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Autore: Gnana    07/07/2015    0 recensioni
Vivo milioni di vite da spettatore e la cosa fa male. E’ una droga che ti prosciuga, ti fa ammalare, ti danna l’anima, ma è la cosa più bella del mondo. E’ maledettamente divino. E leggo all’infinito.
All’infinito…

Clara é una ragazza intelligente e capace, ma molto triste e sola. I suoi genitori sono morti quando lei era molto piccola, nel Grande Incendio, l'evento che ha distrutto l'umanità intera. L'unico che ha potuto salvarla e insegnarle a vivere é stato suo fratello, morto anch'egli pochi anni dopo la scomparsa dei suoi. E' stato lui a farla innamorare dei libri e proprio i libri la salvano dall'inevitabile pazzia. Ma non per molto perché la sua vita, fatta di solitudine e desolazione, sta per cambiare.
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Finalmente.
 
Mi ritrovai in una selva oscura, che la dritta via era smarrita…
Mio fratello mi diceva sempre di smetterla con le poesie, che erano primitive. Non aveva tutti i torti, ma ora non c’é quindi posso recitarle quando voglio.
Sono nella foresta e tutti gli alberi sono aridi e spogli, bruciati dal gelo e dal grande incendio di anni fa. A quanto pare mi sbagliavo sugli animali, infatti ci sono ancora degli uccelli che cantano tra gli alberi, ma i loro versi sono raccapriccianti. Chissà se sono carnivori.
Sto camminando da ore ormai, in piena notte, ma fortunatamente non ho paura del buio, solo devo stare più attenta perché la visuale non é delle migliori.
Riesco a trovare la fine del bosco, dopo c’é una grande pianura. Non so quanto sia vasta e non riesco a distinguere le ombre, se proseguissi avrei l’impressione di camminare nel nulla e sicuramente perderei la direzione.
Decido di riposare e mi appoggio ad un albero, sperando che non mi trovino animali sconosciuti. Dopo aver mangiato un po’ di carne e bevuto dell’acqua, mi addormento con la borsa in braccio e nonostante tutto, col sorriso sulle labbra.
C’é una strana luce tutto intorno a me, é sfocata e va e viene in modo dolce e incostante, non copre tutto lo spazio bensì si sposta da una zona all’altra. Sembra che stia sott’acqua e stia guardando verso la superficie, ma non sento i rumori né il freddo né il bagnato, il mio unico senso é la vista. La luce mi culla, mi fa venire sonno, ma credo di stare già dormendo, come si può dormire ancora? Eppure sogno di nuovo.
Mi trovo su una spiaggia, di notte. La sabbia é nera e fresca, i pochi alberi flosci, il mare é calmo e all’orizzonte non scorgo nient’altro che altra acqua. La luna é enorme, molto vicina, le stelle sembrano tanti fari. Entro nell’acqua sentendo sulla pelle il freddo pungente, il vento mi scompiglia i capelli, avanzo fino a che non me li bagno, poi mi fermo di botto. Sta per succedere qualcosa, lo sento. Aspetto un qualche segnale, qualche segno dalla natura, un albero che cade, un ammiccamento della luna, qualsiasi cosa. Il segnale alla fine arriva da me. Sento il rumore di una cosa che si spezza, viene da dentro la mia testa. Faccio subito un passo e improvvisamente mi trovo molti metri sott’acqua, guardo nel vuoto dell’abisso cercando qualcosa.
Qualcosa mi sfiora la mano, poi il braccio, una gamba. Mi giro e vedo una copia esatta di me stessa che fluttua inerme, é svenuta oppure questa é la sua casa e sta solo dormendo profondamente.
Le prendo la mano delicatamente, la porto con me, verso la luce.

 
Mi sono appena svegliata e non ho la minima idea di dove mi trovo né come ci sono arrivata. In effetti, non so neanche come mi chiamo. Mi si é conficcato un pezzo di tronco nella schiena e un uccellino mi stava beccando un dito.
Non c’é un’anima viva, solo alberi e una grande pianura, al centro una grande quercia. Spicca in questa natura morta perché é l’unico albero ad avere una chioma verde, l’unico pizzico di vita che si può vedere in questa landa desolata. Ha radici e un tronco forti, mentre gli altri alberi cadrebbero a pezzi con un solo pugno.
Frugo nella borsa che mi trovo di fianco e trovo cibo e acqua. Non so di chi sia questa roba, forse é mia, forse no. Forse mi hanno dato una botta in testa, per questo ho perso la memoria. Forse dovrei esercitarmi a ricordare piccole cose, così magari mi verrà in mente tutto il resto.
Ricordo che questa carne appartiene a un uccello, l’acqua non so da dove venga, solo la balestra mi é familiare, ma non riesco a capire perché. Mi tasto il viso con le dita per ricordare almeno come sono fatta, ma niente. Decido di guardarmi intorno. Ricordo di essere venuta dal bosco e che mi sono addormentata qui. Anche la quercia mi ricorda qualcosa… Si! La stavo cercando e adesso l’ho trovata.
D’un tratto la mia vista si annebbia e sento delle urla e degli spari rimbombarmi nel cervello.
Fa caldo e ho voglia di strapparmi i vestiti da dosso. Un ragazzo mi prende e mi trascina via mentre chiamo disperatamente i miei genitori.
Tutto é rosso e bollente, c’é gente morta dappertutto, solo che io non capisco cosa sta succedendo perché sono troppo piccola.

Mi accascio in terra, col fiato corto, tengo una mano sul tronco e con una mi trattengo lo stomaco per non vomitare.
E’ dura ogni volta rivivere il passato, il Grande Incendio, l’evento che mi ha cambiato la vita. Ma non ho motivo di essere così triste come le altre volte, perché ora ho la possibilità di parlare con un’altra persona, finalmente.
Si, ricordo anche lei, la misteriosa e sconosciuta C. Per quanto sia emozionata e impaziente di vederla, non riesco proprio a immaginarmela, ho solo la certezza che siamo molto simili. Lei é sola, io sono sola, lei é persa e io sono persa, staremo benissimo insieme.
Credo di aver fatto un sogno strano stanotte, ho ancora le mani tremanti, ma probabilmente é solo il freddo. Non riesco a ricordare i dettagli, le sensazioni, gli eventi, niente di niente. So solo che era molto strano e che mai nessun sogno mi ha mai lasciato così perplessa, quasi vuota.
M’incammino verso la quercia, con la speranza che monta nel petto e mi guardo intorno, pronta a inseguire qualunque movimento che sembri vagamente umano.
Dopo un po’ comincio a fare rumore e a cantare a squarciagola sperando che quel qualcuno mi senta, poi, visto che non so il suo nome intero, lo chiamo utilizzando solo l’iniziale e mi sento una stupida a urlare in mezzo al nulla una semplice consonante che da sola non ha neanche un bel suono.
Cerco di immaginarmi com’é fatto. O di immaginarla, perché per me aveva una scrittura femminile e dalle parole che ha usato penso sia della mia stessa età, poi la cosa più bella é che ama i libri proprio come me.
“Già abbiamo tre cose in comune!”
Urlo di nuovo, più forte, la mia voce si infrange contro gli alberi e corre nell’aria creando una specie di eco molto inquietante.
Dopo aver sorpassato la quercia, trovo un altro bosco un po’ più carino di quello da cui sono arrivata e più verde, ma forse é solo perché ora c’é la luce del sole.
C’é un sentiero, cosa molto strana perché quella zona non era abitata neanche prima dell’Incendio. Lo percorro per un tratto e, facendomi strada fra i rami bassi e tante zanzare, arrivo in un piccolo spiazzo dove c’é una vecchia tenda stracciata e accartocciata tra l’erba.
E’ sua, é sicuramente passata di qui. Una vocina nelle profondità del mio cervello mi dice che potrebbe essere di chiunque, in realtà. Se lei é sopravvissuta, potrebbe averlo fatto anche qualcun altro che magari é morto e ha lasciato la sua tenda proprio lì. Ma io devo crederci, devo continuare a cercare.
Lascio la borsa in terra e mi arrampico sull’albero più robusto e alto che trovo, per avere una visuale più ampia. Giro senza meta da un bel po’ e l’unica traccia che trovo dopo ore é solo quel pezzo di stoffa, potrei metterci giorni e io non ne ho la minima intenzione. Sto attenta a spostare velocemente il peso per non far cedere i rami sotto i miei piedi e il risultato é una faticaccia, ma una volta arrivata in cima penso che ne sia valsa la pena: posso vedere tutto il resto del bosco e, oltre, altre tende in piedi e ancora intatte.
“Si!”
Per l’entusiasmo provoco uno scossone e il ramo sotto di me si spezza e cado rovinosamente cercando di aggrapparmi ai rami sottostanti, ma senza tanto successo. Alla fine atterro in modo goffo e doloroso, ma per fortuna non ho niente di rotto, posso continuare.
Prendo la borsa e cammino in direzione delle tende.
Sono arrivata all’accampamento che al contrario delle mie aspettative é deserto e mi interrogo su quanta strada ancora dovrò compiere quando sento un fruscio e del vociare tra i cespugli. Aguzzo l’udito per scoprire da dove viene, magari sarà un altro animale, ma ora che ho imparato a sperare, lo faccio senza riserve.
Sento un altro rumore, alla mia destra, così comincio a spostarmi e tenere fisso lo sguardo, pronta a catturare con lo sguardo qualsiasi ombra o movimento ci sia, ma non c’é niente.
Aspetto una manciata di secondi, ma il fruscio non si presenta, l’unico rumore é un cinguettio malaticcio. Ci rinuncio e sposto lo sguardo perché a tenerli fissi così mi fanno male.
Quando mi volto al lato opposto mi si para davanti una figura, il suo viso a pochi centimetri dal mio.
“Cazzo!”
Faccio un balzo all’indietro e ruzzolo per terra, terrorizzata a morte. Mi sbaglio o erano gli occhi più grandi e blu che io abbia mai visto? Mi alzo a fatica, e con il fiato corto per lo spavento e guardando meglio il mio cuore salta ancora un battito, ma questa volta dalla felicità. E’ una ragazza, ad occhio e croce, mia coetanea. E’ decisamente lei. Finalmente.
“Ciao.”
Mi saluta porgendomi la sua mano, sorridendo. I suoi capelli sembrano fatti d’oro, i suoi occhi blu due mari, ha il naso aquilino, la bocca piccola e le labbra sottili. Nel complesso, un po’ bruttina, ma adesso é il viso migliore che potessi immaginare.
Ignoro la sua mano protesa, sfodero il mio sorriso più grande e mi aggrappo al suo collo con le braccia, stritolandola in un grande abbraccio. E’ il mio barlume di luce dopo abissi di ombra, é il calore che tanto desideravo nella mia dimora fatta di freddo.
“Ti ho trovata!”
“Eh, già.”
Dice lei con la voce un po’ soffocata e roca, la sto stringendo troppo, ma sento il suo sorriso più forte di prima e mi piace un casino. Sento anche il suo imbarazzo e mi chiedo come mai vedendo dopo tanto tempo di assoluto silenzio una persona la timidezza non vada a farsi fottere, come ha fatto con piacere la mia.
Mi ritraggo per paura di fargli troppo male. Vivere in una biblioteca in un mondo apocalittico é già difficile, figuriamoci in bosco. Sarà piena di graffi e lividi e mangerà poco, non voglio romperla perché sembrava tanto fragile prima il suo sorriso.
“Scusami, non volevo… Non ho mai saputo controllare i miei impulsi.”
“Non preoccuparti, é una bella cosa.” Mi tranquillizza lei. “Sono così felice di vedere un viso nuovo, ho fatto fatica ad ambientarmi in questo posto, é stata l’esperienza più brutta della mia vita.”
In un attimo vedo tutta l’angoscia provata sulla sua espressione, probabilmente la stessa che avevo anch’io.
“Ti capisco, anch’io sono qui da molti anni e non avrei mai pensato che esistesse un altro essere umano come me, per giunta femmina e… che ama i libri!”
“E tu questo come lo sai?”
“Ho letto il tuo biglietto…”
“Biglietto? Ah, si! Oddio, l’ho scritto tanto di quel tempo fa, non ricordo neanche le parole che ho usato… ma come ti chiami?”
“Clara.”
“Che buffo. Anch’io.”
Ci guardiamo stupite e divertite. E’ quasi impossibile, anzi, completamente, ma lei é davanti a men in questo momento, per davvero!
Mi stringe la mano come se fosse la cosa più emozionante del mondo, e lo era, in effetti.
“Mi fa molto piacere conoscerti, non sai quanto”
Aveva quasi le lacrime agli occhi.
“Ti ho trovata grazie al biglietto. Hai descritto la montagna, l’albero… così mi sono precipitata qui e… ti ho portato anche dei libri.”
Apro subito la borsa mentre lei mi guarda a bocca aperta, le faccio vedere il contenuto e gli scappa un verso di stupore e felicità, poi scoppia a ridere. Gli occhi le brillano e… ha un sorriso meraviglioso.
Ne prende velocemente uno come se fosse cibo e lei stesse a digiuno da mesi.
“Oh, grazie mille!” Mi guarda con dolcezza e vedo di nuovo quel luccichio nei suoi occhi, era commossa. “E’ stato un pensiero molto gentile… é stato tutto gentile!”
Mi abbraccia forte e restiamo così per alcuni secondi, io le carezzo i capelli, per consolarla, per ripagarle di tutti quegli anni in solitudine.
Le sussurro in un orecchio.
“Non sarai più sola.”




NdA 
Finalmente Clara ha trovato la sua amica che, guarda caso ha il suo stesso nome. Voi direte "che cagata assurda" e invece c'é un motivo.
Finalmente l'ho revisionato e sta prendendo forma anche il capitolo successivo, ma come al solito ci metterò del tempo ad aggiungerlo perché sono un incapace ç-ç Vi prego, recensite, mi farebbe molto piacere, ma soprattutto mi dareste una grossissima mano con i vostri consigli e le vostre critiche. A presto! bacibaci e che il Dottore vegli su di noi C:
   
 
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