Io e Yumi non sapevamo che strada prendere.
Non sapevamo come comportarci. Avrei dovuto sapere che indagare basandosi su una fotografia non sarebbe stato semplice. Prima di uscire ero riuscita ad impossessarmi del numero del venditore immobiliare, ma non sapevo come presentarmi alla chiamata.
Cercando di trovare una risposta ai nostri quesiti, io e Yumi ci eravamo stanziate in un konbini, alla ricerca di qualcosa che attirasse la nostra attenzione.
Come al solito, la mia amica si era subito fiondata sulle caramelle, come se fosse miele per le api, io mi guardavo attorno alla ricerca di qualcosa di strambo e inusuale.
Scorsi i titoli di cd di alcuni gruppi rock occidentali sconosciuti in un cestone da 1000 yen a disco, scorsa qualche rivista di idol femminile dal corpo perfetto e poco altro mi accorsi di un particolare inquietante. Ripresi la foto tra le dita e guardai la cassiera del konbini.
Non poteva essere.
Chiamai di fretta e furia Yumi, cercando di trattenere la voce bassa.
“Che c’è?” mi disse lei, senza distogliere lo sguardo da marshmallows e smarties
“La commessa del Konbini!”
“Che cos’ha?”
“è identica…identica a Kayako Fukamoto”
“Che cosa?” solo allora perse l’interesse in quelle dolci e bellissime
schifezze, per cercare con morbosità lo sguardo di quella commessa misteriosa.
“Guarda” le dissi mostrandole la fotografia e indicando di
nascosto la cassiera
“Hai ragione…avviciniamoci”
Ci avvicinammo lentamente, un poco colpite dal fatto che Kayako fosse viva nonostante fosse giudicata morta.
“Scusi” dissi alla commessa, mentre Yumi notò che sul
cartellino da lei indossato campeggiavano le parole “Saeko Fukamoto”. “Lei
assomiglia tantissimo a Kayako Fukamoto”
Sentendo il nome da mè pronunciato, la commessa restò sbigottita per un attimo.
“Era mia sorella” disse quella, con una voce bassissima e flebile, quasi interrotta da spasmi di silenzio gutturale.
“Cosa?” rispondemmo io e Yumi all’unisono, quasi sconvolte
“Mia sorella gemella” abbassò ancora di più la voce, tremolante.
“Che cosa le è successo?”
“Chi siete voi? Che cosa volete?”
“Ho ritrovato questa fotografia” dissi porgendole la foto “nella soffitta della
mia nuova casa”
“oddio” esclamò quella strana donna “ricordo bene la sera in
cui fu scattata”
“lei era presente”
“sì” annuì con la testa “era il giorno in cui siamo andate ad
una festa. Il suo ragazzo aveva una macchina fotografica per le polaroid
e cominciò a farle delle fotografie, tra cui anche questa…dove vivi scusa?”
“Vicino alla profumeria e all’edicola, a pochi metri da qui”
“Sa di chi era quella casa?” intervenne Yumi
“No…” disse Saeko “non lo so…”
“Chi ha scattato quella fotografia?”
“Il suo ragazzo…si chiama Takeo Fuji”
“E ora dove si trova?”
“è qui a Tokyo, nel quartiere Shibuya, non so bene a che numero d’abitazione…”
“Ma è vero” si intrufolò Yumi “che l’assassino non è mai stato scoperto?”
“Sì…purtroppo…quando Kayako è morta è stato un colpo durissimo per la mia
famiglia…e per me…vorrei solo scoprire chi le ha fatto tutto quel male e
vendicarmi di lui, non mi interessa se finirò in prigione per tutta la vita,
voglio uccidere l’assassino di mia sorella…”
“E il ragazzo di Kayako?”
“Lui è quello che ha sofferto più di tutti”
“Come?”
“è impazzito…dopo la morte di Kayako ha cominciato a
pronunciare frasi sconnesse e a comportarsi in modo strano. Un giorno
mia madre lo sorprese con un paio di forbici: voleva amputarsi il pene, perché diceva
che se avesse avuto desiderio sessuale per una donna sarebbe stato come una
sofferenza per l’anima di Kayako. Diceva di sentire la sua voce in modo
ossessivo.”
“Cosa li è successo poi?”
“è stato rinchiuso per breve tempo in un ospedale psichiatrico, dove sembra sia
guarito…ora vive da solo e lavora come pubblicitario”
“Senta…lei sa come può essere arrivata questa fotografia in
casa mia?”
“No…non lo so”