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Autore: DalamarF16    11/05/2015    5 recensioni
Questa storia è il seguito di: "La Recluta". Mentre Steve e Natasha sono impegnati nelle vicende di Captain America The Winter Soldier, Clint è alle prese con il recupero della vista, sempre accompagnato dal fidato Tommy. Il ritorno di tutti i miei personaggi de La Recluta, con l'aggiunta dei nuovi arrivati: Sam Wilson e Bucky, e non è escluso l'arrivo di Coulson. Come procedevano le vite degli altri avengers durante TWS? E come cambieranno le loro vite dopo la caduta dello SHIELD?
ATTENZIONE: Ho messo l'avvertimento spoiler per precauzione, potrei mettere riferimenti alla prima stagione di agents of SHIELD
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America
Note: Cross-over, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avengers: Rinascita.'
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PERSONAL SPACE: Ciao a tutti/e! Rieccomi con un nuovo capitolo...e ci tenevo davvero a ringraziare td98 ed Ella Rogers che hanno recensito, ma anche tutti voi che leggete, ricordate, prefeirte questa storia, e anche chi addirittura mi ha messo tra i tuoi autori preferiti! Ne sono davvero onorata!
Niente... vi lascio il capitolo, buona lettura!

trust me

Capitolo 6: Liquirizia

More than this whatever it is
Baby, I hate days like this
Caught in a trap I can't look back
Baby, I hate days like this
When it rain and rain and rain and rains
 MIKA - Rain


Aveva capito bene?
Quell'uomo (?), il Soldato d'Inverno, gli stava davvero chiedendo se si conoscessero?
Beh, ovvio, riflettè un istante dopo. Con tutti quelli che ha ucciso, figuriamoci se si ricorda di me.
Forse dovrebbe, dato che gli sono sfuggito.
Cercò di pensare in fretta, ben consapevole che quella fosse la specialità di Natasha, mentre con il proprio corpo faceva da scudo a Tommy, che intravedeva solo con la coda dell'occhio.
Ancora una volta, ne ammirò la capacità di mantenersi apparentemente calmo, nonostante stringesse con un po' troppa forza il calcio della Beretta e l'impugnatura del coltello di colui che li stava fronteggiando.
Tornò a spostare l'attenzione sull'uomo di fronte a sé.
Era rimasto praticamente immobile da quando aveva consegnato loro le armi, le braccia alzate, le mani con i palmi aperti rivolti verso di lui, il respiro breve ma regolare.
Emanava allo stesso tempo paura e... era smarrimento quello che vedeva in quegli occhi azzurri, in quelle labbra lievemente dischiuse, come se avesse parole sospese che non osava pronunciare?
Tutto questo lasciava Clint molto, molto interdetto, a tal punto che, per la seconda volta in pochi giorni, rimase senza una risposta.
-Ci...conosciamo?- ripetè dopo un poco il soldato senza nessun accenno di rabbia nella voce, semmai con una punta di... ansia?
-Non ricordi?- chiese di rimando, pur sapendo che non era cosa saggia provocarlo -mi hai quasi ucciso-
-Mi... dispiace-
Che?

Non sapeva perchè lo aveva detto, in fondo, non ricordava assolumente cosa gli avesse fatto, probabilmente niente di anormale, magari gli aveva sparato, o lo aveva colpito mentre erano impegnati in un corpo a corpo, tuttavia, qualcosa dentro di lui gli diceva che se voleva il suo aiuto, quelle erano le parole da usare, anche se forse non sarebbero state sufficienti.
L'uomo dentro di lui, lo sapeva bene.
Aspettò in silenzio una reazione della persona che aveva davanti, mentre flash di una sparatoria sotto la pioggia, parecchi anni prima, gli tornavano alla mente.
Alle frecce rispondeva con gli spari.
Non un rumore si sentiva oltre all'acqua che cadeva, il fruscio leggerissimo dei dardi lanciati dal suo avversario, e il pop della pistola su cui aveva montato un silenziatore.
Poi un grido soffocato di dolore.
Era andato a controllare, ma non aveva trovato corpi.
Aveva eseguito gli ordini ed era tornato alla base.
Non aveva un luogo, non aveva un perchè. Solo sequenze di immagini, come vecchi video che aveva registrato su un nastro troppo vecchio che si era rovinato.
Era questo che era?
Un nastro rovinato?
-Pioveva?- chiese con un filo di voce, più per farlo parlare che per altro. Per qualche motivo, il suo silenzio lo metteva a disagio.

Se pioveva? Quella notte era venuto giù il diluvio universale. Tutti i quaranta giorni e notti di pioggia concentrati in poche ore, probabilmente.

Quando fai un incontro del genere, non importa quante cose tu abbia visto nella tua vita, quante stranezze, quanti fatti incredibili ti sono comparsi davanti. Non lo dimentichi.
Come sempre, Clint era di copertura ai suoi colleghi.
La missione non era poi difficile, anche se gliene sfuggiva il senso, ma, del resto, lui non era mai stato un pensatore. Era un soldato, e come tale eseguiva gli ordini.
Inoltre, era appena stato ammesso nelle file dello SHIELD come agente effettivo, finalmente, dopo 2 anni di addestramento, l'ultimo del quale passato in attesa di compiere il diciottesimo anno di età. Avrebbe obbedito anche all'ordine di comprare i preservativi a Fury, se fosse stato necessario.
Si trovavano in un magazzino vicino al porto, in uno dei moli di uno dei quartieri più malfamati della città, il vecchio Hell's Kitchen, ora chiamato Lincoln nel tentativo di farlo sembrare una zona rispettabile, perchè la Cucina del Diavolo non era proprio un nome che attirasse.
Lui si era appostato, come sempre, su uno dei palazzi nelle vicinanze, abbandonato, come quasi tutti quelli della zona. Una fortuna per lui, che poteva starsere appollaiato con il suo arco e le sue frecce a fare la guardia senza venire disturbato.
La pioggia era iniziata più o meno il secondo successivo al suo appostamento, e in pochi minuti si era trasformata in un diluvio, uno scorrere incessante che in un attimo aveva inzuppato il tessuto semi-impermeabile della divisa e lo aveva bagnato fino alle mutande.
Un'imprecazione gli sfuggì dai dentri mentre lottava contro il freddo che gli stava penetrando nelle ossa.
La missione dei suoi colleghi era quella di fare irruzione e rubare pile di documenti di non aveva bene capito cosa, ma che risalivano a prima della seconda guerra mondiale.
La sua personale missione era assicurarsi che nessuno li uccidesse nel tentativo, come se a qualcuno potesse seriamente importare qualche pila di scatoloni pieni di carta straccia.
Era all'erta, perchè così doveva fare, ma a dire il vero lo faceva soltanto per non addormentarsi.
Poi era iniziato il finimondo.
Una persona.
Una sola. Fottuta. Persona.
Era entrato, silenzioso come un'ombra, così silenzioso e invisibile che Clint l'aveva scambiato per un gatto, e per questo non aveva dato l'allarme.
Dalla radio aveva sentito dei colpi e delle grida. Qualche colpo sporadico e poi il silenzio assoluto, come in un cartone animato, quando si sentivano dei colpi, e poi il protagonista rimaneva l'unico in piedi mentre tutti gli altri erano riversi a terra
Solo che questa volta non era stato l'eroe a vincere.
Clint aveva immediatamente messo mano ad arco e frecce e si era preparato a colpire quel figlio di puttana.
Con suo sommo orrore, quel tizio aveva, per Dio, afferrato al volo la freccia con una mano e gliel'aveva rispedita proprio mentre la carica esplosiva nascosta al suo interno si attivava, accendendo una palla di fuoco a mezz'aria.
Clint si buttò a terra per ripararsi, ma tempo zero si sentì sollevare da terra.
Non si spiegava come fosse possibile, ma quella... cosa era salita sul tetto a tempo di record e lo stava impegnando in un corpo a corpo.
Si erano scambiati parecchi colpi, entrambi zuppi, entrambi decisi a finire l'avversario, ma ben presto l'arciere si era dovuto rendere conto che quella lotta lo avrebbe portato solo a una morte lenta e dolorosa. Non aveva speranza contro il suo oppositore, senza contare che la pioggia che aveva preso e i lunghi momenti passati immobile lo avevano reso intirizzito e rigido nei movimenti, senza contare che l'acqua gli aveva appesantito non poco i vestiti.
Il soldato aveva una forza sovrumana, e ben presto l'arciere non ebbe altra soluzione se non quella di buttarsi e utilizzare una delle sue frecce per cercare di passare da un edificio all'altro. La fuga, arrivati al punto in cui erano più i colpi che riceveva che quelli che metteva a segno, era l'unica opzione rimasta.
Dichiarò la missione ufficialmente andata a puttane (del resto era piuttosto sicuro che i suoi camerati non fossero sopravvissuti all'attacco di questa...macchina?) e se ne diede una nuova: portare a casa la pelle.
L'altro lo seguiva da vicino.
Da troppo vicino.
In volo percepiva i proiettili passargli accanto mentre l'uomo saltava senza sforzo di tetto in tetto, inseguendolo e sparandogli a mezz'aria. Cercava di rispondere come poteva, le dita che scivolavano sulle aste bagnate.
Non sapeva nemmeno se lo stava colpendo, diamine, vista la forza che aveva dimostrato probabilmente non percepiva dolore a meno di non colpirlo con un fucile a canne mozze, ma continuava a difendersi strenuamente.
Fino a quando il Falco non era stato abbattuto.
Un proiettile l'aveva colpito al fianco destro, lui aveva perso la presa ed era precipitato nel fiume.

Clint si riscosse, mentre in un angolo della propria mente riviveva quella terribile notte. Aveva davvero temuto di non arrivare a vedere i 21 anni quella volta, e di non poter realizzare il sogno di una vita: prendersi una sbronza colossale in piena legalità.
Rabbrividì per un momento, ancora indeciso su come affrontare l'apparente cordialità del Soldato d'Inverno (che, per la cronaca, all'epoca non sapeva chi fosse. Era stata Natasha, anni dopo, tornata malconcia, a fare le ricerce del caso e a scoprire l'autore di parecchie delle morti di agenti dalla fondazione dello SHIELD a oggi).
-Non ricordi?- fu quello che chiese al soldato, un pizzico di genuina curiosità che scavalcava con facilità (un po' troppa facilità, in effetti) tutti gli istinti razionali che lo volevano prendere Tommy e fuggire il più lontano possibile.

Doveva dirglielo? O evitare? Alla fine la sua bocca si collegò al cervello, o al cuore o quello che era, e si attivò prima che potesse effettivamente arrivare a una conclusione.
-So a malapena chi sono- fu quello che si sentì dire.

Quella doveva essere decisamente la “lasciamo Clint Barton senza parole world week”  e si prese un appunto mentale di trovare e uccidere chi l'aveva inventata e diffuso l'evento su Facebook.
Non c'erano altre spiegazioni logiche.
Insieme allo SHIELD era andato a puttane anche il comune andare delle cose?
Sia chiaro, non che gli dispiacesse avere il Soldato d'Inverno in versione pacifica, e magari dalla sua parte, per una volta, ma certamente la cosa era spiazzante.
Non pensò nemmeno per un secondo che si trattasse di un imbroglio. Dopo la possessione di Loki, ogni volta che si vedeva allo specchio, aveva visto per molto tempo lo sguardo che aveva adesso l'uomo che stava di fronte a lui, forte, e allo stesso tempo fragile, come avevano avuto modo di constatare poche ore prima nei bagni dell'aeroporto.
-Come ti chiami?-

Ma questo tizio aveva un talento innato per le domande da un milione di dollari? Si trovò a pensare con un'ironia che non apparteneva al soldato, ma che era propria del sergente dentro di lui.
Cosa doveva rispondere? Soldato? Bucky? Non si sentiva né uno né l'altro.
Alla fine, il passato prevalse sul presente, e riuscì a mormorare “Bucky” con un filo di voce.
Dovette fare due tentativi, perchè il primo andò a vuoto. Le labbra si mossero, ma nessun suono uscì da esse. Poi andò un pochino meglio.
Come suonava strano quel nome associato alla sua persona.
Bucky sapeva di... di casa, di qualcosa di intimo, di personale.
Il Soldato non era niente di tutto questo, ma forse, lo voleva? O era solo una tattica per arrivare a Capitan America? Non ne aveva idea, era come se il suo corpo agisse per i fatti propri, guidato da un istinto che prevalicava le due coscienze che facevano a botte nella sua testa.
Un istinto che, molto probabilmente, aveva già capito che non era più né Bucky, né il Soldato.
Era una persona nuova, integra, con parte dei ricordi del primo e le esperienze del secondo.
A pensarci razionalmente, gli veniva un mal di testa di quelli con i fiocchi.
-Non mi hai chiesto prima chi era Bucky?-
-E'... complicato- riuscì a dire alla fine dopo aver cercato disperatamente una risposta migliore per svariati minuti.

La conversazione, se così si poteva chiamare quella che stava avvenendo tra Clint e... Bucky, procedeva a una lentezza esasperante.
Tommy si chiedeva che cosa trattenesse Clint dal prendere l'altro per le spalle e scuoterlo, lui che sapeva che l'arciere e la pazienza non si erano mai incontrati nemmeno di striscio, se non si trattava di tiro con l'altro.
Questa doppia natura di Clint l'aveva sempre affascinato: poteva stare le ore in attesa del bersaglio perfetto, ma quando si trattava di rapporti umani non sopportava per più di dieci secondi un'esitazione, ed essendo stato sua recluta, Tommy ne sapeva ben più che qualcosa.
Lo prese come un segno di quanto fosse sconvolto da quello che stava accadendo.
Quanto a lui, faceva capolino da dietro le spalle dell'amico, la pistola e il pugnale ancora stretti nelle mani, pronti all'uso, se fosse stato necessario. Non riusciva a farsi un'idea.
Solo poco prima questo tizio l'aveva preso in ostaggio e quasi ucciso, e ora, come se fosse una persona completamente diversa, cercava un dialogo civile?
Cercò di guardarlo negli occhi, ben nascosti sotto la visiera del berretto che portava, per capire che cosa gli passasse per la testa, ma tra il cappello e Clint, ancora davanti a lui come a proteggerlo, non riuscì che a vedere una parte del volto.
-Prova a spiegare- intervenne a sorpresa, tenendo la voce pacata come se si trovasse di fronte a un animale molto, molto pericoloso, e spuntando da dietro la schiena del mentore. Dal tronde, non sembrava che avesse intenzione di colpirli, almeno per ora, e comunque, aveva provato personalmente la forza sovrumana del loro avversario: davanti o dietro, se avesse deciso di ucciderli  sarebbero morti comunque.

Clint vide Tommy uscire allo scoperto e, dopo un attimo di esitazione, lo aveva lasciato fare, arrivando alle stesse identiche conclusioni a cui il più giovane era arrivato pochi secondi prima.
Il Soldato spostò l'attenzione da lui al ragazzino, che pur mantenendo un tono di voce tranquillo e le braccia rilassate lungo i fianchi, teneva ancora in mano le armi, sebbene puntate a terra.
Vide il soldato fare un sospiro (ne era davvero in grado? Di fare qualcosa di così... umano?)
-Sono stato... resettato- disse esitante, come se faticasse a trovare le parole, se non fosse più abituato a dire qualcosa a meno che non fosse più che necessario -parecchie... volte-
-Dall'HYDRA?-
-Sì-
-Cosa è cambiato?- chiese Clint a questo punto.
Cioè, lo sapeva che cosa era cambiato, ma perchè proprio ora stava avvenendo questa...trasformazione?
-Niente più...- era un brivido quello che l'aveva appena fatto trasalire? -...reset-
-Lo facevano per tenerti sotto controllo?- chiese delicatamente, iniziando a sentirsi fastidiosamente solidale con lui. Controllo mentale. Ne sapeva qualcosa.
Un cenno con la testa.
-Sai chi sei?-
-Bucky. Credo-
-James Buchanan “Bucky” Barnes?-
Il suono di quel nome li fece sussultare entrambi, arciere e soldato.
-Chi?- chiese cautamente Clint, voltandosi verso Tommy, che guardava con rinnovata attenzione quell'uomo, come se avesse appena avuto un'illuminazione.

-Steven Rogers! Adesso basta!-
Era seduto nel banco di una scuola elementare, sulla lavagna un'espressione che un suo compagno stava cercando di risolvere.
Una donna dall'aria severa, con occhiali tondi e i capelli stretti in uno chignon si avvicinò a un ragazzino mingherlino seduto due posti avanti a lui, una bacchetta di legno in mano, flessibile quanto dolorosa.
Steve, come al solito, si era fatto beccare con il bigliettino che lui gli aveva mandato, probabilmente nel tentativo di lanciargli la risposta.
-Maestra!- si alzò in piedi, il grembiulino con il fiocco azzurro come sempre storto. - E' colpa mia!-
-James Buchanan Barnes!-
Le mani della donna tremavano dalla rabbia. Ancora, di nuovo, sempre lui. Sempre a combinarne di tutti i colori.
Alzò lo sguardo e la guardò lasciar perdere Steve per dirigersi verso di lui.
-Ancora tu! E' la terza volta che ti riprendo oggi! In piedi, forza!-
Sapeva che sarebbe stato punito questa volta, ma non gli importava. Aveva salvato Steve e l'occhiata riconoscente e dispiaciuta che quest'ultimo gli aveva lanciato con i suoi occhi azzurri e innocenti bastava e avanzava per lui.

Senza alcun tipo di preavviso, il Soldato si era accasciato a terra, le mani premute sulla testa come se un dolore improvviso l'avesse colpito, come se il suono di quel nome lo stesse assordando.
-Che facciamo, Clint?- Tommy era decisamente pallido, e quanto a lui... la domanda era ottima, e l'istinto di tentare una nuova fuga molto forte, ma alla fine, come sempre, vinse la parte di lui che puntualmente lo cacciava nei guai.
L'arciere fece cenno a Tommy di stare indietro e si accucciò vicino al soldato.
-Ehi!- provò a chiamarlo, ma era come se stesse rivivendo un qualche evento del passato.

Aveva forse 13 anni, non di più.
Si trovava dovanti a una casa nel quartiere di Manhattan, e stava bussando con insistenza alla porta.
-Vattene!-
-Steve, apri!-
-Va via!-
-Andiamo! Come se non ti avessi mai visto con un occhio nero! Apri! Ho portato i fumetti e le caramelle alla liquirizia!-
James sapeva bene che quella era la parola d'ordine per farsi aprire, qualunque fosse l'umore o lo stato di umiliazione che provasse in quel momento.
Il viso gonfio e ferito del biondino fece presto capolino dallo spioncino, prima di togliere la sicura e aprire la porta.
Il giorno prima, tanto per cambiare, si era infilato in una rissa per una discussione di cui Bucky non aveva proprio seguito il filo. Aveva prestato attenzione solo quando l'atmosfera si era scaldata troppo. I due amici erano comunque stati sopraffatti, ma, come sempre, era Steve che ne aveva pagato le maggiori conseguenze, con il suo fisico così mingherlino.

-Le liquirizie-
Eh? Liquirizie? Clint, nonostante lo stupore, prese coraggio e cercò di sostenerlo come poteva.
Il berretto scivolò via, rivelando il volto di un ragazzo che probabilmente sfiorava appena i trent'anni, coperto di sudore freddo, gli occhi serrati come a scacciare (o trattenere?) qualunque cosa stesse avvenendo dentro di lui, qualunque cosa stesse rivivendo.
Aveva i capelli lunghi fino alle spalle, un po' sporchi, come se non fossero esattamente curati, appiccicati alla fronte e al collo. Le mani, una reale e una meccanica, che premevano forte contro la nuca, in un disperato tentativo di esorcizzare il dolore, le mascelle serrate, che ogni tanto si lasciavano sfuggire dei gemiti, o mozziconi di parole che si perdevano nel rimbombare della chiesa.
L'arciere non sapeva cosa fare per aiutarlo; temeva anche che con il supersoldato in quello stato, una mossa avventata, un gesto imprudente, potessero scatenare una reazione involontaria che li avrebbe fatti finire tutti molto male.
Si guardò intorno, sperando che, ormai, dato il tramonto ormai vicino, nessun altro entrasse nella cattedrale. Come avrebbe potuto, altrimenti, spiegare perchè un uomo grande e grosso con un braccio meccanico stesse su quel pavimento piegato in due da non si sapeva bene se un dolore fisico o psicologico?
-Steve...-
Steve?
Poi l'illuminazione colpì anche lui. Cazzo. Non potè fare a meno di pensare, poco prima di iniziare a chiedersi, se Steve sapeva di aver combattuto contro quello che era stato il suo migliore amico.
Lui aveva lottato contro Natasha, sotto il controllo di Loki, e una delle cose a cui pensava spesso, era a cosa ne sarebbe stato di sé stesso se non fosse riuscito a conquistare quel briciolo di lucidità che aveva dato il tempo alla donna di metterlo KO, se fosse riuscito a ucciderla.
Scacciò il brivido e i ricordi scrollando le spalle. Non era il momento.
-C...Clint?-
-Tommy. Non ora. Non andare in panico. Respira. Sta calmo-
-Ma...-
-Tommy!-
L'interruzione fu più brusca di quanto avrebbe voluto, ma con il soldato, James, in quelle condizioni, non era il momento migliore per un attacco di insicurezza della recluta. Respirò per calmarsi.
-Tommy- ripetè più calmo -Esci dalla chiesa, fuori, qui a destra, ho visto un bar. Prendi dei soldi e compra dell'acqua per favore-
-Te la caverai?-
-Tranquillo. Vai-
Lo guardò uscire con la coda dell'occhio, mentre cercava di stendere a terra l'uomo, che stava gradualmente riacquistando la presa sul presente.
-Ehi. Ehi. Piano- gli disse stando bene attento a non dare l'impressione di volerlo costringere a terra. Gli guidò le braccia delicatamente, e gli sostenne il capo -Respira. È tutto a posto. Respira-
-James Buchanan Barnes- Il soldato soffiò quelle parole con un sospiro. Galleggiarono per un momento nell'aria, e Clint avrebbe davvero voluto potergli dare una certezza a riguardo.
Anche quando Loki gli aveva tolto tutto, ogni capacità di azioni indipendenti, aveva sempre saputo chi era e da dove veniva. Riconosceva luoghi, cose e persone (certo li vedeva come nemici, ma sapeva chi erano, e cosa avevano fatto per lui).
Non osava pensare a come potesse essere ritrovarsi d'un tratto senza una propria identità, magari con visioni, incubi o sogni, di una vita precedente. Represse, per l'ennesima volta, un brivido.
Cercò disperatamente di mettere a fuoco con gli occhi della mente la vecchia foto che Steve teneva appesa nel salotto di casa sua, ma senza successo.
Vedeva benissimo il bel volto di Peggy, ma quello del soldato gli sfuggiva.
-Respira- sussurrò di rimando, mentre accoglieva con un sospiro di sollievo lo spiraglio di luce aranciata che indicava che Tommy (o almeno sperava fosse lui) che rientrava con l'acqua.
Il suo udito reagì prima di lui.
C'erano un paio di passi di troppo. E... un ticchettio regolare, quasi quanto quello di un metronomo. Un bastone?
Doveva averlo percepito anche James, perchè cercò subito di mettersi seduto, allarmato dal rumore estraneo. -Sta giù- gli ripetè Occhio di Falco, a voce a malapena udibile, mentre si sporgeva per vedere chi fosse. Respirò di sollievo quando vide un bastone bianco, mosso ritmicamente da destra a sinistra. Sapendo di rischiare una reazione violenta, ma senza altre idee in testa, mise una mano sulla bocca dell'altro, sillabandogli le parole: è cieco.
Il soldato annuì e Clint lo lasciò andare, mentre accoglieva Tommy, che gli porse una bottiglietta di plastica.
-Tranquillo, Clint. Questo signore mi ha prestato dei soldi per l'acqua...incredibile, 2 euro e 50!-
L'occhiata di Occhio di Falco sarebbe bastata da sola ad abbattere il nemico. Non solo si era fidato di uno sconosciuto (ok, cieco, ma pur sempre uno sconosciuto), ma ora lo chiamava pure col suo vero nome?! Ma cos'era, impazzito?
-Il suo amico, mi ha detto che il vostro compagno di viaggio non sta bene- intervenne l'uomo con un perfetto accento americano. Clint lo guardò senza badare troppo alla discrezione (che diamine, era cieco!): era un bel ragazzo, anche lui sulla trentina (l'arciere iniziava quasi a sentirsi vecchio, eppure, se aveva ragione, era in compagnia di un novantenne!!), vestito elegantemente, con i capelli corti, curati, e un completo che probabilmente costava quanto tutti i suoi vestiti messi insieme, non che ci volesse molto visto che andava a jeans e t-shirt che utilizzava fino a quando non scomparivano, letteralmente, probabilmente biodegradandosi.
-Sì, un piccolo mancamento, sa, il jet lag, forse. Lei è americano?-
-Sì, Matt Murdock-
Dove aveva già sentito quel nome?
-L'avvocato di Hell's Kitchen?-
Lo vide sorridere, piacevolmente compiaciuto
-Mi conosce?-
-Abito nei dintorni del quartiere, si parla molto di lei. In bene.-
-Ne sono lusingato-
L'uomo aveva dei modi affabili, e il tono di voce pacato. Clint teneva una mano appoggiata sulla spalla del Soldato, che però, almeno per il momento, sembrava voler stare al gioco. Si rilassò e si alzò per stringere la mano allo sconosciuto.
-Grazie per il prestito. Ecco. Tenga- restituì subito le monete, ansioso soprattutto di scollarselo di dosso.
L'avvocato prese i soldi con un sorriso e, scusandosi, si congedò per dirigersi verso il confessionale.
Clint riportò l'attenzione sul soldato.
-Dobbiamo uscire da qui, James-

PERSONAL SPACE: Ebbene sì...non è che volessi proprio metterlo, ma i personaggi fanno di testa loro e quindi...Matt Murdock sia. NOn so se sarà una sola apparizione o se i nostri amici lo incontreranno ancora, fanno quel che vogliono con la mia storia...niente...spero che abbiate apprezzato. Come al solito...se si va, fatemelo sapere con un commentino ino ino!
Ciao!
   
 
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