Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: DarkEvilStiles    16/07/2015    0 recensioni
Riccardo è un normalissimo sedicenne con molti amici di cui potersi fidare, una vita movimentata, ma soprattutto una bellissima ragazza: Anastasia. Lei è tutto per lui, ma non si può esattamente dire lo stesso di lei. C'è un segreto del quale il ragazzo non è a conoscenza, un segreto che cambierà totalmente il suo modo di vedere le cose, lo farà entrare in un periodo del tutto nuovo della sua vita e lo porterà a compiere nuove esperienze che prima non avrebbe mai sognato di fare.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quando sentii il campanello suonare, già sapevo chi fosse.
Anastasia entrò in casa. Non mi salutò neanche, mi si avvicinò lentamente, con la testa bassa, gli occhi intenti a fissare le mattonelle chiare. Trascorse qualche secondo. Poi, con voce tremante, disse: — C’è una cosa di cui dovremmo parlare…
Iniziò a vacillare. Credo non fosse molto lucida in quel momento. Mi stava spaventando a morte.
— Anastasia, ti senti bene? Cosa succede? Vuoi dirmi cosa c’è che non va?
— Rick, non mi sento bene…
Anastasia perse l’equilibrio e cadde tra le mie braccia. Aveva perso i sensi.




 
Fulmini e tuoni squarciavano il cielo, cupo. La pioggia batteva incessante sulla finestra. Il temporale non sarebbe finito presto, e io me lo godevo sdraiato sul letto, alle 3:45 del mattino, ascoltando i Coldplay. Nel mentre, ripensavo alla mia vita: avevo una ragazza bellissima, degli amici fantastici, voti alti a scuola. Cosa potevo chiedere di più? Ah già, altri cinquanta giorni di vacanza, dato che poche ore dopo sarebbe iniziato il mio terzo anno al liceo scientifico. Non ero pronto, e sebbene la mia media fosse alta, essa era solo una conseguenza dello studio disperato ed incessante da settembre a giugno, dal primo all’ultimo giorno. Ricontrollai l’orario. Erano le 4:00. Dovevo decisamente dormire. Impostai la sveglia per poche ore dopo, posai il cellulare sul comodino e mi misi in posizione fetale, abbracciato al cuscino. Mi addormentai felice, perché, sebbene il giorno dopo sarei tornato a scuola, avrei anche rivisto Anastasia, la mia ragazza, che era tornata da una vacanza di due settimane a New York con i genitori solo il giorno prima e aveva preferito riposarsi, poiché era distrutta. Mi mancava da morire.
 
Inutile dire che, quando la sveglia suonò alle 6:30, avrei voluto prendere il cellulare a martellate. Due ore e mezza di sonno erano decisamente troppo poche. Il temporale, intanto, era terminato, e il sole stava sorgendo. Decisi di rimanere altri cinque minuti a letto, ma mia madre cominciò ad urlare appena si accorse che erano passati due minuti dal suono della sveglia e non ero ancora uscito dalla mia camera, così raccolsi tutta la forza di volontà possibile e mi alzai. Lo specchio che si trovava in camera fece risaltare tutti gli aspetti negativi del non potersi più svegliare alle 11:00: occhiaie, espressione a dir poco cadaverica da aspirante liceale suicida e continui sbadigli.
Ma almeno avevo una motivazione per la quale affrontare al meglio il primo giorno: Anastasia. Lei si trovava nella mia stessa classe; ci eravamo conosciuti proprio lì, a scuola. Stavamo insieme da quattro mesi, e le cose andavano davvero alla grande tra noi due. Mentre non c’era, rimanemmo comunque in contatto, anche se negli ultimi giorni ci eravamo un po’ allontanati in quanto, stando a quanto diceva, era stata piuttosto impegnata. Anastasia era bellissima: capelli biondo rame, lentiggini, occhi verdi, labbra sottili, alta e con un fisico quasi impeccabile: insomma, il genere di ragazza che chiunque vorrebbe.
Sciacquai la faccia e feci colazione, dopodiché mi lavai e vestii in fretta. Indossavo Vans e pantaloni stretti, entrambi neri, e considerato che quel giorno faceva particolarmente caldo, una maglia bianca a mezze maniche. Prima di uscire, diedi un ultimo sguardo allo specchio: i capelli neri ribelli non facevano poi tanto schifo come al solito, e poi speravo sempre che gli occhi azzurri distogliessero l’attenzione da quella chioma deforme. Peccato che il primo commento dei miei amici quando mi vedevano era sempre “ma che capelli di merda”, e come dar loro torto. Salutai mia madre, che nel frattempo stava pulendo la cucina, ed uscii di casa.
 
Arrivato davanti il cortile, l’orologio segnava le 7:50. Il luogo si stava rapidamente affollando, e nel frattempo stavo cercando Anastasia con lo sguardo. Non la trovai. Trovai, invece, quell’idiota di Matteo. Anche lui era in classe mia e faceva parte del gruppo di deficienti che se la credevano un po’ troppo. Insomma, il tipo di persone che ho sempre evitato nella vita. Infatti non parlavamo mai, e come io non sapevo niente della sua vita, lui non sapeva niente della mia. Ed era giusto così: alle persone con jeans a cavallo basso e risvolti, maglie lunghe fino alle ginocchia, ciuffo laccato in quantità industriali ed espressione schifata, io non avrei mai rivolto la parola nella vita. A volte odiavo Roma per l’enorme quantità di gente: c’era molta più possibilità di incappare in certi elementi.
Col passare dei minuti, arrivò altra gente della classe. Arrivò anche Mattia, il mio migliore amico. Era alto qualche centimetro in più di me, aveva i capelli neri e corti e gli occhi castano scuro. Portava dei jeans, delle scarpe da ginnastica e una maglietta a mezze maniche azzurra della Guru. Andai da lui e ci abbracciammo forte, sebbene ci fossimo visti l’ultima volta due giorni prima.
— Hey, hai per caso visto Ana? — domandai.
— No, in realtà credevo fosse con te.
— Capisco, è che non riesco a trovarla. Sarà in ritardo.
In quell’istante, la campanella suonò. Io e Mattia ci fissammo per un istante e ci capimmo al volo. Iniziammo a correre per le scale, districandoci tra la folla, in direzione della nuova classe annunciata pochi giorni prima. Fummo i primi ad arrivare, occupammo gli ultimi due banchi della fila centrale e ci battemmo il cinque. Pochi secondi dopo, arrivarono tutti gli altri. E fu in quel momento che la vidi: Anastasia entrò in classe, ed era bellissima. Portava una maglia a maniche corte azzurra, i lunghi capelli sciolti e un jeans aderente. Feci per salutarla, ma non mi guardò nemmeno. Si andò a sedere dall’altra parte della classe, anche se eravamo d’accordo che si sarebbe seduta davanti a me. Strano, ma non ci diedi molto peso.
 
Sostanzialmente, fu una mattinata tranquilla. Facemmo conoscenza dei nuovi professori e parlammo delle nostre vacanze.
Uscito di scuola, raggiunsi Anastasia nel cortile.
— Hey, Ana! — La abbracciai calorosamente, e lei ricambiò, ma sembrava un po’ rigida.
Quindi, mi allontanai dall’abbraccio, poggiai le mani sulle sue guance vellutate e le chiesi: — Hey, è tutto okay? Ho visto che oggi mi hai evitato, a scuola. Stai bene?
Lei mi fissò, e per un attimo avrei giurato di vedere la paura nei suoi occhi, ma sorrise e mi disse: — Certo che è tutto okay! Ma capiscimi, oggi era il primo giorno di scuola, e due giorni fa sono tornata da New York. Insomma, sto cercando di riprendermi. — Guardò l’orario, alzò la testa e aggiunse: — Cavolo, è tardi, devo andare a casa per aiutare mia madre a fare una cosa. — Mi diede un bacio a stampo, mi salutò e se ne andò.
Mattia, che nel frattempo aveva visto la scena da lontano, mi si avvicinò.
— Ma cosa è successo?
— Non lo so, ma non me la racconta giusta. Sento che è successo qualcosa, ma non vuole dirmela. E non saranno di certo un sorriso ed un bacio a stampo a farmi cambiare idea. Devo andare più a fondo.
— Cosa hai intenzione di fare, Rick?
— Scoprire cosa ha combinato a New York.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: DarkEvilStiles