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Autore: Siirist    07/01/2009    0 recensioni
Seguito de "L'alleanza vincente: Harry&Squall". Avevamo lasciato la storia a quando Voldemort era stato finalmente ucciso definitivamente, Harry si era vendicato di tutte le perdite che aveva subito, Squall era tornato a casa e se la stava spassando... Ma c'è un pezzo che non va proprio bene...il caro Voldy non ne vuole proprio sapere di schiattare, anzi torna alla carica più forte di prima e con un nuovo braccio destro, molto più forte di Malfoy...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Da VI libro alternativo
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11-IL POTERE NASCOSTO DI HARRY

11-IL POTERE NASCOSTO DI HARRY

‹No…Squall…›

Yuna si era appena risvegliata.

Un incubo, ancora un altro dannatissimo incubo.

Erano giorni, ormai, che la ragazza faceva sempre lo stesso sogno.

Ancora e ancora, la giovane Greiver rivedeva la scena del suo amato che la salvava e che poi scompariva.

Lacrime amare le rigarono il volto.

‹Sono proprio una stupida…sempre a farmi proteggere da lui… Non sono degna di essere una Greiver…›

Nemmeno quella mattina la giovane si era presentata a colazione e nuovamente i suoi amici si erano preoccupati. Per l’ennesima volta Elena si alzò dalla tavola per portare da mangiare alla sorella, ma era stufa di farlo, ormai, soprattutto perché sapeva che non sarebbe servito a niente.

E così fu.

Ormai era da quasi una settimana che Yuna non toccava cibo ed il suo fisico aveva iniziato a risentirne.

Ella era a letto, in posizione fetale e con gli occhi, come al solito, lucidi di lacrime fresche ma mai scese.

«Senti, sorella, non puoi continuare così. Devi mangiare!»

Niente.

«Non vorrai mica farti trovare così cadaverica da Squall quando ritorna con la testa di quella piovra, vero?» sorrise.

Niente.

«Allora ti lascio il piatto qui sul tavolino, va bene?»

Ancora nessuna reazione.

Quando la ragazza tornò nella Sala grande della scuola, fu subito colpita dallo sguardo pieno di aspettativa di tutti i presenti, a cui rispose con un deluso e triste “no” della testa.

Tutti guardarono i piatti con delusione, ma nessuno terminò il pasto.

 

«Leonheart, mi senti?» rise una malefica voce glaciale.

‹Manzoni…?› si indemoniò il Greiver.

«Alzati, Leonheart. Alzati a uccidi quest’uomo.» ordinò la voce imperiosa di Voldemort.

Squall sentì la propria testa muoversi in direzione dello sguardo di Voldemort, mentre tutto il suo corpo si stava alzando in piedi.

‹Ma cosa sto facendo? Ma io quello lo conosco! È uno degli auror di Harry!›

La sua mano aveva intanto stretto la bacchetta e l’aveva puntata all’uomo di fronte a sé, che lo guardava terrorizzato e supplicante. Una parola affiorò sulle labbra di Squall:

«Avada Kedavra

In un lampo di luce verde, l’uomo si accasciò a terra.

‹Cosa ho fatto…?› si chiese incredulo Leonheart.

«Bene, sei nostro adesso!» rise Voldemort.

A lui, poi, si unirono tutti i Death Eaters, compreso Manzoni.

«Adesso, mio caro burattino, ho un incarico speciale per te.» sogghignò ancora l’Oscuro Signore.

Squall si sentì gelare il sangue nelle vene.

 

«Dobbiamo fare qualcosa per tirare su il morale a Yuna.» iniziò Elena

«È vero, non può continuare così.» concordò Harry.

«Che ne dite di una festa?» propose Alex.

«Una festa?!» sia Elena che Hermione erano scandalizzate all’idea.

«Come ti viene in mente una cosa gel genere? Ti pare il momento?!» concluse la gemella dell’interessata.

«E invece Alex ha ragione.» intervenne Ron.

«Non è per forza un occasione di divertimento. Serve solo per rilassarsi, e magari lei si distrae un po’.»

«Glielo vado a dire ora…» si arrese Elena.

«No, non serve, tanto non ti risponderebbe. Ce la trascini a forza, dubito che opporrebbe resistenza.» rispose Alex.

Dopo che i cinque ragazzi si erano trovati d’accordo, avevano sparso la voce all’intero corpo studentesco e ai professori e tutti ne erano entusiasti.

Non c’era nessuno nel castello di Hogwarts che non collaborasse per l’organizzazione della festa. Chi si metteva d’accordo con gli elfi domestici su che menu preparare, chi preparava le decorazioni, chi pensava alla musica.

E la sera, tutto era pronto, anche con un po’ di aiuto mistico, chiaramente.

«Bene, io allora vado a rapire mia sorella!» scherzò tristemente Elena.

«In bocca al lupo.» le augurò Alex.

E con un “Crepi!”, lei si allontanò, alla volta della sala comune di Gryffindor.

La ragazza giunse davanti alla Signora Grassa e dopo aver pronunciato la parola d’ordine, entrò, per poi dirigersi verso la camera da letto del settimo anno, dove erano stati adibiti altri tre letti, uno per lei, il secondo per la sorella e l’ultimo per Hermione.

«Ehi…» incominciò.

Yuna non rispose.

«C’è una festa giù, che ne dici di andarci?» chiese speranzosa.

Niente, ma se l’aspettava. Decisa, allora, Elena impugnò la bacchetta e con un incantesimo sollevò la gemella, che rimase nella sua solita posizione fetale.

Sempre con l’ausilio del Levicorpus, l’Arcangeli accompagnò la sorella nella Sala grande.

Quando le due ne varcarono la soglia, tutti fermarono le danze e le fissarono. Ma con un gesto della sinistra, Elena fece cenno di continuare.

Ella adagiò dolcemente Yuna su una poltroncina e le mise in mano un bicchiere di succo di zucca. La gemella, però, non se ne era nemmeno accorta e il bicchiere cadde a terra, infrangendosi.

Alex se ne accorse e fece per avvicinarsi alle due quando un altro ingresso in sala sconvolse tutti, ma questo proveniva dall’ingresso principale: Squall.

Stanco e fradicio, il ragazzo si avviò verso gli amici, ignorando tutte le persone che lo fissavano.

Appena giunto vicino ai tre compagni di scuola, abbracciò Yuna e la sollevò, tra le lacrime.

La ragazza ci mise qualche attimo, ma dopo si rese conto di cosa stesse succedendo.

Felice come non lo era mai stata, ricambiò la stretta attorno all’amato.

L’abbraccio durò qualche istante, ma ai due innamorati sembrò un’eternità.

«Mi sei mancata, piccola.» mormorò lui.

«Non farlo più!» singhiozzò lei, picchiandolo sul petto, per poi abbracciarlo ancora.

«No.»

 

La sera, dopo la festa, tutti e sette gli amici erano di nuovo riuniti.

«Ma che fine avevi fatto?» sorrise Harry.

«Sono stato catturato da Voldemort e Manzoni, che mi hanno messo sotto l’Imperius e mi hanno fatto uccidere uno dei tuoi auror, Harry.»

Tutti rimasero ammutoliti alle parole della folgore.

«Poi però sono riuscito a liberarmi dal loro incanto, e sono tornato.»

Ancora silenzio. L’unico che riuscì a parlare fu Harry:

«Non importa, Squall, capisco che eri sotto l’influsso di Voldemort. Non è stata colpa tua.»

A quel punto, Potter diede una pacca sulla spalla all’amico e fece per andarsene a letto, esattamente come stavano facendo gli altri.

«Scusa Harry, come hai detto?» lo richiamò Squall.

L’interpellato si fermò.

«Come?»

«Voglio dire, che intendevi con “eri sotto l’influsso di Voldemort”? Pensi che sia così semplice sfuggire al controllo mentale dell’Oscuro Signore? Non farmi ridere!»

A quel punto Harry capì, orripilato, cosa stava per succedere.

Un fulmine verde lo investì in pieno petto, scagliandolo a terra.

A quel punto, tutti gli altri corsero nuovamente nella stanza, solo per trovare un Harry a terra, quasi privo di sensi, ed uno Squall impazzito.

«L’Imperius…è ancora sotto il suo controllo…» li informò Harry con un filo di voce.

«Zitto tu, sei fortunato che l’Oscuro Signore ti voglia vivo!»

Squall scagliò contro il ragazzo un secondo lampo verde, ma questa volta colpendolo in fronte, sul punto dove si trovava la cicatrice. Il colpo ricevuto fece sbattere forte la testa a terra a Harry, che perse definitivamente i sensi.

«E voi non mi state fra i piedi.» continuò Leonheart.

Grazie al potere magnetico, sollevò tutti in aria, per poi schiantarli contro le pareti.

Yuna urtò un mobile con la testa ed un filo di sangue iniziò ad uscirle da poco sopra la testa.

Dentro di sé, Squall stava morendo dal dolore, si stava dilaniando l’anima, qualsiasi cosa, pur di riprendere il controllo del proprio corpo e non fare più male ai suoi amici, a Yuna. Si sarebbe anche ucciso. Ma era impossibile sfuggire al controllo di due Imperius scagliati da possessori della folgore oscura.

Squall sentì le sue gambe muoversi, spostando il suo corpo in direzione di Harry, ma venne trattenuto da una barriera magnetica invisibile, però non riusciva a capire chi la stesse producendo.

 

«L’Imperius…è ancora sotto il suo controllo…» li informò Harry con un filo di voce.

«Zitto tu, sei fortunato che l’Oscuro Signore ti voglia vivo!»

Squall scagliò contro il ragazzo un secondo lampo verde, ma questa volta colpendolo in fronte, sul punto dove si trovava la cicatrice. Il colpo ricevuto fece sbattere forte la testa a terra a Harry, che perse definitivamente i sensi.

Tutto era diventato buio, nero. Ma non era il colore del buio, piuttosto un nero elettrico. E in questa totalità oscura, apparve un immagine.

Inizialmente Harry non capiva bene che cosa fosse, ma più si concentrava, più la metteva a fuoco: era un cuore. Dopo un po’, prestando bene attenzione alle palpitazioni che provenivano dal suo petto e confrontandole con quelle che cuore che vedeva di fronte a lui, capì che si trattava del suo.

Era allibito, non capiva assolutamente cosa stesse succedendo, quando il cuore iniziò ad emanare una luce del colore del vuoto attorno ad esso: nero elettrico. Scintille e scariche vennero liberate, finché non raggiunsero una potenza tale da librarsi verso l’alto. L’occhio interiore di Harry seguì le scariche nere, fino a che non raggiunsero il suo cervello, e ci si innestarono, finché anche esso non le emanò, come aveva fatto prima il cuore.

E le scariche erano concentrate in un punto particolare, un punto che iniziò a brillare, nonostante la luce emanata fosse nera, un punto a forma di saetta. Un punto che iniziò dapprima a formicolare, poi a bruciare intensamente sulla fronte del bambino sopravvissuto.

 

Il dolore lancinante alla cicatrice costrinse Harry ad aprire gli occhi. Tutto gli sembrava annebbiato, come era stato nel sogno, prima che visualizzasse il cuore. Ma ora non riusciva a mettere nulla a fuoco, almeno fino a che non si sentì sollevare da Squall, che gli fece cadere gli occhiali. In quel momento tutti i colori riacquistarono i loro toni, e Harry poté vedere tutto con chiarezza.

I suoi amici erano a terra, alcuni feriti, ma decisamente tutti svenuti. E sotto di lui c’era Squall, che lo stava portando a peso fuori dalla scuola.

«Mettimi giù.» ordinò, allora, Harry.

«Come?»

Squall guardò in alto, per incontrare lo sguardo della persona sulle sue spalle. E rimase scioccato.

Gli occhi di Harry erano diventati neri lampeggianti, mentre la cicatrice era illuminata di una luce nera.

«Oh, no…» scosse la testa l’italiano.

In un istante, fu scagliato contro il muro dalla potenza incontrastabile della folgore oscura. Cadde poi a terra  perse i sensi.

«Vediamo di rimuovere questo fastidioso Imperius, ok?» disse Harry.

Si mise a sua volta in spalla il Greiver e lo accompagnò verso l’infermeria.

 

 

~

 

Ciao a tutti! Beh, che dire…sono tornato. Dopo circa tre anni! È che per un motivo o per l’altro, non ho potuto più scrivere, ma ora ho pubblicato una nuova storia (per ora solo il prologo) e ho deciso di terminare anche questa, perché non mi piace lasciare le cose in sospeso! Spero che i vecchi lettori ci siano ancora!

 

Il prossimo capitolo si intitola I MARAUDERS

Com’era Hogwarts prima dell’epoca di Harry Potter? E soprattutto, cosa ci fa un sicario di Voldemort?

  
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