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Autore: Cleo    29/12/2008    2 recensioni
In tedesco, 'gegen' significa 'contro, ma ha lo stesso suono di 'gay gen', cioè 'gay per'. Il significato potrebbe quindi essere 'uomo contro uomo', oppure 'uomo gay per uomo'; su questo doppio senso si basa la fanfiction. - Sistemandosi gli occhiali sul naso, Luca sospirò di nuovo e sorrise al pensiero che tutte loro, invece, avrebbero dovuto invidiare lui.
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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II. Wenn sich an mir ein Weib verirrt [Quando una donna si sbaglia su di me]

Ciò di cui entrambi i ragazzi avevano più paura erano le chiacchiere della gente: scorrevano sulla pelle come acqua gelata, viscide e pregne di pregiudizi, procurando uno strano brivido misto di dolore e sollievo al pensiero che tutti sapessero e rompessero quel tacito patto di segretezza.
Mentre Marco cercava in ogni modo di mascherare ogni possibile comportamento ambiguo, spronando Marta ad aumentare le pubbliche dimostrazioni d’affetto e soppesando ogni parola, Luca soffriva in silenzio per i pettegolezzi, tuttavia senza alzare un solo dito per difendersi dalle accuse e dagli sguardi che gli si incollavano alla nuca ogni mattina; inconsciamente capiva che, così facendo, avrebbe risparmiato a tutti la sorpresa, quando si sarebbe finalmente rivelato.
Nessuno dei due capiva il motivo reale per cui dovessero nascondersi, ma l’istinto alla vergogna era stato radicato in loro sin da bambini e non riuscivano a trovare il modo per liberarsene; essere se stessi implicava una serie di spiacevoli conseguenze e umiliazioni che non erano in alcun modo disposti ad affrontare. Fingere era comodo come un maglione caldo in inverno.

La mattina seguente, a scuola, fecero come sempre finta di non conoscersi e Luca, quando ebbe voglia di prendergli la mano e appoggiarla sul suo petto, affondò le unghie nel palmo e prese un respiro profondo, salendo le scale, dolorosamente conscio della presenza dell’amante davanti a sé.
Marta parlava animatamente, scuotendo la testa e con questa i corti capelli bruni, e con gli occhi scuri lucidi di rabbia elencava gli insulti che avrebbe voluto rivolgere al professore di fisica, mentre il suo ‘fidanzato’ fissava intensamente il vuoto delle scale, pensando che bastavano ancora un paio di passi e sarebbe stato in salvo dallo sguardo troppo familiare che gli bucava la schiena, nella sicurezza della sua classe.
Quando Feltri gli afferrò la nuca con mano fredda, Luca sobbalzò leggermente e sospirò di sconfitta, come tutte le mattine, tirando fuori i compiti di matematica scritti con bella calligrafia sul foglio a quadretti dalla tasca dei jeans un po’ fuori moda; Marco colse la scena di sfuggita e si irrigidì, finché la ragazza non lo afferrò per un braccio e lo spinse via.
“Grazie, frocio”, lo ringraziò Feltri, dandogli una sonora pacca sulla testa, e Luca sospirò di nuovo.
Alzò gli occhi e incontrò quelli di Marco, che lampeggiarono d’ira, disorientandolo, e ad un tratto la scala gli sembrò troppo alta e la salita troppo faticosa per il suo fiato tremante e il cuore che gli squassava il petto ad ogni battito.

Sistemandosi gli occhiali sul naso, Luca sospirò sconfitto dal suo banco in prima fila e lo osservò illustrare alla classe il programma elettorale della sua lista per l’elezione dei rappresentati d’istituto. Parlava con scioltezza, velocemente, facendo saettare i suoi occhi chiarissimi da una parte all’altra dell’aula, come se volesse bucare con lo sguardo ogni singola mente presente; nessuno fiatava, nessuno riusciva a parlare sopra a quella voce autoritaria che sembrava dominarli, tanto intensa e carismatica da lasciarli a bocca aperta per lo stupore e il desiderio di essere così.
La compagna di banco di Luca sospirò e lui capì perché. Marco, in piedi davanti a loro – sembrava sormontarli -, era bello, bellissimo, era in quinto, era un leader, era un sogno per tutte le ragazze, era il fidanzato che ognuna avrebbe voluto portare a casa. Ogni singola donna lì dentro lo desiderava con tutta la forza possibile, e invidiava intensamente Marta, compostamente ritta al suo fianco, con le braccia incrociate e il viso più ordinario che mai.
Sistemandosi gli occhiali sul naso, Luca sospirò di nuovo e sorrise al pensiero che tutte loro, invece, avrebbero dovuto invidiare lui.
  
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