11-IL
POTERE NASCOSTO DI HARRY
‹No…Squall…›
Yuna si era appena risvegliata.
Un incubo, ancora un altro
dannatissimo incubo.
Erano giorni, ormai, che la
ragazza faceva sempre lo stesso sogno.
Ancora e ancora, la giovane
Greiver rivedeva la scena del suo amato che la salvava e che poi scompariva.
Lacrime amare le rigarono il
volto.
‹Sono proprio una stupida…sempre
a farmi proteggere da lui… Non sono degna di essere una Greiver…›
Nemmeno quella mattina la giovane
si era presentata a colazione e nuovamente i suoi amici si erano preoccupati.
Per l’ennesima volta Elena si alzò dalla tavola per portare da mangiare alla
sorella, ma era stufa di farlo, ormai, soprattutto perché sapeva che non
sarebbe servito a niente.
E così fu.
Ormai era da quasi una settimana
che Yuna non toccava cibo ed il suo fisico aveva iniziato a risentirne.
Ella era a letto, in posizione
fetale e con gli occhi, come al solito, lucidi di lacrime fresche ma mai scese.
«Senti, sorella, non puoi
continuare così. Devi mangiare!»
Niente.
«Non vorrai mica farti trovare
così cadaverica da Squall quando ritorna con la testa di quella piovra, vero?»
sorrise.
Niente.
«Allora ti lascio il piatto qui
sul tavolino, va bene?»
Ancora nessuna reazione.
Quando la ragazza tornò nella
Sala grande della scuola, fu subito colpita dallo sguardo pieno di aspettativa
di tutti i presenti, a cui rispose con un deluso e triste “no” della testa.
Tutti guardarono i piatti con
delusione, ma nessuno terminò il pasto.
«Leonheart, mi senti?» rise una
malefica voce glaciale.
‹Manzoni…?› si indemoniò il
Greiver.
«Alzati, Leonheart. Alzati a
uccidi quest’uomo.» ordinò la voce imperiosa di Voldemort.
Squall sentì la propria testa
muoversi in direzione dello sguardo di Voldemort, mentre tutto il suo corpo si
stava alzando in piedi.
‹Ma cosa sto facendo? Ma io
quello lo conosco! È uno degli auror di Harry!›
La sua mano aveva intanto stretto
la bacchetta e l’aveva puntata all’uomo di fronte a sé, che lo guardava
terrorizzato e supplicante. Una parola affiorò sulle labbra di Squall:
«Avada Kedavra.»
In un lampo di luce verde, l’uomo
si accasciò a terra.
‹Cosa ho fatto…?› si chiese
incredulo Leonheart.
«Bene, sei nostro adesso!» rise
Voldemort.
A lui, poi, si unirono tutti i
Death Eaters, compreso Manzoni.
«Adesso, mio caro burattino, ho
un incarico speciale per te.» sogghignò ancora l’Oscuro Signore.
Squall si sentì gelare il sangue
nelle vene.
«Dobbiamo fare qualcosa per
tirare su il morale a Yuna.» iniziò Elena
«È vero, non può continuare
così.» concordò Harry.
«Che ne dite di una festa?»
propose Alex.
«Una festa?!» sia Elena che
Hermione erano scandalizzate all’idea.
«Come ti viene in mente una cosa
gel genere? Ti pare il momento?!» concluse la gemella dell’interessata.
«E invece Alex ha ragione.»
intervenne Ron.
«Non è per forza un occasione di
divertimento. Serve solo per rilassarsi, e magari lei si distrae un po’.»
«Glielo vado a dire ora…» si
arrese Elena.
«No, non serve, tanto non ti
risponderebbe. Ce la trascini a forza, dubito che opporrebbe resistenza.»
rispose Alex.
Dopo che i cinque ragazzi si
erano trovati d’accordo, avevano sparso la voce all’intero corpo studentesco e
ai professori e tutti ne erano entusiasti.
Non c’era nessuno nel castello di
Hogwarts che non collaborasse per l’organizzazione della festa. Chi si metteva
d’accordo con gli elfi domestici su che menu preparare, chi preparava le
decorazioni, chi pensava alla musica.
E la sera, tutto era pronto,
anche con un po’ di aiuto mistico, chiaramente.
«Bene, io allora vado a rapire
mia sorella!» scherzò tristemente Elena.
«In bocca al lupo.» le augurò
Alex.
E con un “Crepi!”, lei si allontanò,
alla volta della sala comune di Gryffindor.
La ragazza giunse davanti alla
Signora Grassa e dopo aver pronunciato la parola d’ordine, entrò, per poi
dirigersi verso la camera da letto del settimo anno, dove erano stati adibiti
altri tre letti, uno per lei, il secondo per la sorella e l’ultimo per
Hermione.
«Ehi…» incominciò.
Yuna non rispose.
«C’è una festa giù, che ne dici
di andarci?» chiese speranzosa.
Niente, ma se l’aspettava.
Decisa, allora, Elena impugnò la bacchetta e con un incantesimo sollevò la
gemella, che rimase nella sua solita posizione fetale.
Sempre con l’ausilio del Levicorpus, l’Arcangeli accompagnò la sorella nella Sala
grande.
Quando le due ne varcarono la
soglia, tutti fermarono le danze e le fissarono. Ma con un gesto della sinistra,
Elena fece cenno di continuare.
Ella adagiò dolcemente Yuna su
una poltroncina e le mise in mano un bicchiere di succo di zucca. La gemella,
però, non se ne era nemmeno accorta e il bicchiere cadde a terra,
infrangendosi.
Alex se ne accorse e fece per avvicinarsi
alle due quando un altro ingresso in sala sconvolse tutti, ma questo proveniva
dall’ingresso principale: Squall.
Stanco e fradicio, il ragazzo si
avviò verso gli amici, ignorando tutte le persone che lo fissavano.
Appena giunto vicino ai tre compagni
di scuola, abbracciò Yuna e la sollevò, tra le lacrime.
La ragazza ci mise qualche
attimo, ma dopo si rese conto di cosa stesse succedendo.
Felice come non lo era mai stata,
ricambiò la stretta attorno all’amato.
L’abbraccio durò qualche istante,
ma ai due innamorati sembrò un’eternità.
«Mi sei mancata, piccola.»
mormorò lui.
«Non farlo più!» singhiozzò lei,
picchiandolo sul petto, per poi abbracciarlo ancora.
«No.»
La sera, dopo la festa, tutti e
sette gli amici erano di nuovo riuniti.
«Ma che fine avevi fatto?»
sorrise Harry.
«Sono stato catturato da
Voldemort e Manzoni, che mi hanno messo sotto l’Imperius e mi hanno fatto uccidere uno dei tuoi auror,
Harry.»
Tutti rimasero ammutoliti alle
parole della folgore.
«Poi però sono riuscito a
liberarmi dal loro incanto, e sono tornato.»
Ancora silenzio. L’unico che
riuscì a parlare fu Harry:
«Non importa, Squall, capisco che
eri sotto l’influsso di Voldemort. Non è stata colpa tua.»
A quel punto, Potter diede una
pacca sulla spalla all’amico e fece per andarsene a letto, esattamente come
stavano facendo gli altri.
«Scusa Harry, come hai detto?» lo
richiamò Squall.
L’interpellato si fermò.
«Come?»
«Voglio dire, che intendevi con
“eri sotto l’influsso di Voldemort”? Pensi che sia così semplice sfuggire al controllo
mentale dell’Oscuro Signore? Non farmi ridere!»
A quel punto Harry capì,
orripilato, cosa stava per succedere.
Un fulmine verde lo investì in
pieno petto, scagliandolo a terra.
A quel punto, tutti gli altri
corsero nuovamente nella stanza, solo per trovare un Harry a terra, quasi privo
di sensi, ed uno Squall impazzito.
«L’Imperius…è ancora sotto il suo controllo…» li informò Harry
con un filo di voce.
«Zitto tu, sei fortunato che
l’Oscuro Signore ti voglia vivo!»
Squall scagliò contro il ragazzo
un secondo lampo verde, ma questa volta colpendolo in fronte, sul punto dove si
trovava la cicatrice. Il colpo ricevuto fece sbattere forte la testa a terra a
Harry, che perse definitivamente i sensi.
«E voi non mi state fra i piedi.»
continuò Leonheart.
Grazie al potere magnetico,
sollevò tutti in aria, per poi schiantarli contro le pareti.
Yuna urtò un mobile con la testa
ed un filo di sangue iniziò ad uscirle da poco sopra la testa.
Dentro di sé, Squall stava
morendo dal dolore, si stava dilaniando l’anima, qualsiasi cosa, pur di
riprendere il controllo del proprio corpo e non fare più male ai suoi amici, a
Yuna. Si sarebbe anche ucciso. Ma era impossibile sfuggire al controllo di due Imperius scagliati da possessori della folgore oscura.
Squall sentì le sue gambe
muoversi, spostando il suo corpo in direzione di Harry, ma venne trattenuto da
una barriera magnetica invisibile, però non riusciva a capire chi la stesse
producendo.
«L’Imperius…è ancora sotto il suo controllo…» li informò Harry
con un filo di voce.
«Zitto tu, sei fortunato che
l’Oscuro Signore ti voglia vivo!»
Squall scagliò contro il ragazzo
un secondo lampo verde, ma questa volta colpendolo in fronte, sul punto dove si
trovava la cicatrice. Il colpo ricevuto fece sbattere forte la testa a terra a
Harry, che perse definitivamente i sensi.
Tutto era diventato buio, nero.
Ma non era il colore del buio, piuttosto un nero elettrico. E in questa
totalità oscura, apparve un immagine.
Inizialmente Harry non capiva
bene che cosa fosse, ma più si concentrava, più la metteva a fuoco: era un
cuore. Dopo un po’, prestando bene attenzione alle palpitazioni che provenivano
dal suo petto e confrontandole con quelle che cuore che vedeva di fronte a lui,
capì che si trattava del suo.
Era allibito, non capiva assolutamente
cosa stesse succedendo, quando il cuore iniziò ad emanare una luce del colore
del vuoto attorno ad esso: nero elettrico. Scintille e scariche vennero
liberate, finché non raggiunsero una potenza tale da librarsi verso l’alto.
L’occhio interiore di Harry seguì le scariche nere, fino a che non raggiunsero
il suo cervello, e ci si innestarono, finché anche esso non le emanò, come
aveva fatto prima il cuore.
E le scariche erano concentrate
in un punto particolare, un punto che iniziò a brillare, nonostante la luce
emanata fosse nera, un punto a forma di saetta. Un punto che iniziò dapprima a
formicolare, poi a bruciare intensamente sulla fronte del bambino
sopravvissuto.
Il dolore lancinante alla
cicatrice costrinse Harry ad aprire gli occhi. Tutto gli sembrava annebbiato,
come era stato nel sogno, prima che visualizzasse il cuore. Ma ora non riusciva
a mettere nulla a fuoco, almeno fino a che non si sentì sollevare da Squall,
che gli fece cadere gli occhiali. In quel momento tutti i colori riacquistarono
i loro toni, e Harry poté vedere tutto con chiarezza.
I suoi amici erano a terra,
alcuni feriti, ma decisamente tutti svenuti. E sotto di lui c’era Squall, che
lo stava portando a peso fuori dalla scuola.
«Mettimi giù.» ordinò, allora,
Harry.
«Come?»
Squall guardò in alto, per
incontrare lo sguardo della persona sulle sue spalle. E rimase scioccato.
Gli occhi di Harry erano
diventati neri lampeggianti, mentre la cicatrice era illuminata di una luce
nera.
«Oh, no…» scosse la testa
l’italiano.
In un istante, fu scagliato
contro il muro dalla potenza incontrastabile della folgore oscura. Cadde poi a
terra perse i sensi.
«Vediamo di rimuovere questo
fastidioso Imperius, ok?» disse Harry.
Si mise a sua volta in spalla il
Greiver e lo accompagnò verso l’infermeria.
~
Ciao a tutti! Beh, che dire…sono tornato. Dopo circa tre anni! È che per un motivo o per l’altro, non ho potuto più scrivere, ma ora ho pubblicato una nuova storia (per ora solo il prologo) e ho deciso di terminare anche questa, perché non mi piace lasciare le cose in sospeso! Spero che i vecchi lettori ci siano ancora!
Il prossimo capitolo si intitola I MARAUDERS
Com’era Hogwarts prima dell’epoca di Harry Potter? E soprattutto, cosa ci fa un sicario di Voldemort?