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Autore: Pll_AeAlove    12/06/2015    5 recensioni
Questa è una storia misteriosa, romantica, ma sopprattutto appassionante che vi svelerà come, per noi, saranno i finali di Austin ed Ally e di Pretty Little Liars.
Due storie messe insieme, fuse l'una con l'altra e appassionanti come non mai, tra indovinelli, bugie, amori e segreti.
Da una parte vi incuriosirá con il mistero, dall'altra parte vi addolcirá con l'amore, e soprattutto con i pensieri di Ally, pensieri di una semplice adolescente alla ricerca di se stessa.
Leggete e non ve ne pentirete♥
PICCOLI ESTRATTI DALLA STORIA:
"Eh,l'amore fa questo effetto. È come una droga, crea dipendenza. Perché le cose cattive si superano, le cose belle hanno sempre la meglio. AUSLLY FOREVER♥"
[...]
"Ero arrivata a un certo punto in cui temevo di affogare nella mia stessa amarezza. Nella mia stessa follia. E ci sono cascata dentro,ci sono sprofondata."
Spero recensiate la nostra prima storia.
Don't copy please xx
-C&L
Genere: Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ally Dawson, Altri, Austin Moon, Dez, Trish
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 31-One love, one mystery.

Due settimane dopo.
Sovente,il riflesso intenso della luce emesso dalla minuscola lampada che pendeva dal soffitto la infastidiva più di stare inerte in un letto d'ospedale.
Ogni singolo oggetto era di un bianco accecante, come se gli inservienti del centro psichiatrico avessero deciso, così, di dipingere tutto di bianco al fine di spingere i pazienti a sentirsi puri, nonostante di persone pure, in quel posto, non ve ne fosse nessuna.
Forse il loro scopo era quello di trasformare i pazienti, di farli risvegliare in un'atmosfera ricca di innocenza.
Eppure era pungente, l'atmosfera.
Aria era lì, nell'ospedale.
La sua pelle bianco latte, pallida, i suoi occhi mesti, scuri, avevano perso la loro lucentezza e da verdi erano passati a scuri mentre le sue labbra viola, livide di morsi inflitti autonomamente, creavano contrasto con la pelle bianca come la neve.
Chiuse gli occhi,solo per un istante.
Immaginò ancora le palme verdi, la spiaggia, l'allegria e la nera malinconia, in quel paesaggio, pareva solo un lontano ricordo; ma non lo era.
Aria teneva la schiena poggiata alla testiera del letto rifornito, ovviamente, di lenzuola e cuscini bianchi.
Tutto quel bianco la infastidiva.
Contrastava col suo nero.
Le sue braccia erano lasciate a penzoloni sui lati del letto, i suoi vacui occhi e il suo sguardo vago perseguirono un'analisi perfetta della stanza; di fronte a lei vi era il muro, ricco di crepe, di fianco il comodino, e...già. 
Il comodino.
Esordivano ancora, ai suoi occhi, le pillole grandi, colorate, che non aveva preso, ma avrebbe dovuto; Aria non aveva mai creduto alle pillole come cura psichiatrica.
Non stai curando il cervello, stai curando la mente.
E tra di essi c'è differenza.
Una sottile, differenza. 
Ma c'è.    
 
HANNA'S POV.
Non ci voleva un genio. Voglio dire, se Marion e Cece complottavano con Aria, e Cece si trovava anch'essa al Radley, chi era il suo collaboratore se non Wren, che lavorava proprio al Radley?
Era stato portato via, una settimana fa, e di ciò che era successo due settimane fa rimaneva solo polvere grigia.
Erano tutti, stati portati in carcere.
Toby aveva chiarito con sua madre.
Lei gli aveva detto di aver agito d'istinto, di essersi fatta condizionare da Aria. Toby non ci aveva creduto. Sua madre era infida. Ma cosa più importante, se ne era reso conto. E stava di nuovo accanto a Spencer.
Se ci penso meglio, probabilmente noi tutti rappresentiamo il grigio, siamo una linea che si divide tra bianco e nero, tra bene e male, siamo in bilico su quella linea fino a che non cresciamo abbastanza per capire a che fazione apparteniamo. 
Se al bianco, o al nero.
Credo che io appartenga al bianco.
Voglio dire, dopo ciò che è successo ad Aria, dopo ciò che lei ha fatto, io sono un angelo sceso in terra.
Volete sapere cosa è successo in questi giorni, in queste due settimane?
Niente. 
Emily si sente in colpa per aver mandato i poliziotti ad arrestare la sua migliore amica ignara del fatto che, amica o no, fosse A.
Austin sta bene, nonostante Aria l'abbia spintonato forte lui è sano e salvo,non ha riportato nessuna frattura grave.     
Stesso discorso per Spencer, che è sana come un pesce.
Non si può dire lo stesso per Alison, che è in ospedale da 13 giorni. 
I medici non sanno nulla.
Bazzecole.
Tendono a spingersi verso il positivo, ma loro sanno che le condizioni di Alison sono gravi.
Potrebbe perdere una gamba.
E sapete cosa le è successo?
Non è andata a trovarla nessuno.
Nessuno.
Nemmeno la dolce Ally che aveva avuto, negli ultimi tempi, la premura di aiutarla.
Ally che,come Austin, deve ancora riprendersi dal fatto che Aria fosse A.
Non che io brami morte verso Alison, nè provi risentimento, forse l'ho perdonata, non lo so.
Ma non voglio rivederla.
Ha perso la madre.
Il fratello la odia.
Il padre si è trasferito nel Maine due anni fa.
È rimasta sola. 
Ed è la giusta punizione, suppongo.
Credo pianga, pianga spesso. Lei è così. 
Lagnosa.
Non capisce di meritare questo e altro.
Mona? Lei sta bene e dice di aver sempre sospettato di Aria. 
Io?
Io sto bene.
Io sto male.                    
Io non so come stare.    
Certo, è tornato Caleb, ma dopo quella notte, la notte nella quale Aria ha rivelato di essere A...non posso fare a meno di essere agitata.
Aria, accompagnata da Marion, Cece e Wren ci ha tormentati, per un tempo indefinito, però lungo;
quella notte, nella pioggia battente avevo visto i poliziotti che portavano Aria via, e poi niente.
Poi una settimana dopo.
I poliziotti ci avevan detto che Wren, Cece e Marion erano stati portati in prigione. Ma che ad Aria era stato diagnosticato qualcosa.
Non ci hanno ancora detto cosa.
A dire il vero, non ci fanno per niente entrare.
Nessuna visita.
Io, Emily e Spencer siam nervose, dopo tutto l'accaduto, e non poter vedere Aria ci fa ancora più male.
Il problema è che a noi di Aria importa, perchè io ci credo, credo che lei non abbia fatto nulla con la coscienza di farlo realmente. 
I medici dicono che fa molte sedute con lo psicologo.
Chi lo sa, come si sente.
Chi lo sa, cosa sta vivendo.
A proposito, non ho parlato di Lester.
Lui non sa proprio tutto della situazione, ma sa vagamente qualcosa.
E dal momento che la loro "casa per le vacanze" è effettivamente di loro proprietà, Lester e Ally hanno deciso di restare un altro po', così come i Moon. Sono intersecati nella storia,per cui restare per un altro po' e aspettare che tutto si aggiusti è una buona scelta.
E Mike?
Niente di che su di lui.
I genitori sanno perfettamente che lui è uguale alla sorella, per cui cercano di tenerlo a bada e pensare a curare in primis Aria, dal momento che il suo disturbo si è presentato con maggior impeto; poi penseranno anche a Mike.
Loro sembrano così differenti, eppure sono così uguali.
 
“È tutto così strano...” soffiò debole Ally.
Il suo respiro si condensò rapidamente nell'aria. 
Steso sull'erba a pancia in su, mentre giocava con i capelli della ragazza, Austin disse:
“Che cosa?”
Il biondo si alzò e si mise a sedere, proprio come aveva fatto Ally poco tempo prima.
Si trovavano alla casa "per le vacanze" di Ally, nel piccolo giardino che costeggiava una parte della casa in legno.   
Lester, il padre di Ally, si trovava a teatro, a Filadelfia, per uno spettacolo. 
Erano le 20:00.
Lester sarebbe tornato per le 22:30. 
Ally aveva cordialmente declinato l'offerta di parteciparvi anch'ella, volendo passare del tempo con Austin. 
“Cosa è strano?” insistette Austin, posando le sue mani sulle spalle di lei.
Sorrise leggermente sul suo collo, lasciandovi una scia di respiro gelido.
“Aria,” Ally si girò, guardandolo “Aria è strana.”
I suoi capelli ondulati ricadevano su di un solo lato, dopo che Austin glieli ebbe spostati.  
Quest'ultimo emise un ghigno.
“Ci pensi ancora?” le sussurrò. 
“Sì,” fu la risposta “non stiamo parlando di un'assassina, o nemmeno per forza di Aria. Parliamo di una persona che non sta bene.”  
“Lei non ha niente.” 
Ally sospirò. 
“Mi dispiace per lei, ecco tutto.”
Austin si mise di fianco a lei.
“Ascolta, Ally. So che tutto questo è strano, è insopportabile, per di più non permettono nemmeno visite da ben due settimane. Ma quando le permetteranno, allora andremo a trovarla. Per ora non pensarci, va bene?”   
Ally gli sorrise.
“Vorrei pensare ad altro,” esordì la ragazza.
Austin ridacchiò.
“Anche io,” disse.
“Ally,”chiamò poi.
“Mh?” biascicò lei, intenta a osservare le stelle e affogare nel riverbero infinito della luce della luna.
“Guardami,” istruì lui.
Ally lo guardò.  
Ciò che trovò furono due occhi che splendevano più che mai e che la guardavano, amorevoli.
Austin le prese il mento con due dita e poggiò piano le sue labbra su quelle di Ally. Il contatto fu breve, dolce, casto.
Eppure ciò che Ally provava ad ogni suo bacio era qualcosa che agglomerava l'infinito. 
Ecco, quando Ally baciava Austin, aveva tutto, provava tutto.
Ed era in estasi.
Cavolo, se Austin era bello...
“Sai,” gli disse Ally “dovresti tagliarti i capelli,” rise “sei orribile così.”
“Hei,” rise Austin,fingendosi offeso.
“Saresti bella tu, eh?” rise ancora Austin, afferrandola per i polsi e cercando di inchiodarla al terreno, mentre Ally sghignazzava divertita.
Ma fu più forte di lui, e dopo qualche minuto di lotta e risolini lo scaraventò per terra, sendendosi a cavalcioni sopra di lui, con le ginocchia attorno al suo bacino.
“Ti ho preso!” rise sommessamente.
Austin finse di essere abbattutto.
“Ouch. Sei più forte di me, allora.” 
“Andiamo!” rise ancora Ally, sorridendo, mentre teneva le mani sull'erba. 
“Sei bellissimo,” gli disse “e poi io non ti amo per ciò che hai fuori ma per ciò che hai dentro, idiota.” 
“Mhh” sibilò Austin, mordendosi il labbro inferiore, per poi sorridere.
D'un tratto gli occhi di entrambi diventarono più lucidi.
“Amami in quel modo, Ally,” Austin disse, dopo minuti interminabili di silenzio.
Ally schiuse le labbra, ma nessun suono ne fuoriuscì.
“Austin...”  
“Non sto scherzando. Io ti amo.”   
“Ti amo anche io.”   
È incredibile quello che Ally provasse quando Austin era con lei.
Un senso di completezza, sicurezza.
Ally si abbassò su di lui, i suoi capelli ricaddero sul suo viso, le sue morbide labbra si scontrarono con quelle della ragazza, mentre Austin posava le sue mani sulle sue guance.
“Ally,” sussurrò lui.
“Mh,” sibilò Ally.
“Ti fidi di me?”
“Solo di te.”
Si guardarono negli occhi, e ogni paura scompariva.
Sinceramente, Ally non avrebbe mai pensato di fare "quella cosa" con un ragazzo.
Okey, sì, sarebbe successo, ma non pensava proprio in quel momento.
Ma lei sapeva che non sarebbe mai stata pronta.
Che non sarebbe successo così presto.
Però con Austin era diverso. Perché era Austin ad essere diverso, perché Austin non voleva solo portarla a letto ma voleva quello come massima dimostrazione di amore.        
“So che non ti so amare. Ma ci provo,” esordì d'un tratto Austin, vedendo Ally pensierosa.
Probabilmente Austin non sapeva amare, lui non lo sapeva fare, però a Ally pareva di sì.
Perché lei si sentiva amata, sempre.
“Ogni giorno. Mi fai sentire amata ogni giorno. E forse non sei perfetto, forse sei uno stronzo, sei senza controllo, fai cose che forse potresti evitare, sei pazzo, ma cavolo io ti amo e non so nemmeno perché. Forse siamo fatti l'uno per l'altra, non lo so. E quando ci penso mi viene da piangere. Perché non capisco. Non capisco perché con te provi tutto questo e la verità è che io ti aspettavo. Ti ho sempre aspettato. Era tutto quello che facevo. Tutto quello che ho sempre fatto.” 
Gli occhi di Austin parvero velarsi di lacrime.
E così era.
“Basta dirti che ti amo?” disse, con voce rotta, flebile.
Avevano entrambi gli occhi lucidi.
Minaccia di lacrime.
“Voglio solo stare assieme a te. Sempre. E solo. Assieme a te,” Ally disse.  
E Austin non se lo fece ripetere due volte.
 
“Ti amo,” le sussurrò Austin impacciato, baciandole lievemente la spalla nuda “per davvero.” 
Ally rise.
“Cosa c'è?” le chiese Austin.
Erano entrambi stesi sul letto e pronti,oramai.
“Mi fai ridere.”  
“E perché?”
“Sono io la ragazza vergine, ma sembri tu.” 
“Hei, non l'ho mai fatto nemmeno io...”  
Ally lo guardò circospetta.
Austin mandò gli occhi al cielo.
“Okey, lo ammetto.”  
“Lo sapevo, anche se alla casa nel bosco, ricordi?, mi avevi affermato il contrario.”
Austin sbuffò, seguito da un altro risolino di Ally.
“La smetti di ridere!?” le disse.    
“È che sembri così impacciato!”
“Con te è diverso. Voglio godermelo. E poi...non voglio farti del male.”
“Mi fido di te.”
A dire il vero Ally aveva paura, ed era normale, essendo la sua prima volta.
Eppure si sentiva così cullata dalla voce di Austin...era in balìa di lui, oramai.  
Ally chiuse gli occhi, inspirò, e poi espirò, riaprendo gli occhi.
“Sei insicuro?” gli chiese.
“È che...sei tu...”
“Austin, so che sei insicuro quanto me. So che sotto la tua maschera da duro sei un piccolo coglione,” rise, poi si fece seria “so che sei un bambino sperduto. Solo, vieni dentro di me. Sarai al sicuro.”
Così disse, prima che tutto accadde.
E quando finì lei si sentì così legata a lui...più di quanto già lo fosse.
Si sentiva diversa, sentiva di avere in quel momento un rapporto ancora più intimo con Austin, ed effettivamente era così. 
Gli aveva dato tutto.
E così aveva fatto lui.
Gli spostò una ciocca di capelli dal viso, mentre lo guardava steso sul letto.
Gli si avvicinò, prima di baciarlo lievemente e dirgli che si sarebbe dovuto sbrigare ad alzarsi se non voleva essere fucilato da suo padre.
 
“Io non ce la faccio!” il gridolino acuto di Emily rimbalzò per le algide e solitarie pareti dell'ospedale, estendendosi per tutta il lungo ma angusto corridoio; “è da mezz'ora che opponi resistenza, Em,” Hanna ammonì “e dato che dobbiamo, sarà inutile continuare a ripetersi di non potercela fare!” gridò un po' troppo alto questa volta, mentre teneva stretta Emily per il polso destro. 
Lo lasciò andare secondi dopo, calmandosi e scusandosi. 
“È normale, in fondo. Essere preoccupati, voglio dire,” mormorò debolmente Spencer a braccia conserte, fissando il pavimento sotto i suoi piedi.
“Lo so. Non volevo essere dura. Mi dispiace, Em,” mugolò Hanna, realmente dispiaciuta. 
Emily la accolse in un abbraccio, al quale si unì in seguito anche Spencer.
Era bello, il fatto che fossero ancora tutte unite dopo ciò che era accaduto.
E preoccupante era andare a trovare Alison.
Erano lì, le tre ragazze.
Non quattro, ma tre.
Senza Aria.
Ed appariva strano. 
Erano un po' meno scosse, ma di sicuro non avevan voglia di andare a trovare Alison; versava comunque in condizioni pietose e loro erano brave persone, così avevano deciso di andare. Molto probabilmente si sarebbero sentite in colpa se non l'avessero fatto. 
Si sentivano spesso, in colpa.
Era stato strano non ricevere altri messaggi da A, allo stesso tempo però era stato strano non avere attorno la presenza di Aria.
Era tutto così onirico e surreale.
Ed è incredibile a come le cose possano cambiare dalla situazione iniziale sino all'epilogo.
Cinque amiche adolescenti non si sarebbero mai aspettate di trovarsi in una situazione del genere.
E ora erano lì, di fronte la porta della stanza di Alison, 131, senza sapere cosa dire o cosa fare.
I loro pensieri erano sconnessi.
Era tutto troppo strano.
“Prima entriamo, prima usciamo,” istruì Spencer afferrando la maniglia, con fare sicuro.
Le altre annuirono in risposta ed entrarono dopo che Spencer ebbe aperto loro la porta.
La richiusero secondi dopo, tentando di non far alcun rumore dal momento che, per fortuna, Alison dormiva.
Era già un trauma essere entrate per loro.
In Spencer, si fece largo un pensiero. 
La consapevolezza che di quella ragazza dai capelli biondi, stesa su quel letto, che dormiva così beata, a nessuno importava niente; si ritrovò a immaginare come dev'essere la vita quando vivi senza un piano in mente, come quando scrivi senza nessun oggetto una storia e ti ritrovi a riempire il foglio di parole che balzano confuse qua e là. 
Si chiese come dev'essere vivere senza sapere che fare, senza una meta o senza persone da seguire.
Si chiese come dev'essere una vita senza una madre.
Senza una persona che ti guidi e ti sia sempre accanto.
Si chiese come dovesse vivere Alison in quel preciso momento.
Non poteva non essere arrabbiata con lei, ma non riusciva nemmeno a provare odio; si rese conto, in quell'istante,che tutte tentavano e ritentavano,ma non provavano odio.
Solo rabbia, un sentimento così equivoco e irragionevole.
Che fa perdere la ragione.
La mente di Spencer si perse in vari sproloqui arrivando a pensare alle cose più disparate.
Ma, cosa più importante, si chiese come si possa vivere senza amore.
Non si intende l'amore di un fidanzato, ma proprio quell'affetto di persone che ti sono accanto.
Come puoi pretendere di stare vivendo, se hai una bella casa e tantissimi soldi ma non persone che ti amano?
Non stai vivendo, perché vivere senza qualcuno che ti ami è assolutamente inutile.
E inutile è l'odio...
E in fondo, la vita merita di essere chiamata vita e di essere vissuta solo se qualcuno ti ama.
Spencer fissava il corpo inerte di Alison dormire beatamente, in posa da cadavere oserei dire,con due mani poggiate al petto.
Le altre facevan lo stesso, restavano ferme a fissarla mentre con la mano libera mantenevan la borsa e sul braccio il cappotto.   
Ma Spencer si mosse, andandosi a sedere su una sedia di fianco al letto.
“Cosa...” sussurrò Hanna in tono interrogativo, ma Spencer mimò uno 'shh' e Hanna si zittì improvvisamente. 
Spencer si sedette cautamente sulla sedia tentando di provocare meno rumore possibile da parte della stessa.
Posizionò delicatamente borsa e cappotto per terra, e si accasciò con la testa sopra quella di Alison. 
Le carezzò il viso osservandola, e in quel momento sentì che non voleva più odiare.
Alison aveva fatto loro del male, e non se ne era ancora pentita.
Ma sarebbe potuto succedere successivamente e se ciò non fosse successo, Spencer si sarebbe sentita lo stesso soddisfatta perché avrebbe fatto la sua parte; perdonarla.      
Questa storia doveva finire e voleva che finisse al meglio.
A volte cerchiamo di fare andare le cose sempre per il meglio, di fare le cose in modo impeccabile ma la cosa migliore è scegliere la semplicità e sapere che le cose e le azioni fatte con il cuore, sono davvero impeccabili.
Alison aprì lentamente le palpebre per poi sbatterle velocemente e rendersi conto che ci fossero delle persone lì, con lei.
“Ciao...” sussurrò debole, non sapendo sinceramente cosa dire.
Eppure un sorriso le adornò il volto, spento dalla fiammata di rabbia che poi si intravide negli occhi di Hanna quando Alison si girò a guardare lei e Emily in piedi davanti alla porta.
Spencer la fulminò con lo sguardo e Alison ritornò mesta.
“Perché siete qui? Perché non andate da Aria? Eh? In fondo mi odiate e io odio voi, non saprei perché siete qui...” mormorò, eppure Spencer sapeva che Alison non la pensava realmente così. 
“Siamo qui perché ti vogliamo bene,” Spencer le carezzò la mano e le ragazze annuirono avvicinandosi, capendo le intenzioni di Spencer.   
Alison girò un paio di volte la testa a destra e a sinistra, completamente incredula.
“Mi state prendendo in giro?” sussurrò imperterrita.
“Siamo le uniche,” disse Hanna “che ti sono venute a trovare. Non credo che saremmo venute se ti avessimo odiata.”
Era questo ciò che Alison voleva sentire.
Si sentì d'improvviso più calma e tranquilla nel profondo del cuore.
In quel periodo in cui tutti la odiavano, e dico proprio tutti, era bello sapere che c'era qualcuno che, anche se non la amava, non la odiava almeno.
Era così confortante.
Aveva sempre, negli anni precedenti, accusato le persone di essere invidiose di lei quando la attaccavano e ora, invece, sapeva che era stata lei la invidiosa.
Sempre sola, che si copriva con bugie, segreti e cattiverie.
Era invidiosa delle persone che si amavano e ora, anche se sapeva che le ragazze non sarebbero mai tornate sue amiche, era contenta che fossero venute a trovarla.
“È tutto perdonato, se non continui ovviamente,” rise Spencer. 
Alison scosse il capo, convinta.
“Ma no!” rise convinta. Le altre risero e lei si girò a guardare i loro sorrisi meravigliosi, dando loro la mano.      
“Grazie,” disse. 
E sorrise.
 
Il mattino dopo, mentre le ragazze andavano a trovare Alison, Austin e Ally uscivano assieme.
Austin teneva gentilmente il suo braccio intorno alla spalla di lei mentre camminavano per le strade costeggiate di case e casette.
Passeggiavano sul marciapiede destro. 
All'improvviso Austin la guardò e sorrise.
“Che c'è?” si difese lei ridendo.
Lui la seguì nella risata, parlando: “stanotte, sai,” ammiccò con un occhiolino.
Ally rise, nonostante le sue guance andassero in fiamme.
Avvampò d'improvviso. 
Già, stanotte. Era stato stupendo.
Non era mai stata così meglio prima, niente era meglio di stare, in qualunque senso, con il suo Austin.
Era così bello poter dire così. 
L'aveva aspettato per così tanto tempo,e ora lui era finalmente suo.
In tutti i sensi.
“Ti è...piaciuto?” chiese Austin dolcemente. 
Ally rise debolmente. 
“Che domande sono queste?” rise ancora, con la mano davanti alla bocca.
“Hei, non ridere di me, è solo una domanda!” si accigliò Austin.
“Stavo scherzando idiota!” rise ancora più forte Ally.
Poi lo guardò,seria.
“Come puoi pensare solo minimamente che non mi sia piaciuto?”     
Austin sorrise sollevato. 
“È stato magnifico,” si lasciò sfuggire.
“Sì,” convenì Ally. 
“Ti ha fatto tanto male, piccola?”
Ally rise di fronte a quanto Austin dolce fosse.
Aveva voluto farle passare la notte migliore della sua vita, e non sapeva e non voleva capire che ci era riuscito e come.
Ally gli prese le mani, camminando davanti a lui e sghignazzando.
“Cavolo Austin, ho passato la miglior notte di sempre e tu nemmeno lo capisci!” rise, seguita poi dal biondo, che si fermò per stringerla a sè e darle un bacio sulla fronte e dopo sulle labbra.
Sorrisero entrambi contro le proprie labbra, prima di rendersi conto di Jason.
Jason camminava nel marciapiede a sinistra, in loro corrispondenza.
Non li aveva visti, e anzi continuava a camminare smodatamente per le strade deserte sulle quali passava ogni tanto una macchina.
“Cosa vuoi fare!?” gridò Austin ad Ally, che gli aveva lasciato la mano e stava correndo all'altro marciapiede.
“Ho bisogno di parlare con lui, una volta per tutte,” rispose Ally.
Austin, sapendo che la ragazza avesse ragione, la lasciò fare. 
Quel Jason doveva levarsi dalle scatole.                   
E poi Austin sapeva che Ally amava lui.
Dio, da quant'era che non vedevano Jason?
Da tempo immemore.  
E, ad ogni modo, quel Jason doveva levarsi dalle scatole.
Era quello che Austin pensava continuamente, in quell'istante.
Non sopportava Jason, allo stesso modo Ally, che infondo lo temeva anche un po'.
Il nervosismo comunque non ebbe la meglio su di lei, che si stava dirigendo verso il ragazzo biondo.
“Hei,” disse semplicemente la mora al ragazzo che stava camminando davanti a lei per conto suo, con le mani nelle tasche dei suoi jeans.
Austin li guardava appartato, non tanto contento della compagnia della sua fidanzata, ma ancora convinto dei sentimenti di Ally verso di lui e quindi spinto ad accettare che ella chiarisse con il suo acerrimo nemico.
Jason parve sopreso, poi il suo viso impallidì alla vista di Austin appostato all'altro marciapiede che lo fissava con sguardo assassino, e di seguito il suo viso fu ricoperto da sollievo.
“Ally, sono davvero contento che tu sia qui, adesso, e...” tentò di dire, ma Ally lo zittì velocemente, cominciando un suo discorso.
“Jason, questo è l'epilogo. Il tanto, atteso, epilogo,” sospirò sconfitta, fissando il vuoto “sono stanca di giri in cerchio che non portano da nessuna parte, stanca di dover sentirmi in colpa, anche quando palesemente so che la colpa non sia mia, stanca del fatto che sí, io camminavo in tondo senza riuscire mai a uscire, la mia vita era un continuo ciclo che si ripeteva giorno per giorno. E alla fine in questo cerchio in tondo io sono riuscita ad uscire, l'ho spezzato, sono fuoriuscita dai confini che mi poneva il mio stesso cervello e sono libera. Grazie ad Austin,” sospirò Ally, tutto d'un fiato.
Non sapeva perché il suo discorso era arrivato a quel punto, solo sapeva di voler uscire di scena in modo degno.
Austin sussultò nel momento in cui Ally lo elogiò e il suo cuore battè ancora più forte.
Cazzo se amava quella ragazza.
La amava più di quanto amasse se stesso.
“Jason,” la voce di Ally lo riportò alla realtà “sei stato un grande. Mi dispiace, sul serio, che tu non sia stato per me ciò di cui necessitavo, lui mi ha fatta soffrire, forse, e tu no. Ma ho scelto lui, e mi dispiace per questo. Forse hai scatti di rabbia e tutto, ma so che in fondo sei dolce e mi dispiace per averti ferito. Sei fantastico e troverai anche tu chi ti saprà amare. Per questo, volevo terminare questa condizione di stallo e dirti una volta per tutte quanto amo Austin, e volevo...salutarti.”  
Quasi le mancava il fiato, e così ai due ragazzi. 
Nel suo discorso, Ally si era passata tremila volte le mani nei capelli per il nervosismo.
Forse era un discorso che non andava da nessuna parte, forse aveva fatto troppi giri di parole sapendo che essere schietta è sempre una buona scelta, ma sentiva di dover dire una volta per tutte ciò che provava senza tenersi, come faceva sempre, tutto dentro.
Era vero.
Era l'epilogo. 
E doveva essere vissuto al meglio.
Lei e Austin erano arrivati a Rosewood quasi senza una meta, ma con una verità che si portavano dentro.
Poi era ritornata Alison, tutto era sprofondato, Ally si era ritrovata con uno spasimante, un 'nuovo amore', poi Austin le aveva dichiarato il suo affetto, la verità era venuta a galla, così tante peripezie che erano difficili da ricordare.
Erano successe così tante di quelle cose, il suo umore aveva avuto davvero tanti sbalzi e in certi momenti aveva giurato davvero di non stare capendo più niente.
Ma questa era la fine.
Tutto ha una fine. 
Un inizio forse deciso da altri, ma una fine decisa da noi.
Quando era arrivato Jason, Ally si era sentita speciale per tutto il tempo e il suo cuore batteva più forte a ogni minima parola del ragazzo, la mente sfumava quegli effimeri pensieri che le occupavano solo spazio e tempo e finalmente finiva di torturarsi sull'essere sempre perfetta, perché Jason la amava così com'era; ma c'era Austin.
Le disse che l'amava, e da lì cominciò quel periodo in cui si sentiva Alice nel Paese Delle Meraviglie, senza meta o destinazione, senza un vero obiettivo.
Si era sentita così confusa per tutto il tempo prima di rendersi conto che, cavolo, lei apparteneva ad Austin.
Le anime gemelle esistono.
Lei apparteneva ad Austin, gli era sempre appartenuta senza mai saperlo, ma ora che lo sapeva, non sarebbe mai andata via e non avrebbe mai messo in dubbio questo concetto; lei e Austin si appartenevano.
Con lui era tutto così giusto anche se sembrava sbagliato, e si sentiva al limite della felicità. 
Jason parve inizialmente sorpreso, ma poi disse: “Ally, hai ragione.” 
Ally mosse lentamente il dito e aprì bocca come per dire qualcosa, ma si zittì in seguito all'affermazione di Jason.
Aspetta, cosa?
“Aspetta, cosa?” chiese Ally incredula e con voce stridula. 
“Ally, so che ami Austin e non mi sarei mai dovuto intromettere. Tu mi piacevi, ora capisco non fosse amore e sono contento che tu sia felice,spero davvero lo sarò anch'io,” sorrise di un sorriso vero. 
Ally era quasi emozionata, non poteva credere che fosse stato così semplice.
Era tutto sistemato anche con Jason, per fortuna.
“Sono contenta che tu abbia capito, Jason, davvero.” 
“Certo Ally. Ti..voglio bene,” disse, e la abbracciò. 
Austin non si mosse, aveva ascoltato tutta la conversazione e sapeva che questo fosse giusto. 
Ally era abbracciata a Jason e andava bene, perché era un abbraccio caloroso tra amici. 
Quando si staccarono, Jason congedò Ally con un saluto dicendole che, in verità, c'era un'altra ragazza carina che gli piaceva. 
Ally scese così dal marciapiede e corse da Austin.
“Whoa!” esplose il biondo.
“Hei!!” gridò Ally estasiata, correndo ad abbracciarlo. 
“Sei fantastica, piccola,” le sussurrò Austin tra i capelli, ancora avvolto nel loro abbraccio.
Ally ridacchiò e si sentì avvampare all'udire di quel nomignolo, ma non lo diede a notare.
“Vedi, è che tu sei sempre fantastica,” fece Austin, staccatosi dall'abbraccio e tenendole la mano “non so cosa abbia fatto per meritare te, so solo che ti amo e che non ti lascerò mai andare via. Ti amo, Ally.” 
“Ti amo,” soffiò lei, dopo averlo baciato nuovamente.
                                             
Una settimana dopo.
“Prima,” stava dicendo lo psicologo di Aria a Hanna, Emily e Spencer, le quali avevano insistito per parlare con lui e ottenere delle spiegazioni “lasciate che vi spieghi. La vostra amica sta male, molto male. E mi piacerebbe spiegarvi ogni cosa, così che sappiate tutto.”    
Le ragazze annuirono in attesa, finalmente, di risposte.
“È una cosa molto complicata,” sogghignò lo psicologo McGregor, indicando il divanetto posto di fronte a loro, dove si sedette seguito dalle ragazze “per cui necessito della vostra completa attenzione.”  
“Ovviamente,” si mosse Spencer, seria.                    
Le altre annuirono, silenziose.
Erano così ansiose.
Se all'inizio della loro amicizia qualcuno avesse loro detto che si sarebbero trovate in un ospedale psichiatrico per una di loro,non ci avrebbero creduto.
Ma succede sempre ciò che non ci aspettiamo.  
Lo psicologo intanto cominciò il suo lungo ed esplicativo discorso, portando con un rapido gesto del dito i suoi occhiali di nuovo sopra il suo naso.
“La vostra amica, Aria, ha un disturbo di personalità multipla, ovvero un disturbo dissociativo dell'identitá.
Esso infatti implica la presenza di due o più identità o stati di personalità separate che a loro volta prendono il controllo del comportamento del soggetto, accompagnato da un'incapacità di evocare i ricordi personali.
Ciò significa che Aria non ha fatto tutto di testa sua, bensì è stata la sua seconda personalitá a tormentarvi, mentre l'Aria originale, quando ritornava in sè, non ricordava nulla di ciò che era successo.
La sua mente ha attuato involontariamente un meccanismo per difendersi da un trauma. Aria ha specificatamente due personalità e ringraziamo già per il fatto che non ne abbia di più, cosa che può capitare. In poche parole,ragazze, è tutto partito da un trauma. Dopo varie sedute -sono appunto passate tre settimane- la ragazza è riuscita ad ammettere di essere stata vittima di una violenza, nel periodo in cui aveva anche litigato con la vostra amica Alison -soggiunto ovviamente ad altre cose- e si era perciò sentita sola e abbandonata. Dopo ciò, la sua mente ha iniziato a impazzire per via del forte trauma subito e il suo cervello ha involontariamente attuato questo meccanismo di difesa. 
Dimostrazione di ciò, ripeto: Aria non vi tormentava perché lo voleva, era la sua seconda personalità a farlo, quella che è stata violentata, che si sentiva abbandonata da voi e in qualche modo ha avuto il bisogno di vendicarsi. Quando una personalità agisce, quella originale non ricorda assolutamente nulla di ciò che è accaduto.”
Okey, era troppo.
Le ragazze erano rimaste a bocca aperta.
Erano completamente sbalordite da ciò, ma in un certo senso contente di conoscere finalmente la verità e sollevate che non fosse tutto completamente stata colpa di Aria.
“Si sa..” Spencer ingoió a vuoto “chi l'ha violentata?”   
Lo psicologo ridacchiò leggermente, pulendosi gli occhiali sul camice bianco e ponendoli di nuovo sul naso.
Spencer si sentì leggermente delusa da quella risatina, ma lo psicologo disse:
“Violenze, autolesionismo,disturbi alimentari, bullismo. Credete sia semplice? Non lo è. Siamo in una società dove tutto ciò ne è alla base ed è all'ordine del giorno. Oramai è una moda, tutto ciò. Non so se mi spiego. Ogni giorno, quasi ogni adolescente subisce atti di bullismo, si autolesiona, o subisce violenze. E mi piange il cuore, sapere che tutto ciò avviene. Mi rattrista chi si taglia perché soffre davvero, chi pensa ogni giorno al suicidio per via di prese in giro. Eh, ragazze, è un discorso complicato. Ma oggi, se non hai una di queste cose, non sei della generazione. Quanto sono aumentati gli autolesionisti? E i bulli? No, tesoro, non sappiamo chi l'abbia violentata. È stata una vittima della società, e non ha saputo difendersi dalla crudeltà collettiva.”
“Potrà guarire?” domandò Hanna, stranamente a corto di fiato.
“Sì, probabile. Ci sono persone con più di dieci personalità. Ne uscirà fuori, ma ci vorrà tempo. Mi dispiace, ma non credo possiate vederla adesso, vedere le persone che tormentava potrebbe nuovamente innescare qualcosa in lei. Mi dispiace, ragazze, so che tenete alla vostra amica. Lasciatemi un recapito, un numero di telefono, e vi chiamerò non appena sarà possibile avvicinarvisi.”
Le ragazze annuirono tutte, e tornarono a casa.
 
“Quindi, siccome lo psicologo ha detto che Aria potrebbe guarire e lei è la nostra migliore amica, non ci laureremo subito, penseremo bensì a lei e poi a noi stesse,” esordì Hanna fiera, rivolta ad Ally.
“Mi pare giusto,” esclamò Ally in approvazione. 
Dopo la visita dallo psicologo, le ragazze avevano sentito il bisogno di raccontare tutto ad Ally e Austin che erano in procinto di andare via -insomma, finalmente-,e avevano loro riferito che avrebbero aspettato di laurearsi per stare tutto il tempo con Aria, una volta riabilitata.
Ally era quasi commossa dal loro comportamento per niente egoista.
Amavano davvero la loro migliore amica e non l'avrebbero mai lasciata andare.
Non c'è sentimento più vero.
E niente è più vero della vita, di un sorriso buttato lì a caso e di accettare ogni occasione che la vita ci propone, senza mai permettere che qualcosa ci scivoli via.                    
“E la cosa più bella,” aggiunse Austin “è che quando cadiamo, ci rialziamo. E lei ritornerà a vivere,” sorrise infine.

ANGOLO DELLE AUTRICI:
Hei peopleee
Okey so che siete incazzati e avete ragione.
Mi dispiace enormemente per questo ritardo. 
Scusatemi.
Mi scuso davvero tantissimo perché avete dovuto aspettare tutto questo tempo.
So che è orribile aspettare tre anni un aggiornamento, ma davvero in questo periodo sono già confusa di mio, poi si è messa anche la scuola ecc...e non ho capito più nulla.
Mi dispiace tantissimo.
Spero possiate recensire ancora, giusto perché questo è l'ultimo capitolo.
Riguardo al capitolo,non ho voluto insistere sull'"esperienza" di Austin e Ally poiché non mi sembrava adatto per il rating della storia e mi sembrava anche non so inadeguato ahaha
Comunque spero vi sia piaciuto.
Per quanto riguarda il disturbo di Aria, ammetto di aver preso dei passi da Wikipedia perché sinceramente amo la psicologia ma ancora devo essere psicologa xD
Tornando a noi, ho notato che i preferiti sono aumentati di mooooolto e cavolo se sono contenta. 
Grazie, grazie, grazie.
15 preferiti.
Giuro io vi amo.
Continuateee
Poi voglio ringraziare chi ci ha sempre supportate e recensito.
In particolare -senza nulla togliere alle altre che siete MERAVIGLIOSE-ringrazio Love Auslly Ita e Angelauri perché ehm io vi amo *-*
Siete due persone meravigliose e mi ha fatto piacere tantissimo parlare con voi
In più le vostre storie sono bellissime e appena ho tempo recensisco ciò che non ho recensito ancora.
Scusatemi davvero perquesto grosso ritardo ma sono stata molto presa 
Mi dispiace ancoraa
Spero recensiate, se vi va aumentate coi preferiti,anche se per me è già tanto e così almeno resterà un bel ricordo di questa storia
Se recensite mi farebbe piacere mi diceste cosa non vi è piaciuto e cosa vi è piaciuto della storia o del modo di scrivere perché vogliamo scrivere altro e ci piacerebbe migliorarci sempre
In ogni caso vi ringraziamo già se recensite ahaha
Scusate ancora
Un bacione ♥♥♥♥
-C&L
   
 
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