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Autore: Aven90    27/05/2015    1 recensioni
Ricordate Christian Jackson e le sue vicissitudini nel cercare il serial killer delle Pillole? perfetto, questa storia è ambientata tre anni dopo e lo vede ancora una volta al centro della scena! Quando ormai tutto sembrava finito, ecco che si ricomincia a danzare sul filo di un nuovo assassino seriale.
Genere: Commedia, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Appurato che la famiglia non aveva idea di possibili avversari di Maximilian, le indagini proseguirono con l’interrogare il mondo lavorativo del morto, ovvero un centro di assicurazioni.

“Magari ci sono cose che non sono arrivate alle orecchie della moglie. Indagate lì” disse Whiskers, mentre si grattava la pancia in ufficio e giocava a freccette contro il bersaglio suo preferito, ovvero il questore Lampard.

Aveva fatto il suo lavoro, si disse mentre colpiva proprio il naso di Lampard, un naso veramente “importante”, aquilino. Aveva delegato Christian e Lucinda, la coppia vomitevole, a interrogare i colleghi, e aveva mandato Brad e Hilary a investigare sui negozianti che frequentava. Lui, Anthony e Mary (o meglio, loro due) avrebbero visto cosa si poteva desumere dal colpo. Sbadigliò, Thomas. Dare ordini e delegare il più possibile era una pacchia!

“E c’è ancora il messaggio 24/7 da decifrare” sbottò Christian, facendo spaventare Lucinda, nella volante. “Chissà cosa vuol dire… tu hai qualche idea?”

Lucinda non si aspettava che Christian gli rivolgesse qualche domanda seria. Ad ogni modo, si schiarì la voce e disse “Sì tesoro, eccomi… voglio dire, il 24 potrebbe essere un riferimento, amore… mentre il 7 un altro riferimento scollegato, tesoro… quindi, vita,  secondo me sono due numeri distinti, anche perché tesoro abbiamo visto che ventiquattro diviso sette non viene un numero tondo. Capito amore?”

Christian rifletté intensamente, senza vedere di stare passando col rosso. “E se poi l’assassino voleva dirci che il vero indizio era il tre virgola quarantadue, lasciando perdere il 24/7? Da quale pista dobbiamo partire? E cos’è il 3,42? Certo, 24/7 potrebbe anche essere ventiquattro luglio, ma siamo ad ottobre…”

“Non ti crucciare vita, siamo arrivati comunque, amore. Perché continui a camminare con la macchina invece di trovare parcheggio, tesoro?”

Christian notò che in effetti la “Philip & sons assicurazioni” era stata passata e quindi, facendo retro marcia infrangendo ottocento regole del codice, parcheggiò in doppia fila.

I due scesero (Lucinda tornò ad allungarsi la gonna che aveva tenuta arrotolata per fare vedere a Christian le cosce) e determinato Jackson mostrò il distintivo al portinaio, che come al solito leggeva cose sconce.

“Buongiorno. Devo parlare col titolare” annunciò Christian. Era bello far vedere il distintivo della polizia, ogni tanto.

Il portinaio però non diede cenno di avere capito. Poi Christian capì: aveva gli auricolari, lo stronzo, e non poteva sentire.

Lucinda lo anticipò: sbatté una mano piena di anelli sul legno e urlò: “Ouuuu, scimunit’i guìarra! Ascolta u me zito!” (= senti, imbecille mentecatto! Ascolta il mio moroso)

Il tizio dunque sussultò e alzò la cornetta del telefono per dire “La polizia” e richiudere. “Sta venendo” disse poi agli agenti.

Dopo qualche istante venne fuori il titolare, inoltre costui fece in modo da non far capire da dove venisse: era alto e dai capelli brizzolati, ma questo non voleva dire niente, l’aspetto non aveva mai a che vedere col carattere, a meno che tu non abbia una cicatrice in faccia, allora hai per forza l’aria da uomo vissuto.

Ma non divaghiamo, anche perché Philip il titolare non aveva cicatrice alcuna.

“Salve, mi chiamo Philip e gestisco questa ditta assieme ai miei figli, Lewis e Harvey, che però sono assenti” esordì l’uomo, stringendo la mano a Christian e Lucinda.

“Volevamo parlare di Maximilian, l’uomo morto che lavorava per voi”

Philip sospirò. Sembrava dispiaciuto. “Eh, un gran lavoratore. Sempre il primo ad arrivare e l’ultimo ad uscire”

Christian prese nota del fatto che la vittima era un nullafacente che giocava a Spider durante l’orario di ufficio e anche durante la pausa mensa.

“Le è mai pervenuto alle orecchie di qualcuno che potesse avercela con lui?” chiese Lucinda.

“No, non direi” scosse la testa il titolare. “Come ho detto, è sempre stato onesto con tutti ed era sempre pronto ad aiutare il prossimo”

Il che, per Jackson, voleva dire che non solo era bravissimo a spider, ma sapeva fare ad occhi chiusi anche la versione a quattro semi.

Ad ogni modo, non c’era modo di sospettare di lui, né di qualcun altro, così i poliziotti ordinarono a Philip e figli di rendersi sempre reperibili e tornarono alla base, dove diedero la loro deposizione e ascoltando anche quella degli altri.

“Nessuno sa niente” disse Brad, consultando il suo bloc notes. Lo faceva sempre, tanto che Christian pensava che sapesse più il suo bloc che Brad stesso, sulla vita di quest’ultimo. “Sembra davvero un tipo anonimo quanto integerrimo. Andava a comprare la frutta e la verdura, faceva la spesa e pagava le bollette alla posta”

Anche Hilary sembrava pensarla allo stesso modo “Esatto” disse, non aggiungendo altro che quello.

“Invece NOI abbiamo il rapporto completo dell’autopsia” disse Anthony, sfogliando i vari passaggi, molti dei quali segnati con l’evidenziatore giallo che per uno strano mistero poi divenne verde. “A quanto pare, la vittima è morta sul colpo dopo che il killer gli ha sfondato il cranio con una mazza. Ora, non sappiamo il materiale della mazza, ma ha un diametro che ricorda una da baseball. Inoltre, a giudicare dalla profondità e dall’altezza del colpo, si direbbe che il killer sia più alto della vittima, o comunque il colpo è venuto dall’alto”

Nessuno parlò. Non voleva dire molto, quel rapporto. Se non si aveva fra le mani l’arma del delitto non si poteva dire nulla. Così Brad cominciò a scrivere gli ultimi appunti sul bloc notes e Jackson prese a nominare la scritta sul muro.

“Boh, stiamo qui a spulciare sulla vita privata di quest’uomo, eppure il killer ci ha lasciato un messaggio molto chiaro, il ventiquattro barrato sette scritto col sangue sul muro. È da lì che dobbiamo cominciare le nostre ricerche, è troppo ovvio”

“Monopalla” lo apostrofò Whiskers, riferendosi al fatto che il suo amico Robert era in cella a scontare l’ergastolo (leggasi Pillole Mortali per maggiori informazioni, ndr) “che prove hai che quel messaggio sia stato scritto dal killer e non da Maximilian?”

Christian soffocò una risata “È morto sul colpo, no? Non ha avuto tempo di scrivere un cazzo”

Whiskers arrossì. L’aveva scafazzata e se ne era reso conto.

“Non siamo incappati in testimoni, Maximilian conduceva una vita ordinaria, non troviamo l’arma del delitto e l’unico appiglio che abbiamo è la scritta 24/7 citata da Monopalla” disse Whiskers. “Mi sembra di essere tornato indietro a tre anni fa, eh Anthony?”

Anthony si perse nei propri pensieri. “Esatto… che spasso, il caso del killer delle pillole. E quando ho dovuto usare il mitra, ti ricordi?” (non era mai successo, ndr)

“Ahahahahah, hai ragione, bro. E quando ho fatto a pezzi l’assassino con le mie mani?” (neanche questo era mai successo, ndr)

Christian lasciò invece cadere i propri pensieri sul caso attuale. Tre anni prima non c’erano Brad e Hilary, infatti i due furono affascinati dalle grandi imprese eroiche della premiata ditta. E adesso, un nuovo caso complicato si affacciava, e stavolta a Musgans, di cui Lectala era solo una frazione.

Chi era l’assassino? E perché aveva lasciato quel messaggio?

Anche a casa, ovvero il bilocale dove viveva con Lucinda, Christian non riusciva a toglierselo dalla testa, fissando le foto della scientifica come se fossero immagini della sua compagna tutta nuda. Faceva anche quello.

“Su tesoro, vieni a letto che ti faccio vedere l’assassino” disse Lucinda, sbaciucchiando la nuca del compagno.

Ma Christian stava fissando la scena del crimine, piuttosto che Lucinda in vestaglia. “DAVVERO DOVE? CHI?”

Lucinda socchiuse gli occhi. “Tesoro” disse. “Non hai mai voluto lavorare a casa, ora che ti prende? Mi trovi grassa?”

Christian scosse la testa “Ho un brutto presentimento. Perché ha scritto ventiquattro barrato sette? Che vuol dire?”

Christian guardò l’orologio appeso al muro, con le lancette a fiori di varie lunghezze. Erano quasi le diciotto. Certo, rispetto a ventiquattro ore prima era andato prima a casa, ma il caso del vicolo era davvero difficile. E ovviamente la televisione ne stava parlando.

“Sconcertanti le dichiarazioni del Questore Lampard, che ha ammesso candidamente “Non sappiamo che pesci pigliare”. Siamo nelle mani di una polizia impreparata. Da Musgans è tutto, a te Lucinda”

Fra l’altro la mezzobusto del tg nazionale si chiamava come la sua fidanzata.

Christian sospirò, ma era un sospiro diverso rispetto a quello fatto ventiquattro ore prima. Un sospiro di rassegnazione: difficilmente sarebbero venuti a capo di quell’enigma.

///

Amanda era una ragazza come tutte le altre e le piaceva ridere e scherzare, soprattutto dopo una giornata di studio all’università.

Ecco perché, al bar Cappuccino & basta, della via John RR Tolkien, era solita rilassarsi seduta ai tavolini fuori. Inoltre, la serata non poteva essere più diversa da quella della sera prima. C’era sempre freddo, ma perlomeno non pioveva.

“Ahahahahah che palle, ma finalmente è venerdì! Ci aspetta un bel weekend! Tu dove andrai, dolcezza?” chiese Betsy, con uno strano luccichìo agli occhi, rivolta proprio ad Amanda, che stava bevendo dignitosamente il suo cappuccino.

“Beh, se proprio volete saperlo…” Amanda adorava quando le amichette la squadravano ansiose di sapere, che poi c’era da dire che anche lei sbavava per ogni informazione sulle amiche. “Andrò in barca con Josh! Uaaaaaa! Tutto il weekend sul suo barcone e ce ne andiamo al largo e mi farò sfondare come una porta! Ahahahahah”

Tutti, persino il tuo vicino di casa, si sono voltati traumatizzati.

“Ahahahahahah finalmente ti sei decisa a dargliela! Non se ne poteva più, troppe rose nella nostra casetta alternativa!” c’era da dire che Betsy e Amanda erano coinquiline.

“Ahahahah, esatto! perlomeno adesso si soddisfa” disse Amanda, finendo il suo cappuccino. “E anche io mi soddisfo… avete visto com’è gnocco?” (= un bel ragazzo esteriormente)

“Sì… adoro il suo culo” commentò sognante Hilary, omonima dell’agente di polizia. “mamma mia”

“Ahahahaha troietta!” esclamò Amanda, come se lei non fosse già abbastanza facile. “E tu non dici niente, Margaret?”

Margaret finì di scrivere il suo sms al fidanzato stupido e disse togliendo gli occhiali e stropicciandosi la faccia “Non m’interessa da chi ti fai sfondare… ne abbiamo già parlato.”

“Ooooh, povera la mia suora” commentò dispiaciuta Amanda, accarezzandole un braccio. “Beh, pazienza se morirai vergine perché quell’Albert ce l’ha talmente piccolo da non riuscire a entrare, io mi godo i piaceri della vita, se non ti dispiace”

Così si alzò e seguita dalle amichette, lasciò a Margaret stessa l’arduo compito di pagare il conto.

“Ragazze” annunciò Amanda a un certo punto, battendosi in testa una mano. Si era sentito un rimbombo sordo. “Devo andare a comprare gli assorbenti! Torno subito! Betsy, cucina!”

“Giapponeeeseeee! C’è il pony express figo!” rispose di rimando Betsy, così la coinquilina entrò da sola al supermercato.

Qualcuno avrebbe potuto dire che se avesse avuto le mestruazioni il weekend romantico con Josh sarebbe anche potuto finire male, ma Amanda era una tipa molto bugiarda. Non doveva comprare gli assorbenti, bensì mandare un messaggio al ricco filantropo di cui sopra, e non voleva ochette in giro.

Stava scrivendo il testo, quindi non si rese conto di aver imboccato una strada solitaria e poco frequentata. Pure, quel tratto aveva sì i lampioni ma erano tutti fulminati, tanto che ti sembrava di stare camminando in un sogno.

Il posto perfetto per un’ombra. Un’ombra in più seguiva i passi di Amanda, che neanche si rese conto di essere stata freddata da dietro con sei colpi di pistola e cadde in avanti con ancora il messaggio pronto per essere mandato.

L’assassino osservò la vittima. Dio, quanto era “féscion”! lui aveva sempre odiato le donne féscion.

Pertanto la spogliò di tutto tranne che del reggiseno e, senza essere disturbato da nessuno, estrasse un coltello e cominciò a tagliuzzare la schiena della malcapitata.

Com’era bello affettare un corpo! Lui lo sapeva, ed era una goduria, soprattutto punendo una ragazza féscion come quella.

Poi lo vide: sangue copioso già si poteva vedere sul coltellazzo. Per fortuna aveva portato una torcia. Era una fortuna che quella stradina fosse così poco frequentata e al buio. Ed era vero: da una parte vi era una distesa di erbacce e qualche prefabbricato, dall’altra case che indifferenti badavano ai fatti propri.

E lui era nel marciapiede meno frequentato, addirittura. Ad ogni modo, la distesa di erbacce era delimitata da un muretto, così il killer scrisse, col sangue che stava estraendo e usando il coltello come penna, la scritta 24/7, che tanto stava facendo penare quei mentecatti della polizia.

Erano le 18.05. Perfetto. Tutto procedeva secondo i piani. Per quanto gli riguardava, la vittima poteva anche rimanere desnuda; così portò con sé il coltello e scomparve nell’ombra, così come nell’ombra era venuto.

Betsy attese, nel frattempo, il ritorno di Amanda. La chiamava al cellulare, eppure dava libero. Si fecero le venti, e poi le ventuno, e ancora niente. La ragazza cominciò a sudare freddo.

Aveva sentito parlare al telegiornale del killer dei numeri. E se…?

Le ventidue. Le ventitré. Il mattino dopo (verso le cinque) e una notte insonne, Betsy andò a cercarla.

Ciò che vide la fece urlare svegliando di soprassalto quella via addormentata.

 

 

 

 

 

 

 

Ed ecco il secondo omicidio! la situazione si fa sempre più interessante, ma perché secondo voi? E secondo voi, cosa significa il messaggio 24/7? Sempolice richiamo agli alieni oppure una cosa studiata a tavolino? Chissà! Nel frattempo, nel momento in cui ho pubblicato questo capitolo ho ricevuto cinquantotto visualizzazioni, una recensione e tre mi piace <3 <3 quindi grazie mille :D 

   
 
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