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Autore: Alemortalsweet    24/07/2015    1 recensioni
Come può un terribile impatto sconvolgere una famiglia felice? Quali sono le conseguenze? Ma soprattutto, c'è modo di scacciare la paura di reagire?
La triste storia di un bambino dai poteri speciali.
Genere: Generale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Vladimir, Volturi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Quello era un giorno come un altro, ero nel piccolo bosco vicino casa e come ogni tardo pomeriggio mi recavo li per raccogliere legname in abbondanza, l’inverno era alle porte e non perdevo tempo per darmi da fare.
Stavo affettando l’ultimo ciocco di legno quando vidi il sole svanire pian piano dietro alle montagne, ciò significava che dovevo tornare, anche perché mia madre era in pensiero per me, non avrebbe più potuto vivere venendo a sapere che ero stato aggredito da qualche belva o rapito da un qualunque malvivente che passava di lì, io per lei ero l’unica ragione di vita rimasta dopo la morte di mio padre, senza di me, lei sarebbe morta.
Mi incamminai verso casa, stavo percorrendo il solito sentiero di brecciolino contornato ai lati da alte querce, che si estendevano per tutto il tragitto.
Una fresca brezza fece oscillare le foglie degli alberi provocando un rumoroso fruscio, man mano che avanzavo il dolce suono di un ruscello attirò la mia attenzione, non avevo mai fatto caso alla sua presenza,  forse perché ero sempre nei miei pensieri angosciosi e frustranti, ma quella sera mi sentivo piuttosto bene ed ero rilassato.
Il sole era completamente scomparso, il cielo si tinse di rosa chiaro che andandosi a mischiare con le ultime chiazze di azzurro rimaste, formò un meraviglioso contrasto, l’indomani forse sarebbe stato bel tempo…
Mi mancavano solo pochi metri ormai, il cortile di casa mia era privo di vegetazione, l’erba era secca e di colore giallognolo, il nostro tetto era rinforzato con dei rami d’albero coperti poi da uno strato di paglia secca che coprivano quasi tutto il tetto a parte la canna fumaria.
Diedi due colpi alla porta ma senza risposta, la porta però si aprì, eppure era strano, mia madre non lasciava mai la porta socchiusa.
Forse si era accorta che stavo arrivando e aveva aperto la porta direttamente…
Entrai, e non trovandola in nessuna stanza  mi diressi  nella sua camera, ma appena mi trovai sull’orlo della porta, vidi una cosa che mi fece bloccare il cuore all’istante.
Giaceva a terra, immobile, i miei occhi caddero sul suo braccio destro, stava sanguinando, andai più vicino e vidi che sul suo polso c’erano due buchi colmi di sangue che continuava a uscire senza interruzione.
Mi precipitai su di lei e poggiai la testa sul suo petto sperando miracolosamente di poter sentire il battito del suo cuore, ma invano.
Più tempo passavo poggiato al suo petto, più cresceva la rabbia in me, doveva battere quel cuore, ad ogni costo!
La mia respirazione si fece più intensa e improvvisamente iniziai a non vedere più nulla, i miei occhi erano pieni di lacrime che facevano fatica a scendermi sul volto tanto era grande la mia disperazione.
Mi sollevai dal suo corpo e presi il suo viso dai lineamenti delicati tra le mani, anche con il passare degli anni era rimasta giovane e bella nonostante qualche ruga.
Più guardavo quel volto più sentivo accrescere un dolore in me, i suoi occhi erano aperti ed erano azzurro vivo, quasi sembrava ancora viva, una mia lacrima colpì un suo occhio, facendolo scintillare ancora di più, era una lacrima piuttosto grande, prese a scendere dal suo occhio rigandogli una parte del volto, era come se da morta, stesse piangendo anche lei assieme a me.
No, non avrei mai permesso che fosse morta invano, l’avrei vendicata ad ogni costo, pur di rinunciare alla mia vita.
Improvvisamente avvertì un rumore alle mie spalle, mi alzai e girai la testa verso quel suono: c’era un uomo dietro di me, la sua pelle era bianca cadaverica ma lucente, portava dei capelli corti e bianchi che quasi si mimetizzavano con il colore della pelle.
Era completamente vestito di nero, ma in tutto questo solo due cose mi fecero gelare il sangue: gli occhi erano rossi e dalle sue labbra gocciolava del sangue.
Era lui l’artefice, non vi era nessun dubbio.
Nonostante fossi spaventato corsi da lui e cercai di aggrapparmi al suo collo, ma mi anticipò e fu lui a posare una mano sul mio collo per strangolarmi,  la sua forza era disumana e io miracolosamente riuscì a sconfiggere,  proprio quando ero allo stremo mi mollò, mi prese per un braccio e mi trascinò fuori da casa mia.
Non smettevo di divincolarmi ne di urlare, quando di colpo si fermò e mi lasciò il braccio, poi con una mano mi afferrò per la maglia strappandola, a questo punto mi guardò negli occhi e parlò ‘’Sei forte, ragazzino!’’ Detto questo si avvicinò ancora di più al mio viso, anzi al mio collo digrignando i denti per affondarli subito dopo nell’incavo della mia gola.
Prima ci fu un dolore atroce, poi arrivò il caldo, sempre più caldo, sentì il mio corpo ribollire, proprio come se fossi in un pentolone bollente.
Il mostro mollò la presa e si dileguò subito dopo con velocità fulminea verso il bosco mentre io stramazzai al suolo con spasmi in tutto il corpo.
La mia vista stava diminuendo e vedevo ogni oggetto in movimento come se avessi appena bevuto troppo, invece era tutto frutto di quello strano morso.
Chiusi gli occhi e gli riaprì rapidamente per cercare di mettere meglio a fuoco e l’unica cosa che vidi fu il volto di una ragazza: anche lei aveva la pelle chiarissima e traslucida, ma i suoi lineamenti erano così perfetti che sembrava fosse stata scolpita a mano.
Era a dir poco bellissima, anche se i suoi grandi occhi rossi incutevano timore.
Sentì il suono di una voce maschile che proveniva da un uomo appena dietro di lei ‘’Si sta tramutando, è troppo giovane per diventare immortale, abbiamo il compito di farlo fuori’’, la dolce voce di lei lo interruppe ‘’Non essere precipitoso Demetri, ha opposto resistenza a Vladimir, questo ragazzo è speciale e Aro potrebbe trarvi beneficio, perché ucciderlo?’’, di colpo un’altra voce ‘’Hai ragione sorella, possiamo risparmiarlo’’.
Mi raccolsero da terra e proprio in quel momento persi i sensi.
Non avevo capito niente del loro discorso ma due cose erano chiare: colui che aveva ucciso mia madre si chiamava Vladimir, non avrei mai più scordato quel nome e appena mi fossi ripreso, sarei subito tornato per cercarlo e per ucciderlo.
Quella ragazza dai lineamenti della dea Venere mi aveva appena salvato la vita in qualche modo, avrei avuto l’occasione di uccidere quell’assassino.
Non avrei mai smesso di ringraziarla.
 

-Pare che le cose si mettano sempre più male per Alfredo, ma la pazienza può fare miracoli…

 

 

   
 
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