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Autore: adiamondinthesky    03/08/2015    1 recensioni
Amy e Karma...una relazione dolorosa, sofferta...Anni di profonda amicizia e un saldo legame affettivo...ma un errore cambia tutto. Anche lo sbaglio più piccolo può dare il via alla catastrofe più grande di sempre. Cosa accadrà tra Karma ed Amy questa volta?
E Lauren? come sarà la sua vita ora che tutti sanno il suo segreto??
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Threesome, Triangolo
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A qualche miglia di distanza dalla Hester High School giaceva priva di energie Lauren. La ferita le bruciava. Ogni battito del suo cuore le metteva in circolo rabbia e sofferenza, ma non aveva la benchè minima forza di ribellarsi a tutta quell'afflizione che l'attanagliava, la stringeva in una morsa dalla quale non era capace di divincolarsi, ma anzi arrendervisi e morire ogni giorno di più torturata da quella presa dolce e amara al contempo. Annegare il proprio dispiacere nel sangue era diventata una pratica comune per la giovane. Sapeva che il male della sua mente spariva quando il dolore del suo corpo si faceva vivo in lei, si impossessava di tutto il suo essere facendole accantonare in un angolo della sua testa tutto ciò che di sbagliato c'era nella sua vita.
Solo sangue che cola e si sparge sulla pelle umida, la rinfresca e la rinnova. cellule morte che si rigenerano.
Dita che scorrono sulla ferita che maledetta brucia, pulsa, aggredisce i sensi.
E cola, striscia lungo il taglio il rosso sangue, che ripulisce dalle tossine e porta via con sè la malinconia.
Lauren non poteva negare di star male, ma non poteva neanche ammettere di stare così male.
Nessuno se ne era mai accorto del fardello che aveva dentro. Le bastava sfoggiare un sorriso per essere creduta felice, beata e contenta. Le bastava farsi scoprire a prendere in giro una persona più debole per essere giudicata una bulla. Le bastava dire che andava tutto bene per convincere gli altri che in effetti andava tutto alla perfezione.
Ma non era affatto così. Lei era la bulla di se stessa. Criticava e muoveva del cinismo negli altrui confronti solo perchè nessuno aveva mai avuto il coraggio di trattarla come doveva essere trattata: male quando faceva del male e bene quando faceva del bene.
No, lei era semrpe stata trattata con timore, soggezione, con una sorta di riverenza, con i guanti...per paura che da un momento all'altro si sarebbe spaccata a metà e la sua essenza sarebbe crollata sotto gli occhi esterrefatti di tutti. D'altronde che ci si poteva aspettare? Era un'adolescente che non aveva più al suo fianco una madre, ma solo il padre. Era nata con una rara malattia genetica, doveva prendere pasticche per poter essere come tutte le altre ragazze...Era logico aspettarsi che un giorno si sarebbe svegliata a pezzi, distrutta, provata da tutto ciò che le stava capitando.
Perciò tutti quelli che conoscevano la sua situazione la trattavano come un vaso di porcellana, con cura, con attenzione...e chi non sapeva niente, o quasi, di lei preferiva trattarla con rispetto, perchè era ben nota la sua predilezione per i ripudi sociali ed era sin troppo facile finire nella punta del suo mirino, essere il suo fragile bersaglio, dato il suo spiccato intuito per i punti deboli dei suoi nemici dichiarati o potenziali.

Erano circa le undici del mattino quando Lauren aprì gli occhi dopo quel suo agitato sonno. Era successo di nuovo, aveva fatto quel sogno che da settimane la tormentava.
Nel sogno vedeva luci intermittenti, sentiva le sirene della polizia che riecheggiavano nell'aria greve...un'improvvisa fiamma che si levava dal cofano della macchina, la corsa contro il tempo, i vigili del fuoco protetti dalla loro divisa rossa e gialla. Delle grida: " Sono là...presto, presto" e poi più niente, solo il corpo della madre che immobile pesava contro lo schienale del sedile.
E Lauren era lì, dietro di lei, dormiva....la cittura di sicurezza le si era staccata durante l'impatto ed era balzata avanti, le sue braccia esili contro il vetro anteriore, la madre che nel suo ultimo impeto di energia tendeva il suo braccio verso di lei, per evitarle il colpo fatale e salvarla, e poi si lasciava cadere sul volante, esanime.
Altre urla: "E' lì, presto..fate qualcosa, vi prego!!"
La voce di una donna, forse una testimone...forse solo una passante.
Arrivarono i paramedici, le ambulanze, i soccorritori. Presero Lauren e la trassero fuori dell'auto. Le presero i parametri, era viva per miracolo. I suoi occhi erano ciechi, non vedeva che fiamme e non sentiva che urla. Era in stato di shock e ci rimase per una settimana, periodo in cui non fu lasciata da sola neanche per un momento appena. Piangeva, strillava che voleva sua madre, che le mancava....eppure suo padre le era sempre vicino,e lei continuava a gridare "mamma" a notte fonda, durante il suo sonno, finchè non si svegliava sudata e turbata. Urlava fino a non avere più aria nei polmoni.
Aveva solo sei anni, era una dolce, tenera bambina indifesa. Lei sola contro il mondo, lei piccola e lui gigante.
Però cresceva sotto lo sguardo vigile e premuroso del padre, cresceva e le prime questioni femminili cominciavano ad emergere, disarmando il padre, che ne fu colto impreparato, sprovvisto di adeguate risposte. E allora comprava libri su libri, si documentava come più poteva, cercava di rassicurare se stesso e la sua figlioletta. Quando però scoprì la rara malattia di Lauren rimase sconcertato, già gli era difficile prendersi cura della sua piccolina a cose normali, figuriamoci aiutarla a crescere con la consapevolezza che lei non sarebbe mai potuta diventare madre, che lei avrebbe sempre dovuto prendere pasticche...
Pasticche che le somministrava con la scusa che le avrebbero fatto bene, ma Lauren non ne era convinta, sapeva che qualcosa non andava come doveva.
Fin quando un giorno scoprì la verità, che le sembrò un macigno sulle spalle. Era preoccupata, spaventata e sola, senza una madre a cui confidare le sue paure, i suoi momenti di tristezza. E allora, per non pensare al dolore che serbava e sentiva crescere nel profondo del suo cuore, si fece trasportare dall'euforia del padre di vederla salire su un palco, fronteggiare altre ragazze che quanto a bellezza non potevano competere.
L'amarezza con il passare degli anni lasciò spazio ad una vaga felicità per i concorsi di bellezza, alla soddisfazione di tutti quei fasulli sorrisi e premi; il trucco che copriva il cordoglio che cercava di tracimare dai suoi occhi e colare via assieme al mascara. Le acconciature, i vestiti, le pose...Gli strass e lo stress.
Bruce faceva di tutto per rendere la sua adolescenza un bel ricordo, ma la verità era che Lauren non desiderava niente di tutto ciò, anzi, avrebbe barattato tutti i suoi trofei con un unico, lungo, caldo abbraccio della madre.

Quella mattina la giovane aveva tentato di scacciare via la tristezza con più vigore del solito, voleva cavarsi dalle vene tutto quell'avvilimento accumulato in quei lunghissimi dodici anni.
E Amy era stata la sua ancora di salvezza, il suo angelo custode che l'aveva strappata alle tenebre e avrebbe voluto ringraziarla, dirle con sincere parole che le doveva la vita, perchè anche se infelice quella era la sua vita e doveva accoglierla appieno, vivere tutte le esperienze che essa poteva offrirle. E alla fine Amy non era poi una così pessima sorella, anzi, avrebbe proprio voluto provare a legare di più con lei, instaurare un bel rapporto e, dopo quella mattina, credeva che ciò sarebbe divenuto realtà.
A quel pensiero le scappò un flebile sorriso

 
   
 
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