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Autore: La sposa di Ade    05/06/2015    2 recensioni
Sentite le urla e i ringhi dei lupi, il padre della fanciulla uscì di casa in tutta fretta; giusto in tempo per vedere il corpo esanime della figlia nascosto sotto la carcassa di un lupo nero, il cui pelo ispido era lucido per il sangue. Nel momento in cui raggiunse la figlia, febbricitante e svenuta, la liberò dal peso della belva e si osservò intorno; altri lupi giacevano morti intorno a loro, con grandi chiazze di sangue che si espandevano velocemente nella neve candida. Intorno solo in candore e la piattezza della neve. Nessuna figura, nessuna impronta forniva il minimo indizio di ciò che era realmente successo, tuttavia l'uomo non ne aveva alcun bisogno per intuirlo.
Nello stringere la figlia tra le braccia e a sentire il battito del suo cuore si trovò a ringraziare sinceramente, per la prima volta, il Patto e la creatura con cui l'avevano stipulato.
Genere: Angst, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Bestie

Villaggio di Glokta, 1411 Gennaio

Un brutto uomo con il cranio rasato segnato da una lunga cicatrice scoccò un'occhiata eloquente al suo compare, che non aveva un aspetto tanto diverso dal suo. In quell'istante iniziarono a muoversi, seguendo a debita distanza la loro preda.
Sapevano a cosa stavano andando incontro, per questo si erano ben attrezzati, nascondendo quante più armi possibili addosso e seguendo il loro obbiettivo solo quando si trovavano controvento.
I due, che erano effettivamente fratelli, si avvicinavano sempre di più all'uomo, fino a che, all'imbocco di un vicolo, non lo persero di vista.
Si misero all'erta, ben consapevoli dei percoli in cui sarebbero potuti incorrere. Il problema di cacciare vampiri era che spesso, chi rimaneva indietro, veniva ucciso brutalmente. I cacciatori avevano imparato che i vampiri preferivano evitare gli scontri aperti e colpire dall'ombra, tuttavia non era facile attirarli, né non cadere nelle loro trappole insidiose.
I loro passi strisciavano nella neve, il vicolo era deserto.
Il più giovane e sconsiderato dei cacciatori abbandonò la posizione e, girando su se stesso alzò la voce, istigando la loro preda a venire fuori.
Sbucò come dal nulla, ancora prima che i suoi compagni potessero rimproverarlo, una figura ammantata dalle tenebre si avventò sul ragazzo, affondando con estrema precisione i canini affilati nel suo collo. Uno spruzzo vermiglio colorò la parete del vicolo, e il giovane cacciatore cadde a terra, privo di vita. Non aveva attaccato mosso dalla rabbia, non era stato istigato. Il vampiro, i cui occhi rilucevano nell'oscurità, si stava prendendo gioco dei cacciatori, dimostrando loro di non avere nessuna paura.
Tuttavia anche i cacciatori avevano esperienza e, passato lo spavento iniziale, tutto ciò che provarono fu una scarica di adrenalina. La paura non era contemplata.
Uno dei cacciatori era rimasto all'imbocco del vicolo e, con uno scatto, si avventò sulla schiena del vampiro. Il quale però, avendo percepito la sua presenza, spalancò le ali membranose scagliandolo contro il muro. La testa del cacciatore sbatté con forza contro la parete del vicolo con un suono raccapricciante, il suo corpo inerme scivolò verso terra, lasciando dietro di sé una scia vermiglia.
Gli altri cacciatori approfittarono di quel momento per colpire. Uno di essi sollevò la balestra e scoccò verso la creatura; il dardo si conficcò in profondità nella carne. Lo stesso fece un altro, centrando il bersaglio indebolito.
Sentirono il suo ruggito, e solo allora provarono un brivido di paura. Non si fecero scoraggiare, continuarono a bersagliarlo e a colpirlo, indebolendolo sempre di più.
Il vampiro riuscì ad uccidere un altro di loro prima di cadere in ginocchio, stremato e sanguinante.
C'erano riusciti; intorno a loro giacevano tre cadaveri, ma il vampiro era bloccato, circondato dai cacciatori con ancora le armi alle mani.

Chi è il tuo padrone?” La creatura sembrò rantolare, ringhiare nella loro direzione, prima di parlare.
Io non ho padrone!”
“Chi ti ha creato?”Il vampiro ringhiò loro contro, mostrando i canini affilati e ancora macchiati di sangue, gli occhi illuminati da un bagliore ferale.
La lama di un cacciatore si avvicinò pericolosamente alla sua gola. “Parla!”

Lui è il principe delle tenebre, se credete che possa temere dei miseri umani come voi...”
La Bestia di Kovir.” L'uomo con il cranio rasato e segnato dalla cicatrice disse quel nome a mezza voce, temendo di aver indovinato.
Vi strapperà la carne di dosso e brinderà bevendo il vostro sangue usando i vostri teschi come calici!”
Uno dei cacciatori arretrò, ricordando le storie che aveva sentito su quell'individuo. Esisteva nelle leggende una bestia assetata di sangue, che sottometteva e decimava interi villaggi, nell'ultimo secolo dicevano che si fosse spostato, appunto, a Kovir. Da lì derivava il macabro soprannome. Tuttavia erano in molti a conoscerlo con altrettanti orribili titoli.
E ormai era impossibile distinguere il reale dalla finzione.
L'uomo dal cranio rasato impugnò saldamente la sua arma in legno, caricando il colpo letale da infliggere al vampiro, non voleva più saperne di lui.

Se è la morte che inseguite, allora andate a Kovir, lì la troverete di sicuro.” Il cacciatore ebbe un attimo di esitazione, sorpreso del fatto che, fino alla fine, quel vampiro non sembrasse temere loro o il cupo destino che si stava per abbattere su di lui, forse convinto che la loro esistenza non sarebbe durata molto più della sua.
Terminò tutto in fretta; il paletto in legno si piantò a fondo nella carne, raggiungendo il cuore del vampiro, che si dimenò per pochi attimi, avvolto dal dolore, prima di giacere inerte.
In pochi istanti tutto ciò che rimase di quella notte di caccia furono tre cadaveri e un mucchio di ossa bianche e polvere.

Il gruppo di cacciatori si riattivò immediatamente, dei sette iniziali ne erano rimasti solo quattro ma sarebbero bastati per la caccia successiva. Erano riusciti a recuperare tutte le armi.
Si erano preparati e avevano studiato un piano d'attacco meno approssimativo e più efficace.
L'uomo dal cranio rasato osservò il suo compagno affilare i paletti; i trucioli di legno cadevano ai suoi piedi con ritmicità snervante. Stava facendo un lavoro perfetto.
La notte era ancor lunga e la caccia era appena cominciata. O almeno era quello che credevano.


Villaggio di Kovir, 1411 Gennaio

I colpi risuonarono nell'immenso castello, distogliendo il vampiro dal suo isolamento. Era da molto che non riceveva visite che non fossero quelle richieste dal Patto.
Si sollevò con indolenza dal suo scranno, diretto alla porta principale, il sangue di cui si era nutrito da poco circolava ancora con forza nel suo corpo, dandogli una vaga sensazione di ubriachezza.
Socchiuse la porta, vagamente sorpreso del fatto di non trovarci nessuno.
L'istinto agì prima ancora che la sua mente potesse registrare la loro presenza; un paletto sfrecciò con un sibilo nell'aria, diretto verso di lui, il vampiro si mosse fulmineo, afferrando con forza l'arma a pochi centimetri dal suo petto. Ringhiò con rabbia, cercando con lo sguardo tra i cupi arbusti che circondavano il suo castello le sagome di chi lo aveva appena attaccato.
Sentì il legno incrinarsi nella stretta della sua mano, mentre scorgeva un drappo di tessuto impigliato in un rovo.
Si mosse veloce, in silenzio. Si avvicinò al cespuglio troppo cresciuto e scorse le mani di un umano tremare mentre tentava di ricaricare la balestra. Quando questo si alzò e si ritrovò la sua stessa preda ad attenderlo non fece neanche in tempo ad urlare. Sul suo collo di aprì una linea scarlatta, poi cadde a terra, privo di vita.
Intravide, in lontananza, il restante gruppo di quelli che dovevano essere cacciatori correre giù lungo la collina, diretti verso il villaggio.
Un moto di rabbia si propagò nel suo corpo, la furia scorreva come sangue dentro di lui. La delusione era minima, si era aspettato diverse volte che gli umani rompessero il Patto, non era sorpreso di vedere realizzato il tradimento.
Acquistata la sua forma bestiale si addentrò nella cittadella, furioso, in cerca di sangue; la sete era divampata furiosa, insieme a una smania feroce, un istinto bestiale che scavalcava la ragione, purissima rabbia. Si muoveva per uccidere, per mostrare le conseguenze che poteva avere far infuriare un vampiro.
Anche se sarebbe stato ragionevole, sensato, restare chiusi nella propria dimora, lontano dalla luce solare e ben protetto dalla sua stessa oscurità, obbligandosi ad ignorare l'attacco appena subito, perché sarebbe stato più comodo così. Non curandosi del corpo del cacciatore che, aveva bussato alla sua porta, con, probabilmente, il nobilissimo intento di liberare il villaggio dal mostro succhiasangue che lo dominava e che ora giaceva morto all'ingresso.
Ma il vento, che quella notte ululava ferocemente, aveva trasportato odori troppo dolci e invitanti per essere ignorati. Si era quindi ammantato dell'ultima oscurità che la notte morente gli stava offrendo e, in un moto di follia, si era lanciato nella sua forma bestiale verso la città, sulle tracce del sangue più prelibato che i suoi sensi avessero mai percepito, insieme con la necessità di sfogare la frustrazione che lo aveva colto.
Il Patto era stato stabile per diversi secoli; ogni mese il villaggio doveva mandare al castello una preda, una vittima che saziasse il vampiro, in cambio della promessa di mantenere il villaggio al sicuro e di non attaccare gli abitanti dello stesso.
Mandare dei cacciatori era stato il loro ultimo errore.
Ali nere e membranose sferzavano l'aria gelida, mentre i suoi occhi rossi riflettevano l'immagine del villaggio che si avvicinava a ogni battito d'ali.
Atterrò silenziosamente accanto a una piccola casupola ricoperta di neve, le cui finestre erano illuminate dalla tenue luce delle lanterne. All'interno notò i movimenti delle persone intente a prepararsi per il raccolto mattutino, il loro calore corporeo e la loro energia, il loro sangue.
Sangue caldo, giovane.
Semplice sangue.
La bestia sorrise feroce.

Si avventò su di loro con ferocia animale; strappando e lacerando carne e muscoli, bevendo grandi sorsate di liquido vitale con una smania che non era dettata dalla sete, quanto dalla rabbia. Nessuno venne risparmiato dalla furia del vampiro. I corpi cadevano uno dopo l'altro, il loro sangue bagnava le pareti e le loro grida venivano subito zittite dalla furia della bestia. Alla fine quattro cadaveri giacevano ai suoi piedi, bagnati dal loro stesso sangue.
Finalmente il suo animo iniziò a quietarsi e la rabbia a svanire; non c'era rimorso per quello che aveva appena fatto, solo la vaga soddisfazione di poter manifestare la sua vera natura dopo averla repressa per così tanto tempo.
A distruggere quel momento di ebbra soddisfazione fu uno schiocco, succeduto immediatamente da un dolore intenso all'altezza del petto. Nell'istante in cui i suoi occhi impiegarono ad abbassarsi, il suono si ripeté, e allo stesso modo il dolore, che si fece però ancora più intenso e soffocante. Dal suo petto spuntavano ora due paletti affilati e sporchi del suo stesso sangue. La sorpresa si unì alla rabbia, per poi trasformarsi in una massa di pressante dolore misto a furia.
Con un ringhio feroce si voltò, ignorando la debolezza che si stava impossessando dei suoi arti, osservando i tre cacciatori armati di balestre e paletti puntare nuovamente le loro armi contro di lui.
Non impiegò molto a capire di essere in netto svantaggio; che quelle armi avrebbero potuto ucciderlo facilmente se solo quegli uomini avessero avuto una mira migliore.
Con rinnovata rabbia, alimentata dall'intenso dolore, si lanciò in mezzo ai cacciatori e attraverso la porta; spalancando le nere ali membranose verso la luna, nel tentativo di allontanarsi il più possibile da quella fonte di pericolo mortale. Un altro paletto venne scoccato dalla balestra, questo gli sibilò accanto, spronandolo ad allontanarsi più di quanto il suo corpo ferito fosse in grado di fare in quelle condizioni.


  
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