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Autore: riccardoIII    18/07/2015    5 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
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Prima, pensava che non avrebbero mai smesso si ridere insieme.

La passione per gli scherzi l’avevano scoperta quasi per caso.
Certo, sia lui che James avevano una gran quantità di energia repressa a cui dar sfogo, ma non avevano ancora trovato un buon modo per farla fruttare.

I giorni passavano e ormai era sempre più facile vedere i quattro ragazzi del primo anno di Grifondoro gironzolare insieme per il Castello. Erano così differenti tra loro che finivano per andare perfettamente d’accordo. Peter era un tipo molto più remissivo di Sirius e James, così come Remus era molto più silenzioso, eppure avevano creato una strana alchimia che non sarebbero mai stati in grado di spiegarsi.
Con le lezioni ed i compiti si aiutavano a vicenda. Sirius, nella sua infanzia, era stato istruito da un precettore molto esigente, quindi, pur non avendo mai fatto pratica, conosceva già la maggior parte degli Incantesimi e delle Pozioni e tutte le lezioni di Storia che erano comprese nel programma del primo anno. Non avendo fratelli o sorelle, James era cresciuto quasi in totale solitudine, nonostante i genitori si sforzassero di essere molto presenti e di conciliare il benessere del loro unico figlio con gli impegni lavorativi; certo, aveva potuto giocare con i suoi vicini di casa, anche se Babbani, e di quando in quando amici dei suoi genitori andavano a far loro visita portando con sé i proprio figli, ma per il resto del tempo lui era affidato alle cure di uno degli Elfi di casa Potter mentre i genitori erano al lavoro. Questo l’aveva rapidamente spinto a saziare la sua enorme curiosità sul Mondo rifugiandosi nella Biblioteca di suo padre, e ciò lo aveva portato ad avere una preparazione più che solida in quasi tutti i campi della Magia prima ancora di compiere undici anni. Tutto ciò, insieme all’intelligenza innegabile dei due ragazzi, faceva si che risultassero tra i migliori del loro anno senza praticamente fare alcuno sforzo.
Remus adorava studiare e leggere. A volte, Sirius si ritrovava a pensare che sembrava si nutrisse dei libri e del sapere, come se volesse imparare tutto nel minor tempo possibile; sembrava avesse paura che quella possibilità d’istruzione gli venisse negata da un giorno all’altro, tanta era la passione che gli ardeva negli occhi quando ascoltava i professori spiegare un nuovo argomento.
Peter era quello più in difficoltà; non che fosse stupido, ma era insicuro e si poneva davanti alle cose nuove con un timore reverenziale. Così, spesso si ritrovavano ad aiutarlo coi compiti o con i concetti più difficili, tra una risata e un dolcetto condiviso.

Un giorno Remus era dovuto tornare a casa sua; la settimana prima il padre gli aveva scritto una lettera in cui lo informava che sua madre stava poco bene e aveva espresso il desiderio di vederlo. James, Sirius e Peter avevano accompagnato il ragazzo davanti all’ingresso dell’ufficio del Preside, da dove sarebbe partito, e gli avevano messo in mano una scatola di dolci che Dorea aveva spedito al figlio, da consegnare all’ammalata da parte loro. Remus, che era così pallido da sembrare sul punto di svenire tanta era la preoccupazione per la madre, li aveva ringraziati con gli occhi lucidi ed era andato via con Silente, che li aveva guardati con uno strano luccichio nello sguardo dopo essere sbucato da dietro il suo guardiano di pietra.
Stavano per dirigersi a cena, ma Peter si ricordò all’ultimo momento di dover passare in Biblioteca a consegnare un volume di Erbologia che aveva preso in prestito la settimana prima, così li salutò con la promessa di rivedersi in Sala Grande.
Mentre camminavano, James prese a parlare di nuovo della lezione di volo della settimana prima. Era stata con i Serpeverde e i due ragazzi avevano goduto particolarmente nel vedere Mocciosus in difficoltà, per una volta, mentre loro due erano risultati ovviamente tra i migliori. Sirius se la cavava egregiamente a volare, nelle vacanze alla tenuta estiva dei Black aveva spesso giocato con le sue cugine e suo fratello ed era evidentemente portato. James aveva dimostrato che i pomeriggi passati ad allenarsi con suo padre in giardino non erano stati vani: Sirius non aveva mai visto nessun volare così bene, sembrava fosse nato per quello. Era così naturale vederlo a cavallo di una scopa che pareva non avesse mai poggiato i piedi per terra.
James stava proprio dicendo che era sicuro che entrambi sarebbero entrati in squadra nel giro di un anno quando presero posto al tavolo dei Grifondoro. Cominciarono a servirsi di pollo e patate arrosto, coinvolgendo nei loro discorsi una loro compagna di casa e di anno, Mary McDonald, che pur non avendo mai volato prima essendo Nata Babbana aveva fatto una gran bella figura a lezione.
Continuarono a cenare e chiacchierare con Mary e le sue amiche, e Sirius si stupì a pensare che anche la Evans poteva essere simpatica se non era accompagnata da Mocciosus.

Quando arrivarono al dolce, di Peter non c’era ancora l’ombra. I due ragazzi cominciarono a scambiarsi sguardi preoccupati; si alzarono rapidamente e si diressero alla loro Sala Comune, dopo aver salutato le loro compagne con una scusa. Quando arrivarono nel dormitorio trovarono Peter disteso sul letto, tremante, le guance bagnate di lacrime. Si catapultarono al suo fianco per capire cosa fosse successo e lui gli raccontò di essere stato fermato mentre raggiungeva la Sala Grande da un paio di Serpeverde dell’ultimo anno che l’avevano insultato e deriso, prima di farlo cadere a terra con un incantesimo. La caduta gli aveva fatto rompere il naso e loro avevano riso ancor più di lui, dicendogli che da solo non valeva nulla. Era stato salvato dalla McGrannit che rientrava nel suo studio dalla cena; i due erano fuggiti prima che lei arrivasse, ma Peter non conosceva i nomi dei suoi aggressori, così la professoressa l’aveva curato e riportato in dormitorio, promettendogli che gli avrebbe fatto mandare la cena lì.
In quel momento, un vassoio colmo di cibo comparve sul suo letto e Peter, tra un boccone e l’altro, venne tirato su di morale dai suoi amici e dalla torta al cioccolato che divise con loro.

Quando si fu ripreso, James parlò con voce sicura.
-Non possiamo permettergli di passarla liscia, non possono comportarsi così-
-Ma… Ma James, come potremmo fare qualcosa contro di loro? Sono all’ultimo anno, saranno molto più forti di noi! E non so nemmeno chi fossero!-
Sirius gli fece l’occhiolino.
-Non è necessario colpire proprio loro, non soltanto loro… Potremmo organizzare qualcosa per colpire il maggior numero di Serpeverde possibile, in modo che capiscano che non possono trattare così nessuno di noi…-
James ghignò.
-Sirius, l’ho sempre detto che sei un tipo forte-

Fu così che organizzarono il primo scherzo della loro carriera scolastica. Gli ci vollero un paio di giorni e buona parte dei loro Galeoni per preparare tutto alla perfezione, ma alla fine non poterono che ritenersi soddisfatti.
Tre giorni dopo, a colazione, Remus tornò tra loro, stanco e con delle brutte occhiate. James, Sirius e Peter ebbero appena il tempo di salutarlo, prima che i gufi con la posta del mattino entrassero in Sala Grande.
In effetti, quel giorno sembrava che ci fossero molti più gufi del solito e la maggior parte si diresse sul tavolo dei Serpeverde. Non portavano lettere, ma piccoli pacchettini che vennero consegnati a tutti gli occupanti del tavolo. Prima che chiunque potesse fare qualcosa per capire cosa stesse succedendo, tutti i pacchetti esplosero e i destinatari si ritrovarono ricoperti da quelle che erano, evidentemente, Caccabombe. Un ultimo gufo consegnò un messaggio ad uno dei ragazzi, che prese la busta rossa con mani tremanti prima di capire cosa fosse.  Quella si incendiò e lui la lasciò cadere sul tavolo, mentre una voce deformata riempiva tutta la Sala, rimasta in silenzio dopo l’esplosione.

-Voi, vigliacchi e puzzolenti ammassi di Cacca, dovreste imparare a tenere in tasca le bacchette e a freno la lingua. Strisciate nelle vostre tane e girate al largo-

Quando le parole smisero di risuonare nelle orecchie dei presenti e la puzza si fu diffusa in tutta la stanza, le risate presero il sopravvento anche sullo stupore. Ai tavoli di Grifondoro, Corvonero e Tassorosso i ragazzi si rotolavano, sghignazzando, mentre un imbufalito Lumacorno si dirigeva a passo di marcia verso i suoi studenti, ancora immobili sotto il putridume che li ricopriva. Sirius fu sicuro di aver visto, tra le lacrime che gli offuscavano gli occhi per il troppo ridere, lo sguardo divertito di Silente puntato su lui e James. Remus tentava di sopprimere un enorme sorriso, ma non ci riusciva troppo bene. Peter sghignazzava senza ritegno e James batteva grosse manate sul tavolo, come se la sua risata tonante non esprimesse abbastanza bene quanto fosse divertito.
Evidentemente, Lumacorno riuscì a recuperare un pezzo della Strillettera prima che questa bruciasse del tutto. Mosse la bacchetta su di essa e questo parve bastare per identificare il mittente: il nome di James comparve sulla pergamena rossa bruciacchiata. Il professore ritornò al tavolo degli insegnanti e la porse alla McGrannit, la cui espressione da sconvolta si tramutò in livida. Silente parve solo trovare conferme.
Prima che uno degli insegnanti potesse prendere la parola, un altro gufo entrò e si diresse direttamente tra le mani del Preside. Lui prese la lettera, la aprì e la lesse ad alta voce.

-Al professor Silente, Preside di Hogwarts.
Con la presente ci assumiamo la responsabilità e la gloria derivata dall’innocente scherzo ai danni degli alunni appartenenti alla Casa di Serpeverde. Non sia mai che qualcuno venga punito al nostro posto immeritatamente.
Sperando di aver inaugurato la nostra carriera scolastica col botto, servi suoi.
James Potter e Sirius Black-

Le risate ripresero a scrosciare nella Sala, mentre i due ragazzi si alzavano in piedi e si inchinavano ai loro fans. La professoressa di Trasfigurazione si diresse da loro come una furia e gli intimò di seguirli, mentre Remus  guardava alternativamente i due e Peter, in attesa di spiegazioni.

Quella volta, furono condannati a pulire la Sala Grande dal macello che avevano causato e i bagni del secondo piano per una settimana di fila, senza magia; fecero anche perdere alla loro Casa cinquanta punti. Qualcuno avrebbe potuto pensare che i loro compagni Grifondoro li avrebbero emarginati e criticati per questo, ma così non fu. Al loro rientro nella Torre vennero acclamati come eroi da chiunque, che fosse del primo o dell’ultimo anno, meno ovviamente che da Lily Evans. Remus tentò in un primo momento di arrabbiarsi, ma scoppiò a ridere come e più degli altri.
Nei giorni successivi, per evitare rappresaglie, su ordine di un caposcuola Grifondoro i quattro ragazzi del primo anno vennero scortati ovunque dai loro Prefetti.
Quando fu il suo turno, un ammirato Frank disse loro:
-Insomma, siete stati geniali, fantastici! Ma perché firmarsi? Potevate evitare la punizione e tutto il resto!-
Sirius ghignò verso di lui prima di rispondere.
-Volevamo essere scoperti. Prima di tutto, per far capire loro per cosa stavano pagando, poi per chiarire che contro di noi non avrebbero avuto alcuna possibilità ed evitare così che certi spiacevoli episodi si ripetessero-
-In più,- lo interruppe James, - non volevamo che qualcuno venisse punito al posto nostro. Adesso la nostra strada e tracciata!-
Risero tuti e cinque, Remus tentando di nascondere l’ilarità dietro ad una smorfia indispettita.
-Cosa c’è, Rem? Troppe regole infrante per te?-
Remus scrutò James con aria truce, per poi aprirsi in un sorriso e rispondere.
-Mi chiedo solo perché non abbiate aspettato il mio ritorno. Insomma, sarebbe stato grandioso partecipare!-
E la risata scrosciante che questa battuta provocò popolò i loro ricordi e i loro racconti fino a molti, moltissimi anni dopo.
   
 
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