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Autore: Annrose    21/04/2015    0 recensioni
È incredibile il modo in cui una persona può influenzare la vita di un'altra. Anche con una parola, una giornata può cambiare, diventando migliore o peggiore. Ma cambia. E Matthew è una di quelle persone, giudicate strane o stupide, che riesce, soltanto con la sua presenza, a cambiare la vita di Amanda. Ma il passato, i ricordi...quelli non li cambierà nessuno.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È sabato. Mi sveglio presto per preparare i pancakes e inizio a scrivere a Matthew:
Buongiorno :)
Mi risponde dopo qualche minuto:
'giorno :) ti va di uscire oggi pomeriggio?
Accetto impulsivamente, felice.
Vengo sotto casa tua alle 4:00, va bene?
Mi chiede.
Certo!
Sono nervosa, ho paura di fare brutta figura. E ho paura di affezionarmi a lui o di innamorarmi di lui. Ma questa volta non voglio avere rimpianti, sarà la mia occasione.
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Arriva in anticipo, suona al campanello e io non sono ancora pronta. Prendo un paio di jeans a caso, mi pettino velocemente e apro la porta. Mi sorride e mi saluta timidamente, e io rimango a guardarlo sorpresa. Indossa una maglietta a righe, jeans e scarpe bianche. Mi sento così inferiore a lui, così abbasso lo sguardo ma non smetto di sorridere.
Camminiamo per Detroit ridendo, le nostre mani si sfiorano ma non si stringono mai. La gente che ci circonda ora ci sorride, ora si sente a disagio sentendo le nostre risate.
"Non ci posso credere" esclamo con le lacrime agli occhi per aver riso troppo.
"È così invece" dice lui "ho buttato il gatto di mia zia giù dalla finestra per vedere se volava, quando avevo sette anni. E il povero animale si è spiaccicato sul marciapiede, si è alzato, ha iniziato a girare in tondo e a miagolare. Adesso mi odia" un sorriso gli illumina il volto.
Iniziamo a parlare della nostra infanzia, tralasciando il mio passato e i problemi che ho avuto qualche anno prima. Scopro che Matthew ha un fratello, più grande di lui, che vive a Boston, assieme alla sua fidanzata. Ha circa 23 anni, studia psicologia.
Il tempo, purtroppo, passa in fretta e devo ritornare a casa (mi sono appena ricordata di avere una verifica di storia domani mattina) e lui insiste per accompagnarmi. 
È stata una giornata meravigliosa, era tanto che non mi sentivo così.
Ci incamminiamo prendendo una scorciatoia. 
Siamo lì, davanti alla porta di casa, le luci dei lampioni sono accese e ci guardiamo. Mi abbraccia, tirandomi su. Appoggio la testa sulla sua spalla e chiudo gli occhi. Sono a casa.
"Vorrei avere sempre giornate così" sussurra a se stesso, ma riesco a sentirlo.
"Anche io" dico sottovoce.
Ci stacchiamo controvoglia e lo saluto timidamente. Le guance mi bruciano, devo smetterla di arrossire.
Apro la porta ed entro.
Inizio a danzare per la stanza, mi butto sul divano e sospiro.
"Avanti, chi è lui?" mi domanda Emma con un sorrisino.
"Siamo solo amici" rispondo distrattamente mentre guardo il soffitto, che adesso sembra più bello di prima. È quasi color crema, e mi rendo conto di amare il color crema. Voglio qualcosa color crema. O un gelato alla crema. 
Ridacchia e continua a leggere il suo libro, un manuale di ricette piuttosto vecchio, probabilmente trovato in casa in qualche credenza.
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Sono le 3:37. Non dormo.
Penso a lui così spesso, non so perchè. O forse sì: mi sono innamorata.
L'ultima volta in cui ho provato sentimenti positivi per qualcuno è stata quando Oscar, il playboy della quarta elementare, è stato spostato dalla maestra nel banco accanto al mio. Capelli neri, occhi verdi, pelle color vaniglia e labbra carnose. Ora è in un carcere minorile, per aver spacciato droga in ben cinque scuole medie. 
E adesso c'è Matthew. Capelli neri, occhi grigi, pelle rosa chiaro e una piccola cicatrice sul lato destro della fronte. Non so cosa sia, un giorno glielo chiederò. 
Le voci interrompono i miei pensieri. "Non adesso" penso, supplicando ai miei scheletri di tornare nell'armadio.
"Sei inutile! Torna qui e ti ammazzo!"
I ricordi iniziano a tormentarmi e neanche il rumore dei miei singhiozzi li fa andare via. Le mani finiscono sulle mie cicatrici, le mie sconfitte, e mi addormento un'ora dopo, con gli occhi rossi e un cuore distrutto. Sono così debole.
Mi sveglio singhiozzando. Trevis entra nella mia camera e si siede vicino a me. Mi abbraccia senza dire niente, e mi riaddormento, posando la testa su una sua spalla, come quando ero piccola e, dopo un incubo, mi svegliavo piangendo e mio padre mi stringeva a sè, raccontandomi una storia.
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La mattina seguente sono sola. Trevis è sparito. E io non sto bene. Tutto gira intorno a me, ho i brividi. 
Prendo un termometro nel cassetto del mio armadio. 38,4. Fantastico, ho la febbre.
Buongiorno, tutto bene?
Lo schermo del mio cellulare si illumina e un messaggio di Matt appare tra le notifiche.
Insomma...a parte la febbre sì, va tutto bene. Tu invece come stai?Nessuna risposta.
Un'ora dopo, qualcuno bussa alla porta. Mi alzo dal letto e scendo le scale, poi mi accorgo di essere in pigiama. Alzo le spalle e apro la porta, arrossendo per la vergogna.
È Matthew, con un mazzo di margherite in mano e un sorriso stampato sulle labbra. Appena vede il pigiama scoppia a ridere, poi si ferma.
"Sei bellissima" dice e mi porge i fiori.
"Immagino, avrò dei capelli orribili" rispondo prendendo le margherite. "Sono bellissime" 
"Tu sei bellissima" ripete e mi abbraccia.
"Guarisci presto" dice e mi dà un bacio sulla fronte.
Neanche il tempo di ringraziarlo e di abbracciarlo che se n'è guà andato via.
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È tutto così strano. Non mi abituerò mai all'idea di essere amata. Forse non mi ama. Forse vuole uccidermi e quei fiori sono per il mio funerale. Forse sto impazzendo. Sì, sto impazzendo. 
Il suono di un messaggio interrompe le mie riflessioni. È di Matthew. Mi chiede se stasera sono libera, vorrebbe portarmi in un posto speciale. 
È un negozio di pigiami? 
Vedrai.
La sua risposta è vaga, ma decido di non indagare.
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Non so cosa indossare. Sono troppo nervosa. Niente di troppo elegante e niente di troppo semplice. E niente pigiama. Scelgo il mio maglione preferito e un paio di jeggins. Faccio una doccia e inizio a vestirmi.
Ecco il suono del campanello. L'ansia mi divora. Sono pronta. 
"Respira Amanda" penso.
Matthew è davanti a me, che mi fissa stupito. Indossa una camicia a quadri e jeans, ed è stupendo. Ed io mi sento così...piccola. Inferiore. Piccola e inferiore. 
"Andiamo?" chiedo sorridendo.
"Certo".
Mette il suo braccio sotto il mio e mi accompagna fino alla sua macchina.
"Hai la patente, wow non lo sapevo" esclamo ingenuamente. Non gliel'ho mai chiesto, colpa mia.
Ride e mi apre la portiera della macchina. Destinazione...ignota.
Ci fermiamo su una collina. Il cielo è trapuntato di stelle, la brezza ci accarezza e per un attimo sento che potremmo spiccare il volo.
Il panorama è una meraviglia: le luci delle case, i bambini in lontananza che corrono sui marciapiedi, i clacson dei taxi in coda, il profumo dei fiori che ci circondano. Sembra di essere in un quadro, anzi, siamo noi il quadro.
Ci guardiamo per un po', incerti sul da farsi. Due secondi dopo le sue mani sono sul mio viso, che mi accarezzano le guance troppo fredde e la pelle troppo bianca. Altri due secondi e le sue labbra si posano sulle mie.
Un bacio imbarazzato a stampo, colmo di emozione, che ti riempe il cuore e ti riscalda anche nella notte più fredda di sempre. Ricambio e rimaniamo così per un po', fino a rimanere senza fiato. 
"Qui è dove mia nonno ha portato mia nonna al primo appuntamento, e dove mio padre ha chiesto a mia madre di sposarlo. Amanda, io mi sono innamorato di te. Non è stato un colpo di fulmine, ma direttamente una tempesta, che ha permesso di nuovo al mio cuore di battere. Sei il mio...defibrillatore. Voglio stare con te. Abbracciarti e sentire il profumo dei tuoi capelli, guardare le tue fossette e ammirarti. Mi rendi felice. Sei l'alba che dura per sempre e il tramonto e non tramonta mai, ti guarderei fino a perdere la vista, basta che non perdo te. E sì, mi sono innamorato di te".
"Sei la mia persona".
L'ho detto. Non ci posso credere. Potrei morire per overdose di felicità. Ho detto troppo poco. Dovevo fare un discorso sui suoi occhi grigi come la luna, ma non ce l'ho fatta.
Ci stiamo guardando. Ho gli occhi lucidi, il cuore a mille e le nostre mani sono intrecciate. 
"Forse corriamo troppo" dico.
"Non ci sono limiti di velocità nell'amore. Quando ami qualcuno, scatta qualcosa. Scatta subito, nessuno può decidere quando".
"Tra noi è scattato" penso, incredula. 
Stiamo camminando lungo la collina, mano nella mano. Tutto sembra essersi fermato: le lucciole ci fanno strada, anche se noi brilliamo più di tutte loro messe insieme.
E ridiamo. Siamo felici. Non l'ho mai visto sorridere così tanto. 
Saliamo in macchina e percorriamo tutta Detroit con le braccia fuori dai finestrini e la musica a volume troppo alto.
Ridiamo fino a perdere la voce, cantiamo fino a perdere il respiro.
Mi accompagna a casa e si ferma davanti alla mia porta, mi guarda e aspetta. Lo abbraccio così forte che a momenti sviene per mancanza di ossigeno. Gli salto al collo, mi prende in braccio e mi fa girare, come quando ero una bambina. Ci stacchiamo controvoglia e chiudo la porta, con la gioia di chi potrebbe vivere per sempre. Sempre sempre sempre. La mia parola preferita.
Sprofondo sul mio letto e mi addormento profondamente, con il sapore delle sue labbra sulle mie e il suo profumo addosso.
  
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