Videogiochi > Final Fantasy XIII
Segui la storia  |       
Autore: KALINKA89    16/07/2015    0 recensioni
Il grande rapporto di amicizia-amore tra Yeul e Noel. Il loro primo incontro durante l'infanzia. Il ritrovamento dopo 6 anni... Problemi e tragedie di vita reale e quotidiana. La grande forza dell'amore eterno che può arrivare a tutto quando è sincero e vigoroso. Giacchè, come suol dire Noel: “Sono convinto che uno vero eroe debba dire e pensare: Dallo spirito riecheggia la forma delle cose, è lo spirito che da forma non la forma che contiene lo spirito. Questa è la mia via”.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC, Otherverse | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 2 – La partenza
-Sei anni dopo … -
 
Il labbro inferiore della giovane Yeul sta sanguinando e il sangue gocciola sul pavimento come pittura rossa.
Le riempie la bocca e poi sgorga fuori: le fa tutto troppo male per sputare.
“Papà, ti prego”, lo implora con la voce incerta e il corpo scosso da brividi di paura.
Sua madre aveva ragione quando le è apparsa in sogno. È una brutta persona e Yeul non avrebbe mai dovuto chiederle il permesso di lasciarla andare a trascorrere l’estate con lui.
La giovane crolla in ginocchio sul pavimento della cucina, tremante, con le mani legate dietro la schiena.
La corda le prude e le affonda nella carne.
“Mi stai pregando, femminuccia che non sei altro?”, ringhia, ricominciando a frustarla. “Io desideravo un figlio maschio, non sei mai stata voluta in questo mondo. Solo la tua stupida madre che è morta dopo averti dato alla luce: Solo lei poteva amarti.”
La piccola Yeul tiene gli occhi chiusi, trasalendo, mentre il fuoco le divampa tra le scapole. Chiude anche la bocca, cercando di non produrre alcun suono e respirando dal naso fino a quando il bruciore non si affievolisce. Ha le labbra gonfie e tumefatte e sente il sapore metallico del sangue.
Noel ...
Yeul ha un flashback del suo volto e cerca di concentrarsi su quella parte della sua mente in cui c’è  solo lui che le sorride e la saluta da lontano agitando entrambe le braccia.
Un luogo in cui ci siamo io e lui, insieme. I suoi luminosi capelli neri, scalati, che fluttuano al vento mentre ci arrampichiamo sulle rocce vicino al laghetto. I gabbiani si alzano in cielo. I momenti in cui Noel si metteva sempre dietro Yeul, in caso lei inciampasse. I suoi occhi di un nero come la notte che gli sorridono. Ma poi  quel mostro di suo padre interrompe il flusso dei suoi pensieri .Non pregarmi ragazzina! Non scusarti! Ecco cosa sei diventata, da quando ho permesso a quella abbattona di tua madre di partorirti. Una sciocca. Sei solo una ragazzaccia senza valore. Non meriti di vivere!”.
La afferra per i capelli, facendole scattare indietro la testa, per guardarla negli occhi. Yeul ha il voltastomaco quando sente l’odore dell’alito di suo padre, che sa di birra e sigarette.
“Almeno tua sorella Yuka mi ascolta!”, sbotta l’omaccione. Yeul ha i conati di vomito. ”Non è vero, Yuka?”, urla il padre, voltandosi appena.
Lascia andare Yeul e si dirige verso la grossa ghiacciaia in un angolo della cucina. Bussa due volte sullo sportello. “Sei ancora viva?”.
Yeul tenta di trattenere le lacrime e ogni muscolo del viso le si infiamma di dolore. Non voleva piangere né mettersi ad urlare, ma Yuka, sua sorella , è chiusa nella ghiacciaia da quasi dieci minuti. Sono dieci minuti che non si sente nulla da là dentro.
Perché mio padre le fa una cosa del genere? Si chiede Yeul. Perché punisce Yuka se in realtà è con me che ce l’ha? Pensa ancora.
Ma Yeul sta buona e tranquilla, perché è così che il padre vuole che facciano le sue due ragazze. Forse se ottiene ciò che vuole, lascerà uscire mia sorella. Pensò Yeul. Non devo pensare  a me ma alla mia sorellina. Si starà congelando lì dentro e non so nemmeno se ha abbastanza aria. Quanto a lungo si può sopravvivere chiusi dentro una ghiacciaia? Forse è già morta. Dio, è solo una ragazzina! Yeul ricaccia indietro le lacrime. Per favore, per favore, per favore padre, per favore basta, non ne posso più…
“Insomma…”. Il padre si avvicina alla sua fidanzata, Yona, una pazza che si fa di crack, e al suo amico Gordon, un losco malvivente che fissa Yeul con un sorriso macabro e perverso. Siedono entrambi al tavolo di legno della cucina,sporco di sangue, godendosi gli effetti di qualsiasi droga ci sia oggi sul
menu, senza prestare la benché minima attenzione a ciò che stanno passando le due ragazzine inermi che si trovano nella loro stessa stanza.
“Che ne pensate voi?”. Il padre-padrone mette una mano sulle spalle sia a lui che a lei. “Come possiamo insegnare a mia figlia a comportarsi da uomo?”.
 
 
Noel versò lacrime durante il sonno.
Mi risvegliai di soprassalto, con il cuore a mille. Avevo la schiena sudata e sbattei le palpebre,rimettendo a fuoco la mia stanza. Cosa ho sognato? Yeul? Da dove provengono questi suoi ricordi? Lei non mi ha mai raccontato nulla. Che sogno bizzarro ...
Tutto bene. Avevo il fiatone. Era solo un sogno.
Ero a casa mia.
Tutto sotto controllo.
Comunque avevo sempre il bisogno di assicurarmi che lei stesse bene. Dovevo andarla a trovare.
Nonostante avessi gli occhi gonfi di lacrime, mi tirai su e mi affrettai a esaminare la stanza. La luce del mattino filtrava dalla finestra e dovetti portarmi una mano sugli occhi per proteggermeli dai raggi del sole.
Tutta la roba che c’era sul cassettone era finita per terra, ma combinavo sempre un casino nella mia stanza quando bevevo troppo. A parte il disordine, era tutto tranquillo.
Buttai fuori l’aria e trassi un profondo respiro, cercando di rallentare i battiti del mio cuore, mentre continuavo a guardarmi intorno. Solo alla fine i miei occhi si posarono su una specie di fagotto che giaceva sotto le coperte accanto a me. Ignorando le fitte alla testa, dovute all’alcol della sera precedente, scostai il piumone per scoprire a chi – troppo stupido o troppo ubriaco per impedirlo – avessi permesso di trascorrere tutta la notte a casa mia.
Grandioso.
Un’altra dannata bionda nel mio letto.
Ma che diavolo mi era passato per la testa?
A me le bionde non piacevano. Avevano sempre quell’aria da brave ragazze, ingenue e scuipa-uomini. Nessun dettaglio esotico o lontanamente interessante. Niente capelli neri che io adoravo tanto. Non c’è nessun calore nel loro cuore solo sesso e alcolici. Troppo finte come le bambole. Le classiche tipe della porta accanto che incontri, ti seducono e poi ti chiedono di passare la notte con loro.
A chi mai potevano piacere?
Ma quanto ho bevuto ieri? Oddio! Sono stato drogato … Solo ora me ne accorgo.
Tuttavia negli ultimi giorni – da quando erano ricominciati di nuovo gli incubi – non desideravo altro che bionde. Come se avessi un qualche distorto istinto autodistruttivo nei confronti dell’unica ragazza che amavo odiare perché non potevo tenerla accanto a me: Yeul la conosco da 6 anni. Dolce, bruna, dagli occhi grandi e allungati, sensibile e pura come l’amore che sapeva provare nel suo cuore. Pronta a sacrificarsi per gli altri e per il mondo che la circondava. Avvertiva la sofferenza delle piante, della natura e poteva parlare con gli spiriti da quanto mi disse. Era davvero una ragazza particolare.  
Ma… dovevo ammetterlo, Yeul si stava allontanando sempre di più da me. Non ci parlavamo ormai da settimane ed era troppo timida per chiamarmi lei, per fare lei il primo passo.
Mi parve che avesse detto qualcosa a proposito del fatto che era tornata a casa dall’università per trascorrere l’estate in tranquillità con suo padre. Non credevo di averle detto di avere sedici anni e di essere ancora alle superiori. Yeul è più grande di me di 3 anni. Forse avrei potuto rivelarglielo che sono ancora un bambino rispetto a lei, l’avrei fatto di sicuro al momento più opportuno.
Riappoggiai la testa sul cuscino: mi faceva così male che non riuscivo nemmeno a sorridere al pensiero della sua reazione.
 
“Noel?”. Mia madre bussò alla porta, e io scattai su.
La testa mi faceva male come se qualcuno mi avesse picchiato per tutta la notte, e non volevo avere a che fare con lei proprio in quel momento.
E se si accorge che ho portato una ragazza nel mio letto?! Non deve accorgersene, non deve entrare in stanza. Comunque, mi alzai dal letto e mi diressi verso la porta prima che la ragazza al mio fianco si svegliasse. Aprii uno spiraglio e lanciai a mia madre lo sguardo più paziente che riuscii a produrre.
Indossava dei pantaloni della tuta rosa e una maglietta aderente a maniche lunghe – un’ abbigliamento appropriato, in effetti, considerando che era domenica – ma dal collo in su era un disastro come al
solito. Aveva i capelli legati alla bell’e meglio e spettinati e il trucco della sera prima tutto sbavato sotto agli occhi.
Probabilmente si era ubriacata anche più di me. L’unico motivo per cui era già in piedi e attiva era che il suo corpo era molto più abituato del mio alle sbornie. Quando si dava una ripulita, comunque, si notava che era ancora giovane. La maggior parte dei miei amici, quando la vedeva per la prima volta, pensava che fosse mia sorella.
“Che vuoi?”, le chiesi.
Pensavo stesse aspettando che la facessi entrare, ma ovviamente non glielo avrei permesso.
«Yeul sta partendo», disse a bassa voce.
Il cuore cominciò a martellarmi nel petto.
Era oggi?
All’improvviso fu come se una mano invisibile mi avesse sferrato un pugno allo stomaco, tanto che trasalii per il dolore. Come se una mano invisibile avesse afferrato il mio cuore e lo stesse stritolando a pugno chiuso facendolo sanguinare copiosamente. Non so se fu per i postumi della sbornia oppure perché mi ero ricordato che stava partendo, ma dovetti stringere i denti per ricacciare indietro la bile.
“E quindi?”, mormorai, fingendo dolorosamente uno spietato disinteresse.
Lei mi fissò. “E quindi pensavo che potessi alzare il deretano e andarla a salutare. Starà via per tutto l’anno, Noel. Eravate amici un tempo. Cosa vi è successo?”.
Già, fino a due anni fa… l’estate prima del primo anno delle superiori ero andato a trovare mio padre e, una volta tornato a casa, mi ero reso conto di poter contare solo sulle mie forze. Mia madre era una donna debole, mio padre assente per lavoro, e Yeul … Yeul era la mia unica luce, la mia unica ancora di salvezza. E adesso stava partendo per sempre. Cercai di trattenere le lacrime e rifiutai di esprimere le mie emozioni. Avrei potuto scoppiare a piangere come un bambino ferito. Ma mi controllai. Mi limitai a scuotere il capo, prima di richiudere la porta e chiedere a mia madre di lasciarmi solo.
Certo, come se potessi semplicemente uscire e abbracciare Yeul per salutarla. Non mi importava che se ne andasse, anzi ero contento di liberarmi di lei.
Ma avevo un nodo in gola, e non riuscivo a deglutire.
Mi appoggiai contro l’uscio, sentendo il peso di migliaia di mattoni sulle spalle. Mi ero dimenticato che partisse oggi. E praticamente ero ubriaco da due giorni, ovvero dalla festa dei miei migliori amici.
Dannazione! Dannazione a me! Sono così debole da non riuscire nemmeno ad abbracciare Yeul. Sferrai un pugno contro la porta e poi picchiai la fronte contro di essa.
Riuscivo a sentire le portiere di una macchina che sbattevano e mi dissi di rimanere dov’ero. Non avevo alcun bisogno di vederla.
Che se ne andasse pure a studiare all’estero. La sua partenza era la cosa migliore che potesse capitarmi. Mentivo a me stesso.
“Noel!”.
Mi irrigidii quando mia madre mi chiamò dal piano di sotto. “Il cane è scappato. Faresti meglio ad andarlo a prendere”.
Grandioso.
Di sicuro l’aveva fatto apposta a far uscire il cane, ci avrei scommesso. E avrei scommesso anche che l’aveva fatto uscire dalla porta che dava sul cortile. Mi accigliai così tanto che quasi mi fece male la fronte.
Mi infilai al volo i jeans della sera prima, spalancai la porta della mia stanza, fregandomene di svegliare la ragazza bionda nel mio letto, e mi precipitai giù dalle scale. So di essere un bastardo! Ma Yeul, ti supplico, non abbandonarmi ancora per seguire i tuoi sogni e compiere il tuo dovere! Sussultarono nel mio cuore questi pensieri troppo tristi per non farmi del male.
Mia madre mi stava aspettando sulla soglia, sorridendo come se si sentisse particolarmente intelligente e porgendomi il guinzaglio. Glielo strappai di mano, uscii e mi diressi verso il cortile di casa di Yeul.
Black era anche il suo cane, per cui di sicuro era andato da lei.
Yeul che era voltata di spalle, ella sentii il cane abbaiare e quando si voltò i suoi capelli neri si sparsero nel vento come un velo mosso dalla tempesta, i suoi occhi erano gentili e semichiusi, fissavano verso il basso. Come al solito mostravano tristezza. “Sei venuto a salutarmi Black?”. Yeul si era inginocchiata sul prato vicino alla macchina di suo padre e io mi fermai di colpo, paralizzato dal suono della sua risata, divertita e innocente. Rideva come se fosse la mattina di Natale e teneva gli occhi chiusi, mentre Black le strofinava il muso sul collo.
La sua pelle color latte brillava nel sole mattutino, e le sue labbra piene e rosee erano schiuse, rivelando un’incantevole fila di denti bianchi.
Il cane era chiaramente felice, a giudicare da come scodinzolava, e io mi sentii quasi un intruso. Yeul era così felice. Non mi aveva nemmeno notato. Era così semplice e naturale ma i suoi movimenti erano scenici come in una recita teatrale.
Il cane e la mia amata Yeul erano una coppia affiatata, si amavano a vicenda, e le farfalle cominciarono a svolazzarmi nello stomaco.
Dannazione. Strinsi i denti.
Come faceva? Come era possibile che riuscisse sempre a farmi sentire felice di vederla felice?
Sbattei le palpebre.
Yeul continuò a giocherellare con il cane. “Sì, sì, ti voglio bene anche io!”. Sembrava una bambina, con tutte quelle smorfie buffe e affettuose, e Black  continuava a leccarle la maglietta.
Non avrebbe dovuto volerle così bene. In fondo cosa aveva fatto lei per catturarsi tanto la simpatia del mio cane?
“Black, vieni”, ruggii, anche se non ero davvero arrabbiato con lui.
Yeul  posò lo sguardo su di me e si alzò. Finalmente mi notò. Inclinò la testa su un lato e mi riempì il cuore con il suo dolce sorriso. “E’ stato bello averti conosciuto, Noel”. Aggrottò le sopracciglia amareggiata per la partenza e solo allora mi resi conto di che cosa aveva indosso.
La maglietta che le avevo dato quando avevamo quattordici anni. Per qualche strana e stupida ragione, gonfiai il petto.
Mi ero dimenticato che ce l’avesse lei.
Be’… non proprio. Più che altro non pensavo che ce l’avesse ancora. Probabilmente nemmeno si ricordava che era un mio regalo.
Mi chinai ad agganciare il guinzaglio al collare di Black e feci una piccola smorfia. “Mi stai parlando di nuovo, Yeul. Dopo tante settimane … “. Non la chiamavo mai “Yu”. Odiava il suo nome abbreviato e quindi era il nome per intero che usavo per stuzzicarla e farla sentire male.
Assunsi un’espressione di annoiata superiorità.
Starò meglio quando lei non sarà più nei paraggi, mi dissi. Non era niente per me.
Eppure udii una vocina in un angolo remoto della mia testa. Lei era tutto.
Yeul scosse il capo e se ne andò dopo avermi salutato con la mano.
Non avrebbe mai replicato, immaginai, educata com’era non mi avrebbe mai detto quel che pensa veramente di me. Non quel giorno.
“Indosserai quella maglia, che era mia, durante il tuo viaggio?”, le chiesi sogghignando. Avrei dovuto semplicemente girarmi e andarmene ma, diamine, non potevo trattenermi dal provocarla. Era una specie di droga. Mi piaceva vedere il suo sguardo triste, quella luce fioca che brillava nei suoi occhi tanto da sembrare sull’orlo di un pianto a causa del mio comportamento scorretto. Le ombre che sono nascoste nel mio cuore mi suggerivano, contro la mia volontà, che avrei voluto sicuramente proteggerla da tutto e tutti ma anche ferire il suo cuore fragile per poi essere io l’unico e il solo a risanarlo di nuovo. La tristezza aiuta a tenere le persone che amiamo vicine al nostro cuore. Ero disposto pure a ferirla pur di non farmi abbandonare, proprio perché la stavo vedendo partire la mia rabbia, quella che cercavo di soffocare, era evidente.    
Lei si voltò, i pugni stretti. “Perché mi tratti sempre così? Cosa ha che non va la tua maglietta addosso a me? E’ un tuo ricordo”. Le lacrime sembravano affacciarsi sul volto ferito della piccola Yeul.
“Ti dà un’aria sciatta”. Che sfacciata bugia.
Quella maglietta nera era sì un po’ vecchiotta, ma le aderiva come se fosse stata fatta apposta per lei, e i jeans scuri le fasciavano completamente le gambe. Stava benissimo vestita così. Con quei suoi capelli splendenti e la pelle luminosa, era allo stesso tempo il fuoco con cui avrei voluto bruciarmi e il cielo in cui avrei voluto sollevarmi in volo. Yeul era unica e inimitabile, stupenda nel cuore e nell’aspetto ma non se ne rendeva conto.
E, cio che mi colpiva maggiormente era che non fosse bionda, era di sicuro il mio tipo.
“Ma non c’è bisogno che ti preoccupi”, continuai. “Tanto l’ho capito”.
Lei socchiuse gli occhi. “Capito cosa?”.
La provocai con un sorriso compiaciuto. “Ti è sempre piaciuto metterti i miei vestiti”.
Sgranò gli occhi e arrossì: non c’era dubbio che l’avessi ferita e intimidita. Il suo faccino era infiammato dalla vergogna.
Sorrisi tra me e me. Diamine, quanto mi divertivo.
Comunque sia, corse via nascondendosi il viso tra le mani.
“Aspetta un attimo! Hey, dai, scherzavo!”. Mi puntò contro un dito “Tu mi hai sempre odiata! E non so perché, ma cosa ti ho mai fatto?” le lacrime le inondavano il viso e aveva dipinta in volto una smorfia di dolore. Rimasi a bocca aperta. Cosa avevo fatto? Non mi aspettavo questa sua reazione, proprio lei che era sempre felice e forte. Diamine, sono proprio un bastardo! Yeul si diresse verso la macchina correndo.
Rovistò sotto il sedile davanti, nella valigetta che suo padre teneva lì per le emergenze, tirò fuori qualcosa e poi richiuse delicatamente la portiera. Quando tornò da me, vidi che aveva in mano un foglio.
Prima che potessi rendermi conto di ciò che stava accadendo, me lo lanciò addosso.
Il cuore mi batteva fortissimo.
Diamine. So perfettamente di cosa si tratta.
Senza fiato, la osservai tenere il suo dito puntato contro di me. “Te la ricordi Noel quella lettera? Quella che scrivesti per me?” si calmò e con la manica della maglietta si asciugò le lacrime passandosela distrattamente sul viso.
Che tonta!
Che diavolo le aveva preso? Non capiva che l’amavo troppo e perciò non volevo soffrire e mi comportavo così per autodifesa? Non lo immaginava. Non conosceva bene il mio carattere sono sempre stato chiuso e freddo. Non le ho mai rivelato chi davvero sono.
I nostri sguardi si incontrarono e il tempo parve fermarsi, facendoci dimenticare la lettera. I capelli le svolazzavano e i suoi occhi burrascosi mi perforarono la pelle, il cervello, rendendomi incapace di muovermi o parlare. Le braccia le tremavano un po’ e il petto, si abbassava e si alzava per il suo sfogo, era affannata. Era scossa. Mi amava, lo sapevo. Ma perché sono così debole? Non riesco a dirglielo. Ho paura di innamorarmi di lei, tanto da distruggermi.
Strinsi i pugni con rinnovata energia e all’improvviso rimasi paralizzato al pensiero di quanto mi sarebbe mancata. Non il fatto che la odiassi e la provocassi per divertimento.
Mi sarebbe mancata. Solo lei.
Una volta che me ne fui reso conto, serrai la mascella così forte che mi fece male.
Dannazione.
Aveva molto potere su di me.
La lettera stropicciata era caduta a terra, davanti ai miei piedi. La raccolsi. Non riuscivo a leggerla. Era la lettera che le scrissi per insegnarle i valori della vita. Quei miei valori che ora avevo perso, ma che poi sono diventati i suoi. Lo so, è per questo che ora ha paura di me più di prima. E’ perché sono cambiato tanto che Yeul si chiude nel suo guscio senza più rivolgermi la parola per giorni interi. Quella era la lettera su cui lei pianse, 6 anni fa, per la contentezza. 
“Yeul!”, gridò suo padre dal portico, facendoci tornare entrambi alla realtà. Ci corse incontro e la strattonò. “Quante volte ti ho detto che non devi parlare con questo ragazzaccio!?”.
Un tuffo al cuore mi pervase. Eh già, perché io sarei un mostro?
Non avevo distolto gli occhi da quelli di Yeul, ma l’incantesimo si era rotto e fui finalmente in grado di ricominciare a respirare. “Ci vediamo l’anno prossimo, Yeul”, sbottai, sperando che suonasse come una minaccia. Non voglio soffrire per amore. Yeul è troppo per me. Troppo importante sia per perderla che per averla al mio fianco. Ho paura.
Lei tirò su il mento e si limitò a fissarmi, singhiozzando, mentre suo padre le ordinava di tornare dentro l’autovettura. Yeul mi voltò le spalle e sparì dalla mia vista.
Addio mia Yeul ...
Feci ritorno a casa con Black al mio fianco e mi asciugai il sudore freddo dalla fronte.
Dannazione. Inspirai, sollevato, come se l’avessi scampata bella.
Perché non riuscivo ad arginare l’effetto che mi faceva quella ragazza? E le sue lacrime non mi avrebbero aiutato a dimenticarla.
Quell’immagine mi sarebbe rimasta stampata in testa per sempre.
La paura mise radici nel mio cervello non appena mi resi conto che stava davvero partendo. Non avrei avuto più alcun controllo su di lei. Non avrebbe più pensato a me ogni giorno. Sarebbe uscita con qualsiasi deficiente che avesse mostrato interesse per lei. E, cosa forse ancor peggiore, non l’avrei più vista sorridere con il suo viso luminoso di felicità né avrei sentito più la sua voce delicata. Avrebbe vissuto la sua vita senza di me, e ciò mi spaventava a morte.
Tutto, all’improvviso, mi parve alieno e sgradevole. La mia casa, il mio quartiere, l’idea di tornare a scuola nel giro di una settimana.
«Dannazione!», ringhiai a mezza voce.
Tutta questo schifo doveva finire.
Avevo bisogno di una distrazione. Di molte distrazioni.
Una volta dentro,liberai il cane e salii le scale diretto alla mia stanza da letto, tirando nel frattempo il telefono fuori dalla tasca.
Bastarono tre squilli, poi un ragazzo dalla voce roca rispose al telefono.
“Pronto, Noel, sei tu?”
“Si. Sono io. Ascolta Snow … “
“Si, lo so cosa vuoi dirmi. La festa è ancora da organizzare, Noel”
Guardando la Opel che percorreva il vialetto e la mia amata Yeul seduta al sedile posteriore, di spalle, che non si voltò nemmeno una volta a guardarsi indietro, schiacciai forte il telefono contro l’orecchio. “Bionde. Un sacco di bionde voglio che ci siano alla festa, capito Snow?!”.
 Snow proruppe in una risatina. “Ma tu odi le bionde”.
Tutte. Le odio tutte.
Sospirai. “Invece, in questo preciso momento, ne voglio in quantità”. Non mi importava che si stupisse del mio tono. Non avrebbe fatto domande. Per questo era il mio migliore amico. “Manda qualche
messaggio e procurati da bere. Io mi occupo del cibo e ti raggiungo tra poco”.
“D’accordo, Noel ma sappi che io sono impegnato con la mia fidanzata e non voglio che disturbi ne me ne la mia dolce metà alla festa intesi?”
Questa risposta mi provocò dolore. Yeul mi mancava ancora di più, sempre di più. Dannatamente di più.
“Affare fatto”.
Udii un piccolo gemito provenire dal letto e mi voltai. La ragazza bionda – avevo dimenticato il suo nome, non mi importava – si stava svegliando.
Riattaccai: il mio letto era l’unico posto in cui volessi stare
in quel momento.
 
Yeul…
 
Perdonami dolce Yeul. Ma non sarai di nessuno. Prima o poi ti troverò. E dovrai fare di nuovo i conti con me. Non ti lascio in pace.
Noel si rimise a letto con la bionda e dopo un po’ le ordinò di andarsene via e non farsi più rivedere. La ragazza con tono malizioso rispose: “D’accordo, d’accordo. Sei un ragazzo triste, tanto non mi interessi!”.     Detto ciò sbattè la porta e se ne andò.
“Yeul … Dove sei ora? Mi stai pensando ancora?”
Mi accorsi che avevo la sua lettera ancora in tasca la presi e, facendomi coraggio, la lessi.
 
Questo è l’elenco delle mie virtù e vorrei che tu le conoscessi. Yeul.
1.Non ho genitori, cielo e terra sono i miei genitori.
2. Non ho potere divino, l’onestà è il mio potere.
3.Non ho potere magico, la forza interiore è la mia magia.
4.Non ho ne vita ne morte, sono di passaggio, l’eterno procedere è la mia vita e la mia morte.
5. Non ho corpo, il cuore è la mia sola presenza in vita
6.Non ho miracoli, dovere, coraggio e forza sono i miei miracoli quotidiani.
7.Non ho progetti, i miei progetti sono l’occasione che colgo al volo.
8.Non ho principi i miei principi sono l’adattamento alle situazioni.
9. Non ho amici, i miei amici sono il mio spirito e le persoane che voglio proteggere
10.Non ho corazza, buona volontà e rettitudine sono la mia fortezza.
11.Non ho forma, il mio spirito da forma a ciò che sono
12. Non sono mai malvagio, la malvagità è degli ignoranti e dei deboli. Io sono illuminato dalla saggezza.
 
Una lacrima scese lungo il viso di Noel La sua mente era inondata di ricordi. Desiderava ritornare a quando aveva solo 10 anni e Yeul 13.
“Non mi riconosco più”. Misi la mia testa sotto il cuscino e piansi per tutta la notte senza farmi vedere da nessuno. Il mio orgoglio non me l’avrebbe permesso.   
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy XIII / Vai alla pagina dell'autore: KALINKA89