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Autore: Kirame amvs    24/07/2015    2 recensioni
[Partecipante al contest “Per il potere conferitomi vi dichiaro marito e... indetto da AnnabethJackson]
Storia ambientata in un futuro ipotetico dopo Sangue dell'Olimpo.
Tratto dal primo capitolo:
C'erano dei biscotti ha forma di lettera, erano messi in ordine e formavano una parola:
Will.
Una strana idea si fece strada nella mia mente, ma Percy non era quel tipo di persona. Lui non era capace neanche di fare due passi, in cucina come minimo sarebbe saltato in aria, e poi... Insomma. Percy? Ma non scherziamo.
Forse.
Girò la seconda scatola: you.
Con una lentezza esasperante iniziò a ruotare verso di me gli ultimi due contenitori.
Chase, calma.
Non ti sta mica chiedendo di spos-
Marry me?
Will you marry me?

Tratto dal secondo capitolo:
La stanza si rivelò essere un enorme cucina, di color rosso lucido, provvista di tutto quello che serviva: frigo, forno, credenza, mensole, lavastoviglie e lavandino, fornelli, freezer, cassetti, un ripiano lungo di marmo, e vari robot da cucina. Controllai la credenza e il frigo: erano vuoti.
«Beh, abbiamo a che fare con un mostro con l’hobby della cucina, ma che deve fare un salto al mercato» ipotizzò Percy.
Genere: Angst, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Atena, Percy Jackson, Percy/Annabeth, Piper McLean
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autore: Kirame amvs

Titolo: I’m a queen. Of stupid people

Coppia utilizzata: Percabeth (Percy/Annabeth)

Rating: verde

Genere: romantico, introspettivo, angst, comico

Avvertimenti: //

Citazione: “Sbatto la testa contro il muro. Se esistesse una nazione di persone stupide, sarei la loro regina” (Cancella il giorno che mi hai incontrato)

Prompt: Alba

Situazione: Proposta di matrimonio

Conteggio parole: 1° capitolo senza titolo: 2.688, 2° capitolo senza titolo: 3.189

NdA:

Ho molte cose da riferire xD

Intanto grazie che hai aspettato sino all’ultimo per me, te ne sono infinitamente grata, ci tenevo così tanto a partecipare a questo contest!

Parlerò principalmente del secondo capitolo. Immagino Annabeth come una persona attenta all’arredamento, per cui, nella casa che visitano, ho descritto tutto, con minuziosità. Spero di non averti annoiato, ma lo trovavo “da Annabeth”, e poi, stiamo o non stiamo parlando della sua casa?

Seconda cosa: nell’ultima parte del capitolo ci sono varie ripetizioni, che ho inteso più come un rimarcare dei pensieri di Annie. Spero non lo considererai un errore. Primo capitolo: nella citazione ho tolto “sbatto la testa al muro”, perché non sapevo dove metterlo ^^’’ Ho recuperato nel secondo scrivendolo non nella frase ma in quella successiva. Spero vada bene lo stesso.

Ho usato anche una citazione da “Orgoglio e Pregiudizio”.

Detto questo, grazie ancora, e che vinca il migliore :)

Kirame

 [Partecipante al contest “Per il potere conferitomi vi dichiaro marito e... indetto da AnnabethJackson]. 

 

 

Capitolo I – Our world will survive at the end of time

 

Camminare mano nella mano con Percy sul bagnasciuga all'alba era una di quelle cose che adoravo fare, le poche volte in cui ero libera dal lavoro su all'Olimpo come architetto e a Long Island per aiutare i ragazzi al Campo Mezzosangue. Era una nostra storica abitudine, al pari del cibo blu di Percy o dei baci subacquei. Ogni domenica mattina io e il mio ragazzo ci trovavamo alla spiaggia del campo e, sotto la luce del sole dai colori dinamici e vivaci, passeggiavamo sulla battigia a piedi scalzi, affondando le piante dei piedi nella sabbia fresca e umida. Occasionalmente mi prendeva in braccio e mi portava sott'acqua, dove restavamo per ore, circondati da una bolla iridescente che mi permetteva di respirare. E allora, quelle domeniche mattina, capivo sino in fondo tutto ciò̀ che noi avevamo dovuto sopportare: fatiche immani, mille tipi diversi di mostri, Crono, il tradimento di Luke, la difficile impresa dei sette e il risveglio di Gea. Ma quel che più̀ di tutto ci aveva uniti era stata la difficile traversata del Tartaro.

Dopo quella difficile situazione, avevamo sviluppato una sorta di morbosa preoccupazione l'uno per l'altro, non riuscivamo a restare mezza giornata senza sentirci, quando, immediatamente, pensavamo che l'altro fosse accidentalmente scivolato nel Tartaro.

Era una paura enorme, ma, ehi, non si dice che per amore si sopporta tutto?

E se c'era una cosa di cui ero sicura, tre parole che reggevano l'impalcatura del mio cuore, quelle erano ti amo Percy.

«Annie, hai fame?» due grandi occhi verdi come il mare mi squadrarono con scetticismo, soprattutto perché risposi con un "eh?" poco intelligente.

«Ci sei, Sapientona?» mi chiese, sventolandomi una mano davanti al viso.

«Certo che ci sono, Testa d'Alghe» sospirai, prendendogli il polso e accompagnandolo sulla spiaggia asciutta.

Ci sedemmo su due teli da spiaggia piuttosto imbarazzanti regalati da Chirone (Uno con Poseidone e uno con Atena)  e lui tirò fuori dallo zainetto delle scatolette grigie.

Le aprì lasciando il coperchio alzato così che io non potessi vedere il contenuto, poi girò la prima scatola:

C'erano dei biscotti ha forma di lettera, erano messi in ordine e formavano una parola:

Will.

Una strana idea si fece strada nella mia mente, ma Percy non era quel tipo di persona. Lui non era capace neanche di fare due passi, in cucina come minimo sarebbe saltato in aria, e poi... Insomma. Percy? Ma non scherziamo.

Forse.

Girò la seconda scatola: you. 

Magari mi voleva solo chiedere se volevo fare una nuotata o una gita. Sì, doveva proprio essere così.

Con una lentezza esasperante iniziò a ruotare verso di me gli ultimi due contenitori.

Chase, calma.

Non ti sta mica chiedendo di spos-

Marry me?

Will you marry me?

Io non sapevo cosa dire. Ero strabiliata ed entusiasta, e se avessi avuto dei dubbi sul passare il resto della mia vita con Percy, l'avrei già detto tempo fa.

Lo guardai, mentre lui, visibilmente teso, cercava una qualche risposta nei meandri della mia mente e del mio cuore.

Ma prima che io potessi dire anche solo "bah", lui si voltò verso l'oceano, così mi girai anche io. Quello che vidi mi fece scendere una grossa lacrima sulla guancia.

Percy aveva creato un muro d'acqua a forma di cuore, scrivendo a grosse lettere d'acqua salata I love you, Annabeth Chase.

Un braccio d’acqua portò vicino a me una scatolina in velluto blu incredibilmente asciutta, che si aprì rivelando un piccolo cerchio d’oro semplice, con un piccolo diamante al centro.

Era meraviglioso.

«Ti amo, Sapientona» con il dorso dell'indice mi asciugò la lacrima, dandomi poi un bacio nel punto in cui si era fermata.

«Oddio, Testa d'Alghe, questa è la cosa più melensa e bella che una figlia di Atena possa immaginare... Io... Io non so cosa dirti»

«Potresti iniziare col dirmi sì. Tanto lo so che mi ami tantissimo» esclamò lui sorridendo, tronfio, per nascondere la tensione.

Deglutii, ignorando la sua frecciatina. Come fare a spiegarglierlo?

 «Percy... Io... Cioè, noi abbiamo ventitré anni, siamo un po' troppo giovani per sposarci, non conviviamo neanche... Io ti amo, ma non sono pronta, non adesso»

 

Il suo sorriso si spense. Abbassai lo sguardo, mortificata. Adesso mi avrebbe preso per un ingrata, ma un passo come questo richiedeva di essere pianificato. Non avevamo una casa, né convivevamo, non eravamo abbastanza ricchi per poterci permettere un appartamento, né i mobili e gli arredi.

Mi guardò con un misto di imbarazzo e paura, come se gli stessi per dire che lo avrei lasciato. Mentre io pensavo che lui avrebbe lasciato me.

«Capisco» disse solo, e questa semplice parola crepò il mio cuore, perché il suo tono era più duro e distaccato, quasi il figlio di Poseidone si volesse chiudere nella corazza di un porcospino e non avere più a che fare con il mondo.

«Percy... Io... Mi disp-»

«Non dirlo, Annabeth. Per favore» seppellì la testa nelle gambe, scuotendola, e cingendosi le ginocchia con le braccia.

«Ehi» mi avvicinai a lui, abbracciandolo e sollevandogli la testa il più delicatamente possibile.

Presi un biscotto blu a forma di W da Will è uno a forma di M da Marry. Diedi la W a Percy, ruotando la M in modo che formasse una w.

«Siamo uguali, uniti. Non puoi spezzare una M, giusto, Testa d'Alghe? Se la spezzi, non è più nulla» mormorai.

Lui annuì, incerto. Osò anche sollevare un sopracciglio con scetticismo, ma nessuno di noi due era in vena di discutere come facevamo sempre, anche se poteva risultare molto divertente.

«Si può incominciare... convivendo» lo guardai, pensando a una camera con un letto matrimoniale. Arrossii violentemente. Avremmo chiesto un prestito. Qualunque cosa, pur di stare con lui.

«Cioè, non sei obbligato, ovviamente, era solo un'idea...»

Mi tappò la bocca con la sua, premendo le labbra contro le mie. Lo presi come un sì.

Ci baciammo per quelle che mi sembrarono ore, desiderosi di un maggiore contatto.

Percy mi accarezzò la schiena, infilando la mano sotto la maglietta.

Io gli allacciai le mani dietro la nuca, accarezzandogli i capelli scuri scompigliati ma morbidissimi lo stesso.

Il mio cervello era in tilt, e pensare che sarei dovuta essere io quella matura, e lui il bambino.

Prima di perdere il controllo in una spiaggia alle otto del mattino, interruppi il bacio e lui, capendo, tolse la mano dalla mia schiena. Mi sentii subito svuotata, come se mi avessero tolto la flebo che mi teneva in vita.

Poche ore più tardi salutai Percy, promettendogli di chiamarlo per gli appartamenti.

Era ormai sera quando trovai una villetta vicino al mare appena restaurata.

Chiamai il mio ragazzo e lui rispose al secondo squillo.

«Pronto? Sapientona?»

«Ciao, Testa d'Alghe. Senti, ripensando ad oggi, sono...» provai.

«Non importa più ormai. Un passo alla volta, giusto? Hai trovato qualcosa?» era chiaro che non voleva parlarne, ma se non me lo avesse più chiesto?

Se dopo che, da completa deficiente, avevo rifiutato la sua proposta, come potevo anche solo pensare che il figlio del dio del mare ci avrebbe riprovato?

Deglutii e mi costrinsi a lasciar perdere. "È una questione di rispetto verso di lui, Chase", mi dissi, per farmi coraggio.

«Sì, giusto. Hai ragione, basta parlarne. Ho trovato una villetta vicino all'oceano... Volevo chiederti se ti va di andare a vederla... Magari domani mattina? Ti mando l'indirizzo via sms»  proferii parlando velocemente, forse temendo un suo rifiuto, che, in quel particolare frangente, non avrebbe avuto esclusivamente funzione di diniego nei confronti della nostra imminente convivenza, ma, soprattutto, in quelli del nostro matrimonio, che io avevo prontamente respinto. Bollando la sua proposta meravigliosa come una sfaccettatura del suo carattere, come un atto di impazienza.

Solo ora mi accorgevo del mio errore. La sua non era impazienza. La mia, invece, era stata stupidità.

«Sì, certamente. A che ora? Le nove e mezzo può andare bene per te?» Percy ha la voce desolata. Forse pensa che lo rifiuterò per sempre, che non ci sposeremo mai.

C'è una parte di me che immagina il matrimonio come una privazione della libertà. È una decisione troppo importante, che ti cambia per sempre. Niente più programmi, niente più spazi, tuttavia... È una parte piuttosto piccola.

L'altra parte, quella che ora prevale, chiede a gran voce Percy.

Urla che una vita insieme al figlio di Poseidone è l'unica cosa che desidero.

Ed è vero. Svegliarmi e trovarlo accanto, cucinare la pasta blu per pranzo, portare a scuola i nostri piccoli pargoli con i capelli biondi e gli occhi verde mare, essere chiamata Annabeth Jackson.

"Perché non vuoi essere una persona diversa? Perché non vuoi essere Annabeth Jackson?" Mi domando. Sono stata proprio una stupida.

«Sì...» mi riscuoto dai miei pensieri. «Ci incontriamo lì, Percy. 'Notte»

«Buonanotte, Annabeth»

Chiude la telefonata e io mi lascio cadere mollemente sul letto a una piazza e mezzo.

Affondo la testa nei cuscini, inspirando a pieni polmoni il profumo di Percy, che ancora impregna le lenzuola in memoria delle notti passate insieme.

Salsedine, l'odore dell'amore. Questa parola, adesso, per me ha assunto un volto, una voce, un odore, un nome specifico: Percy Jackson. Come pensare che possa cambiare ciò che mi comporta?

Il suo profumo mi ricorda l'alba in spiaggia. La lieve brezza marina che porta con sé l'odore dell'oceano, delle mareggiate, delle estati passate sott'acqua a ridere, prendersi in giro, amarsi, rincorrersi, sorridersi, anche consolarsi.

Con Percy, posso avere tutto. Senza, non ho niente. Non esiste neanche più Annabeth. Chi è Annabeth, senza Percy? Dopo tutte le imprese, le morti, i pianti, le disgrazie, il Tartaro, come farebbe Annabeth a reggersi in piedi, senza qualcuno che la sostenga sempre, dovunque? Persino all'Inferno.

D'altra parte, come fa un tempio a stare in piedi senza le sue colonne?

Una lacrima cade su una penna di una delle civette sul copriletto.

Anche quello mi deve ricordare che mia madre non è d'accordo con il cuore di sua figlia.

Un'altra goccia segue la prima.

E tante altre. Decine? Centinaia? Ho smesso di contarle.

Squilla il telefono.

Con gli occhi rossi di pianto guardo lo schermo.

Piper.

Mi viene quasi da ridacchiare.

Anche quando non è con me, la mia amica capisce quando non è proprio il momento di non farmi sentire in colpa.

Se non rispondessi, me la ritroverei determinata a sapere qualunque cosa sul ciglio della porta, le braccia magre incrociate sotto il seno e il piede che batte ritmicamente sulle piastrelle del corridoio del terzo piano.

Faccio un grosso respiro e mi impongo di essere convincente.

 «Pronto? Ciao Pipes!» sono ridicola. Anche uno dei biscotti blu di Percy capirebbe che c'è qualcosa che non va.

«Pronto, ciao Annie...? C'è... qualcosa che dovrei sapere?» chiede, la voce prima entusiasta e poi piano piano sempre più preoccupata.

Fantastico.

Non le posso nascondere nulla.

Tanto vale negare l'evidenza.

«No! Ma che dici, non ho nulla. Cosa te lo fa pensare?»

«Okay, Annabeth. Sono lì da te col take away cinese tra esattamente dodici minuti. E non voglio sentire storie» avverto il suo cipiglio preoccupato ma determinato ad aiutare chiunque. È troppo buona.

Cerco ancora di farla desistere. Per tutta risposta mi chiude la chiamata con un "Si capiva benissimo! Dodici minuti!"

Forse ho davvero bisogno dei consigli di Pip. Sono una frana con le emozioni.

Esattamente dodici minuti dopo, una Piper McLean in tenuta da guerra irrompe nella mia stanza senza neanche bussare.

Al diavolo il momento in cui le ho dato le chiavi del mio appartamento.

«Allora, Chase?» mi chiede, sedendosi sul letto e abbracciandomi.

«Sono una stupida, Pipes. Se esistesse una Nazione di persone stupide, sarei la loro regina» dico sconsolata. Poi mi ricompongo.

«Tu perché mi avevi chiamato?» provo a cambiare discorso.

Sospira e ha un fremito. Penso che si stia trattenendo dal dirmelo.

«Non provare a cambiare discorso. Che hai?»

«Io... No, cioè... Percy stamattina ha provato a chiedermi... Di sposarlo. E cioè, lui è stato dolcissimo, la cosa più bella che io abbia mai visto... Capisci?» Piper strillò di gioia.

«Annabeth! Finalmente! Quando vi sposate? Dove? Dobbiamo trovare l'abito, fare gli inviti... Dei! Sono così felice per te!» mi abbracciò di nuovo, commossa.

«Pipes... Gli ho detto di no» abbassai lo sguardo, incapace di reggere i suoi occhi caleidoscopici increduli.

«...Come sarebbe a dire? Perché? Vi amate da morire, fattelo dire da una figlia di Afrodite»

«Io ho pianificato qualunque cosa, nella mia vita, come un grande palazzo. Avevo le idee chiare... Andare al Campo Mezzosangue, poi al college, fare l'architetto... Poi! Poi è arrivato quello stupido lama bavoso, ergo Percy Jackson. Ha sconvolto tutto! Era così fastidioso ed insopportabilmente bello che ho finito per innamorarmi di lui.

Ma sposarci? A ventitré anni? È come bloccare la mia strada. Mi vedo già come una casalinga che sa solo pulire la casa, preparare il pranzo e aspettare il proprio marito. Io... Io non posso vivere così, Pip. Tengo ancora al progetto della mia vita, sebbene sia ovvio che voglia passare il resto della mia vita con Percy. Non potrei con nessun altro» dico sconsolata. Cosa devo fare?

«Senti, lo hai detto anche tu, sei cotta come un marshmallow. E a proposito, ti ho chiamata per dirti che oggi Jason mi ha chiesto di sposarlo! Gli ho detto di sì, quindi non è troppo presto. Se è l'amore -e lo è-, non ha tempo» anche Jason? Ma si erano messi d'accordo lui e il figlio di Poseidone?

«Oddio, Pip! Ma è una notizia bellissima! Quando vi sposate?» sono davvero felice per lei, e per un po' mi farà dimenticare Percy.

«Pensavamo di sposarci fra quattro-cinque mesi, a luglio oppure i primi di agosto. Annabeth, te lo dico da amica ad amica. Questo è il momento giusto. Sposatevi. Vivete felici. Non cambierà nulla, dei tuoi programmi. Chiedi a Reyna, Rachel, Hazel, Clarisse... Chiunque. Ti diranno che il matrimonio è la ciliegina sulla torta di ogni amore. Ricordati, voi due ne avete passate molte più di me e Jason, e siete ancora qui. Significherà qualcosa, no? L'amore non ha un lieto fine, Annie. L'amore non ha fine» mi dice, e non c'è alcun bisogno che usi la sua lingua ammaliatrice, risulta convincente anche così.

«Pensi che Percy sia proprio quello giusto? Anche io ho trovato l'amore della mia vita?» le chiedo, anche se sono piuttosto sicura già da me della risposta.

«Certo che sono sicura! Io ho Jason, Hazel ha Frank, Grover ha Juniper, il Coach Hedge Mellie, Nico ha Will, Clarisse Chris, persino Reyna, che mia madre ha maledetto, ha incontrato Logan, un umano! Anche Hylla, per esempio, ha trovato Stefan. Tu sei destinata a stare con Percy» esclama, elencando con le dita le relazioni dei nostri amici.

«Hai ragione, Pip. Aspetterò qualche mese per vedere come va se conviviamo e poi glielo chiederò» mi alzo e mi stiracchio, dirigendomi verso la cucina.

Anche Piper mi raggiunge, ed insieme scaldiamo i noodles alla soia con le verdure e li mangiamo sedute sul parquet.

Stare con Piper mi fa sempre bene, formiamo una coppia di guerra famosa perché ci completiamo a vicenda: la razionalità e le emozioni.

Anche come amiche siamo inseparabili. Con le questioni di cuore è un genio. E pensare che Nico pensava di non essere stato scoperto da lei, agli albori della sua relazione con Will Solace, il figlio di Apollo.

 

New York City, monolocale di Annabeth, 22 aprile 2015, ore 23:37

 

Piper si avvolse con cura la sciarpa color zafferano attorno al collo, si rimise i comodi scarponcini malridotti che si ostinava ad indossare, prese lo zainetto nero dal comò e si voltò verso di me.

«Buona fortuna» mi disse, infondendo nelle sue parole felicità, speranza e determinazione.

Non voleva convincermi con la lingua ammaliatrice, questo no, voleva solo darmi la carica per parlare a Percy.

«Sei un'amica fantastica, Pip McLean. Grazie, di tutto» le dissi, abbracciandola.

«Spacca tutto, tesoro! Poi, il vestito te lo scelgo io. Sarà un matrimonio così romantico...» anche se non lo ammette, Piper è un inguaribile romantica. Ha osservato tutto il tempo la mia relazione con il figlio di Poseidone, come se fosse al cinema con i popcorn e la coca-cola in mano.

Chiudo la porta e mi sdraio sul letto, addormentandomi quasi subito, e cadendo in un sonno cupo e irrequieto.


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Ehilà, gentaglia! Vi sono mancata? Non penso xD

Eccomi approdata finalmente su Marte sul fandom di Percy Jackson, con una storia che partecipa al "Per il potere conferitomi, vi dichiaro marito e..." di AnnabethJackson/Roses98.

La ringrazio anche quaggiù per la pazienza infinita e per la gentilezza :)

Grazie, Rose :D ♥

Il suo era un contest a cui tenevo talmente tanto che mi son ridotta a consegnare alle 23:59 esatte. Quando si dice "All'ultimo minuto" xD

Vi avviso già da adesso che ci saranno due capitoletti soli. È una mini mini long.

Questo era il primo, spero di non aver scritto degli strafalcioni ed essere andata troppo sull'OOC.  Se avete 1 minutino per me, vi prego, scrivetemi un parere. Ne ho davvero tanto, tanto bisogno.

Detto questo auguro buona fortuna a tutti gli altri partecipanti del contest, che vinca il migliore :)

Grazie a chi ha messo fra le seguite, ricordate, preferite, soprattutto a chi ha recensito ♥ e anche grazie a tutti coloro che hanno letto ^-^

Vostra Persyana (?),

Kirame ♥

   
 
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