Fanfic su attori > Orlando Bloom
Segui la storia  |       
Autore: Meahb    15/01/2009    6 recensioni
Fino a che punto si spinge l’amicizia? Qual è la linea di confine tra amicizia e amore? E cosa succede quando il destino è convinto che due persone sono destinate a stare insieme, costi quel che costi?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
sonoquiperl'am15

SONO QUI PER L’AMORE


 

Sono qui per l’amore

per riempire col secchio il tuo mare,

con la barca di carta,

che non vuole affondare.

‘Sono qui per l’amore’ L. Ligabue

 

 




Correvano veloci per l’autostrada, lasciandosi dietro chilometri di strada. Strada zeppa di ricordi ed emozioni, e lacrime e sorrisi. Una strada reale e metaforica.
Bee sospirò, poggiando la testa al finestrino.
Non si era fermata.
Probabilmente, se si conosceva almeno un po’, non lo avrebbe mai fatto. Mai.
Nonostante paventasse il ritorno da quel viaggio, era sicura che non avrebbe permesso alle contingenze della vita di bloccarla nell’angolo.
Socchiuse gli occhi e lasciò che la mente vagasse, intrecciandosi al paesaggio che le scorreva imperioso di lato agli occhi.
Indispettita, si sistemò meglio.
Vista periferica, chi ne aveva davvero bisogno?
Si rilassò appoggiando le spalle al sedile e lasciando che la mente la portasse dove voleva.
Per la prima volta in vita sua, si sentiva davvero libera.
Libera di pensare.
Libera di sentire.
Libera di pesare le parole di quelle canzoni che Orlando aveva scelto per lei.
Per loro.
Nella fattispecie, adesso le casse mandavano a tutto volume ‘At last’ di Etta James.
Sorrise.
At laaaast, my love is come along’, canticchiò sottovoce.
Bizzarra proprio la vita.
Bizzarre anche le esplosioni.
Una volta Orlando le aveva detto che non poteva lanciare una bomba e aspettare che la gente se ne rimanesse immobile a saltare per aria.
Niente di più sbagliato.
La gente adorava, saltare per aria.
Altro che istinto di sopravvivenza!
La gente anelava l’esplosione per mettersi davvero a nudo, per sentire il ticchettio del tempo che passa e per avere la percezione seppur vaga che è giunto il momento di slacciare le mani e cominciare a fare.
Ecco a cosa servivano le esplosioni. Servivano a far si che anche le più piccole cose nascoste uscissero allo scoperto.
Non che fosse facile, beninteso.
Le esplosioni portano con se anche tante macerie, ma la vera forza sta proprio nel salvare qualcosa da quelle macerie. Le piccole cose che non si sono rotte del tutto.
Quelle che, volenti o nolenti, si sono salvate.
Ecco.
Loro si era salvati. In un modo del tutto inappropriato alla situazione attuale, ma si erano salvati.
Avevano salvato quello che li univa.
In mezzo all’inferno della deflagrazione l’unica cosa che si era veramente mantenuta intatta, seppur bistrattata maltrattata e trascurata, era stato quello strano amore che li univa.
‘Esistono un milione di tipi d’amore…”, aveva detto ad Orlando un giorno.
Sbagliava.
Ne esiste solo uno d’amore. Quello che ti si piazza nel bel mezzo delle viscere e stringe. Stringe e chiede e anela ossigeno e acqua e nutrimento.
Quello che è come la sensazione che ti chiude la gola nel bel mezzo di un bel sogno e che ti fa svegliare. Chè non è vero che i bei sogni durano tutta la notte.
Proprio perché sono belli, proprio perché sono vestiti delle pelli dei nostri desideri, proprio per questo vengono interrotti.
Come se il nostro subconscio volesse semplicemente aiutarci a risalire la china prima di andare troppo a fondo nell’oblio.
Sbirciò Orlando con la cosa dell’occhio.

Bello.
Con il sole che gli carezzava delicatamente una parte del viso, la fronte corrugata per lo sforzo di concentrazione, una mano sul volante e un’altra intrecciata alla sua.
Il suo amore.
L’unico.
Il più probabile.
Sorrise.
‘At last, my love is come along’….

 

Orlando le lanciò un’occhiata veloce.
Era stata silenziosa dall’inizio del viaggio.
Aveva letto gli appunti del diario, canticchiato qualche canzone ma non aveva mai parlato con lui. Era meravigliosamente persa nel groviglio dei suoi pensieri. Quelli scomodi.
E si stupì nel rendersi conto di come conoscesse davvero a memoria ogni sua più piccola espressione. Ogni più leggero mutamento di sguardo.
E lo sguardo che aveva ora, era quello dei conti.
Bee stava sicuramente riflettendo su quanto le stava capitando e, conoscendola, stava cercando la soluzione più adatta per far si che lui non si ferisse troppo.
Che non ne uscisse troppo malconcio.
“Non proteggermi, Bee”, sussurrò.
Lei si voltò, alzando un sopracciglio.
Orlando le sorrise, intrecciando meglio le dita alle sue.
“Non pensare a come potresti proteggere me, in questa situazione”, si spiegò, tossicchiando, “Non ho bisogno di essere protetto. Ho bisogno che sia tu a lasciarti proteggere”.
Bee incamerò aria, “Proteggermi da cosa?”
“Dalla paura che hai”, rispose lui a bruciapelo.
“Non ho paura”, obbiettò lei incrociando le braccia sul petto.
“No?”, azzardò lui con una strana espressione.
Bee sbuffò, “Ok, si ho paura”, inspirò, “Ho paura che tutta questa cosa possa farti del male Flow. Chiamami cretina ma non volevo che andasse così. Non volevo incasinarti la vita, volevo semplicemente regalarti un’emozione qua e là per farti dire, un giorno, che ne era valsa la pena”.
“Ne è valsa la pena, Bee”, le sorrise lui clemente, “E non mi stai incasinando la vita. La stai rendendo perfetta, è diverso”.
Abaigeal fece una smorfia.
“Come faccio a rendere perfetta la tua vita se ti sto tenendo la mano mentre ti guido verso una catastrofe?”.
Orlando mise la freccia, sbirciò lo specchietto retrovisore e accostò sulla corsia di emergenza.
“Cosa fai?”, domandò Bee, voltandosi indietro.
Lui la prese per le spalle e la guardò negli occhi.
“Ti amo, Bee”, disse con la voce roca. Negli occhi una risolutezza che non gli aveva mai visto prima, “E maledico ogni secondo passato a rinnegare quello che sentivo. E lo sentivo da tempo. Da anni”, respirò profondamente, “Rimpiango di aver tirato in mezzo un mondo che non c’entrava niente con noi due solo perché avevo una fottuta paura di te”.
Abaigeal alzò entrambe le sopracciglia.
“Di te si”, lasciò la presa, ridacchiando, “Andiamo Bee, lo sai anche tu come sono andate le cose. Il nostro è stato un meraviglioso, incredibile, incontrollabile colpo di fulmine. Mi stupisco solo di essere riuscito a tenerlo a bada per così tanto tempo”.
Bee fece per parlare ma lui gli mise un dito sulle labbra, per farla tacere.
“Smettila di pensarci, Bee. Siamo fatti per stare insieme, e questa è la mia ultima parola. Non accetto rilanci”.
“Flow però tu hai mai pensato che…cioè…se magari io non fossi rimasta incinta tu saresti a Los Angeles a…”
“A chiederti come fare per annullare il matrimonio, Bee. Questo lo sai”.
Lei arricciò il naso.
“Ti ricordi cosa ti ho detto alla caffetteria?”
Bee sospirò, “Ti avevo appena informato di essere incinta”.
“Sono stato io a chiamare te quella mattina per parlare, o sbaglio?”
“No”.
“No che?”
“Non sbagli”.
Lui le scostò una ciocca dai capelli, “Anima Bee”.
Lei lo guardò senza capire.
“Sei la mia anima Bee. E senza anima non si vive bene. Me lo hai insegnato tu”.
Lei si afflosciò sul sedile, “Flow io mi sento come se ti stessi strappando dal tuo destino”, piagnucolò.
Lui scosse la testa. Cocciuta donna.
“Bee è assurdo che proprio io debba fare questa parte con te”, ridacchiò, “Di solito sei tu che rassicuri me, non il contrario”.
Lei mise il broncio, quindi gli si raggomitolò contro. Seduta sulle ginocchia, si sporse verso di lui e gli circondò il collo con le braccia.
“Me la perdonerai mai, Flow?”, sussurrò.
“Bee ti ho perdonato quando mi hai confessato di amarmi”.
Lei lo strinse di più.
“E ti perdoni anche tu?”
Lui sospirò.
“Se mi perdoni tu”.
Lei sorrise, quindi si staccò e lo baciò a fior di labbra.
“Siamo due cretini”
“Lo siamo”, rise lui, “Ma stiamo recuperando”.
Lei gli sorrise, quindi tornò a sedersi al suo posto.
Orlando le fece l’occhiolino, quindi si immise nuovamente nella corsia più a destra.

 

Abaigeal scese dalla macchina, adocchiando la casetta disastrata che le si parava davanti.
Erano a Las Cruces. New Mexico.
Tuttavia le sembrava di essere precisamente nel bel mezzo del deserto, con un esemplare di uomo che litigava con un trolley rosso cangiante.
“Flow”, lo chiamò, “Cos’è questa cosa?”, domandò indicando la casa.
“Una casa, appunto”, ridacchiò lui.
Bee fece una smorfia, “Ho detto cosa non casa”, sottolineò.
Orlando la raggiunse, trascinando il trolley e sorridendo, “E’ una casa!”.
“E tu quest’ammasso di legna fradicia e rovinata me la chiami casa, Flow? Preferivo una tenda!”
Orlando scosse la testa.
“Donna di poca fede!”, l’apostrofò.
“Pfiù!”, gli fece il verso lei.
La prese per mano, trascinandosi dietro lei e il trolley.
Salì sul portico, estrasse una chiave dalla tasca dei jeans e la infilò nella toppa. Dopo un paio di giri la porta si spalancò e, con essa, la bocca di Abaigeal.
All’interno, la casa, era tutt’altro che malandata.
Arredata in stile prevalentemente etnico, tutta sui colori del rosso e dell’arancio, si estendeva in un unico, meraviglioso, piano. Sembrava un quadro di un pittore contemporaneo.
“…zzo!”, mormorò Bee.
“Le apparenze ingannano”, buttò lì Orlando, con aria maliziosa.
Abaigeal lo seguì all’interno dell’appartamento, guardandosi intorno con aria sbalordita.
Notò immediatamente una busta rossa, appoggiata sopra il camino.
Gettò un’occhiata divertita ad Orlando, quindi volò letteralmente dall’altro lato della stanza, acciuffando la busta ed estraendone il contenuto. 

Las Cruces.
Le croci.
Qualcuno dice che, invece, l’origine latina del nome volesse significare più semplicemente, crocevia.
Adesso, mentre leggi questa lettera, ti trovi esattamente al centro del salotto di
Donna Dolores.
Donna Dolores era una bella ragazza, vissuta esattamente in questa casa più o meno ottanta anni fa. Lottò contro la comunità per difendere il suo amore, ma venne cacciata e si stabilì in questa vecchia casa abbandonata dai minatori.
Visse qui, aspettando il suo amore.
Lo aspettò per almeno cinquant’anni, senza mai andarsene.
Alle giovani della città che passavano a farle visita, era solita dire: ‘amare significa anche avere la pazienza di attendere. Avere la perseveranza di restare. Anche quando tutto sembra convincerti del contrario.”
Morì a sessantanove anni. Da sola. Mentre, probabilmente, aspettava il suo amore.
In mano teneva la foto del suo uomo, che non era mai tornato, ed una vecchia poesia di un poeta latinoamericano.
Non so che poesia fosse, non lo sa nessuno.
Ma so che poesia avrei tenuto tra le mani io.
Per fortuna, non dovrò aspettare invano. Grazie agli Dèi io e te siamo stati molto più fortunati di Donna Dolores. E’ per questo che siamo qui.
Siamo venuti a rendere omaggio ad una donna che ha dovuto vivere la sua vita da sola, senza avere la possibilità di donare il suo amore all’uomo che amava.
Io e te, per contro, le stiamo
dicendo che, quando ci si trova, non importa quante difficoltà si debbano affrontare, si rimane insieme. Nonostante tutto”.

 
Abaigel si voltò verso Orlando, sorridendogli e tentando di controllare la commozione che le stringeva la gola.
Lui le stava regalando se stesso.
Le stava regalando dieci anni e più d’amore.
Le stava regalando la promessa di non andarsene. Mai.
Lui strizzò l’occhio, invitandola a proseguire con un cenno del capo.
Bee abbassò lo sguardo sul foglio.

 
Questa è la poesia che avrei tenuto io, se fossi stato nei panni di Donna Dolores.

Neruda.

Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t'amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l'ombra e l'anima.

T'amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.

T'amo senza sapere come, né quando, né da dove,
t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti

che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.”

 

Senza dire nulla, Abaigeal lasciò cadere a terra il foglio e la busta e si lanciò tra le braccia di Orlando, che l’accolsero senza riserve.
“T’amo senza sapere come, né quando, né da dove…” citò lei, in un sussurro.
Lui le baciò i capelli, “Così ti amo perché non so amare altrimenti”, concluse lui.

 

 

 
Posso dirvelo?
Bhè ve lo dico. Ve lo devo dire.
SIETE INCREDIBILI…non so davvero da dove cominciare per ringraziarvi tutte per l’entusiasmo e le belle parole e le emozioni che mi regalate attraverso le vostre parole.

GRAZIE DAVVERO.

Alla mia Bebe…donna! Grazie! Sul serio. Spero di non deluderti con questo nuovo capitolo! E Buon Anno anche a te!

A Summer…non preoccuparti, Gioia. Il fatto che tu l’abbia persa e poi ritrovata vale molto più di quello che pensi. Sappilo.

A Star che ha fatto a botte con il sonno pur di leggere il nuovo capitolo. Sei un angelo sul serio!

Dod tu invece…mi hai fatto passare un brivido. Non scherzo. Giuro sulla mano destra del Magnifico che non sto scherzando. Ma il fatto che tu l’abbia trovato perfetto significa immensamente tanto! Ma tanto tanto! E spero che questo capitolo abbia sortito lo stesso effetto del primo.

Klood, sweetie… ‘e non finisce qui’! Grazie tesoro per essere ritornata!

E last but not least…STROW!

Tesoro mio se avessi parole sufficienti per dirti tutto quello che dovrei dirti non starei a grattarmi l’orecchio come un gattino con le pulci.

Sei…bhè…sei Naihm. La mia Naimh per inciso e sai cosa vuol dire. Io ti ringrazio somma donna per tutto quello che dici, fai, pensi e immagini. E ti ringrazio per regalarmi un po’ di tutto questo.

E se ti può consolare anche io sono ano-rmale. Sarà mica per questo che ci prendiamo così bene???? ;)

Love U, honey!!

 

 

PS. La storia di Donna Dolores non è un’emerita cazzata. O almeno non del tutto. Donna Dolores è veramente esistita e ha veramente sofferto le pene dell’inferno a causa del suo amore. (Lui era un forestiero e in paese non era visto di buon occhio. Anche dopo il suo arruolamento i concittadini continuarono a dirne di peste e corna confinando Dolores in una casettina lontano dalla città!). Tuttavia Donna Dolores non viveva a Las Cruces. A dir la verità non credo che sia mai vissuta neanche dov’è realmente vissuta. Penso che Dolores sia vissuta nel suo amore. E dovevo per forza omaggiarla per questo.

 

 

 

Ci vediamo alla prossima puntata!

Vi voglio bene!

 

Bacio

Am

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Orlando Bloom / Vai alla pagina dell'autore: Meahb