SONO QUI PER L’AMORE
Sono qui per l’amore
per riempire col secchio il tuo mare,
con la barca di carta,
che non vuole affondare.
‘Sono qui per l’amore’ L. Ligabue
Bee
sospirò, poggiando la testa al finestrino.
Non
si era fermata.
Probabilmente,
se si conosceva almeno un po’, non lo avrebbe mai fatto. Mai.
Nonostante
paventasse il ritorno da quel viaggio, era sicura che non avrebbe permesso alle
contingenze della vita di bloccarla nell’angolo.
Socchiuse
gli occhi e lasciò che la mente vagasse, intrecciandosi al paesaggio che le
scorreva imperioso di lato agli occhi.
Indispettita,
si sistemò meglio.
Vista
periferica, chi ne aveva davvero bisogno?
Si
rilassò appoggiando le spalle al sedile e lasciando che la mente la portasse
dove voleva.
Per
la prima volta in vita sua, si sentiva davvero libera.
Libera
di pensare.
Libera
di sentire.
Libera
di pesare le parole di quelle canzoni che Orlando aveva scelto per lei.
Per
loro.
Nella
fattispecie, adesso le casse mandavano a tutto volume ‘At last’ di Etta James.
Sorrise.
‘At laaaast, my love is come along’,
canticchiò sottovoce.
Bizzarra
proprio la vita.
Bizzarre
anche le esplosioni.
Una
volta Orlando le aveva detto che non poteva lanciare una bomba e aspettare che
la gente se ne rimanesse immobile a saltare per aria.
Niente
di più sbagliato.
La
gente adorava, saltare per aria.
Altro
che istinto di sopravvivenza!
La
gente anelava l’esplosione per mettersi davvero a nudo, per sentire il
ticchettio del tempo che passa e per avere la percezione seppur vaga che è
giunto il momento di slacciare le mani e cominciare a fare.
Ecco
a cosa servivano le esplosioni. Servivano a far si che anche le più piccole
cose nascoste uscissero allo scoperto.
Non
che fosse facile, beninteso.
Le
esplosioni portano con se anche tante macerie, ma la vera forza sta proprio nel
salvare qualcosa da quelle macerie. Le piccole cose che non si sono rotte del
tutto.
Quelle
che, volenti o nolenti, si sono salvate.
Ecco.
Loro
si era salvati. In un modo del tutto inappropriato alla situazione attuale, ma
si erano salvati.
Avevano
salvato quello che li univa.
In
mezzo all’inferno della deflagrazione l’unica cosa che si era veramente
mantenuta intatta, seppur bistrattata maltrattata e trascurata, era stato
quello strano amore che li univa.
‘Esistono
un milione di tipi d’amore…”, aveva detto ad Orlando un giorno.
Sbagliava.
Ne
esiste solo uno d’amore. Quello che ti si piazza nel bel mezzo delle viscere e
stringe. Stringe e chiede e anela ossigeno e acqua e nutrimento.
Quello
che è come la sensazione che ti chiude la gola nel bel mezzo di un bel sogno e
che ti fa svegliare. Chè non è vero che i bei sogni durano tutta la notte.
Proprio
perché sono belli, proprio perché sono vestiti delle pelli dei nostri desideri,
proprio per questo vengono interrotti.
Come
se il nostro subconscio volesse semplicemente aiutarci a risalire la china
prima di andare troppo a fondo nell’oblio.
Sbirciò
Orlando con la cosa dell’occhio.
Bello.
Con
il sole che gli carezzava delicatamente una parte del viso, la fronte corrugata
per lo sforzo di concentrazione, una mano sul volante e un’altra intrecciata
alla sua.
Il
suo amore.
L’unico.
Il
più probabile.
Sorrise.
‘At
last, my love is come along’….
Era
stata silenziosa dall’inizio del viaggio.
Aveva
letto gli appunti del diario, canticchiato qualche canzone ma non aveva mai
parlato con lui. Era meravigliosamente persa nel groviglio dei suoi pensieri.
Quelli scomodi.
E
si stupì nel rendersi conto di come conoscesse davvero a memoria ogni sua più
piccola espressione. Ogni più leggero mutamento di sguardo.
E
lo sguardo che aveva ora, era quello dei conti.
Bee
stava sicuramente riflettendo su quanto le stava capitando e, conoscendola,
stava cercando la soluzione più adatta per far si che lui non si ferisse
troppo.
Che
non ne uscisse troppo malconcio.
“Non
proteggermi, Bee”, sussurrò.
Lei
si voltò, alzando un sopracciglio.
Orlando
le sorrise, intrecciando meglio le dita alle sue.
“Non
pensare a come potresti proteggere me, in questa situazione”, si spiegò,
tossicchiando, “Non ho bisogno di essere protetto. Ho bisogno che sia tu a
lasciarti proteggere”.
Bee
incamerò aria, “Proteggermi da cosa?”
“Dalla
paura che hai”, rispose lui a bruciapelo.
“Non
ho paura”, obbiettò lei incrociando le braccia sul petto.
“No?”,
azzardò lui con una strana espressione.
Bee
sbuffò, “Ok, si ho paura”, inspirò, “Ho paura che tutta questa cosa possa farti
del male Flow. Chiamami cretina ma non volevo che andasse così. Non volevo
incasinarti la vita, volevo semplicemente regalarti un’emozione qua e là per
farti dire, un giorno, che ne era valsa la pena”.
“Ne
è valsa la pena, Bee”, le sorrise lui
clemente, “E non mi stai incasinando la vita. La stai rendendo perfetta, è
diverso”.
Abaigeal
fece una smorfia.
“Come
faccio a rendere perfetta la tua vita se ti sto tenendo la mano mentre ti guido
verso una catastrofe?”.
Orlando
mise la freccia, sbirciò lo specchietto retrovisore e accostò sulla corsia di
emergenza.
“Cosa
fai?”, domandò Bee, voltandosi indietro.
Lui
la prese per le spalle e la guardò negli occhi.
“Ti
amo, Bee”, disse con la voce roca. Negli occhi una risolutezza che non gli
aveva mai visto prima, “E maledico ogni secondo passato a rinnegare quello che
sentivo. E lo sentivo da tempo. Da anni”, respirò profondamente, “Rimpiango di
aver tirato in mezzo un mondo che non c’entrava niente con noi due solo perché
avevo una fottuta paura di te”.
Abaigeal
alzò entrambe le sopracciglia.
“Di
te si”, lasciò la presa, ridacchiando, “Andiamo Bee, lo sai anche tu come sono
andate le cose. Il nostro è stato un meraviglioso, incredibile, incontrollabile
colpo di fulmine. Mi stupisco solo di essere riuscito a tenerlo a bada per così
tanto tempo”.
Bee
fece per parlare ma lui gli mise un dito sulle labbra, per farla tacere.
“Smettila
di pensarci, Bee. Siamo fatti per stare insieme, e questa è la mia ultima
parola. Non accetto rilanci”.
“Flow
però tu hai mai pensato che…cioè…se magari io non fossi rimasta incinta tu
saresti a Los Angeles a…”
“A
chiederti come fare per annullare il matrimonio, Bee. Questo lo sai”.
Lei
arricciò il naso.
“Ti
ricordi cosa ti ho detto alla caffetteria?”
Bee
sospirò, “Ti avevo appena informato di essere incinta”.
“Sono
stato io a chiamare te quella mattina per parlare, o sbaglio?”
“No”.
“No
che?”
“Non
sbagli”.
Lui
le scostò una ciocca dai capelli, “Anima
Bee”.
Lei
lo guardò senza capire.
“Sei
la mia anima Bee. E senza anima non si vive bene. Me lo hai insegnato tu”.
Lei
si afflosciò sul sedile, “Flow io mi sento come se ti stessi strappando dal tuo
destino”, piagnucolò.
Lui
scosse la testa. Cocciuta donna.
“Bee
è assurdo che proprio io debba fare questa parte con te”, ridacchiò, “Di solito
sei tu che rassicuri me, non il contrario”.
Lei
mise il broncio, quindi gli si raggomitolò contro. Seduta sulle ginocchia, si
sporse verso di lui e gli circondò il collo con le braccia.
“Me
la perdonerai mai, Flow?”, sussurrò.
“Bee
ti ho perdonato quando mi hai confessato di amarmi”.
Lei
lo strinse di più.
“E
ti perdoni anche tu?”
Lui
sospirò.
“Se
mi perdoni tu”.
Lei
sorrise, quindi si staccò e lo baciò a fior di labbra.
“Siamo
due cretini”
“Lo
siamo”, rise lui, “Ma stiamo recuperando”.
Lei
gli sorrise, quindi tornò a sedersi al suo posto.
Orlando
le fece l’occhiolino, quindi si immise nuovamente nella corsia più a destra.
Erano
a Las Cruces. New Mexico.
Tuttavia
le sembrava di essere precisamente nel bel mezzo del deserto, con un esemplare
di uomo che litigava con un trolley rosso cangiante.
“Flow”,
lo chiamò, “Cos’è questa cosa?”, domandò indicando la casa.
“Una
casa, appunto”, ridacchiò lui.
Bee
fece una smorfia, “Ho detto cosa non casa”, sottolineò.
Orlando
la raggiunse, trascinando il trolley e sorridendo, “E’ una casa!”.
“E
tu quest’ammasso di legna fradicia e rovinata me la chiami casa, Flow?
Preferivo una tenda!”
Orlando
scosse la testa.
“Donna
di poca fede!”, l’apostrofò.
“Pfiù!”,
gli fece il verso lei.
La
prese per mano, trascinandosi dietro lei e il trolley.
Salì
sul portico, estrasse una chiave dalla tasca dei jeans e la infilò nella toppa.
Dopo un paio di giri la porta si spalancò e, con essa, la bocca di Abaigeal.
All’interno,
la casa, era tutt’altro che malandata.
Arredata
in stile prevalentemente etnico, tutta sui colori del rosso e dell’arancio, si
estendeva in un unico, meraviglioso, piano. Sembrava un quadro di un pittore
contemporaneo.
“…zzo!”,
mormorò Bee.
“Le
apparenze ingannano”, buttò lì Orlando, con aria maliziosa.
Abaigeal
lo seguì all’interno dell’appartamento, guardandosi intorno con aria
sbalordita.
Notò
immediatamente una busta rossa, appoggiata sopra il camino.
Gettò
un’occhiata divertita ad Orlando, quindi volò letteralmente dall’altro lato
della stanza, acciuffando la busta ed estraendone il contenuto.
“Las Cruces.
Le croci.
Qualcuno dice che,
invece, l’origine latina del nome volesse significare più semplicemente, crocevia.
Adesso, mentre leggi
questa lettera, ti trovi esattamente al centro del salotto di Donna Dolores.
Donna Dolores era una bella ragazza, vissuta
esattamente in questa casa più o meno ottanta anni fa. Lottò contro la comunità
per difendere il suo amore, ma venne cacciata e si stabilì in questa vecchia
casa abbandonata dai minatori.
Visse qui, aspettando il suo amore.
Lo aspettò per almeno cinquant’anni, senza mai
andarsene.
Alle giovani della città che passavano a farle
visita, era solita dire: ‘amare significa anche avere la pazienza di
attendere. Avere la perseveranza di restare. Anche quando tutto sembra
convincerti
Morì a sessantanove anni. Da sola. Mentre,
probabilmente, aspettava il suo amore.
In mano teneva la foto
Non so che poesia fosse, non lo sa nessuno.
Ma so che poesia avrei tenuto tra le mani io.
Per fortuna, non dovrò aspettare invano. Grazie
agli Dèi io e te siamo stati molto più fortunati di Donna Dolores. E’ per
questo che siamo qui.
Siamo venuti a rendere omaggio ad una donna che ha
dovuto vivere la sua vita da sola, senza avere la possibilità di donare il suo
amore all’uomo che amava.
Io e te, per contro, le stiamo dicendo che, quando ci si trova, non importa quante difficoltà si debbano
affrontare, si rimane insieme. Nonostante tutto”.
Abaigel si voltò verso
Lui le stava regalando se
stesso.
Le stava regalando dieci
anni e più d’amore.
Le stava regalando la
promessa di non andarsene. Mai.
Lui strizzò l’occhio,
invitandola a proseguire con un cenno
Bee abbassò lo sguardo
sul foglio.
“Questa è la poesia
che avrei tenuto io, se fossi stato nei panni di Donna Dolores.
Neruda.
“Non t'amo come se fossi
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t'amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l'ombra e l'anima.
T'amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.
T'amo senza sapere come, né quando, né da dove,
t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti
che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.”
Senza
dire nulla, Abaigeal lasciò cadere a terra il foglio e la busta e si lanciò tra
le braccia di Orlando, che l’accolsero senza riserve.
“T’amo
senza sapere come, né quando, né da dove…” citò lei, in un sussurro.
Lui
le baciò i capelli, “Così ti amo perché non so amare altrimenti”, concluse lui.
Posso dirvelo?
Bhè ve lo dico. Ve lo devo dire.
SIETE INCREDIBILI…non so davvero da dove cominciare per
ringraziarvi tutte per l’entusiasmo e le belle parole e le emozioni che mi
regalate attraverso le vostre parole.
GRAZIE DAVVERO.
Alla mia Bebe…donna! Grazie! Sul serio. Spero di non deluderti
con questo nuovo capitolo! E Buon Anno anche a te!
A Summer…non preoccuparti, Gioia. Il fatto che tu l’abbia persa e
poi ritrovata vale molto più di quello che pensi. Sappilo.
A Star che ha fatto a botte con il sonno pur di leggere il nuovo
capitolo. Sei un angelo sul serio!
Dod tu invece…mi hai fatto passare un brivido. Non scherzo. Giuro
sulla mano destra del Magnifico che non sto scherzando. Ma il fatto che tu
l’abbia trovato perfetto significa immensamente tanto! Ma tanto tanto! E spero
che questo capitolo abbia sortito lo stesso effetto del primo.
Klood, sweetie… ‘e non finisce qui’! Grazie tesoro per essere
ritornata!
E last but not least…STROW!
Tesoro mio se avessi parole sufficienti per dirti tutto quello
che dovrei dirti non starei a grattarmi l’orecchio come un gattino con le
pulci.
Sei…bhè…sei Naihm. La mia Naimh per inciso e sai cosa vuol dire. Io
ti ringrazio somma donna per tutto quello che dici, fai, pensi e immagini. E ti
ringrazio per regalarmi un po’ di tutto questo.
E se ti può consolare anche io sono ano-rmale. Sarà mica per
questo che ci prendiamo così bene???? ;)
Love U, honey!!
PS. La storia di Donna Dolores non è un’emerita cazzata. O almeno
non del tutto. Donna Dolores è veramente esistita e ha veramente sofferto le
pene dell’inferno a causa del suo amore. (Lui era un forestiero e in paese non
era visto di buon occhio. Anche dopo il suo arruolamento i concittadini
continuarono a dirne di peste e corna confinando Dolores in una casettina
lontano dalla città!). Tuttavia Donna Dolores non viveva a Las Cruces. A dir la
verità non credo che sia mai vissuta neanche dov’è realmente vissuta. Penso che
Dolores sia vissuta nel suo amore. E dovevo per forza omaggiarla per questo.
Ci vediamo alla prossima puntata!
Vi voglio bene!
Bacio
Am