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Autore: Shainareth    03/01/2009    3 recensioni
[Mai-HiME - anime]
Avrebbero voluto rimanere bambini più a lungo.
Anzi, avrebbero voluto esserlo.
Il destino però aveva scelto diversamente, e nessuno dei due aveva potuto vivere la propria infanzia come avrebbe desiderato. Di conseguenza, non appena avevano trovato un appiglio a cui aggrapparsi con tutte le loro forze, avevano deciso di assecondare gli istinti che la pubertà agitava dentro di loro da che avevano varcato le soglie dell'adolescenza.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akira Okuzaki, Takumi Tokiha
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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BAMBINI






CAPITOLO SECONDO

Impacciati, se ne stavano l'uno sull'altra senza avere quasi il coraggio di fare la prima mossa. Non che nella loro fervida immaginazione di tredicenni non li avesse mai sfiorati l'idea di ritrovarsi in una situazione simile a quella, magari in futuro, però... Però, adesso che ci erano dentro fino al collo, sentivano addosso tutta l'agitazione del momento.
Facendosi coraggio, Takumi spostò un ginocchio fra le gambe dell'amica. Allarmata, quest'ultima aprì la bocca per parlare, senza però riuscirvi.
«Cosa?» le chiese lui, timoroso di aver fatto qualcosa di sbagliato.
La ragazzina ci mise qualche istante prima di trovare il modo per dirglielo. «Io...»
«Lo so che sei vergine» tagliò corto il suo compagno di stanza, convinto, ottenendo tuttavia come unico risultato quello di metterla ulteriormente in imbarazzo.
«Lasciami finire di parlare, deficiente!» gli sbraitò infatti contro, pronta ad azzannarlo alla gola se lui avesse detto un'altra parola in merito allo stato del suo imene. Contò fino a dieci nel tentativo di calmarsi, ma fu solo la rabbia a scemare, abituata com'era lei a non tenergli troppo a lungo il muso.
«Di che si tratta?» la incalzò l'altro.
Le dita della fanciulla iniziarono a giocare nervosamente con uno dei bottoni della sua uniforme, gli occhi a mandorla che seguivano i suoi stessi movimenti senza farvi troppo caso. «Takumi... non... Non ti sentirai male, per questo?» domandò infine con un filo di voce, alzando timidamente lo sguardo verso di lui.
Il giovane scosse il capo. «Oh... no, no. Sta' tranquilla. Ho già provato» affermò. Quindi, notando che uno dei pugni della ninja si era pericolosamente stretto di nuovo attorno al suo colletto, si rese finalmente conto di quanto aveva appena detto. «Ehm... intendevo da solo...» fu costretto a confessare per non ritrovarsi un occhio in meno. Funzionò, perché Akira allentò la presa ed ingentilì nuovamente i tratti del volto. «Perciò...» riprese Takumi, scrutandone attentamente l'espressione nella speranza di non compiere l'ennesimo passo falso, «...se vuoi...»
La sua sopravvivenza dipendeva inoltre da un altro fattore che egli ignorava e che la HiME non si sentiva ancora in grado di confessargli: la vita di lui era legata sì all'intervento che avrebbe potuto donargli un avvenire, ma anche e soprattutto all'esito del Carnival. Akira si sentiva mortalmente in colpa per l'essersi ritrovata, seppur senza volerlo, con il futuro dell'amato fra le mani, col rischio che questo le scivolasse tra le dita come sabbia. Quindi, se avesse potuto fare almeno questo per lui...
Dopo pochi attimi che sembrarono eterni, lei annuì in silenzio. Rincuorato, il ragazzo piegò le braccia per puntellarsi con i gomiti sul materasso ed avvicinarsi ulteriormente all'amica, sentendola irrigidirsi all'istante mentre andava a toccare con il petto quello più morbido di lei. Sollevò poi la mano destra e le accarezzò il costato, risalendo fin sotto al suo seno e glissandolo per prendere fra le dita l'apertura della cerniera lampo che chiudeva la sua felpa sul davanti. Con solenne lentezza, iniziò a schiudere i dentini della zip, non sapendo se osservare quello che stava svelando o se piuttosto Akira, che si era portata i palmi davanti agli occhi per l'imbarazzo. Takumi riuscì ad arrivare fino alla fine senza interruzioni, scoprendole il busto fasciato crudelmente in una lunga benda che le schiacciava le già piccole mammelle al fine di renderle il meno visibili possibile.
La ragazzina scostò appena una mano per sbirciare nella sua direzione e capire cosa lui stesse per fare; e quando vide che il suo compagno aveva preso fin troppo seriamente la cosa, iniziando a cercare un modo per liberarle il petto, iniziò a fremere. Egli alzò gli occhi azzurri su di lei.
«Che... Che c'è?»
La HiME boccheggiò a vuoto per un secondo, ma poi rantolò per la troppa vergogna: «È... necessario...?»
La sua MIP quasi rise. «Temo di sì...» dovette confermarle, sentendola guaire in risposta. «Sai... è un po' difficile farlo attraverso i vestiti...» cercò di farla ragionare. E se anche la sua voce non era ferma come al solito, paragonata a quella di lei pareva sicura ed imponente. «Se però la cosa ti imbarazza troppo... possiamo spegnere la luce... o metterci sotto le coperte, anche...»
Spegnere la luce. Sotto le coperte. Senza vestiti.
Il cervello di Akira andò in tilt, e la fanciulla fu sul punto di rimettersi a piangere. Atterrito da quella reazione, Takumi si precipitò ad abbracciarla. «N-No, non piangere!» esclamò, sentendola aggrapparsi a lui con tutte le sue forze. «Akira-kun, non ti obbligo mica! Lasciamo perdere, va bene? Lasciamo perdere!»
«Però... ti avevo detto di sì...» mugugnò la fanciulla contro la sua spalla, ormai nel panico più completo.
«Non importa, non mi arrabbio, sta' tranquilla» tentò di consolarla l'altro, baciandole il capo con affetto sincero. Scivolò sul fianco e la trascinò con sé per cullarla fra le braccia ed alleviarla dal suo peso.
«Mi dispiace...» la udì ansimare, anche se non nel modo in cui i due avevano previsto.
«E di cosa?» sorrise lui, continuando a coccolarla. «Tanto... se devo essere sincero... tesi come siamo, penso che difficilmente avremmo concluso qualcosa.» La ninja tirò su col naso, segno che forse si stava calmando. «E comunque siamo troppo giovani.»
«Ed io sono sprecata per te» fu in grado di scherzare, pensando esattamente il contrario. Non aveva mai creduto di essere bella e, anzi, il fatto di essere costretta a fingersi un maschio le aveva fatto venire seri complessi di inferiorità riguardo la femminilità del suo corpo e la possibilità di poter piacere a qualcuno. Di certo non poteva piacere a Takumi, si era sempre ripetuta, perché lui era bello ed intelligente, e valeva molto più di lei per dolcezza, gentilezza e buoni sentimenti.
«Te lo concedo» ammise il giovane, seriamente convinto della cosa. Non c'era nulla, in definitiva, che li rendesse simili in qualcosa: erano diversi come il giorno e la notte, e nonostante tutto si adoravano. Akira aggrottò la fronte, contrariata, ma la sua curiosità muliebre decise di non replicare. «Anche perché non è detto ch'io sopravviva all'intervento.»
«Non è questo il punto» lo corresse lei, stufa di ripetergli il proprio dissenso al riguardo, sebbene ritenesse già un passo avanti che lui lasciasse intendere di volersi operare. «È che sei stupido. Ma davvero tanto.»
«Mi rincresce di esserlo, allora.»
«Takumi?»
«Dimmi.»
«Non arrenderti.»
Il ragazzo la strinse più forte e socchiuse gli occhi, come se volesse appisolarsi insieme a lei. «Restami vicino.»
Con il cuore colmo di disperata speranza, Akira lo imitò. «Sì.»












Quando ho iniziato non sapevo effettivamente come sarebbe andata a finire, ma poi ho avuto conferma dei miei già fortissimi sospetti: a parte la giovanissima età, lui è troppo impedito e lei è troppo timida. Eheh, cresceranno, cresceranno... Spero solo che davvero non lo facciano così in fretta.
Ringrazio di cuore la mia bella figliola Chiarucciapuccia (sì, ormai siamo un'associazione a delinquere, tipo famiglia mafiosa) e la mia mogliettina Atlantisulux per l'incoraggiamento: vi adoro! >_< E ringrazio tantissimo anche Elia950 per aver deciso di inserire questa fanfiction fra le sue preferite.
Augurandomi di non avervi deluso con questo finale, mando un bacio a tutti i miei lettori.
Shainareth







  
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