Ok, la genesi di questa breve oneshot è piuttosto particolare. Tutto è nato ascoltando per caso una canzone di un artista che non seguo e che in linea di massima non è proprio il mio genere, ovvero "Tenerife sea" di Ed Sheeran. Per qualche ragione quella canzone e quel testo mi hanno colpito e mi hanno fatto immaginare tutto questo. Non so come sia successo, ma ho trovato quelle parole... Estremamente loro. Per chiunque voglia ascoltarla durante la lettura (cosa che consiglio vivamente! :D ), eccola qui: Tenerife sea
Un grazie speciale a Sho Ryu Ken, che anche in quest'occasione mi ha fatto da beta e da supporter, sorbendosi le mie mail.
You got the kind of look in your eyes,
as if no one knows anything but us.
Mai, in tutta la sua vita, Mark è stato così certo di
qualcosa.
Il sole brilla sulla sua testa. Nonostante siano presenti
una cinquantina di persone, il silenzio è totale. E Mark è certo, assolutamente
certo, che se dovesse morire in questo momento non avrebbe alcun rimorso.
Probabilmente dovrebbe osservare ciò che lo circonda, almeno
per qualche secondo. Quella spiaggetta isolata è un angolo di paradiso. Eppure
no, non è in grado di farlo. La distesa di acqua turchese a pochi metri da lui
è presente nella sua testa solo perché si abbina perfettamente agli occhi di
Myles. Che lo stanno fissando.
È mai capitato che qualcuno morisse per la troppa felicità?
Mark sente di poter essere il primo. Myles continua a guardarlo e ha quel
sorriso dipinto sulle labbra, quel
sorriso. Lo stesso che anche il chitarrista sente di avere. Il sorriso da stai per rendere perfetta la mia vita.
Mark potrebbe piangere per il semplice fatto che quel sorriso è rivolto a lui.
Il funzionario comincia a parlare, ma non è null’altro che
un brusio che si mischia allo sciabordare delle onde. Devono trascorrere alcuni
istanti di silenzio prima che Mark si renda conto che l’uomo gli ha fatto una
domanda. Chiede scusa, incespica con le parole, la platea per buona parte
commossa ride e Myles anche, gli occhi che sono lo specchio della felicità.
Mark torna a guardarlo. Tutto il resto è di nuovo in secondo piano.
Ricorda un altro sorriso, forse il più importante. Ricorda
un backstage caotico, tra roadie che trasportano le casse sul palco urlandosi
ordini stringati e qualche fotografo di troppo che prepara la propria
attrezzatura per la serata. Il funzionario comincia a recitare le parole che
tutti stanno aspettando e Mark pensa al proprio sorriso. Al sorriso che, un
giorno di tanti anni fa, ha lanciato a quel ragazzo sconosciuto che continuava
a guardarsi in giro, palesemente a disagio. Una volta aveva chiesto a Myles
come avrebbe descritto a parole il primo sorriso che gli aveva rivolto, quando
l’aveva intercettato dall’altro lato della sala. Myles era arrossito e aveva
distolto lo sguardo. Si era girato verso di lui, lasciando che il lenzuolo
bianco del letto dell’ennesima, anonima camera d’hotel scivolasse più in basso,
scoprendogli il fianco e l’aveva abbracciato, posando la testa sul suo petto.
“Un sorriso innamorato”, aveva mormorato.
In quel momento, sotto il sole caldo, mentre qualcuno dei
presenti si schiarisce la gola per nascondere la commozione, mentre le onde continuano
il loro eterno movimento, Mark sa che parole nascondesse dietro il proprio
sorriso, in quella giornata così afosa, così monotona, così apparentemente
inadatta a cambiargli la vita. Le parole sono improvvisamente chiare nella sua
testa, come se fossero sempre state lì. Come se, sotto sotto, le avesse sempre
conosciute. E tu dove sei stato nascosto
fino a questo momento?
Il funzionario fa una pausa, prima di rivolgersi
direttamente a Mark. E lui per un attimo crede di non riuscire a parlare,
perché è davvero troppo, è troppo ciò che sta accadendo, è troppa la felicità
che prova, è troppa la bellezza di Myles che lo osserva, improvvisamente
attento e in attesa.
<< Lo voglio >>
Ciò che legge negli occhi di Myles è un miscuglio di
felicità, di incredulità, di commozione, di groppo in gola, di notti su un tour
bus nascosti dalle tende di un bunk, di telefonate intercontinentali, di
migliaia di chilometri a dividerli, di sguardi scambiati sul palco, schiacciati
tra le urla dei fan e il ritmo incessante della batteria. Improvvisamente gli
viene da ridere. Sa che i suoi occhi esprimono esattamente le stesse cose.
<< Lo voglio >>
La voce di Myles lo risveglia.
E tu dove sei stato
nascosto fino a questo momento?
Le dita che si stringono alla stoffa della camicia di Myles,
le braccia che lo circondano completamente, Mark sorride.
L’ha trovato.