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Autore: Chloe R Pendragon    04/07/2015    3 recensioni
Questa storia parla di amore, di odio e di vendette.
Parla di metamorfosi, di mistero e di magia.
Parla dei giorni nostri e di tempi remoti.
Parla di moda e di guerra.
Com'è possibile, vi chiedete?
Semplice: questa è la storia di Felicia Glam e di come la sua esistenza è stata trasformata... dal mare!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Sovrannaturale
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3) Senza fiato

 
Per quanto si sforzasse Felicia non riusciva ad aprire gli occhi, sembrava quasi che le avessero cucito le palpebre. Si sentiva trasportare da qualche parte, senza sapere dove fosse o con chi: l’ultimo ricordo che aveva era in quel maledetto ascensore, quando era svenuta tra le braccia di un agitatissimo Danny. Può darsi che fosse semplicemente preoccupato per lei, eppure la caporedattrice aveva l’impressione che ci fosse stato dell’altro...
Un cellulare squillò da qualche parte in quell’oscurità, un suono ovattato eppure fastidioso, una musichetta lontana ma penetrante: qualcuno rispose, però la voce sembrava distorta, come se stesse ascoltando il tutto attraverso un muro. Dovette concentrarsi più che poteva per distinguere le parole della persona che era con lei, che fosse il suo assistente o qualcun altro, magari Richard... No, lui di sicuro era con la sua dolce compagna, la madre di suo figlio, la vipera che aveva goduto nel darle quella ripugnante notizia. Scacciò quei pensieri dalla mente annebbiata e tornò a concentrarsi sulla conversazione, augurandosi di carpire qualche indizio su dove si trovasse.
«... con me, anche se ancora è incosciente. Cosa vuoi che faccia?» riuscì infine a comprendere, abituandosi a quella percezione distorta; ancora non capiva a chi appartenesse quella voce o se si trattasse di qualche conoscente, ma almeno adesso aveva un flebile legame con la realtà. Si aggrappò a quello sprazzo di vita con tutte le sue forze, cercando di riprendere conoscenza e di scoprire cosa stesse accadendo.
«Cosa?!» esclamò la “voce” d’un tratto, acuendo la fastidiosa emicrania che si portava dietro dalla festa.
«Avevamo un accordo, dannazione, e poi sai bene che non sono un assassino!»
 
Touché!” pensò Felicia con soddisfazione, dato che aveva appena scoperto il sesso del suo “carceriere”, se così poteva definirlo. Subito dopo, però, subentrò un sordo terrore: la mente dietro quel rapimento voleva che la uccidessero! Doveva svegliarsi il prima possibile, altrimenti sarebbe stata spacciata. Non voleva morire, non poteva permettersi quel lusso: che ne sarebbe stato della rivista di suo padre? Dei sogni che aveva coltivato fin da bambina? Del suo desiderio di vendetta nei confronti di Maya? Il panico minacciava di farsi strada dentro di lei, altro lusso che non poteva concedersi: lei era Lady Glamour, avrebbe trovato il modo per uscire da quella terribile situazione.
«Sei sicura di quello che stai dicendo? Se le succede qualcosa, ti giuro che me la paghi!»
Mentre ascoltava quella minaccia, la caporedattrice trovò la forza per riaprire parzialmente gli occhi, ma ciò che vide fu inquietante. Si trovava in uno spazio angusto e rivestito da una fetida moquette nera, il corpo rannicchiato in una posa innaturale e le gambe completamente paralizzate: quel bastardo l’aveva chiusa nel bagagliaio di una macchina, presumibilmente una di quelle utilitarie piccolissime, visto che riusciva a sentire il suo aguzzino nonostante i sensi offuscati. Improvvisamente si ricordò di un dettaglio sconcertante, qualcosa che la fece ribollire di rabbia: c’era una persona di sua conoscenza che possedeva una vettura del genere, colui che era al suo fianco alla festa di Maya e Richard...
 
Daniel Bridgestone...” pensò tra sé mentre il portabagagli si apriva e rivelava il volto di Danny. Quando il suo assistente si accorse che lei era sveglia, s’irrigidì vistosamente e deglutì a vuoto una manciata di volte. Pur avendo la vista appannata, la redattrice-capo poté scorgere il velo di lacrime che offuscò gli occhi nocciola del ragazzo, gli zigomi sempre più pronunciati e l’incarnato ancor più pallido del solito. Aveva tolto la giacca nera, ma la camicia di seta bianca fasciava ancora il suo fisico esile, proprio come i pantaloni scuri: con quei capelli arruffati e l’espressione spaurita, sembrava quasi che stesse salendo sul patibolo.
«F-Felicia... io... tu non... non è come pensi, credimi...» balbettò con voce esitante, resa ulteriormente flebile alle orecchie di una stordita e rabbiosa Felicia. Aveva sempre odiato quelle scuse patetiche nei film, quel “posso spiegarti tutto” fatto apposta per temporeggiare e quelle espressioni contrite da quattro soldi: perché non le diceva chiaramente quello che pensava? Perché non ammetteva di averla drogata per conto di qualcuno e di volerla fare fuori per sporchi interessi? Sarebbe stato più coerente, almeno quello. Provò a parlare, a rispondergli per le rime, ma tutto quello che uscì dalla sua bocca fu una serie sconnessa di versi biascicati.
«Shh...» le disse posando l’indice su quelle labbra infuocate, chinandosi verso di lei con uno sguardo colmo di tristezza.
«Non devi sforzarti, Lady Glamour... Spero solo che tu possa perdonarmi un giorno, magari capirai anche le mie motivazioni...»
Quell’ultima frase sembrava uscire dalle profondità di una grotta sotterranea, colma di una mestizia antica e di uno sconforto inconsolabile. Le faceva venire il voltastomaco, specie quando la prese tra le sue braccia come se fosse una sposa e le posò un candido bacio sulla fronte.
«Ricordati tutto quello che ho fatto per te, Felicia. Ti scongiuro, ricordati di noi!» esclamò in preda alla disperazione, prima di spostarsi verso il ciglio della strada e lasciarla cadere nel vuoto. Due pensieri aleggiarono simultaneamente nei meandri della coscienza della redattrice, mentre il suo corpo precipitava sempre più rapidamente.
 
Noi?!
Non c’è più nulla da fare...
 
Subito dopo avvertì l’impatto doloroso con... l’acqua! L’aveva gettata in mare! Lo scontro con quel muro liquido fu così violento da mozzarle il fiato, facendole sprecare ossigeno prezioso. Nonostante il vestito e lo stordimento, cercò in tutti i modi di tornare in superficie, ma fu tutto inutile: le gambe continuavano a formicolarle, incapaci di muoversi, e la trascinavano sempre più in basso, verso le profondità degli abissi. Dopo un minuto e mezzo di lotta furiosa, di movimenti disperati e di sforzi disumani per trattenere quel briciolo di aria che le rimaneva nei polmoni, Felicia dovette arrendersi all’inevitabile: era giunta la sua fine...
 
 
 
Spazio di Chloe
 
Eccoci qui!!!!! ^^
Sono passati anche questi dieci giorni e la situazione... è drasticamente peggiorata per Felicia! O.O
Vi avevo promesso maggiori chiarimenti in questo capitolo, ma non avevo considerato il fattore Danny: a proposito, che ne pensate di lui? Sono curiosa di saperlo, lo ammetto! *^*
Come al solito, ringrazio immensamente Marti per il suo supporto: senza le tue recensioni sarei perduta! *^*
Altro “must have”, ringrazio Fantfine per l’ispirazione che mi ha dato, Felicia e io ti dobbiamo tantissimo! ^^
Ringrazio immensamente anche marscam per aver aggiunto la storia tra le ricordate, mi hai resa felicissima! *^*
What else? Spero che vi sia piaciuto questo capitolo, perché dal prossimo ci saranno grossi cambiamenti... Eh eh eh!
Quasi dimenticavo: il prossimo aggiornamento potrebbe arrivare giorno 16, a causa dell’esame di Tecnica Farmaceutica, quindi compatitemi, please! TT.TT
A presto e grazie a tutti coloro che leggeranno! *^*
Bacioni! <3
  
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