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Autore: Kira Kinohari    17/05/2015    1 recensioni
Nell'epoca Sengoku sembra non esserci spazio per l'amore, ma solo per la guerra contro i demoni. Solo in pochi casi, forse ...
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Sesshoumaru
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno era arrivato lentamente e lei aveva lottato per tutto il tempo con gruppi di piccoli demoni che attaccavano ritmicamente il luogo in cui si trovava. Aveva passato la notte a sfinirsi fisicamente lottando – cosa che non le sarebbe capitata se non avesse già esaurito le sue energie nei giorni precedenti – e mentalmente domandandosi il perché di quegli attacchi. Era arrivata alla conclusione che i demoni si erano messi d’accordo per eliminare tutte le sacerdotesse che proteggevano la loro terra.
Il sole finalmente stava nascendo tra le montagne quando riuscì a sedersi e riposare. Sapeva benissimo che di giorno non sarebbero stati così arroganti e stupidi da provare a fermarla, perché mentre lei recuperava le forze con la presenza della stella più calda, loro diventavano più deboli, perché erano parte del buio.
Si sdraiò davanti all’ingresso della grotta per difenderla con la sua sola presenza. Nessuno sarebbe entrato, non mentre c’era lei. Prima di cadere addormentata pensò a sua nipote, Tsui.

Sesshomaru si svegliò di soprassalto, dalla piccola e scura caverna poteva notare che fuori era giorno, il riverbero della luce gli dava fastidio agli occhi, ma il suo corpo si sentiva più forte. Ringraziava il fatto di essere un Grande Demone e ringraziava se stesso per non mollare mai, per non darsi mai per vinto e soprattutto per la sua potenza che gli permetteva – nonostante le sue multiple gravi ferite – di guarire così in fretta.
Si alzò un poco usando i gomiti come appoggio e cercò di indagare con lo sguardo. Poteva distinguere una figura all’entrata. Era chiaramente femminile, e non poteva appartenere ad altri che alla sacerdotessa. La osservò con attenzione, con i suoi occhi e la sua vista poteva chiaramente distinguere ogni singolo frammento del suo corpo sinuoso. Era una bella donna, ma il mondo era pieno di donne belle, lui ne aveva viste molte. Kikyo, Kagome, Sango… Sara. Eppure lei era la più forte che aveva conosciuto, forse pari a Kikyo. Erano le uniche due donne che potevano confrontarsi con lui. In realtà nemmeno il suo stesso fratellastro avrebbe potuto mettersi contro di lui, non importava quanti amici avesse, lui lo avrebbe potuto sconfiggere in qualsiasi momento, eppure ogni volta che ci provava ripensava alla volontà di suo padre. Lui li avrebbe voluti vedere insieme, amici, veri fratelli, aiutarsi l’uno con l’altro. Probabilmente addirittura volersi bene.
Volere bene, che cosa significava?
Quando ci pensava gli veniva in mente solo Rin.
Mentre era perso nei suoi pensieri sentì la donna muoversi e lamentarsi. Impulsivamente si spinse aiutandosi con le mani verso di lei. Era come se stesse avendo un incubo.
<< Isuko… Non lei. Me. >> sussurrò la donna.
Stava sognando qualcuno, Isuko, chi poteva essere? Probabilmente era il marito, d’altronde non l’aveva forse vista con una bambina quando aveva riaccompagnato Rin. Eppure non sembrava felice. Che cosa poteva stare sognando? Era così curioso.

Quando aprì gli occhi lui la stava guardando. Si trovava accanto a lei, seduto, con la schiena poggiata alla pietra e il respiro affannoso.
<< Hai dormito molto. >> le disse.
<< Perché mi parli? >>
Lui non rispose.
Nyoko si guardò intorno, le tenebre si stavano avvicinando ancora una volta, ancora qualche ora e sarebbero tornati. Li percepiva.
<< Li sento. Attaccheranno. >>
<< Come la scorsa notte. Ritmicamente, continuamente, finché il sole non sorgerà e la luce spegnerà la loro forza e la loro prodezza. >> sbuffò e si tirò su prendendo dalla sua borsa alcune erbe e iniziando a spargerle intorno alla grotta. Quando ebbe finito prese la brocca e si avviò verso il fiume, la riempì e bevve, poi riempì nuovamente e la riportò al suo accampamento e infine mangiò qualcosa, offrendone anche al demone, che sorprendentemente accettò e divise con lei un pasto, sempre silenzioso.
Sesshomaru stava pensando che era stato davvero debole per non accorgersi che la notte precedente erano stati attaccati per tutto il tempo. Avrebbe voluto essere in forze e ucciderli tutti. Era quello il motivo per cui doveva distruggere l’albero.
<< Penso che puntino alle tue spade, sono potenti. >> gli disse.
<< No. >> rispose lui.
Nyoko soppesò le sue parole. Lui sapeva qualcosa che a lei sfuggiva, quindi.
<< Allora perché? >>
Lei non sapeva, si rese conto il demone. Avrebbe dovuto dirglielo?
<< L’albero. >>
<< L’albero? >>
<< L'Albero è pericoloso >> disse senza dare ulteriori spiegazioni.
<< Questo albero è qui da decenni e non ha mai creato alcun problema. Sono sacerdotessa da molti anni e questa é la prima volta che veniamo attaccati. Come può essere? >>
<< I suoi frutti possono sottomettere la volontà degli umani se assaggiati. >> disse lui, con una smorfia << Esiste solo un altro albero di questi e un demone ne aveva usato i frutti per creare succhi e spezie che permettevano ad altri demoni di controllare interi villaggi soprattutto per sfamare i loro appetiti di carne e di sesso. >> continuò. Gli stava venendo il volta stomaco perché pensava sempre a Rin in mano a uno di quei mostri.
<< Come lo sai. >>
<< Perché ho distrutto lui e tutto quello che aveva creato con quei frutti perché ho visto con i miei occhi che cosa poteva fare. >>
Ancora una volta poté rivivere tutto. Stavano camminando per raggiungere l'antico villaggio del suo defunto padre quando qualcuno li aveva fermati. Aveva la forma umana di un anziano gobbo ma in realtà Sesshomaru poteva percepire la sua aurea e la sua vera forma, quella di una creatura con il corpo di alligatore e la bocca di una enorme rana velenosa. Un rospo per meglio dire. Li aveva inviati a prendere qualcosa da mangiare e prima che potesse fermarla Rin aveva già mangiato quello che sembrava essere un dolce. E improvvisamente non era più lei: i suoi occhi sembravano spenti. Il demone gli aveva proposto di comprare i suoi prodotti convincendolo che era vantaggioso. Aveva usato la bambina per dargliene prova. E aveva pagato per quello. Non appena informatosi che con la morte del soggetto controllante non sarebbe morto il controllato l'aveva fatto a pezzi prima che potesse dire una parola ma per rendere la sua sofferenza ancor più grande gli aveva prima inferto una ferita mortale e quando la sua anima stava per lasciare il suo corpo aveva usato la sua spada guaritrice per riportarlo in vita e ucciderlo nuovamente, ma questa volta facendolo soffrire.
Nel frattempo Nyoko rifletteva sulle parole del demone, se quanto diceva era vero - e gli credeva, non lo credeva capace di inganno - allora si spiega il perché aveva incontrato in quel luogo quel piccolo demone tantissimi anni prima. Allo stesso tempo si rendeva conto di quanto era stata in pericolo quella volta ma soprattutto quanto era stata in pericolo la sua gente perché il demone conosceva la sua potenza ancor prima e meglio di lei, quindi avrebbe potuto usarla come arma siccome lei non era allenata per resistere.
Tutto sembrava essere improvvisamente cristallino.
<< Tu hai attaccato l'albero. Non è mai stata la sfera il tuo obbiettivo. >>
<< Quella palla di cristallo non è mai stata nei miei interessi. Non ho bisogno di trucchi per essere più forte. >>
<< Ma perché distruggerlo, se non hai intenzione di usarlo? >>
Il demone non rispose.
Ancora una volta la risposta le arrivò da sola.
<< Ma certo, Rin. >>
Lui la guardò intensamente. Era intelligente, doveva ammettere che non aveva mai incontrato nessuno così. Se solo non fosse stata un'umana...
Nyoko prese le sue erbe e lo iniziò a curare. Non poteva che aver cambiato idea dopo tutto ciò che aveva scoperto. Lui teneva a Rin e per salvarla aveva salvato altri umani. Fin tanto che i due fossero stati legati, Sesshomaru non sarebbe stato un problema.

La notte si stava avvicinando, oramai si potevano vedere le stelle e il profilo della luna piena si stagliava tra di esse, come una madre tra i suoi figli. Nyoko stava finendo gli impacchi sul volto del demone dai lunghi capelli bianchi.
<< Perché lo fai? >> le chiese, troppo curioso per trattenersi, e con il bisogno di sentire la sua voce. Da quando aveva iniziato a vivere con la bambina si era abituato talmente tanto alle chiacchiere che non riusciva a resistere senza.
<< Perché me lo ha chiesto quella bambina. >>
<< Non è vero. Tu non volevi aiutarmi subito, ma prima hai cambiato idea. >>
Lo aveva capito fin dal principio, non appena lei si era avvicinata, che non lo avrebbe salvato. Sapeva che sarebbe arrivato il momento in cui lo avrebbe finito. Se avesse davvero voluto aiutarlo avrebbe iniziato con gli impacchi e le erbe fin da subito.
<< Sei molto sveglio, Sesshomaru. >> sorrise << Ho cambiato idea perché hai aiutato anche gli uomini nonostante non fosse tua intenzione. Lo so che lo hai fatto solo per la piccola. >> lo guardò dritto negli occhi, che stavano progressivamente passando dal rosso a una tonalità normale << Tu la ami, è palese. Eppure è un amore impossibile. Se anche non si tenesse conto del fatto che è una bambina e ci vorranno almeno altri dieci anni prima che tu possa amarla come vorresti, lei rimane un’umana, un’umana che un giorno invecchierà e morirà. >>
Lui non disse nulla. Sapeva che aveva ragione, aveva indovinato ogni cosa. Non avrebbe potuto dire nulla, non avrebbe potuto controbattere quindi evitò di parlare.
Solo quasi un’ora più tardi parlò.
<< Chi è Isuko? >> le chiese, quando i pensieri lo riportarono a quel pomeriggio.
Nyoko si irrigidì.
<< Lo hai nominato mentre dormivi. >> disse lui.
<< Lui… è una persona che ho amato. È il mio amore impossibile. È il padre di Tsui e il marito di mia sorella maggiore… >>
<< Dev’essere difficile convivere con la persona che si ama senza poterla avere. >> ipotizzò.
<< Isuko è morto, anni fa, quando Tsui aveva appena due anni. >>
Avrebbe voluto dire “mi dispiace”, ma un rumore catturò la loro attenzione…
  
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