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Autore: Wicca97    26/05/2015    1 recensioni
Un epilogo diverso da quello che conosciamo con un Harry turbato e un po' deluso dalla vita, che si ritroverà coinvolto in qualcosa più grande di lui. Cosa succederebbe se la morte non fosse poi una condizione così definitiva? Avvenimenti inaspettati vi trascineranno in una spirale di azione e sentimenti che, spero, vi farà apprezzare la mia storia!
Dal primo capitolo:
Con le ultime forze rimaste lo disarmai prima che potesse creare uno scudo e lo finii quando stava per colpire il suolo: “Avada Kedavra”.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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When you feel my heat
Look into my eyes
It’s where my demons hide
It’s where my demons hide
Don’t get too close
It’s dark inside
It’s where my demons hide
It’s where my demons hide
(Demons - Imagine Dragons)
 
Era una strana sensazione, come se stessi fluttuando nel vuoto. Mi trovavo sul bordo di un precipizio di cui non riuscivo a vedere la fine, ed avevo paura, una paura folle e insensata. Dov’ero? E come c’ero arrivato? Stavo combattendo contro Medeo quando… l’Avada Kedavra. Mi aveva colpito!
La consapevolezza di essere morto mi travolse, anche se non riuscivo a spiegarmi dove fossi: l’Aldilà? Mi ero aspettato un’accoglienza diversa da parte della Morte, ma nella mia situazione attuale non faceva molta differenza… Guardai fisso l’altra sponda del precipizio e notai un grande specchio, con una cornice riccamente decorata con intarsi in legno. Assomigliava molto allo specchio delle Emarb, ma quando mi specchiai la mia immagine fu riflessa, proprio come se fosse un normalissimo specchio. Feci qualche mossa continuando a guardare il mio riflesso, fino a quando quest’ultimo si fermò improvvisamente; continuai a muovermi, ma il riflesso non mi seguiva, sembrava aver assunto una volontà propria… e poi mi sorrise, un sorriso sghembo e malvagio. Mi bloccai anche io, mentre la figura riflessa mutava forma e poi si solidificò, uscendo dalla superficie dello specchio e bloccandosi sul bordo del baratro: Voldemort. Passarono secondi interminabili, fino a quando mi ripresi dallo shock e decisi di rompere il silenzio: “Cosa ci fai qui?” “Come Potter, non sei felice di rivedermi?” mi chiese fingendosi dispiaciuto. “In realtà speravo di non rivederti mai più, ma a quanto pare mi perseguiti anche nell’Aldilà.” “Aldilà? – chiese ad alta voce guardandomi fisso- Credi di essere morto?” “Siamo morti entrambi, Tom. Pensavo l’avessi capito.” Lui mi guardò inclinando la testa di lato, poi sorrise sadico. I suoi occhi rossi non mi lasciavano un istante e per un momento rividi il l’attimo in cui l’avevo ucciso: l’attimo in cui avevo creduto di non rivedere mai più i suoi occhi. “Sai Potter potrei dire che mi dispiace contraddirti, ma sarebbe una menzogna, ed entrambi sappiamo che non devo dire bugie. Nessun di noi due è morto, anche se ci siamo andati vicini; se non fossi intervenuto di persona sicuramente di noi non sarebbe rimasta che cenere. Quel tipo… Medeo… non è di certo una persona compassionevole.” “Tu come diamine sai di Medeo? Che sta succedendo?” Lui divenne serio e si sedette su una sedia comparsa dal nulla, cercando le parole giuste per abbindolarmi, ma non sarebbe successo. Forse stavo vivendo un incubo? “Non è un incubo Potter, siamo all’interno della tua anima. Anzi, tu sei nella tua e io nella mia. Se solo l’avessi capito prima, quando avevo ancora un corpo materiale, avrei sfruttato tutto ciò in modo migliore; fa lo stesso, troverò un modo anche in queste condizioni.” Sembrava parlare più a se stesso, e ciò mi fece preoccupare ancora di più. “Che vuoi dire?” “Voglio dire che tu sei sempre stato, e sei tutt’ora, un mio Horcrux, che ho creato inconsciamente quando ti colpii con l’Anatema che uccide la notte del 31 ottobre 1981. Sono stato uno sciocco a non capirlo prima, il fatto di poter entrare nella tua testa avrebbe dovuto insospettirmi…” Avevo smesso di ascoltarlo. Io un suo Horcrux? Ma allora... ripensai a tutte le volte in cui mi ero sentito pervaso da sentimenti non miei, tutte le volte che avevo fatto incubi agghiaccianti. “Avrei dovuto capirlo anche io.” Dissi ad alta voce. Riddle aveva uno sguardo di fuoco, riuscivo a sentire la sua rabbia e la sua frustrazione; guardai il burrone e capii che era un confine tra la mia anima e la sua, una crepa che ci teneva divisi e legati al tempo stesso. Come potevo liberarmi di lui? Alzai lo sguardo conscio del pericolo che nuovamente minacciava me e tutto il Mondo Magico. “Sappi che non ti permetterò di fare nulla Voldemort. Arrenditi.” “Arrendermi? MAI! Se sono riuscito a prendere il controllo una volta sappi che ci riuscirò ancora. Sarò letteralmente il tuo incubo peggiore Harry Potter, ti torturerò dall’interno finché non sarai tu ad ARRENDERTI!” urlò, ma tutto si fece sfuocato e sperai di essermelo sognato quando sentii una serie di bip ripetuti all’infinito.

Aprii gli occhi e capii subito di trovarmi all’ospedale; tenue luci al neon illuminavano il corridoio e qualche spiraglio entrava dalle tende, facendomi capire che era notte inoltrata ormai. Ora avevo 21 anni, ma il compleanno non era proprio stato dei migliori: scoprire di essere un Horcrux di Voldemort era stata la ciliegina sulla torta. Medeo lo sapeva, per questo aveva cercato di uccidermi, anzi di uccidere Lui… però Riddle era intervenuto, e io non me n’ero reso conto. Cos’era successo dopo? Dovevo parlare con Medeo, sperando fosse ancora vivo; se Voldemort aveva preso il controllo del mio corpo poteva essere accaduto di tutto. Mi alzai a fatica, indossando alcuni abiti puliti che trovai nell’armadietto accanto al letto, poi spensi la macchina per evitare che suonasse qualche tipo di allarme e uscii, cercando di fare meno rumore possibile. Arrivato vicino all’atrio mi disillusi per non essere visto e mi smaterializzai nel giardino di casa mia a Godric’s Hollow: le luci della cucina erano accese, segno che almeno uno dei miei genitori era ancora sveglio; mi avvicinai di soppiatto, abbassando al minimo la dispersione della mia energia magica e spiando l’interno dalla finestra. Mio padre aveva un braccio attorno alle spalle di mia madre, che stava sorseggiando un tè, mentre Sirius masticava con poca convinzione qualche biscotto ai cereali. I loro sguardi erano persi nel vuoto, non parlavano, stavano semplicemente lì… Mi si strinse il cuore a vederli in quello stato, ma al tempo stesso non avevo intenzione di farmi vedere da loro, mi servivano solo informazioni. Puntai la bacchetta verso Sirius e sussurrai “Legilimens”, e trovai subito ciò che stavo cercando: Medeo era vivo, ed era stato trasferito ad Azkaban poco dopo essersi ripreso.

Anche se ero state altre volte ad Azkaban durante il mio addestramento con gli Auror, la prigione mi trasmetteva sempre un forte senso di inquietudine e paura; i Dissennatori non si vedevano ancora, ma la loro presenza era percepibile ovunque, come aghi di ghiaccio che penetravano nella pelle. Trovai Medeo in una cella di isolamento, con le spalle al muro e il capo chino, forse mentre schiacciava un pisolino, ma non avevo tempo da perdere. Avevo un piano, ma dovevo accertarmi delle sue condizioni prima che il San Mungo desse l’allarme della mia scomparsa. “Medeo?” chiesi a bassa voce, ma lui non si mosse, anche se notai un leggero cambiamento nel ritmo del suo respiro. “Medeo ho bisogno del tuo aiuto.” Aspettai una risposta, ma col passare dei secondi capii che probabilmente avrei ottenuto solo del silenzio; mi voltai per andarmene, ma lui parlò: “Ce ne hai messo di tempo per capirlo. Non era mia intenzione ucciderti, Harry, ma era il modo più veloce per uccidere anche lui.” Incrociai i suoi occhi e capii che non aveva abbandonato la speranza, che credeva ancora di riuscire nel suo intento. “Lo so Medeo, ma preferirei trovare un modo per liberarmi di Voldemort senza morire a mia volta. Però prima ho bisogno di prendere una cosa dal Ministero.” “E questo cosa c’entra con me?” “Tu puoi fare da esca: coi tuoi poteri dubito che qualcuno degli Auror sia un grosso problema per te, devi solo intrattenerli il tempo necessario per permettermi di recuperare la Profezia.” Lui mi guardò sorridendo. “Perché vuoi la Profezia? E come pensi di prenderla? Solo coloro a cui si riferisce possono impugnarla…” “Non voglio prenderla, mi basta sapere il nome dell’erede di Grifondoro. C’è il rischio che io rappresenti una minaccia e la profezia dice che i due eredi si alleeranno nello scontro tra luce e tenebre; ho pensato a te come maestro per l’erede di Grifondoro. Insegnali tutto ciò che sai, tutto ciò che hai insegnato a me, in modo che sia pronto per uno scontro se ce ne sarà bisogno. Intanto io cercherò un modo per sbarazzarmi di Voldemort, prima che diventi troppo forte.” Medeo mi guardò per qualche istante, poi si alzò avvicinandosi alle sbarre. “Te l’ho detto, non permetterò che la storia si ripeta. Ho attentato alla vita di Hope per spezzare la profezia, ma poi ho capito che la vera minaccia era in te, ma ho fallito ancora; se mai Voldemort minacciasse di prevaricarti ancora lo ucciderò.” Annuii e aprii la cella, mentre sentivo i Dissennatori avvicinarsi.

Avevo sempre avuto la risposta sotto gli occhi. Sempre. Solo ora, rileggendo la profezia, ogni tassello del puzzle era andato al suo posto. Le mie mani vibravano leggermente, mentre sentivo i boati nell’atrio del Ministero farsi a tratti più intensi; Medeo stava combattendo contro gli Auror, mentre io mi ero intrufolato ancora una volta nella sala delle profezie.

S.P.T. a S.B.
Hope Riddle
e Harry Potter/ Oscuro Signore
   
 
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