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Autore: ReganReyenPrice    29/07/2015    3 recensioni
Amy deve partire per un importante viaggio di ricerca in Germania e nonostante le sue preoccupazioni, riguardanti apocalittici scenari di morte, è costretta ad affidare alle malsane e iperprotettive cure di Sheldon la loro bambina di quasi due anni. Sheldon, in preda al panico più assoluto, tra il lavoro, i fumetti e sua figlia dovrà essere aiutato dai suoi affidati amici per cercare di arrivare alla fine del mese e dimostrare ad Amy che è in grado di gestire qualsiasi situazione. La domanda è: ce la farà veramente?
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Amy Farrah Fowler, Sheldon Cooper, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: Devo scusarmi per aver aggiornato solo adesso dopo tutti questi mesi, ma lo studio mi ha veramente ucciso, ci vediamo in fondo al capitolo sperando che vi piaccia :)






 

How to survive your daughter for a month
Capitolo 3








Rajesh era intento a spiegare come avesse abbandonato l’idea di farsi crescere un bel paio di “mustacchi”, quando Sheldon si avvicinò con il vassoio al tavolo della mensa tutto sudato.

“Ehi, che ti è successo? Stamattina sei sparito” domandò Leonard osservandolo per bene.

Sheldon cercò di ricomporsi e si sedette sulla sedia accanto a Howard; quella per lui era già diventata una giornataccia benché fosse solo ora di pranzo.

“Cos’è successo dici? A Lise è venuta la febbre, quindi, non solo non ho potuto portarla all’asilo come mia consueta abitudine, ma ho dovuto supplicare Penny che la tenesse per la mattinata. Capito? L’ho dovuta supplicare, uno come me non dovrebbe mai supplicare.”

“Uno come te non dovrebbe esistere e basta” ribatté Howard provocando la risata dei presenti.

Sheldon lo fissò indignato e iniziò a rigirare la forchetta nel riso che aveva nel piatto.

“Sapevo che portarla al parco non era una buona idea” disse il fisico teorico.

“E allora perché ce l’hai portata?” domandò Rajesh con aria curiosa.

“La sua ora d’aria coincide con la mia e Amy mi obbliga a portarcela” spiegò.

Howard sorrise dando a Sheldon del sottomesso ma, ricordandosi di non aver fatto la lavatrice, si alzò in fretta da tavola per correre a casa.

“Bernadette mi ucciderà se scopre che mi sono dimenticato un’altra volta, ci vediamo più tardi!”

Leonard lo guardò allontanarsi prendendo il cellulare vibrante dalla tasca.

Dall’altra parte del telefono rispose una Penny agitata e in preda ad un attacco d’ansia.

“Ciao, che succede Penny?” chiese Leonard attirando l’attenzione di Raj e Sheldon.

“Non so cosa fare! Lise ha la febbre molto alta, continua a piangere e penso le faccia male un orecchio, vorrei portarla al pronto soccorso ma non ho coraggio di dirlo a Sheldon” rispose Penny guardando la bambina lamentarsi.

“Penso che sia la cosa giusta da fare, tu vai noi ti raggiungiamo” disse Leonard chiudendo la chiamata.

“Allora che succede?” chiese Sheldon.

Leonard sospirò e prese la giacca dalla sedia.

“Tua figlia sta male e Penny la sta portando in pronto soccorso.”

Sheldon si alzò e le sue mani iniziarono a tremare.

 

 

∞∞∞•••∞∞∞

 

 

Penny, che stava cullando Lise, quando vide i ragazzi arrivare si sentì molto sollevata.

“O mio Dio, Sheldon mi dispiace ma non sapevo cosa fare” disse la ragazza mettendogli la figlia tra le braccia.

“Come posso biasimarti, d'altronde sei solo una contadinotta del Nebraska che non sa interpretare i sintomi di un’otite!” disse il dottor Cooper sentendo la pelle di sua figlia scottare.

Mise una mano sulle guance rosse della bambina e con il pollice le asciugò una lacrima sotto l’occhio.

“Scusa se ci abbiamo messo un po’ ma c’era molto traffico” disse Leonard.

“Non avremmo incontrato traffico se qualcuno avesse dato ascolto al ragazzo indiano e avessimo girato a destra invece di andare dritti” disse Rajesh.

“Lo so ma quella strada è buia e sai come reagisce Sheldon!” rispose Leonard.

Penny scosse la testa e si voltò a guardare la bambina che veniva percossa dai singhiozzi.

Nonostante l’apparente menefreghismo del dottor Cooper, Penny poteva sentire parecchia tensione venire da lui.

In fondo sapeva che era una banale influenza, ma era spaventato a morte.

Dopo qualche minuto arrivò un’infermiera che fece accomodare Sheldon e Lise in una delle stanze ad aspettare il pediatra.

Quando il medico arrivò la bambina si era ormai calmata e con le manine stringeva il pollice destro di Sheldon.

“Salve, sono il dottor Smith. Metta sua figlia sul lettino” disse il medico infilandosi i guanti.

Sheldon, riluttante, guardò il lenzuolo bianco e con faccia disgustata si voltò verso il dottore.

“Saprebbe dirmi con assoluta certezza se quel lenzuolo non è già stato usato?”

“Glielo assicuro” rispose il medico pensando di avere tra le mani solamente un genitore preoccupato.

“Non l’ha detto in modo convincente” disse Sheldon.

Il dottor Smith lo guardò sorpreso e annuì assicurando il dottor Cooper ancora una volta.

Sheldon fece sedere Lise sul lettino continuando a pensare a quanti bagni avrebbe sottoposto se stesso e sua figlia una volta tornati a casa.

Il medico visitò la bambina velocemente e infine si soffermò sulle orecchie.

“Signor Cooper” 

“Dottor Cooper” lo corresse.

“Dottor Copper” disse più insistentemente il medico “la bambina ha un’otite, le prescrivo degli antibiotici e se dovesse evolversi in otite emorragica potrebbe essere necessaria una paracentesi timpanica, ma nulla di grave” concluse tentando di liquidare Sheldon il più velocemente possibile.

“Nulla di grave? Quindi se iniziassi a vedere una copiosa emorragia fuoriuscire delle orecchie di mia figlia sarebbe tutto normale?” domandò Sheldon con il suo solito sguardo superiore.

Il medico, ormai distrutto dopo il turno di notte, lo squadrò con aria di sfida.

“Se fosse una copiosa emorragia sarebbe grave, ma non dovrebbe succedere” rispose il dottore pensando di aver calmato il fisico.

“Aspetti, non dovrebbe? Lei ha conseguito una laurea in medicina per fare delle ipotesi o per darmi delle certezze?”

Il dottor Smith spazientito si alzò in piedi, aprì la porta e scaraventò fuori il dottor Cooper insieme alla figlia.

Il fascino di Sheldon aveva ancora una volta fatto colpo.

 

 

∞∞∞•••∞∞∞

 

 

Tornati a casa, Sheldon mise a letto Lise (ovviamente dopo averle fatto il bagno) e raggiunse in salotto Leonard e Penny.

Era stata una brutta mattinata per il fisico teorico e l’unica cosa che avrebbe voluto fare in quel momento era sedersi al suo posto e leggersi un bel fumetto.

“Sheldon mi dispiace ancora per stamattina, avrei dovuto chiamare prima te ma avevo paura che andassi in escandescenza, che iniziassi a tremare, poi ti sarebbe iniziato quello strano tic all’occhio e saresti svenuto!” disse Penny seduta accanto all’amico.

Sheldon la guardò serio, sapeva benissimo che Penny aveva ragione ma non gliela avrebbe mai data vinta.

“Non dire sciocchezze, come ripeto sempre sono un uomo adulto e so cavarmela benissimo da solo.”

“Magari riesci a convincere Amy così ma me no” rispose la bionda incrociando le braccia.

Leonard, accasciato comodamente sulla poltrona, sapeva già quale sarebbe stata la reazione di Sheldon (sicuramente avrebbe fatto tutte le cose descritte da Penny in una volta sola) e così prima che la ragazza potesse dire altro, iniziò a tossire goffamente fingendo un attacco d’asma.

“Oh mio dio... Penny, corri a prendermi l’inalatore!” 

Penny lo guardò, sapeva benissimo che stava fingendo ma nel dubbio decise di non rischiare la vita del suo ragazzo e andare a prendergli la medicina.

“Spero che sia un vero attacco d’asma o stasera andrai in bianco” 

Una volta uscita Leonard dovette confessare a Sheldon una scomoda verità.

“Perché l’hai fatto? Stavo per risponderle per le rime!” disse testardo il fisico teorico.

Leonard guardò Sheldon, poi guardò il telefono e infine di nuovo Sheldon.

“Ti devo dire una cosa, ma non arrabbiarti! E’ una cosa piccola, di poco conto!” disse sorridendo nervosamente.

Sheldon osservò Leonard che continuava a voltarsi verso il telefono.

“Hai chiamato Amy?” chiese Sheldon non particolarmente stupito.

“Beh sì... ma ho anche chiamato tua madre” rispose infine l’ex coinquilino.

“No” 

“Sì”

“No!”

“Sì...”

Sheldon si alzò in piedi di scatto.

Era furioso con il povero Leonard.

“Questo non dovevi farlo Leonard Hofstadter” disse “perché non riuscite ad avere nemmeno un po’ di fiducia nelle mie capacità genitoriali?”

Leonard sospirò e scosse le spalle, si sentiva in colpa di aver chiamato la signora Cooper ma non era tutto merito suo.

“E’ stata Amy a dirmi di farlo perché lei sa che ti senti a disagio quando la bambina sta male. Non farne una tragedia Sheldon, tu adori tua madre” 

Leonard cercava di farla passare per una situazione positiva ma la sua più grande dote non era mai stata l’eloquenza.

“A questo punto avrebbe potuto dirti di chiamare anche sua madre!” disse Sheldon arrabbiato.

“Ecco...”

“Hai chiamato la madre di Amy?”

“No, certo che no! L’ha chiamata Amy” disse Leonard scaricando la colpa sulla compagna di Sheldon.

Il fisico teorico indicò la porta dell’appartamento con l’indice e incitò il povero amico ad andarsene.

“Leonard Hofstadter sei bandito dall’appartamento” disse.

“Andiamo Sheldon...”

“Mi hai tradito e il contratto tra coinquilini non lo permette” 

Leonard incrociò le braccia e lo guardò serio.

“Io non ti ho tradito, Sheldon.”

Sheldon si avvicinò a Leonard tenendo le mani giunte dietro la schiena.

“Se non te ne vai dirò a Penny che tieni qui tutti i fumetti che lei pensa tu abbia buttato” disse con tono di sfida.

Leonard inghiottì un pesante nodo di saliva.

Penny non doveva assolutamente sapere dei suoi fumetti.

“Adesso me ne vado, ma di certo non perché abbia paura di te” disse il fisico sperimentale. 

In qualche modo cercava di convincersi delle proprie parole.

Quando Leonard uscì dall’appartamento Penny aveva appena aperto la porta per portare l’inalatore al suo ragazzo.

“Che è successo?” chiese perplessa.

“Assolutamente niente” rispose Leonard.

“Ti ha ricattato per fartene andare vero?”

“Sì, l’ha fatto”

Penny annuì.

“E’ per i fumetti che nascondi nei cuscini del divano, vero?”

Leonard, che stava entrando di casa, si girò paonazzo verso di lei e aprì la bocca ammutolito.

“Di che cosa parli? Quali fumetti? Quelli che ho per caso buttato ancora mesi e mesi fa?” rispose infine ridendo.

“Leonard lo so” disse Penny mettendogli una mano sulla spalla.

“Già... ovvio che lo sai.”

 

 

∞∞∞•••∞∞∞

 

 

Sheldon, dopo aver cacciato il povero Leonard, si avviò verso la sua stanza.

In quel momento leggersi un fumetto non sarebbe bastato. Doveva rifugiarsi nel lavoro e non pensare più al fatto che presto sua madre sarebbe venuta a fargli visita.

Non voleva nemmeno pensare ad Amy. O alla madre di Amy.

Sentire che lei non si fidava di lui, lo faceva arrabbiare più di qualunque altra cosa.

Quel pomeriggio, quindi, voleva solamente un po’ di tranquillità, ma ovviamente non gli venne concessa.

“Papà” 

La voce fievole della figlia che lo chiamava era un richiamo molto forte benché non volesse assolutamente ammetterlo.

Da quando gliel’avevano piazzata tra le braccia era stato tutto molto diverso: il suo senso di paranoia aveva ormai un nuovo centro e le sue ansie si erano estese verso quella piccola creatura dagli occhi magnetici.

Nonostante questo, era rimasto il solito vecchio e burbero Sheldon.

Continuava, come sempre, a tediare gli amici con le sue insolite stranezze e a sfuggire dall’affettività.

Non si era rammollito solo perché la bambina gli faceva gli occhi dolci, ma il cuore da robot che abitava nel suo petto ogni tanto batteva un ticchettio.

“Papà” ripeté più forte Lise.

La porta era aperta e Sheldon entrò nella stanza senza bussare.

“Cosa ti affligge cucciolo umano?” chiese avvicinandosi al letto della bambina.

Lise era seduta e lo guardava con occhi appannati; le sue guance erano scarlatte a causa della febbre ma il resto del suo volto era malaticcio e pallido.

Non stava affatto bene e non riusciva a dormire.

In ogni caso, la febbre aveva iniziato a scendere e per questo la bambina era tutta madida di sudore.

Sheldon, invece che sedersi accanto alla figlia, preferì mettersi sulla sedia a dondolo che molti anni prima era stata nella sua stanza quando era bambino.

“Mi leggi un libro?” chiese Lise senza troppe pretese.

Sheldon alzò una mano e annuì.

Era contento di poter infondere il sapere in sua figlia, infatti non c’era nulla che lo rendesse tanto felice come quei momenti.

“Oh ma certo! Credo che oggi potremmo addentrarci nel favoloso mondo della termodinamica, anzi, poiché sei malata, nonostante le mie continue raccomandazioni sui germi, lascerò che sia tu a decidere!” disse Sheldon soddisfatto per la prima volta in quella giornata.

La bambina sorrise tirando fuori la lingua rossa e distese le braccia in avanti.

“Geologia” rispose.

Sheldon rimase interdetto e la guardò con sguardo torvo.

“Geo... logia?” 

Lise annuì.

Sheldon guardò in basso cercando di rispondere qualcosa.

Geologia? Com’era possibile?

La geologia non era nemmeno una vera scienza.

“E’ quello che vuoi che ti legga?” chiese ancora Sheldon.

Lise chinò la testa e di lato e lo guardò divertita.

Sheldon sospirò e si arrese.

“Va bene, ma solo per questa volta. E non lo diremo a tua madre.”









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Ciao a tutti, voglio ancora chiedere perdono e comunque ringraziare chiunque segua questa storia. La prossima volta cercherò di essere il più veloce possibile.
Grazie ancora a tutti e fatemi sapere cosa ne pensate, ci vediamo alla prossima :)





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