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Autore: itsrigel    29/04/2015    2 recensioni
Gli anni che avevano passato lontani erano stati probabilmente i più duri della loro vita, su questo erano inequivocabilmente d'accordo. Ma erano di nuovo insieme, e questa era l'unica cosa che contava.
Entrambi avevano scelto se voler essere un vincitore o un perdente.
E avevano agito di conseguenza.
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Anya/Hyo. Dalla storia Il sangue dell'oceano
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Il sangue dell'oceano'
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«Mi devi promettere una cosa» disse, dopo essersi calmato.
«Mmh?»
«Devi promettermi che non ti dimenticherai mai di me, qualunque cosa succeda. E soprattutto che non te ne andrai.»
Lì per lì non capii il senso della promessa: come avrei fatto a dimenticarmi di lui? No, sarebbe stato impossibile. Lui era tutto per me, era il mio mondo.
«Te lo prometto.»



Anya non ricordava l'ultima volta che qualcuno l'aveva guardata così.
Hyo sembrava volerle scavare dentro l'anima, con quei suoi grandi occhi da cerbiatto, così profondi.
Neri come la mia anima. Scuri come la sua pelle, sporca del sangue di tutte quelle persone la cui vita non avrebbe potuto portare indietro.
Il ragazzo le sfiorava la pelle con baci caldi, proprio nei punti in cui la lama era andata a fondo nella carne, incidendo quei segni in modo irreversibile sul suo corpo.
Tante volte Anya era andata vicino all'agognata morte, a quel sonno eterno in cui da tempo voleva giacere. Ma non era mai riuscita a spingere il pugnale più profondamente, fermata da quel terrore cieco del buio infinito, da quella fredda consapevolezza di non aver lottato abbastanza; bloccata dall'immagine di Hyo fissa nella sua mente.
Anche se non aveva mai avuto il coraggio di andare fino in fondo, ferirsi le pareva l'unico modo per almeno sopravvivere. Ogni goccia di sangue che stillava dalle sue vene era come un pensiero in più che lasciava il suo essere, un insulto che si allontanava dalla sua mente, un senso di colpa che si alleviava. Ogni incisione, anche la più piccola, era un grido nella notte, una richiesta di aiuto mai arrivata al destinatario, il pianto represso di una bambina a cui era stato tolto tutto, anche il diritto di vivere.
L'acciaio che penetrava la carne le lasciava una sensazione di vuoto così... bella, a suo modo. I suoi dolori interiori si trasferivano nelle braccia, nel sangue che vedeva scorrere via. E mentre le gocce cadevano a terra si sentiva così leggera, quasi euforica. Come se il dolore fisico avesse potuto sostituire quello mentale, come se distruggendo il suo corpo i demoni nella sua testa si sarebbero zittiti.
I tagli riempivano il vuoto. Semplicemente, il dolore sostituiva l'amore che aveva provato, l'affetto che le era stato rivolto durante un'infanzia rubata.
Ma il benessere finiva, il vuoto tornava, Anya crollava per l'ennesima volta. Sempre più giù, sempre più lontana dalla luce, sempre più sola.
E non c'eri tu a risollevarmi.
Le cicatrici bianche erano così simili a quelle di Hyo, così piccole e numerose. Sapeva che se le era autoinflitte, quel giorno di tanti anni prima, nel disperato tentativo di buttare fuori la rabbia, la tristezza, sé stesso. Lui ricordava bene la pace, il vuoto completo che seguivano quei suoi improvvisi scatti di rabbia. Ogni singolo segno sulla sua cute era un'immagine dei suoi anni peggiori, quelli senza di lei. Rievocavano solo ricordi di sofferenza, di tristezza: cose che voleva cancellare dalla sua mente definitivamente.
Le mani tiepide di Anya gli ricordavano fin troppo il sangue che scorreva sugli avambracci, così caldo e calmante. La sensazione di pace interiore era quasi la stessa. L'unica differenza era il dolore: meno concreto, più dolce.
Gli anni che avevano passato lontani erano stati probabilmente i più duri della loro vita, su questo erano inequivocabilmente d'accordo. Ma erano di nuovo insieme, e questa era l'unica cosa che contava.
Entrambi avevano scelto se voler essere un vincitore o un perdente.
E avevano agito di conseguenza.


Era meglio di volare, era meglio delle stelle, era meglio di tutto quello che avevamo vissuto fino ad allora.
Hyo mi cinse la vita con un braccio e con l'altra mano mi scostò una ciocca di capelli dal viso.
Un secondo si dilatò all'infinito ed io non mi sentii mai viva come in quel momento.
   
 
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