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Autore: Jade MacGrath    27/02/2005    11 recensioni
[incompleta](...)Guardava allo specchio quel riflesso estraneo. Il suo riflesso. Non avrebbe mai dimenticato la mattina del suo ventunesimo compleanno, in cui l’aveva visto per la prima volta. Un riflesso, che a giudicare dagli sguardi che aveva raccolto fino a quel momento, l’avrebbe probabilmente marchiata più del nome che il destino le aveva impedito di portare. Tremando, toccò la superficie liscia dello specchio, in corrispondenza della sua faccia. Strinse il pugno. E infranse lo specchio.(...)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Lucius Malfoy, Luna Lovegood, Molly Weasley, Narcissa Malfoy, Nuovo personaggio, Pansy Parkinson, Rodolphus Lestrange, Ron Weasley, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hermione tamburellava nervosamente le dita sugli avambracci, e andava avanti e indietro per la Sala Comune di Grifondoro, completamente deserta. La tunica rossa e oro che portava ondeggiava ad ogni suo passo, e così anche la stola nera che portava sulle spalle, ricamata alle estremità con lo stemma di Hogwarts e lo stemma di Grifondoro. Subito sopra ogni stemma, rilucevano da una parte il distintivo di Prefetto, e dall’altro quello di Caposcuola.

"Ve la date una mossa? Manchiamo solo noi! IO non posso essere in ritardo!"

"Prenditela con il tuo ragazzo" mormorò laconico Harry, finendo di aggiustarsi la tonaca e raggiungendola scendendo la scala.

"Avevamo un accordo, Potter. Dovevi svegliarlo per tempo."

"E l'ho fatto, Granger. Quattro volte. Forse avresti dovuto fargli un'improvvisata ieri notte, di sicuro questo lo avrebbe..."

"Come sempre. Come sempre. Dimmi la volta che è arrivato puntuale..." mormorò Hermione, dando l'idea a Harry che lei non lo avesse manco ascoltato. Salì poi i primi tre scalini della scala che portava al dormitorio maschile e prese quanto più fiato poteva.

"RONALD WEASLEY, SE NON SEI QUI ENTRO CINQUE SECONDI TI UCCIDO! E SE ARRIVI ENTRO DIECI TI MOLLO!"

Ron arrivò correndo come un matto, inciampando nei suoi stessi piedi e finendo lungo disteso ai piedi di Hermione, sembrando più un involtino primavera che un diplomando di Hogwarts.

Harry, sopprimendo una risatina, pensò che Hermione continuava ad avere uno strano concetto di priorità.

"Eccomi. Tre secondi."

Hermione aveva uno sguardo che poteva uccidere "Tu arriveresti al ritardo perfino il giorno del tuo matrimonio."

"É una proposta?" sorrise Ron, speranzoso.

La ragazza alzò gli occhi al cielo, e sollevando la tunica iniziò a correre per le scale, prontamente seguita dagli altri. La cerimonia di consegna dei diplomi sarebbe iniziata a momenti.

Come la professoressa MacGranitt raccontava a chiunque con visibile orgoglio, Hermione si era confermata come l'allieva più brillante che Hogwarts avesse mai avuto dai tempi di Rowena Ravenclaw, fondatrice di Corvonero, e ogni Istituto magico d’istruzione superiore che avesse un gufo sottomano aveva scritto che sarebbe stato onorato d’averla tra i propri studenti. Anche l'Accademia degli Auror l'aveva accettata. Ma quello che rendeva orgogliosa oltre ogni limite la Direttrice di Grifondoro era l'ultima lettera arrivata a Hermione. La ceralacca, di un blu intenso, portava il simbolo della Luna crescente, e quando Hermione l'aveva vista era quasi svenuta per l'emozione. Inis Witrin! Era l’università più prestigiosa d'Europa, ed era un onore anche solo ricevere una comunicazione da quel posto. Hermione non aveva nemmeno spedito la domanda di ammissione per Inis Witrin, sicura di non essere abbastanza intelligente per quel posto, e invece loro scrivevano che la volevano ammettere anche se non aveva fatto domanda. L'unica pecca era che lei avrebbe voluto specializzarsi in Rune Antiche, e quella cattedra era stata appena soppressa. Il corso più rinomato lì era quello di Pozioni, e pur sapendo che era un passo verso una strada incerta e meno sicura di quella delle sue amate rune, aveva deciso di imboccarla lo stesso.

Harry, nemmeno da dirlo, contava i giorni, i minuti e i secondi che lo dividevano dal primo giorno d'addestramento. Fosse dipeso dagli Auror, non gli avrebbero quasi lasciato terminare l'anno scolastico. Ai loro occhi, Harry si era distinto in più di un'occasione per coraggio e una buona dose d’incoscienza, doti fondamentali per entrare nella loro casta. E, cosa che non guastava, era anche l'eroe che aveva sconfitto Voldemort. Era capitato a metà dell'anno scolastico, ma nessuno sapeva com'era andata. Hermione e Ron erano rimasti feriti prima dello scontro, e non ricordavano granché. L'unico a parte Harry che sapeva come si erano svolti i fatti era Silente, ma non parlava. Ed Harry aveva lasciato intendere di non voler sollevare l'argomento mai più. Comunque fosse andata, lo aveva cambiato. Era diventato serio, taciturno, ed era stato solo perchè la MacGranitt si era opposta, altrimenti avrebbe lasciato Hogwarts prima del diploma. Era un sentimento che ora accomunava tutti e tre: Hogwarts era stato un buon posto per migliorare l'istruzione magica, ma non ci sarebbero voluti stare un minuto di più. I brutti ricordi legati alla scuola avrebbero potuto sormontare quelli belli... anche se la trasformazione in furetto di Malfoy, come la fuga di Fred e George, erano ormai diventate materia di leggenda.

Ron invece, sorprendendo Hermione e Harry, che erano certi che sarebbe andato in Accademia, aveva deciso di iscriversi all’università, e di laurearsi in Trasfigurazione. Non ci voleva una palla di vetro per capire che non era quello che voleva, anche se lui diceva il contrario. Hermione, che aveva fatto l'inverosimile per spronarlo a non abbandonare i suoi sogni, aveva capito che non avrebbe mai potuto battere colei che aveva deciso la vita futura di suo figlio, in altre parole Molly Weasley. La donna durante la guerra aveva perso un marito e un figlio. Percy si era tolto la vita per il senso di colpa. Fred era talmente preso dagli affari che ora doveva gestire da solo che raramente aveva il tempo per lei. Charley e Bill vivevano lontano. Se pensava di aver fallito con loro, si era ripromessa fermamente di non fallire con Ron. E Ron, non volendo dare alla madre un altro dolore, aveva deciso di lasciar perdere tutto e di accontentarla. Ginny quando lo aveva saputo gli aveva detto chiaro e tondo che era un mollusco aveva spina dorsale. Non era ambiziosa ai livelli di Percy, ma abbastanza da renderla diversa da lui. Ginny, come Harry e Hermione, non solo avrebbe perseguito i suoi sogni. Li avrebbe realizzati. E forse anche di più.

 

La cerimonia del diploma fu esattamente come se l'erano sempre immaginata, con i professori, la folla dei genitori, e un’indiscussa felicità di lasciare quel posto e di iniziare un nuovo capitolo delle loro vite. Harry era quello che l’avrebbe iniziato per primo, visto che la data d’inizio dell’addestramento era appena ad un mese di distanza. Hermione e Ron invece avrebbero avuto ancora un’estate da passare insieme, e poi avrebbero dovuto scoprire le croci e le delizie di una relazione a distanza. Sembravano decisi a tenere in piedi quel germoglio della loro relazione, ed Harry aveva già da tempo fatto loro i più sinceri auguri al riguardo.

Ron era quello più fiducioso. Hermione invece già elencava nella sua testa tutti i dubbi e i problemi che sarebbero scaturiti o potuti scaturire. Trasfigurazione a Glasgow non era Pozioni ad Inis Witrin. Se avrebbe avuto il tempo di dormire, sarebbe stata fortunata.

Questo era quanto pensava prima di varcare la soglia delle mura del campus. Dopo averle varcate, e aver ammirato i palazzi, si rese conto che tutti gli studenti guardavano lei. Non ne era certa, ma un paio sembravano perfino aver sussurrato il suo nome, indicandola.

Hermione continuò a camminare. Probabilmente era solo uno scherzo che facevano alle matricole. Quando però arrivò all’interno e la cosa si ripeté, iniziò a domandarsi cosa ci fosse che non andava.

“Allora è vero. Hermione Granger è arrivata ad Inis Witrin.

Quelle esatte parole le aveva sentite anche sette anni prima, ma erano rivolte a Harry. Ed era stato Malfoy a dirle. La persona che si era rivolta a lei era una ragazza dai capelli color topo, dall’aria fintamente buona. Aveva un aspetto familiare, ma non capiva dove l’avesse già vista.

“Beh, era tempo. Anche se mi sarei aspettata che l’erede di Priscilla Corvonero arrivasse anche lei un anno prima della media.”

“Si può sapere chi sei?”

“Io sono Demetra. Demetra Umbridge. Immagino tu abbia conosciuto mia madre.”

“Sì, ho avuto il piacere…”

Sempre che piacere si possa dire, completò mentalmente Hermione.

“Una ragazza della tua fama e con il tuo cervello può fare molto per Inis Witrin, e per il mondo magico. Forse ti potrò essere d’aiuto.”

Hermione continuava ad avere di fronte agli occhi la conversazione di Harry con Draco. Le parole erano diverse, ma il succo era lo stesso. E anche la risposta che lei avrebbe dato. Stava per aprire bocca, quando un’altra persona fece al sua comparsa nell’atrio.

“Diamine, a furia di girare mi dimentico sempre quanta nebbia c’è in questo posto!” esclamò una ragazza dai capelli castani, con due borse da viaggio a tracolla e piena di bracciali e collanine etniche che spiccavano sulla pelle abbronzata.

Demetra appena la vide sulla porta, assunse subito un’espressione contrariata. “Madeline. Già di ritorno?”

“Eh sì, Demetra, che vuoi… dopo un po’, perfino apprendere le pozioni curative degli sciamani africani diventa noioso. Volevo un po’ di civiltà” rispose Madeline, posando le borse a terra, e poi passando una mano nei capelli castano dorato per rimetterli a posto, richiamando l’attenzione sui monili etnici che portava addosso. Era disinvolta, bella, e tutto quello che a prima vista mancava a Demetra.

Demetra strinse forse i pugni. “Indubbiamente.”

Hermione, guardando l’una e poi l’altra, capì che tra le due non correva buon sangue. Maddy, finalmente guardando al fianco di Demetra, vide la ragazzina che la guardava con aria confusa, e le sorrise.

“Hermione Granger. Che bello, finalmente una Grifondoro in questa landa di Serpeverde… o ti sei sbagliata di corso?”

“Seguo il corso di Pozioni, Veleni e Antidologia.

“La mia stessa specializzazione. Che colpo di fortuna. Beh, mi piacerebbe rimanere a far salotto, ma credo che la professoressa Silenius mi caccerà se non mi presento all’istante, per cui a presto. Demetra, come al solito rivederti nei miei brevi soggiorni ad Avalon è sempre un avvenimento ricco di emozioni. Ciao!”

E aprendosi una scia tra il resto degli studenti rimasti a fissare le tre ragazze sulle scale, Madeline raccolse le borse e s’incamminò fino all’ufficio della preside della facoltà.

“Puttana” sibilò Demetra fissando con odio la sua schiena che si allontanava per le scale. Aveva pronunciato l’insulto talmente piano che non l’aveva sentita nessuno, tranne Hermione che era proprio al suo fianco. E anche Demetra doveva essere certa di non essere stata udita da nessuno, perché subito dopo si voltò verso Hermione, tutta sorrisi e buone maniere, offrendole un’amicizia oltremodo interessata.

“Posso aiutarti a fare nuove conoscenze. Ci sono tante persone che non vale la pena di conoscere meglio, come quella Madeline. Ha la reputazione peggiore di tutta l’università. Ha fatto il primo trimestre qui, prima di vincere, in modo del tutto immeritato, una borsa di studio che le permette di studiare ogni trimestre in un posto diverso… in quel periodo si è fatta due professori e buona parte del corpo studentesco. È una poco di buono, la pecora nera della famiglia.”

“A me pare simpatica.”

“Te ne accorgerai presto di che pasta è fatta. Allora, come ti dicevo…”

“Grazie dell’aiuto, ma credo sappia distinguere da sola le persone degne della mia amicizia. E ora scusami, devo andare a prendere l’orario dei corsi.

Non aveva fatto neanche uno scalino che già lo aveva compreso. Si era appena fatta una nemica per la vita, come Draco era per Harry. Se avesse scoperto che il rettore era il gemello di Albus Silente, a quel punto non si sarebbe neanche scomposta. Ma si rifiutava di vivere per altri quattro anni in una copia di Hogwarts!

Trovati gli orari delle lezioni, e rimpiangendo di non avere più la sua fidata GiraTempo, Hermione ritornò verso i dormitori. Aveva voglia di fare quattro chiacchiere con qualcuno… e sperava che Harry non fosse troppo occupato per venire al focolare.

Non lo era. Anche se a rispondere alla sua chiamata fu uno dei suoi compagni di stanza, Harry scese subito dal letto appena sentì la voce familiare di Hermione, e si affrettò a mandare via il ragazzo, che si chiamava Ed.

Hermione guardò con sgomento il braccio che Harry portava al collo.

“E quello cos’è?”

“Sono felice di vederti anch’io, Hermione” rispose Harry sedendosi sul pavimento di pietra ed evitando di rispondere.

“Scusa. Come vanno le cose?”

“Non male, potrebbero andare meglio. Ed, ti dispiace smetterla di fare l’idiota?”

Hermione ridacchiò, chiedendo che cosa stesse facendo. Harry rispose fingendo, con un po’ di difficoltà, di suonare un violino immaginario.

“Crede che tu sia la mia ragazza.”

“Dio me ne scampi, Ed! Senza offesa, Harry, ma non sei proprio il mio tipo.

Nessuna offesa. Neanche tu lo sei.”

“E dopo aver appurato una cosa che sapevamo da sette anni, ti va di sapere come è andato il mio primo giorno?”

“Sentiamo.”

“Questo posto sembra la versione accademica di Hogwarts. E pensa, mi sono già inimicata una il cui nome ti farà rizzare i capelli… beh, più del solito.”

“Fa di cognome Piton, Goyle, Tiger o Malfoy?”

“Peggio. Umbridge!”

La faccia di Harry era tutta un programma. “Stai scherzando? Umbridge?”

“Già. Demetra è la figlia di Dolores, ed è antipatica giusto un filo meno di sua madre.

“Che sfiga.”

“Verissimo. Mi ha fatto lo stesso discorsetto che ti ha fatto Draco quando vi siete conosciuti sulle scale di Hogwarts il primo anno, e l’ho mandata a quel paese.”

“Brava ragazza.”

“Poi ho conosciuto la sorella maggiore di Pansy Parkinson, Madeline. Ho una mezza idea di chiederle se è la figlia dell’amante o se lo è sua sorella, perché non si somigliano per niente… e avresti dovuto vedere quando Demetra se l’è vista davanti!”

“Umbridge. Parkinson. Scusa, Hermione, ma il posto dove sei capitata è la succursale del Serpeverde e Case affini in Europa?”

Hermione si strinse nelle spalle. “No. Solo la mia facoltà.”

“Bella gatta da pelare.”

“Proprio. Come sta Ron?”

“A rigor di logica non dovresti nemmeno chiedermelo. Sei o non sei la sua ragazza?”

“È che l’ultima volta che ci siamo visti abbiamo finito per litigare. Ma porca miseria, perché non capisce che…?”

Harry la guardò e disse qualcosa in una lingua che Hermione non comprese.

“Sarebbe a dire?”

“È una perla di saggezza di uno dei nostri insegnanti. Parafrasato suona più o meno ‘Risolvetevi da soli i vostri casini’.

“Grazie della comprensione, Harry, ricambierò quando sarai in crisi con Ginny.”

“Uccello del malaugurio! Scusa, ora devo andare. Se mi beccano a comunicare con un esterno oltre l’orario consentito sono trecento flessioni e credo capirai che con un braccio in queste condizioni non sono l’ideale.”

“Scusa, me l’ero dimenticata. Ci risentiamo?”

“Ti chiamo io venerdì sera.”

“Il venerdì sera ho intenzione di uscire, mio caro!” esclamò Hermione indignata. Harry rise.

“Certo, e io sono il Ministro della Magia!”

“Fai prima a chiamarmi sabato e a chiedermi come ho passato la serata! Dico davvero, Potter!”

Harry continuava a ridere, e stava ancora ridendo quando Hermione interruppe la conversazione.

Ma guarda tu che idiota…” mormorò.

Alla fine fu felice che Harry non avesse proposto di scommetterci soldi, perché li avrebbe persi miseramente. Come Harry aveva previsto, mentre il venerdì sera le sue compagne di studio e di dormitorio erano andate quasi tutte a Londra a spassarsela, o a passare la notte con il loro ragazzo, o entrambe le cose, lei era rimasta sul divano a leggere, completamente rapita, una pubblicazione di cinquecento pagine sui veleni medievali e sull’Acqua di Napoli. Dopo aver guardato l’orologio, Hermione scosse la testa, sconsolata, domandandosi se proprio non c’era speranza. Insomma, era una matricola, no? Le matricole non avrebbero dovuto divertirsi? Non poteva essere così difficile! Decise allora che la settimana prossima non ci sarebbe stato nessuno in terra capace di impedirle di andare alla festa che di sicuro ci sarebbe stata.

Ron quel venerdì la invitò a cena alla Tana.

Pur essendo felice di vedere il suo ragazzo e di salutare Ginny, all’ultimo anno di Hogwarts e ormai ragazza ufficiale di Harry, sapeva che la serata non sarebbe finita bene. E dimostrando di avere almeno in quel caso doti di Veggente, la serata terminò con una litigata accesa con Ron. Non facevano altro, ultimamente. Lui le rinfacciava di non aver mai tempo per nessuno, lei era stufa di parlare delle cose che la entusiasmavano con uno che non capiva niente di quello che diceva. Sinceramente Hermione aveva pensato di trovarsi un altro e poi di fargli sapere di averlo tradito. Così, per ripicca. Poi però sapeva che non ne sarebbe stata capace. Non poteva fare questo a Ron. Non dopo quel che aveva giurato a stessa anni prima.

Tornava da una cena simile a quella, verso la fine del secondo trimestre, quando nella sua camera trovò una visitatrice inattesa.

“Madeline?!”

Madeline Parkinson era seduta sul letto vuoto della camera dove Hermione dormiva, con accanto una valigia. Aveva l’aria di qualcuno che non aveva molta volta di trovarsi lì.

“Ciao, Hermione, come va? La professoressa Silenius mi ha detto di venire qua perché avevi un posto libero, spero non ti dispiaccia.

Che? No, figurati… se non dispiace a te.”

“A me dispiace non essere ad Hanoi. Ma non ho passato un esame tra i fondamentali, quindi lo devo ridare, ergo devo stare qui fino alla fine del trimestre, ovvero un altro dannatissimo mese e mezzo!”

Che esame?” domandò Hermione sedendosi sul suo letto e abbracciando un ginocchio con le braccia.

“Storia della Magia.”

“Io sono ferrata in materia. Vuoi una mano?”

Madeline piegò la testa di lato, sorridendo ironicamente “Credevo che le brave ragazze di Grifondoro non aiutassero le ragazze del Serpeverde… o di Baton-verts, o di Grünwald, che poi sono la stessa cosa.”

“Chi l’ha detto che sono una brava ragazza?”

“Gioia, ce l’hai scritto in fronte a caratteri cubitali. E scommetto che fino ad oggi hai fatto vita monastica, che Demetra ti ha fatto vedere i sorci verdi, e che hai tanta rabbia repressa contro di lei da ammazzare un bufalo acquatico.

Non aveva tutti i torti. Demetra poi, approfittando del suo status di allieva migliore del secondo anno nonché di rappresentante degli studenti, aveva veramente molte occasioni per rivalersi su una matricola inerme.

“In parole povere.”

“Senti, ti propongo uno scambio merci: tu mi aiuti a passare l’esame, e io ti do una mano a scrollarti di dosso la tua reputazione di suora. Ci stai?”

“Ho scelta?”

“Dopo esserti offerta tu per prima? No.”

“Guarda che io ho già buttato la spugna da un pezzo.”

“E hai fatto male. Molto, molto male.”

Da quella sera, Maddy divenne la compagna di stanza di Hermione, ed Hermione, prima con leggera riluttanza, e poi con entusiasmo crescente, divenne la compagna di baldoria di Maddy. Madeline era divertente, ironica, spigliata, e non si faceva fermare da niente e nessuno. Se voleva qualcosa se la prendeva, e al diavolo tutto e tutti. Hermione non riusciva a capire come un tale soggetto potesse essere imparentata con quella ragazza dalla faccia come un carlino che aveva conosciuto a Hogwarts.

Una mattina, finita la lezione di Pozioni di base, raggiunse Madeline presso la fontana che si trovava nel giardino, pieno di gemme ad indicare il prossimo arrivo della primavera. Maddy stava leggendo il giornale, e sembrava fuori di sé.

“Ehi, Maddy, che c’è?”

Madeline rinunciò ad accartocciare il giornale con le mani, e lo diede a Hermione, sedendosi poi sul bordo della fontana reggendosi il meno con una mano.

“Guarda la pagina della vita mondana.”

Hermione guardò la pagina della Gazzetta indicatale, e vide che la sorella di Madeline aveva appena sposato un prominente funzionario del ministero, che dalla foto sembrava avere più del doppio degli anni della sposa.

Che schifo.”

“È un matrimonio deciso dalla tua famiglia, Maddy, vero? Perché mai credo che tua sor…”

“No. È proprio quella sgualdrina di mia sorella ad aver deciso. Quasi mi dispiace per quel povero sprovveduto che crede di mettersi in casa una verginella.

A Hermione quasi venne da ridere. Pansy una verginella? “E con che coraggio va in giro a dire questo? Lo sanno tutti che quella… quella…”

“Puttana? Troia? Sgualdrina? Baldracca? Zoccola?”

Che quella si è fatta tutti gli studenti del suo anno della sua Casa, e pure molti altri. Senza dimenticare di chi è stata l’appendice fino alle vacanze natalizie del sesto anno.

“Già. Voglio sperare che farà passare almeno una settimana dal matrimonio prima di far ritornare Draco Malfoy nel suo letto.

“Sono ancora amanti?” domandò sorpresa Hermione, sedendosi a fianco di Maddy.

“Non hanno mai smesso, da quanto ne so. Eccetto in quei quindici mesi che Draco ha passato a Durmstrang a fare… cosa? Uno scambio culturale?”

“Non lo so. È sparito dalla sera alla mattina” disse Hermione. Pregando con tutta stessa che Maddy se la bevesse. Aveva una cicatrice sul polso destro a ricordarle in eterno la notte in cui Draco era sparito da Hogwarts. E a ricordarle probabilmente parte dei motivi per cui con Ron era in crisi da quando avevano lasciato la scuola, se non da prima.

Madeline osservò Hermione senza dire niente. Poi si alzò dicendo che andava in biblioteca a fare qualche ricerca sulla rivolta dei goblin del 1611. Hermione la salutò, e quando fu rimasta sola, girò la mano destra e sfiorò la cicatrice, sottile e perfettamente dritta, esattamente sopra le vene del suo polso.

 

  
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