guarda come si guarderebbe un predatore affamato.

Lui non sembra farci caso. Tutta la sua attenzione è catalizzata su di me. Perché, poi?

Decido di premiare la sua faccia tosta con uno dei miei rari sorrisi. - Come dicono i Babbani, chi non muore si rivede. Salve, signor Mangiamorte -.

L'ho detto a voce alta, senza tener conto delle reazioni di chi mi sta intorno. Una signora che stava passando in quel momento, sussulta a quella parola e si affretta a trascinare i propri figli il più lontano possibile da noi.

Malfoy non batte ciglio. É dotato di un formidabile autocontrollo, non posso che ammirarlo per il sangue freddo con cui gestisce gli sguardi truci della folla. - Avrò mai il piacere di conoscere il tuo nome? - chiede, in modo formale, da vero Purosangue.

Ma tu guarda. Sta forse cercando di fare colpo su di me?

Sto per ribattere con una delle battute ironiche di Roxi, ma vengo preceduta da Nick.
Mio cugino si piazza davanti a Malfoy e lo squadra da capo a piedi con una lunga occhiata. - Ecco perché mi sembrava di averti già visto! Sei Draco Malfoy! - esclama, come se si fosse trovato davanti una celebrità. Mi ricorda le ragazzine che si accalcano sotto il palcoscenico ogni volta che Caleb tiene un concerto. - Ho sentito tanto parlare di te. Hai davvero il Marchio? Posso vederlo? - chiede, candidamente.

Un uomo sulla quarantina poco distante lo fissa con malcelata disapprovazione. Non so se ridere della faccia sbalordita di Malfoy o imitare l'altro mago e fulminare Dominic per la sua impertinenza. Nel dubbio, gli circondo le spalle con un braccio e lo tiro verso di me.
Lo fisso dall'alto con cipiglio autoritario. - Ti sembrano domande da fare? -.

Nick china il capo. - Ero solo curioso … mi dispiace, signor Malfoy -.

Incredibilmente, sembra che Draco Malfoy stia facendo di tutto per trattenere una risata. - Non ti preoccupare. Forse un giorno te lo mostrerò. Sempre che a tua … sorella vada bene -.

Nick si illumina come ogni volta che qualcuno ci scambia per fratelli e sorride all'altro mago. Sembra averlo preso in simpatia e, a giudicare dall'occhiata che si scambiano, la cosa è reciproca.

Il fischio della locomotiva ci riporta alla realtà. Mancano pochi minuti alla partenza del treno, la maggior parte degli studenti è già a bordo delle carrozze.

Malfoy aiuta Nick a sistemare il baule all'interno di uno scompartimento, poi mio cugino si affaccia dalla porta per un ultimo abbraccio. - Ti voglio bene, Mysie - sussurra, prima di darmi due baci sulle guance.

Gli tolgo il berretto per scompigliargli i capelli. - Ci vediamo presto. Nel frattempo vedi di non infrangere nessuna regola. Non fare nulla che io non farei -, mi limito a dirgli, visto che ci ha già pensato il nonno a riempigli le orecchie e la testa di mille raccomandazioni.

Sorrido nel ricordare il tono brusco con cui l'ha salutato sulla soglia di casa. Scommetto che non ha voluto accompagnare Dominic al binario solo per non far vedere a tutti che il grande Cronus Silverfern, famoso pozionista, si commuove come una donnicciola nel vedere il suo adorato nipotino partire per Hogwarts. In compenso, se l'è tenuto stretto al petto per almeno mezz'ora, neanche lo stessimo spedendo in Antartide con un biglietto di sola andata.
Potrà anche sembrare un vecchio burbero e insensibile, ma io so quanto amore si nasconda dietro quel suo freddo atteggiamento da Serpeverde. Per tenere Nick e me al sicuro ha rischiato la sua stessa vita.

Dopo avermi assicurato che si comporterà bene, mio cugino si fionda nello scompartimento e prende posto … accanto a Draco Malfoy.
Li vedo confabulare per qualche secondo, poi si sporgono entrambi fuori dal finestrino. Questa loro inaspettata complicità dovrebbe spaventarmi, invece mi rassicura. Sarò pazza a mettere mio cugino nelle mani di un ex mangiamorte, ma qualcosa mi dice che posso fidarmi di quel Serpeverde dagli occhi di ghiaccio.

Sospiro. Almeno saprò con chi prendermela se Nick si dovesse cacciare nei guai.

- Non temere, Artemis, terrò d'occhio io tuo fratello - dichiara Malfoy, calcando intenzionalmente il mio nome.

Porto le mani ai fianchi, dopo aver incenerito quel traditore di mio cugino con un'occhiata. - E questo dovrebbe tranquillizzarmi? -.

La mia voce si perde in mezzo al chiacchiericcio della folla. Il treno inizia a muoversi piano sui binari, producendo un fischio acuto che mi impedisce di udire la risposta di Malfoy.

Nick si sbraccia per salutarmi e io ricambio, cercando di ricacciare indietro le lacrime.
Separarmi da lui è come lasciar andare una parte di me, ma so che non posso permettermi fargli vedere quanto questa lontananza mi renda infelice. Mi è costato molto fingermi contenta all'arrivo della lettera di ammissione, quando invece avrei voluto stracciarla e ordinare a mio nonno di scrivere a Silente che Dominic non avrebbe mai e poi mai messo piede a Hogwarts.

Continuo a sbracciarmi finché il treno non scompare all'orizzonte, in mezzo ad una gigantesca nuvola di fumo.

Ormai sul binario siamo rimasti in pochi. Quindi posso lasciar scorrere qualche lacrima senza paura di dare spettacolo.

Il legame tra Nick e me è molto forte, paragonabile a quello tra madre e figlio. L'ho visto crescere, l'ho curato quando stava male; l'ho consolato e coccolato quando, dopo un incubo, correva nella mia stanza e si rifugiava nel mio letto.

Passo il dorso della mano sulle guance. Siamo entrambi orfani, soli al mondo, fatta eccezione per nonno Cronus. E Nick è così piccolo.
Vorrei averlo accanto, poterlo seguire con sguardo vigile, proteggerlo da tutto e da tutti con le unghie e con i denti. Ma so che non posso tenerlo per sempre sotto una teca di vetro: adesso ha undici anni, non è più un bambino.
Anche se ai miei occhi resterà per sempre quel moccioso paffuto che mi seguiva dappertutto come un'ombra.

Che gli elementi veglino su di te, piccola felce.

Lancio un ultimo sguardo al paesaggio circostante, prima di voltarmi e attraversare a testa alta la barriera.
Mi confondo in mezzo ai Babbani senza sforzo, trasfigurando la mia veste in una semplice tuta da ginnastica. Tiro su il cappuccio della felpa nera e comincio a correre.
Verso dove, non lo so.


 


 


 


 

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Ciao a tutti! Dopo molto tempo, sono riuscita a postare un nuovo capitolo.
Chiedo perdono a chi segue la storia, ma tra l'ispirazione che mi abbandona nei momenti meno opportuni e lo studio, ho pochissimo tempo per scrivere (ahimé) :'(

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate di questi primi capitoli, fatemi felice ;)

A presto,

Lizz

p.s. ricordo che nella mia storia alcuni personaggi quali Silente, Piton, Fred e Greyback sono vivi. Per altre curiosità, mi trovate nella mia pagina Facebook
  https://www.facebook.com/pages/Lizz/1487353441540966?ref=aymt_homepage_panel

   
 
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