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Autore: de_stro_ya    03/08/2015    0 recensioni
Dal testo:
Sto correndo il più velocemente possibile, nel buio di questa notte che sta per svanire, questa notte che ci è sembrata quasi eterna, mentre il mio cuore batte più forte e più rumorosamente di un metronomo.
Non doveva finire così.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. The sun will rise.

 

“Prego, la principessina può salire a bordo adesso” mi dice Party, aprendomi una portiera della decappottabile gialla che mi si è parata di fronte agli occhi non appena uscito fuori, facendo un inchino con fare teatrale.

“Guarda che faccio ancora in tempo a cambiare idea, sottospecie di pagliaccio”. Con uno scatto chiudo la portiera e facendo forza sulle braccia salto direttamente dentro l’auto, sistemandomi nel sedile da passeggero.

“Come preferisce, principessa” mi fa eco lui, mentre si accomoda al suo posto. Io abbozzo una smorfia.

I guanti di pelle che gli fasciano le mani gli permettono una maggiore aderenza al manubrio e una guida spericolata. Corriamo a gran velocità sulla carreggiata in direzione nord, verso la periferia di Battery City, con il vento che ci scompiglia i capelli e tutti quei piccoli insettini che si schiantano contro il parabrezza.

Vorrei far finta di nulla, ma mi tengo stretto al sedile cercando di non farmi notare. Non si sa mai, mi dico. Questo qua sembra non avere tutte le rotelle a posto.

“Troppo veloce?” dice lui all’improvviso, interrompendo il flusso dei miei pensieri. Cazzo.

“Ma che, io potrei fare molto peggio” ribatto.

Abbozza un mezzo sorriso. Sono così ridicolo, vero?

“Dunque … Frankie? È Frankie giusto?”. Faccio cenno di sì con la testa.

“Raccontami la tua storia” mi invita.

Lo guardo di traverso. La mia storia? Cazzo ne puoi sapere tu, stupido pallone gonfiato.

“Ma si, insomma. Come sei finito in quella catapecchia?”

Non rispondo, non mi va di parlarne. Brucia ancora.

“Okay, ho capito. Ma se vuoi cominciare a collaborare con noi dovrai fidarti, prima o poi”.

Sento che mi sta fissando. Non lo guardo, ma sento i suoi occhi premuti su di me, quello sguardo che quasi brucia, come il mio viso che lentamente sta avvampando.

Tiro un calcio al vano porta oggetti mentre con una mano mi copro la faccia. Abbasso il capo. Dopo qualche minuto di silenzio scivolo sul sedile, sistemando le gambe incrociate sul cruscotto.

Senza accorgermene, sono più a mio agio e quasi non percepisco più la velocità con cui sfrecciamo sull’autostrada.

“I miei sono morti” comincio. “Erano fra quelli schierati contro il sistema. La Better Living Industries li aveva già presi di mira da parecchio tempo, insieme ai loro compagni. E sono morti tutti. Dicevano che lo facevano per me, per proteggermi”. Stop. Sento già le lacrime offuscarmi gli occhi.

“Ma come possono proteggermi adesso che sono morti?!” urlo, prendendomi la testa fra le mani.

Silenzio.

“Cos’è?” continuo “Niente perle di saggezza stavolta? Niente assi nella manica?” rido. Una risata nervosa, quasi isterica. Una risata carica di amarezza.

“Ti sbagli” dice lui senza guardarmi, continuando a tenere gli occhi fermi sulla strada, “Loro continuano a proteggerti. Se sei qui adesso lo devi anche a loro. È per questo che volevi abbandonarti a te stesso? Perché credi che tutto quello che hanno fatto è stato vano? Ma vedi Frankie, le persone che amiamo continuano a vivere nei nostri gesti anche dopo la morte. I loro insegnamenti, i loro valori, quello che ci hanno trasmesso è ciò che ci forma, ciò che ci rende noi stessi. Forse per questo che nel profondo sapevi che era giusto unirti a noi, per far sì che il loro sacrificio non sia stato un inutile spargimento di sangue”.

Lo osservo con la coda dell’occhio.

“Che testa di cazzo sei” sorrido, scuotendo la testa.

“Perché?” ora ride anche lui.

“Te ne vieni fuori con queste stronzate. Cosa sei, un cazzo di poeta?”

“Tutti lo siamo in parte”.

“Nah, tu sei diverso. Tu sei troppo, ecco”.

“Non posso darti torto” dice “Adoro il dramma”.

 

Quartier Generale.

 

“Parola d’ordine?”

Riesco a distinguere una voce da dietro una porta improvvisata con delle assi di legno. Guardo la struttura: una catapecchia. E questo qui mi ha davvero fatto lasciare quella casa per questa?

Assurdo.

Ma cosa non è assurdo insieme a Party Poison?

“Killjoys, make some noise”.

Arriccio il naso e lo guardo storto. Più che un quartier generale questa mi sembra una casa di cura per matti.

Glielo faccio notare e lui risponde solo “Oh, lo siamo principessa. Ci puoi giurare”.

Da dietro la porta, sento qualcuno armeggiare con una chiave.

Dal rumore sembra che ci siano ben… quattro chiavistelli!

Ma va, mi dico, chi vuoi che ci venga in questo posto dimenticato da dio.

La porta si apre e il resto della casa è anche più deludente dell’esterno.

“Gerard! Finalmente! Quanto tempo sei stato via? Due giorni? Tuo fratello stava dando di matto! Quell’incosciente continuava a ripetere si sarà messo di nuovo nei guai. E a chi tocca poi salvargli il culo? A noi, Ray. A noi! Prima o poi si farà ammazzare!”

Io, nel frattempo, ancora prima che il tizio finisse la frase, sono a terra dalle risate.

Gerard? Sul serio? Ti chiami così?” ripeto incredulo, fra le lacrime “Sono Party Poison, piacere” dico, facendogli il verso.

“Hai qualcosa da ridire, principessa?”

“Si! È un nome da… da vecchi!”

Lui sbuffa, mi prende per la collottola e mi tira dentro. “Forza” dice, “Prima che ti sbatta fuori a calci e ti faccia fare il culo da quelli della BLI”. Ma si vede che, sotto sotto, se la ride anche lui.

“E questo qui chi è?” ci interrompe l’altro, toccandomi ripetutamente il braccio sinistro con un dito, quasi fossi, che so, un pupazzo di gomma.

“Ehi, vacci piano afro man. Che ti credi?” gli dico, tirando il braccio verso di me.

Ha in testa un ammasso di capelli ricci che dio solo sa cosa ci si potrebbe perdere dentro. Indossa una tuta nera con degli disegni rossi sul petto e sull’avambraccio. Sul naso fanno bella mostra di sé un paio di grandi occhiali da sole.

“Ma è così piccolo e carino!” esclama lui, per tutta risposta. “Dove l’hai trovato un coso del genere, Gee?”

Ma c’è qualcuno qui dentro che riesca a prendermi sul serio?!

“Qui e là” risponde Party Pois… no, Gerard (sì, me la rido ancora!). “Vagava come un cucciolo abbandonato” dice, cingendomi le spalle con un braccio e stringendomi a sé. “Non è così, principessa?” mi chiede, mentre mi prende per il mento fra le mani e mi fa girare il viso verso il suo. Io sto così in panne che non oso replicare. Lui lo capisce e mi lascia andare, non senza prima avermi rivolto uno dei suoi sorrisetti.

Lo detesto, sul serio.

“Woh Woh calma. Posso respirare la tensione sessuale che c’è fra voi due a un miglio di distanza. Se avete roba da fare, lontano dai miei occhi, vi prego” esclama il ricciolino, girandosi da un’altra parte e coprendosi il volto con una mano mentre con l’altra fa il gesto di allontanarci.

“Che cos…” sussurro io, imbarazzato. Sento le guance andarmi a fuoco.

Gerard scoppia in una risata “Suvvia Ray, così lo spaventi. Tranquilla principessa, non ti toccherò neanche con un dito” dice. “Se non lo vorrai” aggiunge piano. L’altro sogghigna. Io mi volto verso di lui con una faccia al limite tra la vergogna più totale e il terrore assoluto. Adesso sono scoppiati entrambi a ridere.

“Sono Jet Star, comunque. Ray, per gli amici” mi dice l’afro, battendomi una pacca sulla spalla e tenendosi ancora la pancia con l’altra mano per le risate

“Frankie…” sussurro, ancora in trance per prima.

“Beh Ray, dov’è il mio fratellino? Così presentiamo tutta la troupe al nuovo arrivato”.

Dio fa che non sia come questi due, prego fra me e me.

“Sta di sotto” gli risponde l’altro.

“Giustamente. Sempre a fare il lavoro sporco lui”.

Ci dirigiamo verso quello che sembra essere un bagno arredato alla bell’e meglio. Gerard sposta la lavatrice che si trova nell’angolo rivelando quella che sembra essere…

Una botola?

Il rosso la apre e si volta verso di me, ancora incredulo.

“Oh dai, non avrai mica pensato che lavorassimo in questa topaia” dice, facendomi l’occhiolino. “Siamo gente seria, noi. Prima le principesse” e mi fa segno di scendere di sotto.

Cazzo!

Quello che mi trovo davanti è un vero e proprio spettacolo. Un “laboratorio” in piena regola. Le pareti blu sono interamente ricoperte di armi dai più svariati colori (c’è qualcosa che non sia colorato in questo fottuto club di matti?), le luci soffuse contribuiscono a rendere l’atmosfera sospesa, quasi mistica.

Un enorme tavolo da lavoro è piazzato al centro della stanza. Su una sedia girevole vedo un ragazzo con un vaporoso ciuffo biondo, intento a trafficare con una maschera verde.

“Fratellino, che piacere rivederti!” esclama Gerard.

Quello alza il capo dal lavoro e lo fulmina. Ha un volto cupo, quasi severo e guarda Gerard con un’aria ancora più inclemente, se è possibile.

“Fratellino un cazzo, Gerard. Ma ti pare modo di scomparire. Avresti potuto, che so, avvisare. Ehi teste di cazzo, vado a farmi un giro per Battery City. Se non torno datemi già bello che morto” dice il biondo, facendogli il verso. Ridacchio, lo imita alla perfezione. Fa anche gli stessi gesti teatrali di Gerard!

“Suvvia, Mikey. Dovevo andare a recuperare la nostra principessa” si scusa lui, facendo ricadere tutte le colpe su di me. “Nessuno te l’ha mai chiesto” ribatto “Me la sarei cavata benissimo da solo”.

“Povero tesoro” continua senza prestarmi ascolto, facendo il labbruccio “Vedi? È così spaventato che non sa quello che dice” si piazza dietro di me e mi prende per le spalle, continuando a guardare il fratello.

Lui sospira. “Cosa devo fare con te? Quando mamma mi ha detto di prendermi cura di mio fratello, non immaginavo sarebbe stato così difficile”. Si avvicina verso di noi.

“E così tu saresti…?”

“Frankie” dico io, scuotendomi e liberandomi dalla morsa di Gerard.

“Io sono Mikey, alias Kobra Kid. Bene Frankie, direi che ti serve un nome in codice”.

“Io ce l’ho!” esclama Gerard, entusiasta “Che ne dite di Fun Ghoul?”

“E sia. Benvenuto fra i Killjoys, Fun Ghoul” dice, porgendomi la maschera.

 

 

 

 

Hola bella gente! 

Eccomi di nuovo qui. In questo capitolo ho cercato di approfondire meglio i personaggi: scopriamo la storia di Frank e facciamo la conoscenza degli altri due personaggi della storia (io amo Ray, voi non lo amate, sì?). Ho voluto equilibrare le parti "serie" con alcune più "divertenti" per dare un tocco di colore (come piace ai nostri killjoys) alla trama.

Ma cosa si nasconde dietro la maschera di Party Poison? È davvero quella persona ironica e pungente che vuole farci credere, sempre con la battuta pronta? O i suoi improvvisi momenti di saggezza celano una sua parte più profonda?

E perchè Mikey aveva già una maschera pronta per Frank? Loro sapevano (riferimenti a ASOTM dappertutto)? 

Lo scoprirete nella prossima puntata!

Ricordate che se volete potete lasciarmi una piccola recensione. Fatemi sapere se vi piace la storia e se è il caso di continuarla. Inoltre, i consigli sono sempre ben'accetti!

So long and goodnight, xoxo.

   
 
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