Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Rota    01/06/2015    1 recensioni
Gli è capitato di tornarci alcune volte, in quei giorni, come se la sua mente si ritrovasse non troppo per caso a ripercorrere determinati percorsi fino a trovare ciò che cerca con insistenza soltanto nel profumo dei fiori di quella serra. Lo ha infastidito, anche se non abbastanza per ammetterlo.
Anche in quel momento intravedere quel ragazzo dalla capigliatura scura chino sopra i fiori, con l'innaffiatoio tra le mani e un'espressione indefinita per colpa della distanza.
Accanto a sé, si ritrova vicino una presenza amica, che non gli crea nessun disagio e nessun disturbo. Himuro gli sorride quando viene guardato in viso, con l'espressione rassicurante di sempre.
-Tatsuya, sai chi è quello?
Fa cenno con la testa verso il cortile, e anche l'altro ragazzo si sporge per vedere a cosa si riferisce.
-Taiga, sei interessato a Kuroko- kun?
Si ritrae e non incrocia neanche le braccia al petto, abbastanza disinteressato – gioca, piuttosto con i ciuffi scuri della propria frangia troppo lunga, scoprendo di poco le lunghe ciglia dell'occhio nascosto.
-È solo un ragazzo strano, si prende cura dell'aiuola delle rose.

[Fandom!Au Revolutionary Girl Utena // Principalmente KagaKuro]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Taiga Kagami, Teikou, Tetsuya Kuroko, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Take my Revolution'
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ATTENZIONE
Questa storia è una Fandom!AU profondamente legata al mondo di La Rivoluzione di Utena.
Non conoscendo il fandom di partenza, è difficile che si colgano diversi riferimenti di trama. Vi chiedo scusa per l'inconveniente, ma questa storia è stata costruita in tale esclusivo modo.
Spero comunque sia una buona lettura per tutti voi


 

 

*Nono capitolo*

But if the two of us should get split up
By whatever means

 

 


Kuroko vorrebbe dirgli che non riesce più a sopportare tutto quello. Il suo ruolo, il suo fato, la lunga tragedia che stanno portando avanti assieme: dopo tutti quegli anni, gli pare qualcosa di insostenibile, e sente la fatica e la stanchezza mozzargli di tanto in tanto il fiato.
Vorrebbe domandargli come sono arrivati fino a quel punto.
È stato lui a desiderare per primo, tra tutti, la felicità di Ogiwara – quello è stato l'errore primordiale dello Stregone, all'inizio di ogni cosa, con l'innocenza di chi vorrebbe soltanto il bene per il proprio migliore amico e il primo dei propri amori.
Come si poteva immaginare che la benedizione data dalla possibilità di realizzare una simile volontà si tramutasse in maledizione?
Shigehiro ha perso se stesso, nel marasma di magia e che ha avuto tra le mani e quel potere illusorio dato dal suo sacrificio estremo per la sua persona, e lui non è in grado di opporsi in alcun modo a lui.
Fa male, perché sente ancora quel legame che lo attrae al ragazzo in fondo al proprio animo; non si riesce a liberare in alcun modo, neanche volendolo davvero.
Il rimpianto di aver coinvolto Kagami in tutto quello lo ha già ucciso dentro troppe volte. Nello spirito, nella carne, nella coscienza.
E delle rassicurazioni di Shigehiro non riesce a farci niente, come delle sue parole e delle sue carezze.
Capisce di amare un'altra persona, pur rimanendo intimamente e perennemente legato a lui, e questo crea qualcosa di ancora più profondo e avvelenato, come il senso di colpa.
Riscopre sentimenti umani che fanno sussultare il suo cuore, ogni volta che Ogiwara lo chiama nel suo letto.

 

***

 

Non è uno scenario solito, quello che gli si presenta di fronte.
Al di fuori dei confini prettamente appartenenti all'edificio scolastico, dopo una lunga strada serpeggiante costeggiata da innumerevoli e altissimi lampioni di luce giallastra, c'è quello che tutti loro chiamano il mondo degli adulti. Una città brulicante di ombre e colori troppo accesi, suoni squillanti che fanno male alle orecchie, odori sgradevoli di macchine umane o di ferro.
E l'arroganza di chi giudica dall'alto di un'esperienza fatta soltanto arrancando di giorno in giorno.
In un contesto simile, sotto la tendina vivace di una bancarella di ramen da strada, siede Ogiwara Shigehiro, che ripulisce la seconda porzione con cui si è servito. Dall'altra parte dell'angolo che lui occupa, che Mibuchi, seduto come meglio può su uno sgabello troppo basso e troppo piccolo per la sua stazza imponente – ha ordinato anche lui qualcosa da mangiare, sperando di calmare il suo stomaco in subbuglio, ma all'arrivo dell'ultimo loro ospite qualsiasi appetito gli è svanito di colpo.
Akashi Seijuuro guarda entrambi, ancora in piedi contro una colonna portante, cartella in mano e sguardo severo.
-Non capisco cosa tu ci stia proponendo.
Ogiwara mastica per bene il suo boccone prima di rispondere, con il solito sorriso in viso.
Il suo ventaglio è fermo sul bancone orizzontale, comunque vicino al suo padrone.
-La possibilità di realizzare il vostro desiderio.
Le sue sopracciglia non si inarcano né accennano al minimo movimento. Rimane fermo come una pietra, irremovibile e distante dalla cortesia a tratti seducente di quella persona. La bellezza, come l'esplicito intento, è molto affascinante per le menti contorte, e Ogiwara è fin troppo consapevole di questo – lo si può notare, perché si presenta a lui senza ombre o bugie.
Ma lui si crede forte, arroccandosi nelle proprie convinzioni.
-Anzitempo ho rinunciato a esso. È stato quando Kagami Taiga mi ha sconfitto la prima volta e ha fatto suo lo Sposo della Rosa.
Sente la voce di Reo, dopo tanto tempo.
-Sei- chan, quella volta sei stato soltanto sfortunato.
Si volta a guardarlo in faccia, perché c'è ancora qualcosa che lo attrae, di lui: non è il senso della tragedia che hanno condiviso, in quei momenti buio del loro incontro, che li ha portati a una distanza dolorosa quanto angosciante, estenuante, perfida. Dopo che Mibuchi è entrato così tanto dentro di lui, gli ha permesso di guardare oltre la rabbia che provava nei suoi confronti, e quel poco di forza che Akashi ha sempre avuto gli è stato utile per trovare la luce, alla fine, proprio in lui.
Una violazione rimane sempre una violazione, anche alla luce di ciò
-No, Reo. Quella volta ho perso. Non attribuisco ad altri i miei meriti come non attribuisco ad altri i miei demeriti. Neppure alla sorte.
Lo vede sorridere, e ne è un poco turbato.
-Questo mi piace, di te.
Cerca di ignorare lui e i sentimenti incoerenti che prova, tornando quindi a parlare a Ogiwara.
-Quindi, non capisco come mai sono stato invitato qui.
Shigehiro sorride, e prima di rispondere al suo quesito chiede al proprietario del ramen un'altra porzione di cibo, che ha ancora molta fame. Lo guarda mentre gli risponde a propria volta con un sorriso e comincia a sistemare gli ingredienti da mettere nella grande ciotola, tra pasta, brodo e tutto il resto del condimento.
Quando torna a parlare a Seijuuro, la sua espressione calma non è per niente scomposta dal sottile astio del ragazzo.
-La delusione brucia, non è vero? Il tuo orgoglio è materiale molto infiammabile e sensibile, è logico che tu sia così scosso.
Lo percepisce fremere nello spirito, perché lui lo conosce forse meglio di chiunque altro.
Dal principio, ha potuto osservare tutto, azioni e reazioni, sentimenti e atti compiuti. Il suo cuore si è riempito di tutti i loro desideri, e un peso tale ha portato alle sue conseguenze.
C'è chi è privo di scrupoli, nel conseguire al proprio compito; lui no, conserva ancora quella certa morale che non da per scontato ogni dettaglio, e rimane vigile a guardare verso il traguardo, cercando di accompagnare il passo di ognuno.
È la selezione preventiva ciò che lo dipinge come veramente malvagio.
Beve un po' di brodo caldo, tra una parola e l'altra.
-Pensi che una volta chiusa una porta sia troppo ardito tentare di aprirla di nuovo?
Sia Shigehiro che Reo notano, subito, il mezzo passo che il suo piede fa all'indietro, preso dall'istinto di totale repulsione per tutta la questione. Ma se Ogiwara è cosciente che le sue parole non potranno penetrarlo più di così, a Mibuchi serve allungare la mano nella sua direzione e stringere le dita attorno al suo braccio perché la rassicurazione data dalla presenza fisica si trasformi in qualcosa di sentimentale, per il suo intimo.
Lui, dopotutto, è l'asso vincente.
-Sei- chan, questa volta potrebbe essere diverso.
-Perché?
Non lo guarda carico d'odio, e non rifiuta neanche il contatto con lui. Però non comprende come mai speri così tanto di poter cambiare le cose, quando nella logica non è possibile.
Aiuta Ogiwara, ora che il più è stato fatto.
-Pur di non contare sugli altri, tu sei arrivato a sdoppiare te stesso. Cosa pensi che accada, quando cadi su un'altra persona?
-Io non voglio cadere su Reo.
Akashi sente la presa del ragazzo farsi meno stretta, e d'istinto il suo sguardo va di nuovo a lui.
-Tu sei gentile come pochi, Sei- chan, ma io non sono fragile come te.
Colpito, di nuovo, anche dal suo sorriso.
-Puoi fidarti di me.

 

E cade, di nuovo.
La palla oltre l'anello del canestro, da cui pende la rete bianca. L'illusione totale dell'arena e delle loro divise sportive, come se mai sia successo davvero nulla tra di loro. Lui, ancora , a terra, con le ginocchia al suolo e lo sguardo perso, che non trova un appiglio al quale reggersi.
Il Confine del Mondo gli ha mentito una seconda volta, quella definitiva: non c'è niente, per la sua anima stanca, per cui valga la pena continuare.
-Ci sono io!
O forse si sbaglia, forse il dolore della caduta gli ha fatto davvero troppo male per sentire altro che non se stesso. Qualcosa stringe, da dietro – sono due braccia grandi, muscolose, che gli circondano il busto e lo attraggono verso qualcosa di morbido e solito, come un petto provvisto di cuore.
-Ci sono io, Sei- chan!
Sente un tremolio su tutta la superficie che lo tocca, come qualcosa che vibra mentre esce per arrivare a lui. Assieme al calore, è davvero l'unica sensazione che lo ancora a quella terra e non lo abbandona al disfacimento totale.
Poi c'è qualcosa di diverso, sulla pelle esposta e nuda del collo, stille delicate e fredde, che scivolano in gocce lungo la linea definita dei muscoli. Il primo pensiero razionale che Akashi riesce a comporre, nella propria mente, è la definizione di quello: lacrime.
-Non ti lascio...
Si accorge della presenza di Mibuchi, alla fine, quello stesso Mibuchi che ha estratto la propria Spada dal suo petto.
Se avesse avuto rispetto per il suo orgoglio e il suo onore, non gli avrebbe neanche rivolto la parola, mai più. Si sarebbe rifiutato di stare al gioco di Ogiwara a priori, e non lo avrebbe chiamato in causa per i suoi loschi fini.
Eppure, lui è lì, ed è l'unico a poterlo fare. Perché rifiutandosi di spogliarsi completamente al mondo, Akashi non ha permesso né a lui né a nessun altro di avvicinarsi alla sua persona, rimanendo un algido traguardo irraggiungibile.
Si domanda quanto possa essere disperato un amore disposto a fare male pur di non consumarsi del tutto, che scenda a quel livello di marciume pur di non morire e di ottenere qualcosa: la pienezza della gioia.
Mibuchi non ha sacrificato lui, ha sacrificato se stesso in suo nome e in nome di quello che lui definisce come amore assoluto.
Ha un singhiozzo, forte, talmente forte che Reo lo sente e cerca di trattenerlo nel suo petto stringendolo di più; ha il viso contro la sua nuca, e ingoia tutti i propri gemiti. Ma Akashi non regge più, perché ormai tutto è crollato, a partire dalle sue convinzioni.
Era forse questo l'intento del Confine del Mondo? Toglierli da quello stato di indifferenza verso tutta la realtà e consegnare i loro resti alla vita vera, alla vita reale che non è la loro e non è di sicuro rinchiusa entro quelle quattro mura che costituiscono l'edificio scolastico. Rimanendo dentro quei limiti mentali e fisici, non sono riusciti a sbocciare, e hanno ritardato una fioritura necessaria.
Ma quanta crudeltà, quanta perfidia.
Una lezione basata sul dolore e sul trauma, affinché l'anima venga scossa nel profondo lascia, oltre che una totale liberazione alla fine, anche profondissime ferite.
Sa che Kasamatsu Yukio si è di nuovo avvicinato a Kise Ryota e che Kazunari Takao, dopo tre tentativi, si è messo assieme al suo caro Midorima. Ma come scordare Sakurai, che fa fatica a parlare con chicchessia, oppure a Murasakibara e Himuro stesso, che non riescono più a capire quali siano i loro reali desideri e si scontrano e si odiano come se non avessero mai fatto altro.
Lui ha Mibuchi, e finalmente si rende conto di quanta fortuna ha in mano.
Piangendo, si rivolge a Kagami e a Kuroko, accorsi entrambi vicini a loro.
-Io vi auguro tutto il bene possibile.
Si gira, piano, nell'abbraccio di Reo, e finalmente lo ricambia.

 

***

 

 

Tra le sue braccia rimane nudo ben presto, fremente carne viva. Il letto è ancora caldo, con le lenzuola sfatte e un unico cuscino ad accogliere le loro teste, eppure lui non ne riesce a trarne alcun conforto.
-Cosa pensi di ottenere, così facendo?
Ogiwara passa la punta delle dita sul suo fianco scoperto, come se avesse il potere di ferirlo in ogni istante – lo ha, a conti fatti, e ci gioca pericolosamente.
-È una domanda insolita, la tua. Stai avendo qualche ripensamento?
Come risposta ha solo una lieve tensione dei muscoli, da parte sua. Quindi si ripete, sempre in quella maniera dolce e gentile che gli è propria, mai forzando o imponendo nulla.
-Qualcuno ti induce a questo ripensamento?
Ancora troppi secondi di silenzio.
Gli prende il mento, per sollevarlo nella direzione del proprio viso.
-Non devi pensarci. La forza per rivoluzionare il mondo non può appartenere a tutti.
Gli occhi di Tetsuya brillano di qualcosa che gli è, ormai, sconosciuto.
-E se lui potesse farcela?
Gli bacia le palpebre, perché le chiuda, e torni a essere il perfetto Sposo che lui vuole.
-Il tuo desiderio è illusione, Tetsuya.
Se solo tutto quello fosse realmente falso, magari Kuroko riuscirebbe anche a piangere, e invece si deve accontentare di un risentimento che lo fa soffrire ancora di più.

   
 
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