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Autore: Zury Watson    30/04/2015    4 recensioni
Se il finale di stagione non vi ha soddisfatto, siete nel posto giusto.
Le morti che abbiamo visto nella 3x12 e nella 3x13 non si sono mai verificate, Re Riccardo è rimpatriato e ha rimesso in sesto ogni cosa. Nottingham è stata distrutta ma il suo destino è di essere ricostruita. Robin, Archer e Guy amministrano Locksley non smettendo per questo di aiutare chi ha bisogno e in tale contesto si inserisce Kaelee, una giovane donna arrivata da un villaggio vicino.
Capitoli in revisione (Revisionati 1-16)
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I Tre


I Tre

Lo stato d'animo di Kaelee non era mai stato tanto altalenante prima che si innamorasse e che suo fratello Rudyard piombasse a Locksley.
La concomitanza delle due circostanze la portava ad essere sorridente un momento e pessimista un attimo dopo, comprensiva ora e altamente irritabile tra un istante. In più ce l'aveva ancora con tutti a causa delle modalità che avevano scelto per dimostrarle che gli allenamenti avrebbero preso un nuovo andazzo. In cuor suo sapeva di potersi fidare ciecamente di ognuno, ma l'arrabbiatura non ancora sbollita la rendeva sospettosa e, come se non bastasse, Allan era sempre dietro l'angolo tutte le volte che la ragazza se ne andava in giro senza Gisborne. Questo perché, come aveva ammesso candidamente durante una riunione al Maniero, quando il fratello di lei aveva fatto l'infelice comparsa a Locksley, lui era assente e ritenendolo imperdonabile da parte sua, dal momento che aveva offerto protezione alla ragazza, aveva deciso che non avrebbe più permesso il verificarsi di una simile eventualità.
Allan le appariva sempre molto felice di poter trascorrere tempo extra con lei, al di fuori delle lezioni di lettura che Kaelee ancora prendeva, ma le stesse sensazioni non appartenevano a lei, che aveva mille pensieri, domande e dubbi per la testa senza riuscire mai ad avere una sola risposta certa.
Sostenere di essere sotto pressione era la sintesi della sintesi di ciò che provava Kaelee in quel periodo e dire che Allan e Gisborne non ne avessero combinate di tutti i colori in passato, insieme e separatamente, era una fandonia bella e buona, come Kaelee ben sapeva; senza contare che sapeva pure che, per questo motivo, Much era piuttosto preoccupato e temeva che Allan stesse rischiando grosso mettendosi tra lei e Gisborne.
«Gisborne è pur sempre Gisborne», gli sentì dire a Kate un pomeriggio, mentre lei si trovava al piano superiore nel tentativo di rilassarsi con un bagno caldo. «Ed è comunque un uomo. Se qualcuno facesse lo stesso con te, non la passerebbe liscia. Gli farei vedere io!».
Dunque Kaelee aveva avuto modo di capire che, nonostante lei avesse parlato con Allan tempo addietro in merito ai propri sentimenti per lui, tutti i membri della banda erano fermamente convinti che Allan non attendesse altro che il momento più opportuno per corteggiarla apertamente, come se lei lo avesse mai incoraggiato in tal senso. "Perché nessuno tiene mai in conto me?", si chiese Kaelee, piuttosto irritata. "Sono giovane, è vero, ma non mi sembra di aver mai dimostrato di essere una rammollita, una ragazzina svenevole, una che si compiace nell'avere più spasimanti. Uno solo mi basta e avanza vista la situazione! Possibile che non ci sia neanche uno di loro che creda in me? Neanche Kate?", sbuffò. "Pensassero pure quel che vogliono, io ho problemi più grandi da affrontare ora", si disse immergendo la testa nell'acqua per non dover sentire altro della conversazione che stava avvenendo di sotto.
I problemi più grandi cui Kaelee doveva far fronte riguardavano per buona parte Gisborne, il quale era ancora l'uomo che amava con tutta se stessa, ma che rappresentava anche la persona che più di ogni altra l'aveva tradita. Non avendo mai frequentato molte persone, Kaelee non era avvezza a questo tipo di circostanze – in cui per l'altrui bene si mente senza malizia – e ogni sua sensazione bruciava al pari del primo amore, della prima delusione, della primo ginocchio sbucciato, della prima scottatura nel tentativo di accendere il fuoco, perciò non sapeva come comportarsi con Guy, il quale, per sua fortuna, si rivelò un uomo molto paziente e anche molto innamorato, senza sembrare troppo dura o troppo superficiale. Né se la sentiva di chiedere consiglio a Kate come aveva fatto altre volte, perché anche lei in fin dei conti l'aveva tradita.

Sebbene non di rado accadeva che Kaelee inveisse contro di lui o che gli rinfacciasse la pessima idea della farsa, non la trattò mai con durezza, non le rispose mai male e non si arrabbiò quando la ragazza decise di non rivolgergli la parola per tre giorni. Si sentiva ancora in colpa anche se l'aveva fatto per lei, perciò la espiava senza aprir bocca. Furono comunque i tre giorni peggiori di tutta la sua vita e il fatto che Allan ballasse sempre attorno a Kaelee non lo aiutava per niente. Nonostante il fastidio che ne derivava, Gisborne decise di non cercare un confronto con l'uomo che per un periodo era stato suo complice e traditore al tempo stesso, doppiogiochista e opportunista dotato di un grande istinto di conservazione, perché se per Kaelee la presenza di Allan non era un problema, lui ritenne di non avere il diritto di intervenire: voleva renderla libera e indipendente del resto.
Solo perché era stato il braccio destro dello Sceriffo ai tempi in cui Nottingham, Locksley e i villaggi circostanti erano sotto la tirannia di Vaisey, solo perché si era dimostrato un uomo disposto a uccidere senza remore e a far del male al prossimo senza ripensamenti, non significava che non avesse un cuore e che non comprendesse i sentimenti umani, che non potesse essere altruista anche lui. Chi aveva avuto la pazienza di ascoltarne l'intera storia, di scendere a fondo nella sua vita e nelle sue esperienze, sapeva che se aveva dato alle fiamme l'abitazione di Lady Marian e Sir Edward era principalmente perché lei, rifiutandolo all'altare, lo aveva ferito. Si rendeva conto di averle voluto bene nel modo sbagliato, ma non poteva negare a se stesso di aver provato qualcosa per lei, perciò tutte le volte che lei gli aveva negato una carezza, un bacio o anche solo amicizia e lealtà lui aveva sofferto moltissimo e anziché reagire chiudendosi in se stesso, sfogandosi con un amico, rassegnandosi o tentando di conquistarla con gentilezza, aveva finito per essere violento e cattivo, perché questa era l'unica via che conosceva. Nessuno gli aveva mai riservato una carezza dopo la morte di sua madre, perciò Guy non ricordava più cosa volesse dire essere amato; nessuno gli aveva insegnato ad amare e ciononostante aveva avuto la forza di farlo. Questo non lo giustificava affatto, né agli occhi della popolazione di Locksley e Nottingham, né ai suoi stessi occhi, ma lo rendeva meno mostro e più essere umano; un essere umano volto a cattive azioni, ma pur sempre un essere umano. Tra tutti, forse neanche tanto paradossalmente considerato che si conoscevano da quando erano dei bambini, era stato Robin quello che per primo aveva scelto di ascoltare il suo cuore. Dopo aver avuto diverse conversazioni con Tuck, il quale lo aveva aiutato a tirare fuori ciò che sentiva senza doversene vergognare, senza arrabbiarsi per le emozioni che provava, senza il timore che qualcuno lo avrebbe preso a schiaffi e deriso, Guy aveva deciso di raccontare la storia dal suo punto di vista e aveva scoperto che farlo lo aiutava a comprendere meglio dove aveva sbagliato e perché, gli era utile nella ricerca di se stesso. Aveva lui per primo scoperto che un conto era sentir raccontare ciò che aveva fatto negli anni e giudicarlo, altra cosa era rivivere la sofferenza che c'era dietro ad ognuno dei crimini che aveva commesso.
Ciò che molti ancora non riuscivano a comprendere era che Gisborne non era nato malvagio, tant'è che dopo tutta una serie di tragici errori e con l'aiuto dei suoi fratelli aveva infine portato alla luce la parte buona che era in lui e si era innamorato nel modo più giusto, mettendo da parte tutta la negatività che lo aveva accompagnato per anni. A volte sbagliava ancora, a volte tendeva ancora ad arrabbiarsi quando era estremamente preoccupato per Kaelee, a volte si poneva con prepotenza quando riteneva che lei volesse fare qualcosa di troppo ardito o pericoloso, sostanzialmente, però, Gisborne aveva fatto tesoro di molte lezioni, aveva ritrovato se stesso ed una famiglia in Robin e Archer, aveva trovato una dimensione tutta sua a Locksley e si era lentamente guadagnato la fiducia di molti.
Mentre Kaelee sceglieva di non vederlo, Gisborne provava a lasciarle spazi e tempi aiutato da una comprensiva Kate, che di tanto in tanto gli passava qualche informazione, pur essendone lei stessa a corto dal momento che Kaelee quasi non le rivolgeva la parola. Aveva così appreso che per la ragazza non era semplice stargli lontana, – visto che, a detta dell'amica, sembrava sempre che fosse irrequieta per qualcosa e si guardava attorno come se cercasse qualcuno – che a volte, di notte, sussurrava il suo nome e che se veniva a sapere di qualcosa che lo riguardava, immediatamente un sorriso spuntava sulle sue labbra.

Quei tre giorni potevano aver messo alla prova la pazienza di entrambi, ma non il loro amore.
Si amavano, ma lei era giovane, inesperta, istintiva e sfuggente quando qualcosa non andava come l'aveva immaginata; lui faceva continuamente i conti con un passato difficile, con amori finiti sempre male e l'ombra della paura di sbagliare che lo seguiva ovunque andasse. Era una relazione particolarmente difficile nei momenti di disaccordo, ma molto intensa in ogni caso. Alla fine si attraevano come come la calamita attrae il ferro e riuscivano sempre a sanare ogni crepa riempiendola d'amore.

Chiesa di Locksley.
Tuck stava parlando alla popolazione di Locksley, nella nuova Chiesa che era stata ricostruita dopo l'incendio fatto appiccare dal Principe Giovanni; stava tenendo uno dei suoi illuminanti e appassionati discorsi a tutta la popolazione di Locksley e a chi da Nottingham aveva voluto recarsi nel villaggio quel giorno, quando Much capì che avrebbe dovuto chiedere la mano di Kate. L'intuizione arrivò così, all'improvviso, senza che ci avesse meditato sul serio nei giorni precedenti. Mentre Tuck parlava, Much aveva semplicemente smesso di ascoltarlo e si era detto "Devo chiedere la sua mano. Lo sapevo. L'ho sempre saputo" e proprio non riusciva più a stare seduto lì dov'era e concentrarsi in silenzio e attentamente sulle parole del frate, perché in lui la molla era scattata e tutto ciò che desiderava fare era camminare su e giù per tutta Locksley alla ricerca delle parole più opportune da usare, al posto migliore in cui dichiararsi ufficialmente, all'anello che le avrebbe regalato. "L'anello! Io non ce l'ho un anello da darle!", si disse mentre Kate, ignara di tutto, gli sedeva accanto, completamente presa dalla voce potente di Fra Tuck. "Lo sapevo! Lo sapevo che qualcosa doveva andare storto", continuò, nel suo monologo interiore fatto di piccoli tic nervosi.


Alcuni giorni prima.
Nottingham.

Rudyard non aveva trovato alcuna difficoltà ad ambientarsi in quella nuova città. Dopo la breve sosta a Scarborough e dopo essersi liberato di un inutile peso di nome Willard, l'uomo era ripartito alla volta di Nottingham con l'intento di non fallire di nuovo. La consapevolezza di avere a che fare con Robin Hood e con la sua banda di stupidi non lo spaventava affatto, perché per quanto quell'arciere arrivasse a minacciare, era l'unica cosa che sapeva fare davvero dal momento che, per una ragione che a Rudyard non interessava, aveva deciso di non uccidere più. Questo raccontavano le storie e il fatto che Gisborne fosse vivo e parte integrante dell'allegra compagnia di bifolchi ignoranti era la testimonianza di quanto l'arciere fosse sciocco, ingenuo e perfino una pessima guida. Avrebbe dovuto averla lui una banda di uomini sotto il suo comando e allora sì che avrebbe riscosso successo e vittorie in tutta l'Inghilterra.
Quindi si era stabilito a Nottingham, con la promessa di svolgere indagini su Locksley per ricavare informazioni utili su come sua sorella e i suoi protettori impegnassero le loro inutili giornate, e aveva anche incontrato qualche suo vecchio amico, riuscendo in breve a trovare una sistemazione adeguata e piccoli lavoretti che non lo rendessero sospetto per la comunità. Per il momento manteneva un basso profilo, per nulla intenzionato a far sapere a Robin Hood e ai suoi di essersi insediato a pochi passi dalle loro abitazioni, e curioso di verificare quanto alte fossero le difese del gruppo. Ben presto, però, sarebbe tornato all'attacco e possibilmente in compagnia.
Nel frattempo si scambiava brevi missive con Willard al solo scopo di informare la madre su eventuali novità, con la speranza di poterle dare presto la lieta novella dell'avvenuta cattura e punizione di Kaelee.


Presente.
Casa di Kate e Kaelee, Locksley.

Kaelee era rimasta sola a casa quella mattina, – dopo aver convinto a fatica Kate a recarsi in Chiesa come faceva tutti giorni prima di andare al forno di sua madre – perché appena sveglia si era sentita poco bene, cosa che aveva evidentemente allarmato Kate per ragioni che la ragazza non riuscì a comprendere subito, ma era bastato mangiare un frutto per riprendere il solito colorito, con grande sollievo di Kate. Kaelee non gestiva molto bene le situazioni di stress e in quel periodo era perennemente tormentata dal pensiero che Rudyard le sarebbe apparso davanti al naso nel momento meno opportuno, ancor meno opportuno visto che non aveva ancora fatto davvero pace con Guy. Troppo spesso quel fratello le appariva in sogno per uccidere Gisborne senza che lei potesse far nulla e questo la rendeva ansiosa e triste.
Ad appesantire il carico c'era l'addestramento, che si era rivelato molto più duro di quanto non fosse mai stato prima, in seguito al quale la ragazza rincasava spesso con qualche livido, i muscoli doloranti e una stanchezza tale che appena si metteva a letto crollava. I risultati, però, come sia lei che Gisborne avevano potuto verificare, erano notevoli: non soltanto Kaelee riusciva a gestire molto meglio i colpi dell'avversario e i propri movimenti nello spazio, ma diventava ogni giorno più forte, metteva su i muscoli necessari a renderla un avversario temibile, quasi imbattibile, al pari del suo maestro.
Ciò che testimoniava la serietà di entrambi in merito agli allenamenti era che anche quando Kaelee si era presa una pausa da lui, a nessuno dei due era passata per la testa l'idea di interrompere le lezioni, perché Rudyard sarebbe potuto tornare da un momento all'altro e rinunciare alle esercitazioni avrebbe reso inutile il teatrino messo su da Guy e Robin che, invece, aveva segnato una svolta decisiva per la ragazza: finalmente Gisborne la trattava come un allievo e non come una fanciulla in pericolo, finalmente Kaelee aveva potuto constatare personalmente le ragioni per cui Gisborne aveva ottenuto la fama di essere uno dei migliori nel suo campo. Se Robin sapeva scagliare tre frecce alla volta senza esitazione né imprecisioni, mantenendo il primato di più abile arciere di tutta Nottinghamshire e forse d'Inghilterra, Gisborne era in grado di sopportare duelli per ore intere senza patirne lo sforzo, senza lasciarsi mai colpire nemmeno di striscio, senza perdere la concentrazione, studiando l'avversario e affondando un unico colpo letale, definitivo. Insieme, quei due, avrebbero potuto fronteggiare senza difficoltà anche una ventina di guardie addestrate, Kaelee ne era certa.
Era affacciata alla finestra della camera da letto, al piano superiore dell'abitazione, e stava godendosi i raggi del sole che le accarezzavano con delicatezza il viso e il collo quando vide Guy passare. Il primo istinto, suggerito esclusivamente dal corpo, fu quello di mordersi il labbro: perfino dall'alto era l'uomo più bello che avesse mai visto e sebbene non ne avesse incontrati poi così tanti, sapeva che non avrebbe comunque cambiato idea. Sospirò e appoggiò il mento sulle braccia incrociate mentre lo osservava, anzi, lo contemplava come si può contemplare un'opera d'arte o il nonno che ti racconti una favola o il fratello maggiore che ti riveli un magico segreto. O la persona che si ami più di ogni altra cosa al mondo.
Lo vide incedere svelto fino alla costruzione da cui lei lo stava guardando, poi il suo camminare si fece più incerto; si fermò e ripartì un paio di volte, si voltò come se volesse tornare indietro, ma poi ci ripensò e mosse un passo in avanti, verso la porta d'ingresso. Kaelee trovò tenera quell'indecisione, pur non sapendo da dove provenisse. Anche se era ancora arrabbiata e si rifiutava di interagire con Guy al di fuori delle esercitazioni, Kaelee non aveva smesso di volerlo accanto. Poteva sembrare un controsenso, ma dentro di sé la ragazza sentiva che continuare a vederlo senza prima aver accantonato tutta la rabbia e quel pizzico di rancore che provava nei suoi confronti, sarebbe stato controproducente per entrambi.

Aveva ricevuto una velocissima visita da parte di Kate quel mattino presto ed era stato messo al corrente del malore accusato da Kaelee, cosa che, naturalmente, lo aveva allarmato subito. La sola idea che per un qualsiasi motivo Kaelee stesse male lo faceva impazzire. Kate, che come Guy sapeva ormai era completamente dalla loro parte, gli aveva anche detto che sarebbe andata in Chiesa e poi ad infornare i vasi con sua madre, quindi sarebbe rimasta fuori casa a lungo. Il modo in cui lo aveva guardato gli aveva lasciato intendere che, se avesse voluto e se la fosse sentita, avrebbe potuto raggiungere Kaelee con la sua approvazione. Inoltre, Gisborne si era trovato coinvolto, quella mattina, in una conversazione parecchio imbarazzante sia per lui che per Kate, la quale, pensando che Kaelee avesse sminuito perché ne temeva la reazione, aveva voluto accertarsi che i due non si fossero amati dal momento che il malore al risveglio aveva fatto nascere in lei il dubbio. Era stata così diretta che per un attimo entrambi erano avvampati ed erano rimasti immobili ognuno nella propria posizione, distogliendo lo sguardo.
«È da escludersi», aveva detto infine, schiarendosi la voce, ancora in imbarazzo.
«Molto bene. Lei è davvero strana in questo periodo. Non si confida più nemmeno con me e sono costretta a interpretare. E dato che voi due vi siete trattenuti parecchio il giorno della lite...», aveva risposto Kate, tutto d'un fiato.
«Sì, comprendo. Ti... Ti ringrazio per la tua premura».
«Allora io vado. Buona giornata!», aveva detto fuggendo via come un fulmine.
Era stata la conversazione più imbarazzante di tutta la sua vita e, sebbene fosse assolutamente certo che i dubbi di Kate erano infondati e non sospettasse affatto che Kaelee potesse averlo tradito in tal senso, quello scambio gli aveva messo addosso una tale agitazione che non riuscì a restare in casa. Era preoccupato per lei e si chiedeva se fosse il caso di consultare il medico del villaggio, oppure attendere che quello strano malore di ignota origine se ne andasse così come era arrivato. Mentre si chiudeva la porta alle spalle, ripensò alle parole di Kate, la quale gli aveva assicurato che, quando era uscita di casa, Kaelee sembrava essere in perfetta forma e che quindi, forse, era soltanto stanca per gli allenamenti intensivi. Si sentì subito in colpa essendo lui responsabile del nuovo ritmo che quelle lezioni avevano preso, nonché di tutti i lividi e i graffi che Kaelee si portava a casa. Eppure non riusciva a non ritenere necessari quei passaggi sebbene avrebbe preferito molto più evitare a Kaelee tutti i danni collaterali e renderla forte, indipendente e magnifica senza causarle alcun tipo di sofferenza.
Prese un profondo respiro convincendosi che la cosa migliore che potesse fare era andare a trovarla, come del resto gli aveva velatamente suggerito Kate, ma qualche passo più tardi una serie di domande spuntò fuori dal nulla. "E se sta riposando e la disturbo? Se volesse stare da sola? Se non vuole vedermi? Potrebbe aver mandato Kate a riferirmi una bugia per non dirmi in faccia che ne ha abbastanza di me", pensò volendo però chiederle almeno come si sentiva. Arrivato a pochi metri dall'abitazione di lei, si torturava ancora con pensieri contrastanti mentre quella paura – di sbagliare, di restare solo, di perdere Kaelee per sempre, di ricadere nell'oblio di una vita senza senso – non lo lasciava respirare.
«Ehi, straniero», chiamò una voce divertita, dall'alto.
Non avrebbe mai pensato che qualcuno potesse appellarlo in quel modo, ma la voce che aveva parlato era inconfondibile nel suo suono delicato ma pieno, vivace e colmo dell'entusiasmo dei suoi anni, perciò Guy sollevò lo sguardo in direzione di lei e quando la vide gli fu inevitabile sorriderle.
«Stavi forse pensando di venire a trovarmi?», gli chiese.
«Forse», rispose lui reggendole il gioco. «Mi faresti entrare se così fosse?», domandò.
Lei rise piano, dolcemente, mentre scompariva dietro la finestra portando con sé quel suono che Guy adorava. Ricomparve poco dopo, tutta intera e incredibilmente bella, sull'uscio di casa e, quando lo invitò ad entrare, Gisborne si sentì l'uomo più felice del mondo.
Agli occhi di Guy, Kaelee era di una bellezza capace di mettere sottosopra l'anima, quel tipo di bellezza che a guardarla a lungo sapeva far male agli occhi, al cuore, ad ogni parte del corpo.
Non era molto alta nemmeno se non la si confrontava con lui, eppure questo non riusciva ad essere un difetto su di lei, che era ben proporzionata; era infatti tutta minuta, perciò niente risultava fuori posto; aveva occhi grandi ed espressivi di un colore che lo tranquillizzava e che rendeva la bellezza di lei ancor più caratteristica; lunghe ciglia da bambina facevano da contorno allo sguardo di caramello e sottili sopracciglia, scure come i capelli, accompagnavano ogni sua espressione; a differenza delle sue, le labbra di Kaelee erano piene perfino nel colore e, quando sorrideva, si piegavano all'insù in un modo adorabile e per certi versi infantile nella loro spontaneità; Kaelee non sorrideva mai per compiacere qualcuno, né per ammaliare qualcuno che non fosse lui; anche il naso, come tutto il resto, era piccolo ma non sottile quanto il suo. Gisborne adorava il modo in cui arrossiva per qualsiasi cosa e come abbassava lo sguardo se provava imbarazzo. Portava i capelli piuttosto lunghi e le onde naturali della chioma creavano un morbido volume attorno a lei; quando poi si esponeva alla luce diretta del sole, piccoli fili tra il castano ed il rosso le si accendevano qua e là; era solita fissare un paio di ciocche per evitare che le ricadessero sul volto; aveva mani piccole e dita affusolate, unghie curate e qualche piccola lesione sui palmi per via dell'arma che maneggiava, per questo Gisborne intendeva regalarle un paio di guanti su misura. Kaelee non aveva forme notevoli, ma le curve che aveva erano esattamente dove dovevano essere; le gambe sottili e svelte che Guy aveva soltanto intravisto lo affascinavano e accendevano senza un perché. Una volta si era ritrovato ad immaginarla nuda e l'enorme imbarazzo che aveva provato nel rendersene conto gli aveva impedito di riprovarci consciamente anche se, per quanto Gisborne volesse fare le cose per bene, restava un uomo fatto di carne e sangue e Kaelee era pur sempre la donna che amava, perciò – dal momento che gli piaceva molto e sotto molti aspetti – capitava che desiderasse poter andare oltre al semplice bacio, oltre alle innocue carezze, semplicemente oltre.
La sua voce, poi, era limpida, cristallina; la pelle, infine, era molto chiara in contrasto con la capigliatura, e liscia al tatto, morbida, compatta e irresistibile.
Per quel che l'uomo ne sapeva, Kaelee poteva essere saltata fuori direttamente da un dipinto tanta era la sua grazia: non riusciva a trovare un solo motivo per non amarla.
Nemmeno le continue prese in giro da parte di Archer che gli ricordava sempre quanto lei fosse microscopica in confronto a lui, riuscivano a fargli cambiare idea: Archer amava stuzzicarlo e aveva trovato uno dei suoi punti deboli, perciò ogni volta che li definiva "il gigante e la bambina", – il che avveniva spesso – Guy partiva in automatico, come se suo fratello azionasse un invisibile meccanismo, una leva che conosceva soltanto lui. Tutte le volte finiva che entrambi necessitassero di un bel bagno dopo essere rincasati pieni di fili d'erba e spighe infilate ovunque, letteralmente. In tal proposito, una volta Robin aveva riso così tanto perché Archer aveva fili d'erba perfino dove non batteva mai il sole, che gli erano venuti crampi talmente violenti da costringerlo a letto per mezza giornata.

Guy e Kaelee, una volta in casa, non passarono neanche dalla cucina; lei lo trascinò direttamente al piano superiore ed entrambi si accomodarono sul letto della ragazza.
Kaelee spostò il cuscino prima di sedersi, incrociò le gambe, e se lo sistemò in grembo, così, ai piedi del letto, Guy assunse una posa simile ma senza cuscino.
Sarebbero stati capaci di restare così, a guardarsi negli occhi, per ore intere ognuno perso in pezzi di cielo o in pozze di caramello.


Diversi giorni prima.
Edwinstowe.

Al loro ritorno, Dwight e Aric non ottennero quella che si definirebbe una calorosa accoglienza, ma del resto nessuno dei due si aspettava un atteggiamento diverso. La madre era furiosa perché i suoi figli l'avevano lasciata così, senza dirle assolutamente niente, era però bastato che Dwight le ordinasse di smetterla di fingere di non sapere dove fossero stati tutti e quattro per chiudere definitivamente l'argomento. Sebbene sua madre si fosse comportata per anni da despota, sembrava temere molto il primogenito le poche volte in cui lui alzava i toni, perciò Dwight, stanco di dover assistere in silenzio alle sciocche scene di una madre che tramava contro i propri figli, aveva deciso di assumersi la responsabilità che suo padre non si era mai sentito di prendersi: d'ora in poi avrebbe contrastato attivamente sua madre, ad ogni costo.
Le posizioni dei singoli, in famiglia, erano dunque più chiare che mai e Willard, che era rientrato a Edwinstowe prima di Aric e Dwight ed era rimasto solo visto che Rudyard aveva realizzato per se stesso piani diversi, evitava di incontrare i fratelli – Dwight in modo particolare.
A qualche giorno dal loro rientro nel villaggio, Aric e Dwight avevano sondato il terreno separatamente ed erano arrivati alla conclusione che la loro genitrice riteneva Aric innocuo sebbene avesse seguito Dwight a Locksley, ma, anziché arrabbiarsi, i due fratelli sfruttarono la cosa a proprio vantaggio, consapevoli che sottovalutare un avversario non era mai una scelta intelligente; tanto più perché Aric sapeva essere una minaccia piuttosto pericolosa quando si metteva a fare la spia.
La prima volta che Dwight aveva visto suo fratello infilarsi dentro l'armadio qualche attimo prima che la madre e Willard facessero il loro ingresso nella stanza, aveva pensato che le avrebbe prese, ma Aric era tornato da lui, un'ora più tardi, con diverse informazioni utili e da quel momento il primogenito si era reso conto dell'enorme potenziale del minore tra i suoi fratelli. Willard e la donna non avrebbero avuto vita facile nel loro tramare contro Kaelee insieme a Rudyard, perché Aric era sempre pronto ad intercettare conversazioni interessanti, tra le quali una gli aveva consentito di sapere delle missive che Willard si scambiava con Rudyard, anche se non era ancora riuscito ad appropriarsene; perciò il compito principale del giovane era scoprire dove Willard le nascondesse, visto che non era così astuto da bruciarle eliminandole per sempre e rendendo impossibile ricavarne informazioni.
Dwight era felice di aver un fratello cerebralmente lento e pessimo osservatore.
Il viaggio a Locksley e l'incontro con Robin Hood avevano risvegliato Dwight dalla depressione che minacciava di distruggerlo lentamente da quando la sua donna lo aveva abbandonato per sempre, per questo motivo, insieme ad Aric e all'amico di lui che aveva fatto da messaggero, aveva deciso di operare a Edwinstowe come Robin e i suoi uomini avevano fatto a Locksley e dintorni quando lo Sceriffo aveva reso loro la vita impossibile. A Edwinstowe non c'era uno Sceriffo crudele a tassarli, appartenendo il villaggio alla Contea di Nottingham esattamente come Locksley, ma le cose non andavano comunque bene quanto al villaggio di Robin Hood per via dei pochi ricchi che giocavano a fare i prepotenti con tutti gli altri. Era un mestiere pericoloso, ma tutti e tre lo facevano più che volentieri regalando speranza ai concittadini, spronandoli a reagire ai soprusi.


Presente.
Chiesa di Locksley.

Tuck aveva appena dato la propria benedizione ai presenti e Much era letteralmente saltato in piedi come se avesse le molle sotto al sedere. Aveva preso per mano Kate e l'aveva trascinata all'esterno, tutto concentrato sulla frase più giusta da usare per farle la proposta anche se non aveva ancora un anello, ma essendo consapevole di essere molto più bravo con la cucina che con le parole, ritenne che forse sarebbe stato più saggio chiedere consiglio a Robin, salvo poi ricordarsi di un piccolo dettaglio.
"Ma quanto sei stupido, Much?!", si domandò retorico. "Proprio a Robin vuoi chiederlo?", continuò mentre prendeva tempo accompagnando Kate da Rebecca, sua madre. "E poi forse, in fin dei conti, è anche troppo presto. Non voglio che pensi male di me, che creda che voglio sposarla solo per averla... Aspetterò. E se poi mi lascia? Però potrebbe anche rifiutare se glielo chiedo ora...", rifletté desiderando ardentemente grattarsi la testa per scacciare almeno uno di quei fastidiosi punti interrogativi.
«Much, ma che ti prende?», intervenne Kate interrompendo i suoi ragionamenti e anche il suo incedere.
La guardò per un istante, serio, poi le si parò davanti e le poggiò le mani sulle spalle, prese un respiro profondo.
«Io... Ho una cosa da dirti», cominciò.
Kate sollevò un sopracciglio mentre un venticello fresco le scompigliava leggermente i capelli chiarissimi facendole finire una ciocca davanti agli occhi. Much provò l'istinto di scostargliela, ma lei lo anticipò portandosela dietro l'orecchio e lui rimase lì con l'intenzione di sollevare la mano e con parole che non avevano voglia di aiutarlo.
«Da... Da chiederti», si corresse.
L'emozione gli giocava scherzi bruttissimi, lo sapeva.

Kate, che non aveva la più pallida idea di cosa stesse passando per la testa dell'uomo, continuò a guardarlo con l'aria di chi è ad un passo dal preoccuparsi seriamente. Sebbene avessero trascorso diverso tempo insieme, prima come fuorilegge e poi da liberi cittadini, ed in particolar modo nell'ultimo periodo, Much aveva ancora qualcosa di indecifrabile per Kate; era un uomo che prendeva le cose molto seriamente e che diceva sempre tutto ciò che gli passava per la testa, solo che spesso lo esprimeva in un modo così imbrogliato che alla fine neanche lui riusciva più a capirsi; era un uomo molto dolce e affettuoso, leale nei confronti di chi riteneva suo amico, fedele nei confronti di Robin Hood e tendeva a marcare gelosamente il proprio territorio. Lo ammirava molto per come si era comportato quando gli aveva detto di essere interessata più a Robin che a lui, mettendosi da parte per il bene che voleva ad entrambi. Much aveva una forza interiore non indifferente ed era mosso sempre dalle migliori intenzioni, difficilmente esprimeva disappunto verso qualcuno senza prima averlo studiato un po', a meno che questo qualcuno si mettesse ad infamare le persone a lui care; in quel caso aveva perfino la freccia facile.
Da quando aveva capito di poter ricambiare il sentimento di Much, aveva anche scoperto che i motivi per cui lui l'aveva corteggiata così a lungo erano più nobili di quanto avesse creduto: non aveva mai osato sfiorarla più del lecito, aveva sempre condiviso baci molto casti e non si appartava mai con lei nemmeno quando si addentravano nella foresta per raccogliere bacche o anche solo per una passeggiata. Le doti che avevano fatto innamorare Much andavano oltre alla sua bellezza fisica e Kate ne era lusingata e felice.

Much era lì che la guardava in tutta la sua bellezza e più le cercava, meno le trovava le parole più adatte alla situazione, così alla fine si arrese.
«Ecco io... Avevo pensato che se ti va potresti venire da me a pranzo!», improvvisò sorridendole imbarazzato.
Si stava mentalmente maledicendo per la propria ignoranza e stava cercando intanto di capire con chi avrebbe dovuto parlare visto che l'unica persona con cui avrebbe voluto farlo non era la più indicata. "Little John si metterebbe a borbottare qualcosa in merito all'inutilità di certe romanticherie, Archer farebbe qualche battuta sconcia e poi dovrei rincorrerlo per tutto il villaggio intimandogli un po' di rispetto, Allan mi consiglierebbe qualcosa che non farei mai, quindi a chi devo rivolgermi?", si domandò desiderando di nuovo di potersi grattare la testa. "Robin resta il solo, ma come faccio a domandare consiglio proprio a lui che ha avuto una relazione con Kate seppur breve? Sarebbe di cattivo gusto da parte mia... Ah, per tutte le erbe di Sherwood!".
Sentì Kate tirare un sospiro di sollievo, ma non ebbe il tempo di interrogarsi riguardo la ragione di quella reazione perché lei gli accarezzò una guancia e Much non capì più nulla, definitivamente.
«Non rinuncerei ad uno dei tuoi manicaretti per niente al mondo», gli disse alzandosi sulla punta dei piedi per reclamare un bacio.
Much stava ancora sorridendo quando le labbra della donna raggiunsero le sue.


Nottingham.
Rudyard si era svegliato con comodo, senza alcuna fretta, e con il proposito di rovinare la giornata a sua sorella.
Aveva iniziato a prendere informazioni e, avendo saputo che Kaelee era molto amica della donna bionda che era presente quando era arrivato a Locksley, aveva deciso di indagare anche su di lei. Per essere una volgare popolana era nient'affatto male, secondo i suoi gusti personali, dettaglio che l'aveva già indotto a prendere in considerazione l'idea di divertirsi un po' con lei prima o poi e magari, chissà, sarebbe pure riuscito a corromperla e farsi consegnare Kaelee senza troppa fatica, sebbene non avesse intenzione semplicemente di prelevare sua sorella e riportarla all'ovile: aveva bisogno di generare sofferenza, voleva sentire le urla di qualcuno e voleva essere lui a provocarle.
La sua raccolta di informazioni lo aveva portato a conoscenza della convivenza di sua sorella proprio con quella sua amica bionda; inoltre aveva saputo che Kaelee si teneva impegnata svolgendo diversi lavori durante la giornata – stando alle voci dei pettegoli, sua sorella lavorava sia al forno di un vecchio panettiere che al forno di una certa Rebecca che creava del vasellame, oltre che a coltivare l'orto di questo o di quell'altro.
"Insomma, è scappata da una casa in cui non si sentiva libera, ma fa ugualmente da serva a questi luridi ignoranti", pensò l'uomo quando una vecchia contadina gli aveva parlato di questa ragazza "bassina e piccina, uno scricciolo", così l'aveva definita, che l'aveva tanto aiutata quando era stata poco bene un mese addietro. Se c'era una cosa che non cambiava mai di città in città e di villaggio in villaggio, era il vizio di spettegolare: ovunque si andasse, si riusciva sempre a trovare un essere umano pronto a cedere o vendere informazioni.
Dal momento che gli abitanti di Nottingham provenivano per la maggiore da Locksley, che li aveva ospitati durante la ricostruzione della città, molti di loro conoscevano abbastanza bene Kaelee da possedere qualche utile dettaglio sulla sua vita nel ridente villaggio – un vero e proprio colpo di fortuna per Rudyard, il quale, naturalmente, aveva mentito sulla propria identità, dichiarando sì di chiamarsi Rudyard, ma di provenire da Scarborough, Yorkshire; il che era una mezza verità in fin dei conti; e stava molto attento quando chiedeva informazioni, facendolo sempre velatamente, gestendo le conversazioni in modo da non sembrare un impiccione o un uomo losco.
Evidentemente, da quando lo Sceriffo era morto insieme ai suoi uomini, c'era molta meno diffidenza in giro e questo giocava a favore dell'uomo, che poteva muoversi liberamente senza destare il minimo sospetto. Rudyard aveva, inoltre, avuto conferma del sentimento che legava sua sorella a Gisborne ed era proprio su questo che intendeva fare leva.
Stando alle informazioni che aveva, avrebbe trovato facilmente Kaelee al lavoro con i vasi creati da quella tale Rebecca, quindi si mise addosso abiti leggeri, un cappuccio in testa, prese il cavallo e partì alla volta di Locksley.


Casa di Kate e Kaelee, Locksley.
Gisborne non aveva idea di quanto tempo fosse passato da quando era salito in camera di Kaelee e non aveva comunque alcuna voglia di tornare alla vita di tutti i giorni, perciò fu lieto di sapere che anche alla ragazza faceva piacere semplicemente starsene lì dov'erano, a non fare nulla di particolare se non guardarsi e parlare come facevano di solito. Infine sembrava che Kaelee lo avesse perdonato per la messinscena della lite e se ne rallegrò.
Tuttavia, nonostante l'atmosfera sembrava essere tornata quella di sempre, preferì non raccontare a Kaelee ciò che gli aveva chiesto Kate, troppo imbarazzato per ripetere il contenuto di quella conversazione senza balbettare, avvampare o desiderare di sparire sotto metri e metri di terra, e assolutamente certo che il dubbio di Kate fosse infondato, ma diverse volte le chiese come si sentisse e se avesse bisogno di qualcosa, qualunque cosa. L'idea di chiamare un medico non lo entusiasmava, non perché fosse egoisticamente geloso, ma perché, per un ragionamento dettato dai sentimenti più che dalla logica, era convinto che farla visitare da un dottore avrebbe fatto di Kaelee una donna malata. In sostanza era preoccupato per lei e la paura di perderla lo assaliva, rischiando di farlo apparire iperprotettivo e invadente, ragion per cui cercava di manteneva la calma per non turbare l'amata e il nuovo equilibrio che avevano appena raggiunto in quella stanza. Lei gli rispose tutte le volte, con estrema dolcezza, di sentirsi molto meglio e che quello che era successo non poteva essere niente di grave.
«Sarò solo stanca», gli rispose. «Oppure forse ho preso una botta in testa e non me lo ricordo», scherzò.
In prima battuta, prima di capire che si trattava di una burla, Gisborne aveva sentito il proprio cuore accelerare istantaneamente, e soltanto quando Kaelee si era messa a ridere aveva compreso che lo stava prendendo in giro; quindi scosse il capo e rise anche lui, sollevato.
«Per quanto ancora ti vendicherai?», le chiese.
«Oh, questo non è niente», mormorò, stabilendo poi, evidentemente, che la distanza tra loro era troppa; la ragazza lasciò perdere il cuscino e cercò un cantuccio tra le sue gambe, accoccolandosi infine con la testa sul petto.
Non poté e non volle far altro che accoglierla con gioia spontanea e un po' di sorpresa.
Gisborne, infatti, non si aspettava mai che qualcuno gli riservasse un gesto d'affetto, che qualcuno desiderasse la sua compagnia, un contatto fisico, e non si era ancora abituato all'amore che Kaelee provava per lui, quindi tutte le volte che lei gli accarezzava il viso o lo cercava per un bacio era una gradita sorpresa.
Con la ragazza tra le braccia parte del timore che lo attanagliava scomparve e Guy sospirò, le baciò i capelli chinandosi leggermente e poi prese ad accarezzarle lentamente il viso disegnandone i contorni con le dita. Quando lei abbassò le palpebre, rilassata, lui vi passò sopra l'indice facendola sorridere e sospirare.
Gisborne non ricordava di essere mai stato tanto felice in età adulta come lo era da quando aveva incontrato Kaelee; nella sua mente erano transitati una quantità infinita di pensieri dal momento in cui aveva abbandonato Nottingham, il Castello, il denaro ed il potere per cercare Archer insieme a Robin, molte riflessioni erano scaturite dal suo pensare da quando era quasi morto nell'ultima battaglia contro Vaisey e molte volte si era chiesto come sarebbe proseguita la sua vita, cosa questa gli avrebbe riservato e se sarebbe davvero riuscito ad essere un uomo buono, degno della fiducia di Robin Hood e dei suoi, degno di vivere a Locksley in mezzo alla gente che un tempo aveva tassato e maltrattato senza ritegno; tante volte si era domandato se avrebbe infine trovato qualcuno che fosse riuscito ad amarlo e se sarebbe lui stesso riuscito ad amare di nuovo dopo Marian e Meg, entrambe morte a causa sua anche se con modalità del tutto differenti: la prima uccisa da lui, la seconda uccisa per salvargli la vita. L'amore per Meg non aveva nemmeno avuto il tempo di sbocciare il lui, ma lo aveva mutato così profondamente che non poteva semplicemente dimenticarla dopo aver pianto la sua morte per settimane e settimane. Eppure, tra questi pensieri e tra mille previsioni di un incerto futuro, non c'era mai stata traccia, nemmeno blanda, delle sensazioni che stava vivendo insieme a Kaelee, perché neanche nella più positiva ipotesi di felicità Gisborne si era proiettato in tanta dolcezza, in una così disarmante tenerezza, mai avrebbe pensato di poter essere lui stesso così delicato con una donna, perciò tutto era per lui completamente nuovo e questa consapevolezza lo rilassava in merito alla sua continua paura di sbagliare: era come se fosse un giovane adolescente alle prese con il primo amore.

Dal canto suo, Kaelee adorava trascorrere il suo tempo con Guy, anche se avrebbe dovuto mostrarsi più dura nel periodo di riappacificazione, perché non voleva che Gisborne credesse di poter fare qualunque cosa con lei ottenendo sempre il perdono sa parte sua; non era così che Kaelee voleva funzionasse, ma non se la sentiva neanche di punirlo troppo severamente perché lo amava totalmente e senza condizioni. Con il senno di poi era riuscita a comprendere il punto di vista di Guy e Robin e anche se non avrebbe mai approvato la loro scelta, comprendeva che era stato un modo molto efficace di convincerla del reale mutamento: se Guy fosse andato da lei per informarla riguardo la necessità di intensificare le esercitazioni, a lei sarebbe sempre rimasto il dubbio che lui si trattenesse, fosse anche in minima parte, mentre avendo duellato con lui senza alcun imbroglio, quel giorno, era certa ora che lui utilizzasse tutta la sua forza in ogni scontro. In fin dei conti tre giorni potevano bastare come punizione e poi, avendolo davanti a sé, non aveva potuto resistere alla tentazione di cercare un contatto con lui.
Adorava essere stretta dalle sue braccia forti, muscolose e rassicuranti, adorava che il suo petto ampio la contenesse perfettamente, proteggendola dal mondo intero e adorava sentire il suo respiro leggero sulla pelle; sebbene non avesse alcuna esperienza sull'amore, quando era in compagnia di Gisborne ogni cosa le sembrava del tutto naturale e appropriata, perfino i suoi slanci – ultimo dei quali l'essersi portata le mani di Guy sulle proprie cosce, in aperta campagna – non le sembravano troppo irriverenti, sfacciati o sconci. Probabilmente, se Gisborne non fosse stato prudente e rispettoso nei suoi riguardi, presa dall'impeto del desiderio, gli si sarebbe concessa già da tempo, forse per poi pentirsi di averlo fatto tanto in fretta.
Stava imparando a sue spese quanto difficile fosse controllare l'istinto che la spingeva tra le braccia dell'uomo con una tale forza che resistere era quasi impossibile, perciò era felice che Guy la comprendesse e ragionasse per entrambi; in quel momento, ad esempio, mentre se ne stava con la testa appoggiata al petto di lui, dopo avergli consentito di accarezzarle dolcemente il viso, gli prese la mano e se la portò sul ventre, vibrando e sospirando a quel tocco: Kaelee aveva costantemente disogno di un contatto fisico con lui.
Prima di arrivare a Locksley, aveva vissuto una vita quasi completamente priva di affetto, non ricordava di aver mai ricevuto una carezza sul capo da parte di sua madre, né una parola di conforto, perciò quando era fuggita via da Edwinstowe, benché desiderasse che la sua vita subisse un cambiamento anche in tal senso, non aveva messo in conto di trovare il vero amore. Aveva preso in considerazione, certo, diversi scenari possibili e nel migliore tra questi sperava di potersi unire agli uomini di Robin Hood, mentre, nel peggiore, avrebbe continuato a scappare per tutta la vita. Quando la prima condizione, la più rosea, si era verificata, Kaelee non pretendeva di trovare altro in quel villaggio, perciò l'amicizia con Kate, l'aver incontrato Gisborne, essersi innamorata di lui e aver scoperto che il sentimento era ricambiato, aver imparato tanti mestieri, a leggere e a maneggiare un'arma, aver trovato tanti amici leali e sinceri erano un'aggiunta per cui Kaelee ringraziava ad ogni suo risveglio.


Forno di Rebecca, Locksley.
Kate stava parlando con sua madre di ciò che aveva detto Tuck e rifletteva sul potere che le parole di quell'uomo avevano sulle persone, sul carisma che gli apparteneva per natura e su quanto Tuck rappresentasse per tutti una solida roccia cui affidare la propria anima durante le tempeste. La donna non sapeva come il frate ci riuscisse, come potesse trovare in ogni occasione la cosa giusta da dire; vedeva la pace interiore di Tuck riflessa sul suo volto e si interrogava su come un uomo potesse possedere tanta pazienza nell'ascoltare gli altri senza mai parlare con nessuno dei propri problemi o drammi interiori; lo guardava stare tra la gente, tra i bambini, e vedeva il sorriso sulle loro labbra e la speranza nello sguardo.
Tuck sapeva indubbiamente smuovere le coscienze e, per la fortuna di tutti gli abitanti di Locksley, era dalla parte del bene, dalla parte dei giusti, dalla parte dei meno fortunati e dalla parte di chi, in ogni caso, volesse dargli la propria fiducia, volesse affidarsi a lui. Come aveva fatto Gisborne, ad esempio.
Il sermone di quella mattina era un invito a non additare mai il prossimo a priori, senza conoscerne la storia, senza essere prima scesi a fondo nei sentimenti e nelle emozioni; Tuck aveva parlato di quanto sbagliare fosse una costante comune a tutti gli uomini, di quanto sbagliare potesse essere l'inizio di una presa di coscienza che avrebbe condotto alla saggezza; aveva sostenuto con convinzione che chiunque avrebbe potuto imparare dai propri errori e che nessuno meriterebbe mai di essere condannato per uno sbaglio. A quelle parole, Kate aveva visto molti dei presenti chinare il capo, certamente immersi ognuno in intime considerazioni, immedesimandosi, ripercorrendo il proprio passato, alla ricerca di risposte o anche solo di nuove vie da percorrere, ed era rimasta molto affascinata dall'atmosfera serena che l'aveva avvolta all'interno della Chiesa.
Parlandone con Rebecca, aveva pensato tanto a Guy quanto a Kaelee ed era proprio su di loro che aveva infine spostato l'argomento, condividendo con sua madre il malore che Kaelee aveva accusato quel mattino e la conversazione avuta con Gisborne.
Intanto, sistemando i vasi per l'asciugatura, Kate poté vedere, non molto lontano del forno, un uomo che scendeva dal proprio cavallo e si dirigeva verso il pozzo. A giudicare dal cappuccio che gli copriva il capo doveva essere un viaggiatore giunto a Locksley per una sosta, o forse, più probabilmente, un mercante che aveva Nottingham come meta.

Con fare discreto, giunto a Locksley, Rudyard finse di riposarsi dopo un'immaginaria cavalcata molto lunga e, per rendersi ancora più credibile, decise di sciacquarsi il viso, potendo così sondare il terreno. Nessun passante lo guardava sospettoso, nessuno lo stava tenendo d'occhio e nessuno lo avrebbe riconosciuto, a patto, però, che si tenesse a debita distanza dalla bionda e da tutti gli uomini di Robin Hood che lo avevano visto quando era arrivato la prima volta in quel villaggio. Sebbene stesse lavorando sul proprio aspetto per camuffarsi, non era ancora saggio mostrarsi apertamente e sfidare scioccamente la sorte.
Con la scusa del viaggiatore stanco, trovò ristoro sedendosi non molto lontano dal forno in cui Rebecca, la bionda amica di sua sorella e molti altri stavano lavorando non senza scambiarsi chiacchiere vivaci e rumorose, che gli consentirono – insieme ai pettegoli passanti – di ottenere diverse informazioni utili.
Tanto per cominciare, fare il lascivo con una giovinetta dai capelli castani che non aveva niente di attraente se non la capigliatura, gli era servito per sapere che il nome dell'eccitante biondina era Kate. "Un nome piuttosto banale per uno sguardo focoso come quello. Scommetto che sarebbe capace di stendere perfino uno come me, tra le lenzuola, anche se non ha niente a che vedere, in quanto a bellezza, con la mia Maude. La conquisterò prima o poi, o non mi chiamo Rudyard", pensò mentre osservava con attenzione.
Quella Kate aveva una voce molto alta, stridula a tratti, per nulla piacevole per le sue orecchie anche se in quel frangente si era rivelata per lui una dote impagabile: poco importava quanto scortese fosse ascoltare le altrui conversazioni, perciò non si fece alcun problema morale a concentrarsi sullo scambio che Kate stava avendo con sua madre Rebecca. Scoprì in questo modo che quel mattino Gisborne era insieme a Kaelee, con ogni probabilità a casa di lei. "Si starà dando da fare", pensò maliziosamente. Inoltre seppe che la bionda non sarebbe rientrata per il pranzo, perché un certo Much – che secondo i ragionamenti dell'uomo doveva essere il cagnolino fedele di Hood – l'aveva invitata a consumare un pasto insieme, e forse pure qualcos'altro, il che implicava la possibilità che Kaelee restasse ulteriormente sola nell'abitazione della donna bionda – dettaglio, questo, parecchio interessante per lui: se gli uomini di quell'arciere da quattro soldi erano così sciocchi da lasciare la preda in bella vista, allora il suo piano di far del male a Kaelee si sarebbe rivelato molto più semplice del previsto. Interrogando innocentemente alcuni giovani apprendisti artigiani, Rudyard riuscì ad intuire che sua sorella conduceva una vita molto regolare, rispondeva con serietà agli impegni che si prendeva, si esercitava con Gisborne e di rado si prendeva un momento libero per sé stessa, evitando di frequentare la locanda di sera, il che significava che Kaelee non lasciava quasi mai la casa durante la notte e questo poteva voler dire soltanto che Gisborne dormiva altrove e completamente solo, dal momento che non aveva voluto serve in casa e che non risiedeva al Maniero. Molte donne poco raccomandabili che lavoravano a Nottingham gli avevano assicurato che sebbene alcune di loro avessero diverse volte offerto i loro servigi al "bel tenebroso" – così l'avevano definito – egli aveva sempre declinato, così come aveva rifiutato la proposta di alloggiare con i suoi fratellastri. Rudyard era venuto a conoscenza della veridicità di quell'assurda storia di amanti, tradimenti e figli illegittimi proprio in quei giorni e ne aveva riso per diverse ore, facendosi intimamente beffe tanto di Gisborne quanto di Hood.
Dopo una ventina di minuti trascorsi comodamente seduto a farsi gli affari degli altri, l'uomo finse di voler fare un'innocente passeggiata per Locksley con l'intento, invece, di scoprire dove risiedesse esattamente Gisborne.

Ignari di ogni cosa, Kate e Much pranzarono insieme. Guy e Kaelee si fecero compagnia per tutto il giorno e dal momento che Gisborne non volle farla stancare con gli allenamenti, lesse per lei alcune storie. Tuck si dedicò alle coltivazioni. Archer si mise a fare la corte ad una ragazza del villaggio mentre Allan dava spettacolo nella taverna con il gioco dei tre bicchierini. Little John era come sempre meditabondo e Robin parlò a lungo con diversi abitanti del villaggio, raccogliendo idee e proposte per l'amministrazione dei beni e delle merci.


Piena notte.
Casa di Guy, Locksley.

Gisborne non aveva lasciato sola Kaelee se non quando Kate era rincasata, non sentendosela di rischiare che la ragazza si sentisse nuovamente male senza che nessuno fosse lì a prestarle soccorso; si rendeva conto di essere fin troppo protettivo nei suoi riguardi, dal momento che se era stata in grado di affrontare da sola il viaggio da Edwinstowe a Locksley sicuramente era anche capace di cercare aiuto se necessario, ma non poteva farne a meno, mosso dall'amore che provava nei suoi confronti.
Sebbene Kate lo avesse invitato a restare per la cena e nonostante gli avrebbe fatto molto piacere trascorrere dell'altro tempo insieme a Kaelee, rifiutò educatamente sostenendo di aver approfittato anche troppo della sua ospitalità e di dover rientrare per occuparsi di alcune mansioni che non aveva svolto durante la giornata.
Lui e Kate, dopo che lei lo aveva soccorso in seguito alla ferita causatagli da Rudyard, erano riusciti a legare maggiormente. Era da diverso tempo che Guy faceva piccoli tentativi con lei, desiderando che potesse perdonarlo e guardarlo con occhi diversi anche se aveva ucciso suo fratello a sangue freddo, ma sapeva bene che finché la volontà di avvicinarsi fosse stata soltanto sua, non ci sarebbero stati molti progressi in tale direzione, perciò il gesto di Kate, il giorno dell'inaugurazione di Nottingham, era stato determinante. La donna aveva mosso un passo verso di lui e questo aveva accresciuto la reciproca fiducia permettendo loro di interagire con molta più scioltezza. Questo, comunque, – Guy ne era cosciente – non vooleva dire che ogni ferita era sanata, perciò l'uomo preferiva andarci ugualmente con i piedi di piombo, non tirare troppo la corda, non approfittare della gentilezza di lei.
In questo percorso, in ogni caso, Kaelee stava rivestendo un ruolo fondamentale costituendo un importante punto d'incontro per entrambi, e Gisborne ne era felice, sia perché il fatto che Kaelee avesse un'amica come Kate lo rassicurava e sia perché era anche grazie a lei se Kate non cambiava strada appena lo vedeva in lontananza, dal momento che Kaelee spesso la coinvolgeva in brevi scambi in piazza o vicino al pozzo o al forno di Rebecca.
Lasciata la casa di Kate, Gisborne era passato da Robin per una chiacchierata tra fratelli – abitudine, questa, che lo rilassava e rallegrava come mai avrebbe creduto un anno prima – e aveva infine cenato insieme a lui ed Archer, il quale li aveva intrattenuti con l'interessante avventura di come aveva quasi conquistato la giovanissima Nettie.
Ciò che rendeva Archer un bersaglio fin troppo facile per le battute dei fratelli maggiori era la spudoratezza con cui mentiva, credendo di poter sempre fregare i suoi interlocutori anche quando questi erano del calibro di Robin e Guy, i quali ormai avevano imparato a conoscerlo. Archer raccontava sì cose realmente accadute, ma aveva poi il vizio di infiorettarle eccessivamente rendendole, così, poco credibili e più insisteva, più Guy e Robin si divertivano a prenderlo in giro, finché Archer iniziava a rispondere per le rime.
Uno degli sfottò ricorrenti riguardava la differenza di altezza tra Guy e Kaelee, sottolineata sempre in modo molto colorito da Archer, il quale riteneva anche che la ragazza fosse troppo delicata e dolce per un bruto arrogante quale era Gisborne – non lo era più in effetti, ragion per cui era concesso scherzarci sopra liberamente.
A quel punto, di solito, Gisborne rispondeva che il suo essere un impostore cronico, nonché donnaiolo privo di controllo, lo avrebbe condotto alla forca se lui e Robin non fossero intervenuti per tirarlo fuori dai guai, a York.
Poi era il turno di Robin che si autodescriveva come il fratello senza peccato, quello buono, giusto e – con molta modestia – assolutamente perfetto.
Chiunque li avesse conosciuti separatamente non avrebbe creduto ai propri occhi guardandoli così affiatati, così in sintonia, e Guy sapeva quanto ancora alcuni abitanti del villaggio non riuscissero a credere a ciò che vedevano: in fin dei conti, per i più adulti, Robin Hood era il salvatore, l'eroe, il buono, mentre Guy di Gisborne era l'assassino, l'esattore delle tasse, il cattivo. Eppure, ormai, gli azzuffamenti dei tre uomini erano diventati quasi proverbiali a Locksley, che lentamente si stava abituando alla nuova situazione, tant'è che quando dei ragazzini litigavano per la strada, gli adulti a volte commentavano dicendo "Ma guardateli! Se continuano su questa via, finiranno come i Tre".
Per tutti coloro che avevano infine accettato la presenza di Gisborne, vedendo in lui una persona divera da quella che li aveva tormentati per anni insieme allo Sceriffo, lui, Robin e Archer erano semplicemente "I Tre", perché erano sì fratelli, ma lo erano in un modo così articolato che ognuno di loro aveva titoli e provenienze diverse, perciò si era deciso di sintetizzare così, quando si parlava di ciò che facevano per il villaggio e a Gisborne questo non dispiaceva per niente sentendosi lui davvero parte integrante della sua nuova famiglia.

Alla fine dell'ennesima piccola zuffa che aveva animato il Maniero, Robin gli propose di fermarsi per la notte e prolungare così il loro tempo insieme, ma la stanchezza aveva iniziato a farsi sentire e Guy, sostenendo di non poter essere per nulla di buona compagnia, riuscì a defilarsi. Era, infatti, già nel cortile quando fu costretto ad arrestarsi, visto che Archer aveva deciso di uscirsene con un'altra delle sue.
«Qualcosa mi dice che ha appuntamento con la sua bella», disse con una vocetta maliziosa che gli fece venire la pelle d'oca, soprattutto perché gli ci voleva poco a scatenare quei pensieri che tanto difficilmente conteneva, nel rispetto di lei.
Se Kaelee fosse stata presente, Guy non sarebbe semplicemente arrossito, ma avvampato a quella insinuazione: non era affatto come Archer pensava, perché lui non era più quel tipo di uomo che bada solo al piacere fisico e se non lo era più era perché aveva conosciuto l'amore ed era disposto ad aspettare anche anni, prima di condividere un momento intimo con Kaelee. Preso da quei pensieri, – e da altri più caldi, che vedevano la giovane donna in tutto il suo splendore, pronta a concederglisi senza condizioni – Gisborne decise di stare al gioco, si voltò nuovamente in direzione dei fratelli e rivolse ad Archer uno dei sorrisi sghembi che ricordavano il Sir Guy di qualche tempo prima.
«Geloso perché la tua Nettie non ha ceduto?», domandò lasciando visibilmente Archer di sasso.
«Non dici veramente!», esclamò sconvolto. «Non ti credo», aggiunse guardando poi Robin, che si godeva la scena ridacchiando.
Gisborne fece spallucce, senza smettere di sorridere all'espressione stupita di suo fratello.
«Io non ho detto niente», rispose infine con tono innocente.
Archer, che infine dovette aver capito il gioco, gli lanciò contro una piccola pietra e tutti e tre risero di gusto ancora per qualche minuto prima di salutarsi definitivamente, con un sincero abbraccio.

Una volta rincasato, Guy si era preparato un bagno rilassante e poi si era messo a letto, pensando a Kaelee.
Nonostante la stanchezza non si era addormentato subito.
I sedici anni di età che stavano tra lui e la ragazza avevano scatenato un forte senso di responsabilità da parte sua nei confronti di lei, tanto più perché aveva promesso a Dwight che se ne sarebbe preso cura con tutto se stesso. Non che prima di quello scambio con il maggiore trai i fratelli di Kaelee le sue intenzioni con lei fossero diverse, naturalmente, ma l'aver conosciuto una parte della famiglia della donna che amava, aveva reso tutto molto più reale, concreto, quasi che l'aver dialogato di lei con Dwight avesse ufficializzato in qualche modo la loro relazione. In cuor suo Guy sperava che Kaelee fosse la donna giusta, quella con la quale avrebbe condiviso il tempo che gli restava su quella terra, pertanto l'istinto di proteggerla sempre e comunque, ad ogni costo, era del tutto naturale in lui; il fatto, poi, che Rudyard le desse la caccia, lo rendeva ancora più vigile e nel contempo preoccupato. Se da un lato aveva il vantaggio di aver conosciuto Rudyard in passato, dall'altro non sapeva abbastanza di lui per capire fino a che punto quell'uomo fosse disposto ad arrivare e la preoccupazione stava diventando un elemento onnipresente nelle sue giornate, tant'è che aveva anche pensato di chiedere a Kaelee di trasferirsi da lui, in modo che potesse starle accanto ad ogni ora del giorno e della notte. Non era ancora riuscito a proporglielo però, anche perché temeva che in questo modo il loro rapporto sarebbe andato incontro ad un progressivo logorìo, temeva che lei si sentisse oppressa dovendo condividere per cause di forza maggiore uno spazio con lui. Eppure una parte di lui credeva che quella potesse essere una buona soluzione per limitare i rischi.
Il pensiero che potesse accettare, però, lo riportò con la mente alle parole di suo fratello Archer, anzi, all'allusione che l'uomo aveva fatto e inevitabilmente Guy tornò a immaginare Kaelee tra le sue braccia, coperta solo da una sottile veste che gli avrebbe lasciato intravedere forme bellissime, completamente abbandonata a lui. Come avrebbe reagito se avesse provato ad accarezzarle un fianco? Cosa gli avebbe detto se avesse spinto le dita oltre la veste, sfiorandole la coscia, l'addome e poi più giù? Era giusto un approccio di questo tipo, in attesa di qualcosa di più intimo?
Immerso nelle tante domande e nei molteplici dubbi, infine crollò senza accorgersene.

Nascosto nel buio della notte, Rudyard era pronto a mettere in atto il suo piano.
Era rimasto in incognito a Locksley per tutto il giorno anziché rientrare a Nottingham a metà giornata, come aveva pensato di fare quando aveva raggiunto il villaggio quella stessa mattina, aveva raccolto informazioni utili, aveva aspettato che Gisborne rientrasse e, anche se per un momento aveva creduto che quello sciocco si fosse fermato chissà dove per divertirsi un po', appena lo vide mettere piede nell'abitazione sentì un calore invadergli tutto il corpo. Dare la caccia ad un preda pensante e in grado di contrastarlo realmente, infatti, lo eccitava oltre ogni dire, quasi quanto la soddisfazione di vedere il sangue della sua vittima scorrergli attorno agli stivali e sicuramente molto più di una donnaccia disposta ad aprirsi a lui senza tanti convenevoli. Rudyard ne aveva conosciute di donne come quelle e, dopo la breve ossessione maturata in seguito alle prime esperienze, se ne era facilmente stufato preferendo invece attirare a sé giovani ragazze ancora vergini, per rovinarle definitivamente con il loro consenso; trovava divertente giocare con i sentimenti delle sue giovani amanti, convincerle che le avrebbe amate davvero, approfittare della loro fiducia e poi sparire nel nulla. "Ma con Maude sarà diverso", si diceva sempre. 
Da una postazione favorevole aveva osservato il rientro a casa del proprio avversario, sapendo che era solo questione di tempo, e quando fu certo di avere campo libero, lasciò il proprio nascondiglio per introdursi nell'abitazione di Gisborne. Decise che tentare di entrare dall'ingresso principale non era la più brillante delle idee, né la più eccitante in effetti, quindi pensò a qualcosa di più coinvolgente e pericoloso, che gli desse quella carica che tanto gli piaceva. Quindi, dopo averci ragionato un po', non fu così complicato trovare il modo per arrampicarsi ed entrare direttamente dalla finestra al piano superiore.
Rudyard ebbe conferma, con grande entusiasmo e nonostante il buio, di trovarsi proprio nella camera da letto dell'uomo; non riusciva a distinguere i contorni di ciò che aveva attorno, così rimase immobile in attesa che gli occhi si abituassero alla quasi totale assenza di luce e nel mentre iniziò a valutare vari scenari: aggredire Gisborne, semplicemente spaventarlo, oppure attentare direttamente alla sua vita?
Non aveva con sé né spada, né arco, entrambi troppo ingombranti per portarseli dietro senza destare sospetti nei panni di innocuo e affabile mercante, ma si era portato dietro un fedele coltello, che estrasse dal fodero, regalatogli da suo padre molti anni prima e da cui non si separava mai.
"Che atroce dilemma! Se mi limito ad una burla, rischio di scoppiare a ridere senza potermi trattenere, ma se lo ferisco e basta non andrò via di qui pienamente soddisfatto. Quindi forse dovrei ucciderlo, anche se così renderei le cose troppo semplici alla mia cara sorellina, privandola in fretta del suo amore. Dovrei dar loro almeno il tempo di accoppiarsi più di un paio di volte... Magari Gisborne la mettesse incinta! Che soddisfazione sarebbe uccidere Kaelee e il bambino non ancora nato sotto gli occhi di questo sciocco nobile che ha rinunciato al potere! Sebbene anche uccidere lui dinanzi a Kaelee e all'infante non sarebbe così male... Bene, bene, che fare allora stanotte?", si ritrovò a pensare mentre i contorni degli arredi iniziavano a manifestarsi più chiaramente. Lentamente e silenziosamente si avvicinò, quindi, al letto su cui giaceva Gisborne, profondamente addormentato o almeno così gli parve, e i suoi pensieri mentre lo osservava divennero ancor più indecenti e osceni, oltre che violenti. Se una parte di lui stava ancora valutando il modo migliore di agire per causare sofferenza a Kaelee, un'altra pensava al tempo che l'uomo trascorreva insieme a sua sorella e si domandava se anche lei sapesse essere perversa come certe fanciulle che lui aveva posseduto negli anni.
Illuminata dalla luce lunare che filtrava dalla finestra, la lama del coltello scintillò nel buio della stanza e Guy cambiò posizione.
Rudyard si bloccò per diversi minuti, respirando appena, portandosi il coltello dietro la schiena, per evitare di commettere due volte la stessa imprudenza, e accertandosi di non aver interrotto irrimediabilmente il sonno di Gisborne prima ancora di poterlo aggredire; eppure, dopo un po', quello si girò un'altra volta di scatto, come se fosse disturbato da qualcosa che certamente non poteva essere lui, quindi ipotizzò che stesse avendo un incubo o qualcosa del genere.
"Oppure magari sta sognando di possedere mia sorella", pensò rivolgendo un ghigno all'oscurità circostante.
Proteso verso il massiccio corpo di Gisborne, inerme quanto un fanciullo, Rudyard si rese conto di non poter rischiare di essere scoperto, quindi decise di muovere un passo alla volta appena l'uomo sembrava essere tornato tra le braccia di Morfeo e a poco a poco, gli fu così vicino che colpirlo sarebbe stato davvero questione di un attimo.

Forse un sesto senso, forse una buona stella, forse solo il destino.
Attanagliato da un incubo orribile, Gisborne si svegliò di soprassalto spaventando anche un intruso – della cui presenza venne a conoscenza in quel momento – che saltò all'indietro appiattendosi contro la parete. A sua volta intimorito dall'inattesa presenza nella sua stanza, per un attimo pensò di aver immaginato tutto sotto l'influsso del pessimo sogno che era riuscito, per sua fortuna, ad interrompere. Nel tentativo di placare i battiti del suo cuore e il respiro divenuto affannoso per lo spavento, si guardò attorno e si rese conto che la stanza era avvolta completamente dal buio, fatta eccezione per una piccola porzione del legno del pavimento illuminata dalla luce lunare, e dal silenzio, esattamente com'era giusto che fosse. Eppure qualcosa aveva visto e sentito, poco prima, quando si era svegliato e infatti, mentre cercava di raccogliere i brandelli di razionalità sparsi qua e là nella mente, scorse un'ombra contro la parete di fronte a sé e gli si gelò il sangue. "Che i miei fantasmi abbiano preso corpo adesso?", si domandò, ancora confuso dalle immagini che il suo incoscio gli aveva propinato rendendo quella notte agitata e terribile.
Guy proprio non riusciva a mettere a fuoco la situazione e non capiva che cosa mai potesse farci un uomo in casa sua in piena notte, perciò per un momento pensò ad uno scherzo di Archer, venuto a vedere se era insieme a Kaelee visto lo scambio avuto con lui prima di rientrare, ma poi la piccola porzione di lucidità che si era finalmente messa in moto gli suggerì che in tal caso si sarebbe già mostrato, non avendo alcuna ragione di nascondersi al pari di un ladro come faceva quell'ombra, che si ostinava a fondersi con il buio. Si convinse, quindi, che qualcuno si era realmente introdotto nella sua abitazione, per motivi a lui ignoti, e aguzzò la vista mentre cercava mentalmente l'arma più vicina a disposizione: la spada era troppo lontana per raggiungerla senza esporsi al pericolo e non aveva coltelli, né frecce a portata di mano. L'unica cosa che poté fare, quindi, fu continuare a scrutare tra le tenebre.
Senza preavviso udì un sibilo nell'aria seguito subito da un rumore sordo.
Gisborne non impiegò molto a rendersi conto che un'arma, probabilmente un pugnale, un coltello o uno stiletto, aveva attraversato la stanza piantandosi nella parete alle sue spalle, mancandolo per poco più di un soffio – il che poteva voler dire o che l'intruso avesse una pessima mira, oppure che volesse soltanto minacciarlo o spaventarlo, o ancora che si sentisse messo alle strette e per questo avesse agito d'istinto, mancando il bersaglio. Comunque stessero le cose, Gisborne pensò che il buio fosse uno svantaggio per entrambi, così decise di rimanere immobile per non facilitare il compito all'aggressore, chiunque egli fosse e nel caso in cui disponesse di altre armi, e nel frattempo pensare al da farsi.
"Almeno adesso ho un'arma a disposizione", rifletté, valutando l'ipotesi di rilanciare al mittente la lama augurandosi di ferirlo e scoprirne l'identità, ma fu presto libero da ogni tipo di minaccia dal momento che poco dopo il tentato omicidio, l'ombra si tuffò nella finestra e scappò via velocissimamente.
Altrettanto celermente, Guy si affacciò a quella stessa apertuta e poté vedere l'aggressore dileguarsi nella notte: si trattava sicuramente di un uomo ed era evidente che, chiunque fosse, non aveva intenzioni amichevoli, il che restringeva significativamente il ventaglio di sospetti.
Quindi scese in fretta al piano inferiore, senza neanche preoccuparsi di prendere il coltello, ma invece di seguire l'intruso corse al Maniero per informare Robin e Archer dell'accaduto e decidere con loro come fosse più opportuno comportarsi.
Fu semplice per tutti e tre far cadere i sospetti su Rudyard, ma prima di muovere accuse infondate decisero di attendere, perché se si fosse trattato davvero del fratello di Kaelee, certamente non avrebbe esitato a replicare l'assalto e se davvero era stato lui ad intrufolarsi in casa di Guy, poteva voler dire soltanto che l'uomo si era sistemato nelle vicinanze.
Temendo infine che, sempre ammesso che fosse Rudyard l'ombra nella stanza di Gisborne, l'uomo potesse presentarsi a casa di Kate e Kaelee per minacciare anche loro, i tre fratelli raggiunsero le donne e, senza raccontare dell'aggressione, ma riferendo solo voci secondo cui un uomo sospetto era stato visto a Locksley nel pomeriggio e scusandosi per l'ora tarda, fecero in modo che fossero al sicuro: si decise, infatti, che abitare da sole quella casa non era opportuno, specialmente di notte, quindi Kate andò a dormire da Much – al quale Robin raccontò la verità, chiedendogli però di tacere categoricamente a riguardo – mentre Kaelee e Guy si trasferirono al Maniero di Robin e per la prima volta condivisero un letto per una notte intera.

Ora che i Tre erano tutti sotto lo stesso tetto, pronti a proteggersi l'un l'altro come era già accaduto a Nottingham contro Vaisey, Rudyard o chi per lui non avrebbe avuto vita semplice, perché i Tre erano un'unica, forte, entità che né Rudyard, né nessun altro avrebbe potuto facilmente distruggere.






N.B.
Il capitolo è stato rieditato in data 23/12/2015.
Il lavoro non ha comportato modifiche a livello di trama ed è invece consistito nella revisione della forma e nell'aggiunta di qualche dettaglio e informazione.


N.d.A.

Rieccomi con le consuete precisazioni per coloro i quali hanno scelto di leggere questa storia trattandola come un'originale.
Il riferimento ad Allan come doppiogiochista deriva direttamente dalla serie tv – fin dai primi episodi Allan ha dimostrato di tenere molto alla propria vita e quando è stato costretto a scegliere tra morire per mano di Gisborne e collaborare con lui fornendo informazioni sui movimenti di Robin Hood e della banda, ha scelto di tradire; in sua difesa va detto che non ha mai rivelato la posizione di nessuno degli accampamenti, preservando così i suoi compagni da cattura e morte certa; anche quando è stato scoperto dall'arciere e costretto a lasciare la banda, Allan alleandosi con Gisborne non ha mai tradito per davvero, rivelando solo una parte delle informazioni a sua disposizione e facendo avere delle soffiate alla banda attraverso Lady Marian, anch'essa spia nel Castello di Nottingham – perciò ho pensato di far emergere qui anche questa parte del suo carattere. Much, nella serie tv ha il vizio di dire "Lo sapevo!", perciò quando ne ho l'occasione provo a giocarci. Anche Gisborne che appicca un incendio a casa di Lady Marian è un evento mostrato nella serie tv, così come lei che lo abbandona all'altare; lo stesso vale per il destino della Chiesa di Locksley: il Principe Giovanni le ha davvero dato fuoco, con una coppia di sposi e relativi invitati all'interno. Il nome Maude, invece, è preso in prestito dal Robin Hood di Alexandre Dumas, anche se il personaggio da lui creato non ha nulla a che fare con queste vicende. Se ci fossero domande, sono a disposizione.
Mi piace pensare che Guy, Robin e Archer si siano lasciati alle spalle il passato, che Robin abbia perdonato definitivamente Guy e che quest'ultimo si comporti realmente da fratello maggiore sia per lui che per Archer. Mi piace pensare che siano davvero una famiglia, che insieme "I Tre" possano vegliare su Locksley, Nottingham, gli amici e le persone che amano.
Chiedo scusa per l'alternanza temporale, ma mi sembrava giusto non abbandonare i fratelli di Kaelee senza dar prima loro uno sguardo.

Spero, come sempre, di non aver scritto troppe cavolate e vi ringrazio per il tempo che dedicate alle mie storie.
Alla prossima!

   
 
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