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Autore: Erin    13/05/2015    4 recensioni
"Cosa volevo ottenere? Me l'ero chiesto spesso, ma la verità era che non volevo altro che guardarlo, come una cosa bella da cui non riesci a distogliere l'attenzione. Prima evitavo accuratamente di osservarlo quando ero con Harry e Ron, adesso, seppur con riguardo, lo facevo in ogni momento che mi era possibile. Mi piaceva? Non lo sapevo nemmeno io. Ero al sesto anno inoltrato e molte cose che erano accadute nel passato mi dissuadevano sicuramente dall'interessarmi a lui in quel senso. Eppure i miei occhi sfuggivano ai ragionamenti e ai pensieri, continuando a seguirlo."
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Nono Capitolo


Era difficile trovare il coraggio di stare con Draco Lucius Malfoy. Starci insieme, frequentarlo, seppur in un modo particolare e complicato, fatto di compromessi e sotterfugi. Era difficile per me ammettere l'irrazionalità di un sentimento che da tre mesi mi attanagliava lo stomaco e mi faceva accelerare il battito cardiaco. Era impensabile, per me, ritrovarmi a pensarlo ogni singolo istante del mio tempo. Era assurdo rendermi conto che, paragonati a lui, tutti gli altri ragazzi mi parevano insignificanti, brutti, goffi. Era lacerante capire che senza di lui non riuscivo ad andare avanti come avevo fatto fino a quel momento. Ne ero innamorata? Una domanda che mi rimbombava nella testa da una settimana ormai, dall'ultima volta in cui ci eravamo parlati. E a cui non riuscivo a trovare una risposta. Mi dicevo: come posso esserne innamorata? Cosa abbiamo condiviso, in fondo? Di cosa abbiamo parlato? Ecco che razionalizzavo. Ero lì a sezionare i miei sentimenti, a non accettarli, a sminuirli. E più ci provavo più mi rendevo conto di quanto lo amassi. Ormai non potevo negare nemmeno più a me stessa.

Sorrisi amaramente tra me e me, continuando a picchiettare il cucchiaino sul fondo della tazza di latte, spappolando i cereali diventati da circa mezz'ora una disgustosa poltiglia.

« Herm... oltre ad ucciderli, mangiali anche » sussurrò Ginny.

Mi voltai a guardarla. Aveva un viso preoccupato e corrucciato.

« Certo » dissi senza enfasi. M'infilai una cucchiaiata in bocca e deglutii.

« Che ne dici di un po' di shopping? O di una bella giornata in Biblioteca, come piace a te? »

« Non voglio andare in Biblioteca » sussurrai tra me e me. Quel posto mi ricordava troppo Draco Malfoy.

Ginny mi posò una mano sulla spalla. « Devi dirmi cosa ti sta succedendo. »

Sorrisi guardando nel vuoto, poi mi voltai a cercare i suoi occhi. « Sono molto stanca per lo studio ed ho il ciclo. Non devi stare in pensiero » cercai di rassicurarla, mentendo.

Ginny mi sorrise di rimando, ma non troppo convinta. « Comunque oggi stiamo un po' insieme, magari riesco a farti tornare il buonumore » mi disse.

Annuii distrattamente prima di rendermi conto che avevo ripreso a torturare i miei cereali all'uvetta e farro.


Nel pomeriggio, Ginny mi portò sulle sponde del Lago Nero, aprì una tovaglia e tirò fuori della cioccolata e delle riviste. « Ho detto ai ragazzi che vogliamo starcene un po' tra noi, solo donne » spiegò, mentre si sedeva all'indiana togliendosi le scarpe.

La imitai, guardandomi intorno per assicurarmi che Draco non ci fosse; c'era qualche altra tovaglia con alcuni ragazzi intorno. Alcune studentesse di Hogwarts avevano abbandonato parte della loro divisa, indossando addirittura il pezzo di sopra di un bikini; molti dei maschi erano a torso nudo, ma non tutti piacevoli da guardare.

« Cerchi qualcuno? » mi domandò Ginny, ammiccando.

« No, no » mi voltai, afferrando a caso una rivista di moda.

« David oggi ti ha cercata, l'ho incrociato nel corridoio » buttò lì dopo qualche istante.

« Ah sì? » feci distrattamente.

« Mi ha chiesto dove fossi. Poi mi ha detto di dirti che vorrebbe invitarti di nuovo ad uscire con lui, ma ha paura che la volta scorsa ti abbia offeso in qualche modo. E tu non vuoi dirmi cosa è successo » aggiunse.

Esitai, stringendo tra le dita uno dei fogli di carta lucida.

« Ma... è che... lui si è lanciato troppo. Mi ha preso le mani, mi ha letto frasi d'amore. Io mi sono trovata così in imbarazzo » dissi omettendo i dovuti particolari. Sfogliai a caso qualche pagina del settimanale che avevo preso per non guardare direttamente Ginny negli occhi.

« Eppure mi pareva ci fosse feeling... »

« A me lui non piace » dissi secca.

Ginny s'imbronciò, poi fece un mugugno confuso. « Eppure hai dato a lui il tuo primo bacio, deve aver significato qualcosa! » esclamò.

Giusto. Lei credeva che il mio primo bacio l'avessi dato a David Hills. « Non... è andata come speravo » dissi. Ma Ginny mi parve interdetta dalle mie parole elusive.

« Tu mi nascondi qualcosa. »

Sollevai lo sguardo su di lei, cercando di capire quanta serietà ci fosse nella sua domanda. Il sole le rendeva i capelli quasi arancioni e la sua pelle tempestata di lentiggini sembrava anche più chiara. Sorrisi, ma non risposi.

« E' qualcosa di grave? »

Scossi appena la testa. Ma dopo qualche attimo annuii. « Mi sa di sì. »

« E non posso aiutarti? »

La sua voce era quella di un'amica ferita; la stavo tenendo fuori e lei se n'era accorta da molto tempo. Ero combattuta, volevo trovare il coraggio di dirle tutto.

Scossi di nuovo la testa. Mi morsi il labbro inferiore, poi mi portai l'indice tra i denti.

« Herm, devi confidarti con me... »

L'odore della lavanda che cresceva intorno al Lago fu portata dal vento alle nostre narici. La brezza di metà Maggio s'infilò tra i nostri capelli e scompigliò le pagine delle riviste. Ginny risistemò gli angoli della tovaglia che si erano sollevati.

« Dammi... tempo » dissi dopo un po'.

Ginny mi sorrise. « Ma lo farai? »

« Lo farò. Se non lo dico a te, non lo dico a nessuno. »

Ginny sorrise nuovamente e di più. E mi offrì della cioccolata.



Qualche giorno dopo, uscendo dalla lezione di Trasfigurazione, mi fermai qualche attimo nel corridoio a controllare che nella borsa avessi rimesso a posto tutto quello che avevo usato. Mi accorsi che effettivamente mancava un libro, perciò feci per rientrare in aula; proprio appena mossi il primo passo, vidi David uscirne con il mio libro tra le mani. E dire che avevo cercato di evitarlo tutto il tempo durante la lezione.

« Oh, ecco a te » mi sorrise, porgendomelo.

« Grazie » biascicai e lo afferrai senza guardarlo. Lo sistemai in borsa, chiudendone i lacci. Sentivo che David era ancora lì ad osservarmi ma non volevo incrociare il suo viso e dover dare delle spiegazioni che sicuramente mi avrebbe chiesto. D'altronde non avevo avuto nemmeno la sensibilità di scusarmi, dopo quella volta.

« Scusami. »

Mi sorpresi perché non ero stata io a parlare. Sollevai lo sguardo e trovai quello di David, incerto.

« Mi sono reso conto che al nostro primo appuntamento ho corso troppo e devo averti messo in imbarazzo » mi disse.

Dischiusi le labbra, non sapendo cosa dire. « Ma no... cioè... »

« Sei scappata perché ti ho letto quelle stupide storie d'amore. Lo so, io sono troppo sdolcinato a volte. E' solo che tu... » si fermò, abbassò le palpebre e si guardò le mani che si contorcevano. Gli occhiali gli scivolarono fino alla punta del naso, se li riportò su con due dita tremanti. Poi mi guardò dritto negli occhi. « … tu mi piaci tantissimo. Da sempre! »

Feci un mezzo passo dietro, istintivamente. Mi sistemai i capelli dietro l'orecchio destro, cercando le parole. « David, io... »

« Al Diavolo! Se non lo faccio ora non lo faccio più! » sbottò lui all'improvviso, si sporse e mi afferrò per le spalle. Mi baciò prima che potessi rendermene conto. Restai con le mani sospese, incapace di fare qualsiasi cosa; per un attimo persi la forza di reagire, inebetita da quel gesto che mai mi sarei aspettata da lui.

Poi, dopo appena qualche secondo, gli appoggiai le mani sul petto e feci per allontanarlo ma qualcosa lo afferrò per le spalle e lo tirò via da me.

David cadde a terra, violentemente. Draco troneggiava sopra di lui; teneva la camicia bianca arrotolata sui gomiti, i pugni serrati che contraevano le mani in una fascia di nervi che si dipanavano lungo l'avambraccio. I suoi occhi erano furenti, taglienti come lame di una katana d'argento. David si alzò da terra lamentandosi, poi insultò il suo aggressore e gli si lanciò addosso per spingerlo, ma Draco gli sferrò un pugno e il Corvonero fu di nuovo a terra.

« Ehi! Fermi, basta! » esclamò la McGranitt uscendo dall'aula alla nostra destra. « Hills, Malfoy! Che diamine sta succedendo?! »

Draco era ancora in piedi a trapassare con lo sguardo il viso martoriato di David. Quest'ultimo si teneva la mascella e bofonchiava qualcosa di indecifrabile.

« Moore, porta Hills in infermeria. E tu Malfoy, dal Preside, subito! » fece, facendogli segno di seguirla.

Draco staccò gli occhi da David solo quando questo venne portato via, sorretto dal compagno di Casa. Poi spostò i suoi occhi su di me. Ero rimasta con le mani premute sulla bocca, il respiro mi si era fermato e tenevo gli occhi sgranati.

Mi superò, seguendo la McGranitt; nel corridoio il vociferare aumentò d'intensità fino a diventare una bolgia.

« Cacchio, hai visto che pugno? »

« Ma Hills stava baciando Hermione Granger?»

« Ma Malfoy è un pazzo! »

« Ma che gli è preso? »

« Ma non è che... »

Incrociai gli occhi di Ginny; era rimasta in piedi, le spalle alle finestre, a guardare la scena. La sua espressione era interdetta più che stupita. Harry e Ron sparlavano di Malfoy con altri due compagni di Casa. Colsi l'occasione al balzo e feci per andarmene ma Ginny mi affiancò, camminando al mio passo.

« Hermione... »

« Mh? » continuai a camminare, per allontanarmi da quel corridoio, senza guardarla.

« Tu sai perché Malfoy se l'è presa con Hills? »

Scossi la testa, imperterrita nella mia fuga.

« Avevano qualcosa da risolvere tra loro, vero? »

Superammo un secondo corridoio e imboccai le scale.

« Tu non c'entri niente, vero? »

Tossii, negai, continuai a camminare mentre sentivo le gambe così stanche da cedermi.

« Hermione, ti prego, non dirmi che... »

Mi fermai, appoggiandomi ad una colonna. Mi voltai verso Ginny. Incrociai le sue iridi screziate di verde e mi resi conto che non potevo più mentirle.

« E' stato Draco a darmi il primo bacio » dissi rapidamente, in un fiato, in un sussurro.

Ginny si portò le mani alla bocca, tappando un'esclamazione fin troppo colorita.

« Cazzo... » disse comunque, tra le dita.

« Lo so. »

« Ma quindi... state insieme? »

« E' complicato. Cioè... Adesso sicuramente no. »

Ginny si passò le mani tra i capelli, quasi tremando. Si picchiettò con i palmi le guance, come a voler essere sicura di essere sveglia.

« Mi devi raccontare tutto. »

Annuii. Sì, dovevo farlo. Improvvisamente sentii il bisogno di essere completamente sincera, almeno con lei. Di appoggiarmi a qualcuno. Di condividere con qualcuno i pensieri che mi stavano tormentando.

Mi guardai intorno, mordendomi il labbro inferiore. « Andiamo dietro le serre di Erbologia. »

Le raccontai tutto. Per filo e per segno. Tutto quello che era successo in quei mesi di sotterfugi, passione e problemi. Le confessai ogni cosa, quasi senza riprendere fiato tra un periodo e l'altro, con il desiderio viscerale di sfogarmi, di renderla partecipe del mio dolore. Del mio peccato. Le raccontai dei baci, delle carezze, delle audaci intrusioni di lui, della festa e delle luci che si spensero, dei momenti rubati, di quello che stavo iniziando a provare per Draco Malfoy.

Ginny mi ascoltò in silenzio tutto il tempo, limitandosi a chiedermi di spiegare meglio qualcosa che non aveva capito; ma non fece alcun commento particolare, non espresse alcun giudizio su quanto le avevo raccontato.

Infine, quando venne il momento delle lacrime, mi abbracciò forte e mi cullò, dicendomi che sarebbe andato tutto bene.

« L'amore trova sempre la sua strada » mormorò, dandomi un bacio sulla testa.



Mi sentivo meglio. Lo sfogo, il pianto e la presenza di Ginny mi avevano dato una forza nuova. Mi sentivo in grado di riemergere da quello stato di torpore negativo in cui mi ero rintanata nelle ultime due settimane, da quando avevo trattato così duramente Draco in Biblioteca.

In quel momento, il mio pensiero era rivolto comunque a lui. Volevo che mi dicesse come diamine gli era saltato in mente di attaccare David davanti a tutti, di ferirlo in quel modo; e cosa aveva raccontato al Preside, poi?

Mi tormentai il labbro inferiore, camminando per il corridoio, assorta, persa nei miei pensieri. Passai davanti all'infermeria ma decisi di non entrare, tirando dritto per la mia strada. Avevo bisogno di trovarlo, di confrontarmi con lui. Eppure non volevo guardarlo, non volevo affrontarlo. Avevo paura di cosa sarebbe potuto succedere, di quello che avrebbe potuto dirmi. E prima che me ne potessi rendere conto ero in Biblioteca, sulla soglia, a guardare il silenzio in cui quella sala era calata.

Gli spiragli di luce abbracciavano il legno scuro dei tavoli e degli scaffali, i libri stavano immobili e pigri sui ripiani, gli studenti erano chini e concentrati per gli ultimi compiti e le ultime interrogazioni.

Esitai. Perché ero tornata proprio lì? Speravo di trovarlo? Che mi trovasse?

Voltai in un corridoio stretto tra due alte librerie; camminai lentamente, lasciando che i titoli scorressero sotto i miei occhi: la maggior parte di quei volumi li avevo già letti. Li collegavo a momenti precisi della mia vita, avevo una buona memoria, anche fotografica. Riuscivo a ricordare le intestazioni delle pagine, autore e curatore, rilegatura e carattere testuale; era quello che mi aveva sempre aiutato nello studio.

Mi sedetti su uno sgabello in fondo al corridoio, sotto una finestra. Afferrai un volume e presi a sfogliarlo, provando a concentrarmi. Sapevo che lo stavo in qualche modo aspettando, ma lui non venne.


La mattina dopo lo incrociai per caso. Stavo andando a fare colazione in Sala Grande e Draco era appena sbucato dai sotterranei. Accanto a lui c'era solo Blaise che parlava a bassa voce mentre Draco teneva lo sguardo perso e di tanto in tanto annuiva.

Lo osservai, finché lui non trovò i miei occhi. Ma mi guardò per un solo istante, poi andò oltre. Guardai la sua schiena allontanarsi e solo dopo poco, quando Ginny mi raggiunse, ripresi a camminare.

« C'è Malfoy davanti a noi » mi fece notare.

« Lo so » le dissi.

« Mmm... non hai avuto modo di parlargli, eh? » mi domandò, guardandosi intorno per vedere se arrivavano Harry e Ron.

« No » dissi appena.

« Herm, se non vi chiarite ora non lo fate più. Crea un'occasione quanto prima. »

« Credo che mi stia evitando. »

« Io credo che invece abbia attaccato David per pura gelosia. E uno che prova certi sentimenti non può volerti evitare per sempre » disse lei. Mi voltai a guardarla. L'idea di parlarne a Ginny mi aveva sempre spaventato ma averla lì, accanto a me, a sostenermi, mi parve improvvisamente così giusto che mi maledissi per non averglielo detto prima.

« Sì, devo assolutamente parlargli. »

Facemmo colazione. Cercai lo sguardo di Draco durante tutto il pasto, senza dovermi nascondere agli occhi della mia amica, fregandomene del fatto che Harry o Ron potessero notarlo. Quello che mi premeva era fargli capire che volevo un confronto. Ma se le prime volte fissarlo con insistenza l'aveva fatto avvicinare a me, adesso non riuscivo ad ottenere lo stesso. Non dovevo aspettare che fosse lui a venire da me; dovevo essere io ad andare da lui.



Mi diressi spedita al campo di Quidditch, ma non imboccai la via degli spalti; l'allenamento dei Serpeverde era quasi finito e sapevo che sarebbero usciti dalla porta degli spogliatoi da lì a poco.

Attesi, appoggiata contro la base delle alte tribune, sentendo il fragore dell'acqua delle docce, il vociare e il vapore che lasciava gli sfiatatoi che tagliavano i muri dei bagni. Sapevo che d'inverno i giocatori si lavavano all'interno del Castello ma con il caldo andavano bene anche le docce spartane e aperte di quel campo sportivo.

Mi guardai i piedi strusciare nell'erba; stavo facendo una cosa che non avrei mai pensato. Mi avrebbero visto tutti, mi sarei esposta. E forse avrei peggiorato la situazione, infastidendo Draco. Certo, non sapevo davvero come avvicinarmi a lui. Sarebbe bastato un semplice “devo parlarti” detto davanti alla sua squadra? Mi avrebbe detto di sì... o di no?

Sentii un rumore di porte che si aprivano, mi raddrizzai. I primi uscirono senza notarmi, imboccarono la via del Castello impegnati a parlare di donne e schemi di gioco. Poi un secondo gruppo ne uscì, infine qualche Serpeverde sparso. E poi Draco. Indossava una canottiera larga di quelle con le spalle doppie e l'apertura fino alle costole, grigia con le scritte verdi del loro team; un bermuda di tuta gli arrivava fino alle ginocchia e aveva delle scarpe di tela nera. I capelli erano spettinati e ancora bagnati, teneva un asciugamano verde scuro piegato e poggiato sulle spalle.

Feci un passo verso di lui, non trovando immediatamente il coraggio di fermarlo. Ma non servì chiamarlo: Draco si voltò a guardarmi nell'istante in cui uscì.

Restammo fermi a fissarci per qualche secondo, alcuni suoi compagni mi notarono, poi guardarono lui e continuarono a camminare. Un chiacchiericcio indistinto portò quasi tutti lontano da noi, sebbene i loro sguardi continuassero curiosi a voltarsi alle loro spalle.

Quando fummo soli, feci un altro passo.

« Possiamo parlare? »

Draco esitò. Corrucciò la fronte e dischiuse le labbra. « Sì » disse solamente.

Mossi qualche passo all'indietro, sempre guardandolo e lui ne mosse qualcuno avanti; quando mi resi conto che mi stava seguendo, mi voltai e cominciai a camminare per dirigermi dietro le serre: era uno dei posti più sicuri quando non c'erano le lezioni, anche se non era da escludersi che gli ultimi avvenimenti avessero già fatto parlare di noi tra le mura del Castello.

Mi fermai contro il vetro della serra delle piante carnivore. Appoggiai i palmi dietro di me e lo guardai. La canottiera larga e sportiva lasciava vedere, di lato, i suoi addominali, il suo torace scolpito; per non parlare delle sue braccia toniche solcate da vene che scendevano fino alle nocche delle sue mani grandi, virili. Il profumo di sapone mischiato a quello della sua pelle mi fece arrossire e mi seccò la gola. Deglutii. Non sapevo da dove cominciare. E poi cos'è che volevo dirgli? Improvvisamente volevo solo guardarlo. Baciarlo.

« Cos'è successo dal Preside? »

Draco si sfiorò con indice e medio il mento. « Una sospensione con obbligo di frequenza. Niente, insomma. »

Scossi la testa, quasi non sentendo le sue parole. « Ma perché l'hai fatto? »

« Perché non voglio che nessuno ti tocchi. »

Tremai. « Ma se... hai detto che con chi stavo non ti importava. »

« Ovviamente. Tu puoi stare con chi preferisci, ma se mi capita di vedere certe cose, cercherò sempre di eliminarle. »

La sua voce era profonda, appena roca, piena e sinuosa. Le sue labbra si muovevano ipnotiche sotto le sue parole e le sue mani ampie fremevano in ricordo di quei momenti.

« E' come dirmi che devo nascondermi se voglio stare con qualcuno che non sia tu... »

« Esattamente. »

Mi venne da sorridere, abbassai lo sguardo. « Sei uno stronzo. »

« Sì, lo so » fece lui divertito.

« Quel gesto farà parlare di noi tutta la scuola... »

« E perché, secondo passerà inosservata la tua visita ai nostri spogliatoi? »

Lo guardai. Sapevo che avevo commesso un azzardo. Ma lui si era esposto molto più di me.

« E non t'importa che parlino di noi? » gli domandai.

« Sì che m'importa. So bene che non posso fare tutto alla luce del sole. »

« Però lo fai... »

Draco sorrise, abbassò appena la testa e mi guardò da sotto le sopracciglia. « So cosa va fatto ma spesso non coincide con ciò che voglio fare. »

Arrossii vistosamente sotto l'intensità del suo sguardo di nuvole di ferro; sembrava scavarmi dentro i più intimi recessi dei sentimenti e sconvolgere i miei desideri.

« Al contrario tuo, io non riesco a... fermarmi » aggiunse dopo un po'.

« Io non voglio più fermarmi » dissi in un fiato, senza riflettere.

Draco inclinò leggermente il capo; le ciocche umide dei suoi capelli furono appena mosse dal vento caldo di quel pomeriggio.

« E da quando? »

« Da quando ho capito... che devo essermi innamorata di te. »

L'avevo detto. Ero una pazza, dov'era finita l'Hermione Granger razionale, posata e sistematica che ero sempre stata? Cosa speravo di ottenere? Cosa diamine avevo detto?

« Innamorata...? »

Distolsi lo sguardo, scossi appena la testa. « No, perdonami, io- »

Draco annullò la distanza che c'era tra noi. Mi afferrò il viso, mi tirò a sé e praticamente gli caddi addosso; i miei palmi vennero schiacciati tra il suo torace e il mio seno. Mi catturò le labbra in un bacio, ma io cercavo ancora delle risposte. Maledette risposte, stavo di nuovo tentando di fermarmi.

« No, tu hai- »

« Shh » mi sussurrò sulle labbra, rubandomi il respiro.

Mi infilò le mani nei capelli a partire dalla nuca, strinse le mie ciocche tra le sue dita e mi baciò con passione; sentii la sua lingua calda entrare nella mia bocca, cercare la mia.

Il desiderio di averlo sempre di più mi pervase tutto il corpo; non voglio più fermarmi, non voglio più fermarmi, non voglio più fermarmi.

Portai le mie braccia lungo le sue, le intrecciai dietro il suo collo; le sue mani scesero lungo la mia schiena finché non arrivò sui fianchi e mi strinse forte contro di sé.

L'asciugamano che aveva intorno alle spalle cadde per terra ma nessuno dei due se ne curò; ci baciammo per un tempo che mi parve infinito eppure così breve.

« Adesso le tue labbra sanno di nuovo di me » sussurrò Draco, mentre i nostri nasi ancora si affiancavano. E anche per me era lo stesso. Il bacio con Michelle mi appariva come un'ombra inconsistente e sfumata nel nulla.







***



Rieccomi! Che ne dite di questa pace che hanno fatto? Fatemi sapere cosa ne pensate :) sebbene si siano chiariti, c'è ancora molto da affrontare: la scuola sta vociferando degli ultimi accadimenti. Come si evolveranno le cose per i nostri protagonisti? Confesso che a volte non lo so nemmeno io, mi lascio guidare dalla tastiera u.u

Grazie per le recensioni e per le letture, grazie per aver scelto di leggere e preferire la mia storia tra tante *-* grazie, grazie, grazie!

Baci,

Erin.

  
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