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Autore: M3K1317    03/07/2015    1 recensioni
Questa long-fiction è una versione migliorata di "Inazuma Eleven personalizzato", miglioramento della quale sono grato ad Ale2000.
Anno 2091 - Italia
Tra le tecnologie avanzate e i molteplici cambiamenti avvenuti sino ad ora, un gruppo di ragazzi tenta di creare una nuova potente squadra. Ma un ostacolo è in agguato nell'ombra.
Fra misteriosi personaggi, oscuri segreti e curiose rimembranze del passato, Milo e i suoi amici riusciranno nell'intento?
[Dal capitolo 4]
"Egli rideva in un modo così sguainato che Milo dovette coprire il telefono con una mano, per impedire che il tutto svegliasse i genitori o la sorella. E sopratutto che i suoi poveri timpani si distruggessero.
Dopo la scena a dir poco surreale, il portiere sbottò, mantenendo però un tono di voce basso:
"Ma... Era proprio necessario?".
Dall'altra parte ci fu il silenzio come risposta. Ormai sembrava inevitabile."
Genere: Avventura, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 5
 
Destarsi presto alle ore mattutine è fonte di fastidio per molti. Onde comprendere, quanto esso potesse rivelarsi tale per Milo, è doveroso rammentare che tal giorno non era altri che il primo giorno di scuola, nonché prima volta che il ragazzino entrava in una scuola secondaria di primo grado. Ogni volto gli appariva nuovo, mentre si dirigeva verso porta dell’istituto. Di certo non gli aggradava l’aspetto dell’edificio.
Si portava sui cinque piani, ognuno dei quali era contornato da finestre chiuse, che non permettevano di vederne l’interno. Vi era un solo ingresso, composto da una grande porta nera, in metallo e dai vetri oscurati. Nonostante essa fosse aperta, pareva quasi l’inverso. Appena dentro vi era un bivio, in quanto al lato destro erano poste scale in discesa, nel verso opposto, in salita. Il castano si muoveva lentamente, come a voler con inanità procrastinare l’ingresso nell’istituto.
L’impressione di non conoscer nemmeno veruno degli individui che attraversavano il corridoio, sembrava, quasi, rammentare al ragazzo, ove egli si trovasse.
Davanti alla porta, con aria affranta, vi era una ragazza, circa alta quanto Milo. Aveva lunghi capelli neri, legati in una coda di cavallo che le giungeva alla vita. Esattamente come il castano, indossava l’uniforme della scuola, che però, essendo lei una ragazza era leggermente diversa. Nel caso dei ragazzi, essa si componeva di una giacca di color verde scuro, una camicia chiara, pantaloni della dessa colorazione della giacca. Per le ragazze, essa era analoga, seppur con una camicia i cui bottoni erano dalla parte inversa, al posto dei pantaloni, una gonna di medesimo color, che giungeva alle ginocchia, ed una calzamaglia nera. Per una curiosa ironia della sorte, nei moduli scolastici non veniva indicato un preciso paio di scarpe, che fosse consono indossare, ragion per cui la maggior parte degli studenti si presentava con scarpe da ginnastica, che, se veruno avesse notato, non avrebbe potuto fare a meno di chiedersi quanto avessero a che vedere col resto del vestiario degli alunni.
Milo si affiancò lentamente alla ragazza. Lei aveva dei lineamenti orientali, ed una pelle stranamente chiara per chi è di ritorno da delle vacanze estive. È, quindi necessario, giungere a precisare quanto il castano si trovasse impacciato e timido ad iniziare le conversazioni, in maniera particolare se esse erano con qualcheduno ad egli ignoto sino a tal momento. Onde cassare questa sua difficoltà, il portiere aveva la curiosa abitudine di aprire i dialoghi con frasi contestuali, che si fosse studiato in precedenza. Così fece, anche in quel caso, dicendole: “Stai bene?”. La sua frase voleva intendere quanto la ragazzina paresse triste. Lei rispose con un sorriso, affrettandosi, ciò nonostante a dire: “Sì! Sì, sto bene… Solo… Non mi entusiasma l’idea di entrare a scuola…”. Si deve essere a conoscenza che ogni allievo di seconda e terza media di quel determinato istituto si sarebbe presentato a scuola un’ora dopo chi, invece, era di prima. Di conseguenza, Milo giunse per deduzione che la ragazza fosse sua coetanea. “Ah!” commentò poi “Hai la mia più totale comprensione…”. Quindi le porse la mano, dicendo: “Piacere! Io sono Milo.”. Lei rispose col medesimo gesto, e con le parole: “Piacere mio. Mi chiamo Lara.”. Dopo qualche rapido discorso su  a quali classi avrebbero dovuto presenziare, i due scoprirono di trovarsi in aule fronteggianti, rispettivamente J per lei e K per lui. Poco dopo, Lara commentò: “Beh! Ci si vede dentro.”. Il tono pareva quasi di chi varca le porte di una prigione. Detto ciò, entrò. Il castano rimase qualche secondo in più a fissare il portale dell’edificio. Proprio mentre stava per compiere il primo passo onde entrarvi fu interrotto.
“Sapevo che ti avrei trovato qui.” proclamò una voce familiare alle spalle del castano “Milo Hammer…”. Senza neppure voltarsi, egli rispose: “Andrè Rocciosi… Se dovessi tirare ad indovinare…”. L’altro ridacchiò, mentre Milo si voltava. Il suo amico era alto circa quanto egli, ma più robusto. La sua capigliatura era scura, ed i suoi occhi castani. Erano entrambi vestiti con l’uniforme dell’istituto frequentato, che il fato volle esser desso davanti a loro. Andrè si offrì di far strada a Milo, scoperto che essi erano anche compagni di classe… Di fronte alla dicotomia del corridoio, Rocciosi parve certo e sicuro della svolta a sinistra. Dopo una copiosa sequenza di rampe di scalinate, il duo si ritrovò di fronte all’uscio della loro nuova classe. Spalancato questi, i due ragazzi fecero il loro ingresso in aula.
Stranamente, Andrè pareva riconoscere la maggior parte dei loro nuovi compagni di classe. Posati i loro zaini sui banchi, il moro propose al suo amico di incontrare alcune sue vecchie conoscenze, che pareva fossero in quella classe. Dopo essersi fatti strada in un garbuglio di studenti intenti a chiacchierare, i due giunsero di fronte a due volti, che Milo non si sarebbe certo atteso di conoscere. “Loro sono…” iniziò Rocciosi indicandone uno. “Volt e Rich…” culminò in modo subitaneo Hammer “Notate quanto sia piccolo il mondo…”. “Eh già…” annuì Volt “E così ci ritroviamo nella medesima aula.”. Rich alzò le spalle, quasi volesse inteder detto: “A quanto pare…”. Dopo un breve e pleonastico discorso sulla maniera in cui i tre fossero incappati l’uno nell’altro, Andrè si allontanò dal gruppo, avvicinandosi ad un ragazzo che aveva, nel medesimo istante, posto piede nell’aula. Era di statura media, con capelli castano chiaro e occhi azzurri. Stranamente, egli non risultava vestito con l’uniforme che tutti portavano. I due dialogarono attivamente, facendo risultare chiaro a Milo che essi si conoscessero bene. “Ehi. Milo…” commentò Rich “Volt ha avuto un’idea malatissima ieri… La vuoi sentire?”. “Beh!” rispose il castano “Oramai mi hai reso curioso… Vi ascolto…”. Deception fece cenno al suo amico di parlare, ed esso, senza parvenza d’esitazione, disse: “Io non ho mai amato la vita scolastica, ma alle elementari disponevo di un ottimo passatempo. Ti ho raccontato del nostro ex-club di calcio?”. “No!” rispose con rapidità Rich in vece di Milo “Ma ora non c’è tempo! Glielo racconterai un’altra volta! Ora vai al sodo!”. L’altro annuì, seppur con esitazione, per poi riprendere: “Ho pensato: perché non formare una squadra di calcio anche in questa scuola?”. Hammer balbettò qualcosa che avrebbe dovuto risultare: “Ma è probabile che ce ne siano altre, per la medesima scuola…”. L’altro rispose scuotendo il capo, per poi dire: “Nemmeno una. Questa scuola non si è mai distinta in niente di ambito sportivo. Potremmo fare la storia!”. Rich, da dietro l’amico, fece un volto tale da far intendere come l’altro stesse decisamente rendendo pleonastico il progetto. Il castano rispose: “Beh! Allora… Buona fortuna!”. In modo subitaneo, fu Deception ad intervenire: “Ti vorremmo con noi… Né io né Volt siamo particolarmente abili trai pali, ma tu sembri cavartela… Intendo dire: un portiere è necessario per una squadra.”. Milo fu come paralizzato… Gli volevano affidare una responsabilità che non si sentiva di accettare… Non c’era modo di uscirne senza una risposta… Di ciò era convinto.
Pronto a negare l’unica certezza di Hammer, fu l’ingresso in aula del professore, che pose fine all’opimo disordine formatosi tra gli studenti, che fecero ritorno ai propri banchi, mentre egli si dirigeva alla cattedra.
“Molto bene, studenti” iniziò con tono freddo e distaccato “Prima di iniziare le lezioni ufficiali di quest’anno, mi pare necessario e giusto che iniziate a conoscervi… Quindi partiremo con un giro di nomi… Iniziate voi due in prima fila”. Mentre concludeva la frase, alluse a Milo e Andrè, seduti proprio di fronte al docente. I due dichiararono i loro nomi, poi fu il turno del duo retrostante e così via. Come Tundir prese parola, si udì una poderosa pernacchia nelle “retrovie”. “Cristoforo Ventura!” esclamò il professore “Iniziamo male l’anno!”.
 
ANGOLO DELL’AUTORE
OK… Capitolo molto strano… Più che altro mi è servito per caratterizzare i personaggi di Lara
e Andrè. Dunque… Mi viene solo da dire: grazie a JKEdogawa per la recensione. Ho cercato di limitare i termini desueti in questo capitolo… Ma talvolta è più forte di me. A parte ciò… Grazie, comunque a tutti coloro che hanno anche solo letto fin qui… Spero che questa storia continui a piacervi (se vi è piaciuta sinora) e… Ci si vede nel prossimo capitolo.
  
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