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Autore: yelle    27/06/2015    1 recensioni
[Supernatural/One Tree Hill]
Questa fanfiction vuole essere una raccolta di one-shot che raccontino la storia fra Dean Winchester e Brooke Davis.
Ogni capitolo racconterà un missing moment, un pezzo della vita insieme di Dean e Brooke.
Non sono presenti spoiler rispetto alla programmazione americana di Supernatural.
La fanfiction non si colloca in un momento temporale preciso (si tenga semplicemente conto che Brooke lavora e quindi non è più al liceo).
Genere: Dark, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Dean Winchester
Note: AU, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"Non lasciarmi".




Brooke guardò Dean versarsi un altro bicchiere di whiskey prima di tornare a sedersi accanto a lei. Continuò a fissarlo mentre beveva il contenuto del bicchiere in un sol sorso.
Sperava che si decidesse ad aprire la bocca, ma si ritrovò costretta a sospirare quando non accadde. Brooke Davis però non era tipo da rinunciare così facilmente: rimase seduta immobile, le braccia conserte sul petto, la rabbia incisa in ogni ruga del volto. Voleva una spiegazione, e non avrebbe lasciato che Dean – ancora una volta – affogasse sé stesso ed il problema sul fondo del bicchiere che stringeva fra le dita.
Il familiare ed alcolico comfort del liquido ambrato poteva raggiungere solo una parte di lui. Il calore innaturale gli scaldava lo stomaco, ma nulla poteva contro il battito accelerato del cuore. Brooke vedeva la carotide battere velocemente nel profilo del suo collo, molto più velocemente di quanto avrebbe dovuto.
“Va bene, ora basta,” sbottò Brooke, incapace di trattenersi un minuto di più.
Dean volse verso di lei gli occhi taglienti e bagnati del buio della notte. Lei sostenne il suo sguardo senza battere ciglio.
“Ho bisogno di una spiegazione. Quantomeno, me la merito.”
“Lo so, Brooke.”
“E allora perché te ne stai seduto qui, muto, ad affogare il tuo fegato in tutto l'alcool che puoi permetterti di pagare?”
“Brooke...”
“Ho appena ucciso un uomo, Dean! Me lo devi.” Alzandosi in piedi, girò attorno alla figura seduta e china di Dean e gli si piazzò di fronte, incatenando il bicchiere di lui alle proprie mani. “Dean Winchester,” sussurrò, le sue labbra troppo vicine alla pelle di lui, il respiro caldo sul suo volto. “Ho appena salvato il tuo bellissimo culo, e sebbene sia grata di avere la possibilità di trastullarmici nuovamente in un futuro molto vicino, non puoi negarmi il diritto di ricevere risposte alle domande che ho bisogno di farti. Ne hai il dovere”
“Il mio unico dovere è quello di tenerti al sicuro.”
“Devi ammettere che non ti è riuscito molto bene, fino ad oggi.”
Lui chiuse gli occhi, incapace di nasconderle l'espressione sofferente che passò sul suo volto.
“Dean... chi diamine era quell'uomo?”
“Non era un uomo,” sbuffò senza sentimento.
“Certo che lo era.”
Dean alzò lo sguardo, ad incontrare quello sbigottito di lei. “Lascia perdere. Non ha importanza.”
La mano di lei produsse un rumore secco quando a sbattere contro il legno del bancone.
“Ho ucciso un uomo! Ho infranto la legge! Questo non significa niente per te?”
“Non finirai in prigione, se è questo che ti preoccupa. Te lo assicuro.”
“Quello che mi preoccupa e che mi disturba è il fatto che tu non sia minimamente preoccupato da quanto successo. L'omicidio è un crimine, Dean! E nel caso ti interessasse saperlo, non sono particolarmente interessata a passare dietro le sbarre il resto della mia esistenza!”
“Oh, non è così male, dopotutto.”
“Tu.... stai scherzando, vero? Mi stai prendendo in giro.”
“Vorrei. No, Brooke, non è uno scherzo. È la mia vita.” Il suo sguardo era duro dietro la barriera delle sue ciglia. “Ma non ho intenzione di trascinartici dentro.”
“E questo cosa dovrebbe significare? Pensavo di fare già parte della tua vita, come tu della mia. Cosa stai dicendo? Che per te è tutto uno scherzo? Un gioco? Che il sesso è fantastico, ma quando ti stancherai di me te ne andrai senza il minimo problema? E non provare a negare che sia il sesso migliore della tua vita. So che lo è.”
Il sorriso che comparve sul volto di lui non portava con sé alcuna traccia di felicità. “Non avevo alcuna intenzione di farlo. Ma, Brooke, la mia è vita è complicata, molto più complicata di quanto tu possa riuscire ad immag-...”
“Balle. Non andrai da nessuna parte fino a che non ti deciderai a spiegarmi perché stasera mi sono trovata costretta a diventare un'assassina.”
Nel silenzio che seguì, Dean non poté guardarla negli occhi. Non poteva aprire la bocca e parlare. Non poteva semplicemente rovinare la sua vita e stare a guardare sapendo di essere l'artefice di quella rovina.
“Non ha importanza,” capitolò.
“Certo ne ha!” urlò lei.
“Non vuoi saperlo, credimi.”
“Non puoi dirlo. Non puoi esserne certo.”
L'angolo della bocca di Dean si alzò per una frazione di secondo prima di tornare al suo posto. Chiuse gli occhi tentando di nascondersi allo sguardo di lei. Il suo sospiro fu una staffilata nell'aria viziata del locale.
“Sono un cacciatore,” sussurrò, la voce un bisbiglio inudibile.
“Cosa? Dean, non ho capito.”
“Un cacciatore. Sono un dannato cacciatore!” sbottò, fissandola e cercando nei suoi occhi puri la propria anima.
“E quindi? Non capisco cosa c'entri.”
“Io caccio... cose.”
Brooke ruotò gli occhi. “Cose... tipo, orsi? Cervi?”
Dean rise, di una risata triste, e vuota. Lasciò che galleggiasse nell'aria mentre si grattava il capo.
“No. Cose tipo mostri. Demoni, fantasmi, quel genere di cose.”
Non udendo alcuna risposta arrivare dalla ragazza, alzò lo sguardo ad incontrare quello di Brooke. Di fronte a lui la trovò immobile, assolutamente impassibile. Venne colto alla sprovvista da quella mancanza di reazione. Ancora di più, lo stupì la risata che scaturì dalla sua bocca contornata di rosso.
“Okay, ci hai provato e ci sei riuscito, mi hai fatto ridere. Però visto che quell'uomo non l'hai ucciso tu, ti pregherei di rimanere serio.”
Gli occhi di Dean non si spostarono dal suo volto. Dalla sua bocca. Dai suoi occhi.
Non emise suono. Lasciò che fossero i suoi occhi a parlare di quanto portava nel cuore. Di quanta serietà ci fosse nelle sue parole, dentro di lui.
“Sei pazzo.”
Lui scosse la testa in un cenno di sconforto.
“Sarebbe tutto più semplice, se lo fossi.”
“Avanti, Dean, non puoi davvero aspettarti che ti creda...”
“No, hai ragione. Non mi aspetto alcunché, ma questo non cambia la realtà dei fatti. Io sono un cacciatore, e quello che tu hai ammazzato non era un uomo, non nel senso più comune in cui lo intendiamo. L'hai visto anche tu, no? I suoi occhi. Erano completamente neri. Nel profondo, sai che quell'essere aveva qualcosa di sbagliato, anche se non sai precisamente cosa fosse.”
“Dean...,” lo guardava come se all'improvviso non fosse stata più capace di riconoscerlo. Come se si fosse appena accorta di non conoscerlo affatto. Probabilmente era così che si sentiva.
“È notte fonda. È buio. È tutto così scuro che si fa fatica a vedere qualsiasi cosa, là fuori.”
“Ma li hai visto, lo so che li hai visti. Ed hai visto anche il bagliore innaturale del suo sguardo quando gli hai sparato. Come se dai suoi bulbi oculari uscissero fulmini.”
“Perché stava guardando la morte in faccia! Che diavolo stai cercando di provare!?”
“Che non sono pazzo. Che sono la spessa persona che conoscevi stamattina.”
“Ne dubito. Il Dean Winchester che conosco non avrebbe mai girato per la città con una pistola in tasca. Una pistola carica!”
“Brooke...,” il suo sospiro annegato nel rimorso fu una coltellata nel petto di entrambi. “L'ho sempre avuta.”
“Cosa?”
“L'ho sempre avuta con me. È sempre stata nella mia tasca, pronta all'uso.”
“Sempre?”
Con il cuore che gli si spezzava nel petto, la guardò indietreggiare.
“Cosa intendi, esattamente?”
“Intendo esattamente quello. Sempre. Ogni volta che siamo usciti insieme, che ti ho accompagnato in negozio. Ogni volta che...,” ma la voce lo tradì. Non fu in grado di terminare la frase.
“Anche quando venivi in casa mia? Quando facevamo l'amore?” La voce di Brooke era atterrita, ormai ridotta ad un sussurro.
“Ogni volta. Mi dispiace così tanto, Brooke. Non volevo trascinarti in tutti questo. Avrei voluto tenerti al sicuro, lontano dalla mia vita e dal pericolo costante e reale di morire prima dei trent'anni. Ho fatto tutto il possibile, tutto quello che mi è venuto in mente.... ma non è stato abbastanza. Non ci sono riuscito.”
“Non starò qui a sentirti vaneggiare, Dean.”
Si voltò per andarsene, ma lui non aveva intenzione di permetterglielo. Le corse dietro e le afferrò il braccio.
“Brooke, ti giuro, non sto inventando niente. Ti devi fidare di me. Ti posso proteggere.”
“Ma non lo farai. Me ne vado.”
Dean serrò gli occhi, agonizzante. “Per piacere,” supplicò. “Per piacere, non lasciarmi.”


 
   
 
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