"Eppure, eppure, eppure... Si impose di non abbassare la testa; se l'avesse fatto probabilmente Myles, dal palco, avrebbe pensato che il suo gesto esprimesse una mancanza di apprezzamento nei confronti dell'album. E non era così, davvero. Lui amava World on Fire. Solo che c'era qualcosa che lo distraeva. Anzi, qualcuno. E questo qualcuno proprio in quel momento stringeva l'asta del microfono facendola aderire quasi perfettamente al proprio corpo, e spostava la mano in basso, sempre più in basso.
Maledetto. "
Mark Tremonti/Myles Kennedy

Una sciocchezza senza pretese scritta durante un pomeriggio piovoso per il compleanno di Sho Ryu Ken.
"Non sa quanto tempo sia passato. Anzi, ha l’impressione che il tempo non stia passando affatto. Dopo le settimane lente trascorse lontane da quel corpo, da quell’agglomerato di significati, domande, risposte e casualità che risponde al nome di Myles, ora tutto sembra immobile."

" I would be the tourniquet around your doubting heart "
Per qualche secondo rimase a guardare lo schermo del computer, una vecchia foto che qualcuno aveva scattato a lui, Mark, Flip e Brian poco prima che salissero sul palco. In quel momento non avrebbe voluto fare altro che sdraiarsi, tornare su Skype ed ascoltare Brian e Flip parlare di qualunque cosa per ore, mentre Mark interveniva qua e là con un commento o una risata; pian piano avrebbe chiuso gli occhi e si sarebbe addormentato con il suono delle loro voci ed il calore delle loro presenze più vicino di quanto fosse veramente.
Distolse lo sguardo dallo schermo.
La stanza era silenziosa e vuota.

Sequel di "A warm embrace" di Sho Ryu Ken.
Solo pochi giorni prima del suo compleanno, però, mentre se ne stava tranquillamente sdraiato sul divano a chiacchierare al telefono con il fratello riguardo a che cosa regalare ai genitori per il loro anniversario, che sarebbe caduto pochi giorni prima del venticinque dicembre, si era accorto di una tremenda, spiazzante verità: lui non aveva un albero di Natale. Non avendo mai trascorso le vacanze ad Orlando non si era mai posto il problema. Si era immediatamente alzato ed era corso in garage, mentre Kevin continuava a parlare di pacchetti vacanza per una settimana in Montana, e si era guardato attorno. Nessun ramo finto, nessuna lucina, nessuna pallina scintillante, nessun festone, niente di niente.

"Tutto questo… Come compagno di band e come amico non ho nessun problema, ma come fidanzato sto cominciando a stancarmi"

(sequel de "La Sciarpa")
- Non puoi lasciarmi così -
- Oh, sì che posso -

Mark compose velocemente il numero sulla tastiera del telefono. Dopo sette squilli a vuoto interruppe la chiamata e lanciò il cordless sul divano. Si passò la mano sul viso, il cuore sempre più pesante. Non sapeva se essere arrabbiato o tremendamente preoccupato per quell'idiota che sembrava sparito nel nulla. Guardò fuori dalla finestra: pioveva, da giorni ormai tutto lo stato di Washington era in allerta meteo e la gente si preparava per una possibile alluvione. E quell'idiota, quell'emerito coglione si era volatilizzato.

"Guardati attorno! Tutti vivono tranquillamente la loro esistenza, comportandosi come se tra la realtà e quella che si ostinano a chiamare "fantasia" ci fosse un muro invalicabile. Vanno a lavoro, escono con gli amici, si innamorano, si sposano, muoiono. Non sanno. Non capiscono. Il muro non è un muro. E' un legame."

Eravamo bellissimi. Giovani, spensierati, con un'enorme voglia di spaccare tutto, di farci strada nel mondo suonando. Ce l'abbiamo fatta, ma proprio all'apice abbiamo cominciato a cedere... e siamo caduti a terra da un'altezza così grande che le nostre ossa non si ripareranno mai del tutto.

Comincia così, come ogni volta. Lo sento crescere dentro di me, tento di reprimerlo ma non ce la faccio, è impossibile, non sono abbastanza forte. I miei occhi continuano a guardare Mike e la ragazza. Il mio cuore che fino a pochi istanti fa sembrava sbriciolato comincia a battere veloce,sempre più veloce,sovrapponendosi al ritmo della musica e alle voci attorno a me che adesso sembrano troppo alte e contemporaneamente troppo lontane. I corpi che mi circondano sembrano troppo vicini, come se volessero soffocarmi, come se le loro mani in movimento stessero tentando di buttarmi giù, legarmi a terra, impedirmi di prendere aria. Ne ho un disperato bisogno.

“Ma alla fine...a cosa mi servirà il latino nella vita? A niente,almeno che non decida di mettermi a scrivere canzoni in latino” pensa. Non è un'ipotesi molto plausibile. “Ore e ore passate in questa stupida classe, a tentare di tradurre in inglese una lingua morta da secoli! Non servirà mai a niente... stare qui, in questa prigione che si ostinano ancora a chiamare scuola, non mi servirà a niente”.

Mi hai salvato e so seriamente che senza di te non ce l'avrei fatta. Non ho dimenticato, questo no, questo mai. Ma ho capito che per ogni volta che sarei caduto,ci sarebbero sempre state le tue braccia ad aiutarmi a rialzarmi. Ho capito che non sarei mai stato solo. Ho capito che tutto ciò che dovevo fare era lottare per i miei sogni, lottare con tutte le mie forze, sfogarmi, urlare e suonare, rincorrere l'orizzonte fino ad afferrarlo con una mano.