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Autore: riccardoIII    05/08/2015    4 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
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Prima, aveva creduto che nessuno gli avrebbe impedito di vegliare su di lui.

Quando tornò a Hogwarts, Sirius stette bene attento a non mettersi il pigiama davanti ai suoi compagni di stanza. Con la scusa di farsi una doccia si cambiò in bagno, in modo che i tagli ancora non rimarginati non potessero essere scorti da James, Remus e Peter. Non conosceva Incantesimi di Guarigione ma comunque a casa sua non avrebbe potuto usarli senza che sua madre scoprisse che aveva un modo per curarsi, ergo una bacchetta che non avrebbe dovuto possedere.

Appena prima di andare via, però, si era assicurato di lasciare un regalino nella sua camera.
Aveva strappato dai suoi giornali Babbani foto di motociclette e ragazze seminude e provocanti, le aveva ingrandite e appiccicate sulla carta da parati argentea con un Incantesimo di Adesione Permanente, poi aveva Trasfigurato delle lenzuola verde smeraldo in festosi arazzi Grifondoro su cui aveva applicato lo stesso Incanto. Si era assicurato di coprire quasi tutta la superficie disponibile e aveva personalmente verificato che nulla potesse essere staccato. Dal piccolo nascondiglio dietro al letto aveva estratto una foto dei Malandrini che gli aveva fatto compagnia durante le vacanze e che era convinto meritasse un posto d’onore; mentre scagliava l’Incantesimo anche sulla foto, posizionata sopra la testata del letto, aveva sorriso osservando i volti felici dei suoi amici, pensando che stava per tornare da loro.

Se solo immaginava la faccia che avrebbe fatto Walburga quando Kreacher le avesse detto cos’era successo nella sua stanza! Sperava che provasse a ricoprire tutto con nuova carta da parati, una volta verificato che nulla potesse essere rimosso: aveva escogitato un piccolo trucchetto per cui, se avessero tentato di nascondere le sue decorazioni, quelle si sarebbero messe a cantare un coro particolarmente scurrile che i tifosi Grifondoro sfoggiavano nelle partite contro Serpeverde.
Certo, quando fosse tornato a casa sarebbe stato un bel problema da affrontare, non tanto per le punizioni quanto perché quello che aveva fatto dimostrava platealmente che lui avesse una bacchetta, quando in teoria la sua era rinchiusa nel cassetto dello scrittoio di Orion nei periodi in cui era in casa. La magia involontaria non poteva essere una giustificazione plausibile; avrebbe potuto affermare di aver “preso in prestito” quella di Regulus quando dormiva, ma Kreacher usava la sua magia elfica per chiuderlo in camera e questo escludeva la possibilità di evasione e furto. Avrebbe dovuto pensarci, e di sicuro avrebbe dovuto trovare un nascondiglio più sicuro per la sua vera bacchetta una volta tornato in Grimmauld Place, ma ci sarebbero voluti mesi prima di rimettere piede nella sua prigione personale e al momento aveva soltanto intenzione di godersi il tempo con i suoi amici a Hogwarts.

La loro routine riprese, più frenetica e forsennata che mai. Non avevano un attimo di respiro tra tutti gli impegni che assorbivano il loro tempo. Per continuare ad esercitarsi chiesero a Remus di dar loro una mano con i compiti: gli scritti delle materie in cui avevano i voti migliori  li svolgeva il ragazzo. Questo fu un grande aiuto da parte del Licantropo, che tuttavia non si sentiva troppo in colpa perché non comprometteva l’istruzione dei suoi amici. Se riuscivano a padroneggiare perfettamente un Incantesimo di Esilio, a cosa poteva servire scrivere un tema di due rotoli di pergamena sulla sua corretta esecuzione? Su questo James proprio non si dava pace.
Presto Remus trovò una soluzione che evitò loro perfino di ricopiare ciò che lui scriveva: incantò tre piume perché avessero la stessa calligrafia e lo stesso stile di scrittura, rispettivamente, di James, Sirius e Peter; inoltre, bastava che lui scrivesse con la sua piuma e quelle facevano altrettanto, trattando gli stessi argomenti contemporaneamente a lui, solo con le personalità degli altri tre. La connessione tra le piume non era a senso unico: se, ad esempio, era James a scrivere, l’incantesimo funzionava non solo con quelle di Sirius e Peter, ma anche con quella di Remus. Questo permise loro di aiutare l’amico quando si riprendeva dal Plenilunio ed erano loro ad occuparsi dei compiti.

Tra un impegno e l’altro erano ormai arrivati a marzo; non si erano verificati altri spaventosi attacchi dopo quello alla ragazza Tassorosso di ottobre, ma la tensione era sempre alta e almeno una volta al mese scoppiava un duello nei corridoi, in cui quasi sempre si ritrovavano implicati i Malandrini. Una volta Peter aveva chiesto con un filo di voce a Remus come fosse possibile che ci andassero sempre di mezzo loro e la McGrannit, che stava decidendo che punizione affibbiargli per aver fatto infilare un gessetto su per la narice di Piton (avevano inventato quell’incantesimo quasi per caso, una settimana prima, e non vedevano l’ora di provarlo su un essere umano, visto che la loro cavia era stata il gatto di una Serpeverde che avevano precedentemente rapito), aveva alzato gli occhi al cielo prima di rispondere.
-Mi creda, signor Minus, se le dico che non otterrà mai una risposta. Dovrebbe rassegnarsi alle punizioni come se fossero degli eventi inevitabili, simili alla siccità e le carestie. Questa tattica mi ha evitato un crollo nervoso-
Sirius e James avevano riso per mesi al ricordo di quella battuta memorabile, mentre Peter ancora arrossiva e Remus si fingeva indispettito, ma sotto sotto era divertito tanto quanto i primi due.

Sirius aveva la sensazione che le sue trasformazioni stessero diventando sempre peggiori; nei giorni precedenti e successivi alla Luna Piena era ogni mese più spossato del precedente e le ferite erano sempre più profonde, tanto che stentavano a rimarginarsi nonostante le cure di Madama Chips. Quando erano impegnati nelle ricerche sui Licantropi aveva letto che la crescita in età del mago coincideva con la crescita in potenza del Lupo; questo significava che il picco dello sviluppo di Remus sarebbe coinciso con un picco di forza del suo alter-ego. Non poteva sopportare di vedere Remus soffrire così tanto e questo gli diede un’ulteriore motivazione per riuscire nella Trasfigurazione in Animago.
Senza che ne avessero espressamente discusso, Sirius si rese conto che anche Peter e James avevano colto i messaggi che quei segni rossi sulla pelle di Lupin gridavano: il loro amico aveva bisogno di loro e avrebbero dovuto impegnarsi il doppio per riuscire nei loro intenti e dargli tutto il sostegno che potevano. Erano in grado, tutti e tre, di visualizzare quel puntolino luminoso dentro al buio della loro mente; erano convinti che se fossero riusciti a congiungersi con esso avrebbero avuto la chiave della Trasfigurazione. Quando James aprì gli occhi, elettrizzato come non mai, dicendo che ce l’aveva fatta, subito gli altri tre cominciarono ad interrogarlo.
-È… È come trovare una parte di te stesso che non sapevi di conoscere, ma in realtà sapere che tutto ciò che riesci a fare proviene da lì. Non so esattamente come spiegarlo, ma ti senti attorniato da tutto il tuo potere, da tutta la Magia che possiedi, ed è come comprendere non solo le tue capacità, ma anche le tue potenzialità! Non sono riuscito a trattenermi e ho aperto gli occhi, ero troppo felice di avercela fatta, ma suppongo che se riusciamo a concentrarci abbastanza potremmo scoprire in breve come fare!-

In realtà, le cose si rivelarono più complicate di quello che James aveva previsto; nonostante ormai lui si dovesse sforzare pochissimo per raggiungere quella che Remus definiva “la sua Essenza”, questo non comportò l’immediata capacità di trasformarsi. Il ragazzo dai capelli indomabili fu così frustrato dall’assenza di risultato che non riuscì a concentrarsi per giorni.
Sirius passò la settimana successiva al giorno del trionfo di James a impegnare ogni suo sforzo nel progredire nella sua introspezione, se così si poteva chiamare; riuscì, dopo dieci giorni, a "raggiungere la luce" e ciò che provò quando ne fu avvolto fu indescrivibile. In quel momento, capì perché James non era riuscito a resistere la prima volta ed aveva aperto gli occhi.

Era come essere travolto da un fiume in piena. Si sentiva colmo, come se quella luce si fosse impossessata di ogni centimetro della sua pelle facendola sfrigolare, ed era assurdo, perché in quel momento lui avrebbe dovuto essere distaccato dal suo corpo. Eppure lo percepiva, percepiva la Magia pervadere ogni cellula e renderla mutabile, eccitata, cangiante sotto il suo volere. Per la prima volta aveva coscienza di quanto potere ci fosse in lui e questo lo inebriava, lo rendeva  sovreccitato, gli dava una sensazione di completezza che non aveva mai provato prima.
Si costrinse però a non lasciarsi trascinare dalle emozioni, a rimanere lì, dentro di sé, in quella situazione di pace ed al contempo di fermento. Si costrinse ad ascoltare il fluire di quella cosa attraverso le sue membra, lasciò se stesso in balia di quello scorrere ineluttabile e alla fine capì, non seppe mai bene come, che doveva lasciarsi guidare da esso. Smise di pensare, concentrò la sua mente solo sul flusso di Magia e lasciò che lo pervadesse interamente; senza avere un motivo preciso, seguendo solo l’istinto, seppe che prima di provare a Trasfigurarsi doveva lasciarsi scoprire e cambiare dalla sua stessa Magia, doveva conoscere il suo corpo e, per la prima volta, prendere coscienza di esso. E lo sentì: ogni muscolo, ogni nervo, ogni osso, perfino il più piccolo pelo delle sue braccia. Fu diverso dalla sensazione che aveva provato con la Cruciatus: anche quella aveva infiammato ogni centimetro della sua carne, anche quella gli aveva mostrato la propria complessità grazie al modo in cui il dolore l’aveva trafitto in ogni minima porzione del suo corpo, ma era una percezione completamente diversa. Questa volta conosceva perché sentiva, non perché soffriva; era certo che avrebbe conservato la conoscenza anche una volta riaperti gli occhi e anche solo questa era una differenza abissale: la consapevolezza data dalla Maledizione era servita solo per far male di più, era fine a se stessa e al momento contingente.

Quando riaprì gli occhi aveva un sorriso enorme stampato sul viso e un fuoco che gli bruciava dentro.
-Ce l’hai fatta!-
Ovviamente, James aveva avuto bisogno solo di uno sguardo per capire cosa fosse successo; i suoi occhi scintillavano.
-È fantastico, vero?-
-È indescrivibile! Non avevo mai provato una cosa simile! Senti tutto, ogni più piccola parte di te! Nemmeno quando Orion è riuscito a prendermi alla sprovvista con quella Cruciatus dritta nel petto ho percepito così bene il mio corpo e lui era così furioso che il dolore è stato atroce…-
Ovviamente, come ogni volta che era sovreccitato, il filtro pensiero-parola era inibito e lui si lasciava scappare cose che aveva giurato di non ammettere nemmeno sotto tortura. Non si rese nemmeno conto del suo errore, finché non vide il volto di James passare dalla felicità, alla confusione, alla rabbia, al dolore. La sua era un’espressione così sofferente che Sirius per un attimo si sentì crollare il mondo addosso.
-Cosa hai detto?-
Era stato un sibilo, niente di più. Un sibilo freddo e distante che Sirius non aveva mai ascoltato prima.
-Io… Niente, James, era solo una battuta stupida…-
-Non farmi incazzare più di così, Sirius, perché sono già abbastanza infuriato e potrei non rispondere più delle mie azioni! Cosa diavolo significa che tuo padre ti ha scagliato una Cruciatus in pieno petto? NO! NON MENTIRMI DI NUOVO!-
James aveva stroncato sul nascere le sue proteste, così il ragazzo si limitò a guardarlo mentre si alzava dal suo letto, la mascella tesa e i pugni stretti, e si parava di fronte a lui. In quel momento pensò che Orion doveva prendere lezioni da lui se voleva spaventarlo, perché lo sguardo duro di James gli faceva più male di mille Maledizioni.
-Quante volte?-
La voce era rabbiosa; Sirius si aspettava quasi che lo prendesse a pugni da un momento all’altro.
-James, ascolta, io non so…-
-Non sai cosa? Non sai quante volte ti hanno Maledetto? Dannazione, Sirius! Mi hai detto che non ti picchiavano nemmeno più e ora scopro che quei bastardi ti hanno fatto questo? Dimmi quante volte, ora!, o giuro che spacco tutto!-
-James, calmati! Davvero, non lo so! Non mi ricordo tutte le volte che è successo, ho perso il conto! Ma da quando è cominciata la faccenda degli Animagi ormai non mi fa nemmeno il solletico, a parte quella volta che non sono riuscito a estraniarmi in tempo…-
-Hai perso il conto? HAI PERSO IL CONTO? Da quanto diavolo va avanti questa storia?-
Sirius sudava freddo.
-Da… La prima volta è stato quando sono tornato per la prima volta dalle vacanze, la sera del rientro per il Natale del primo anno….-
James boccheggiò. Sirius approfitto della sua mancanza di parole per prendere in mano la situazione.
-Senti, James, mi dispiace di averti mentito, ma non volevo preoccuparti! Credi che l’avresti presa meglio di così a undici anni? Ti saresti spaventato ancora di più! E davvero, non è un problema, ormai ci ho fatto l’abitudine e da quando ho imparato ad estraniarmi non mi fa più alcun effetto!-
-Un bambino di dodici anni non dovrebbe abituarsi ad essere preso a schiaffi, figurati ad essere Cruciato!-
Sirius cominciò a scaldarsi.
-Beh, James, mi dispiace che non sia di tuo gradimento ma è così che funziona la mia vita, ok? Mi rinchiudono in camera, non mi parlano per mesi, mi picchiano, mi scagliano contro Maledizioni e mi insultano! E questo è tutto, ok? Non posso farci niente perché questa è la mia vita!-
-Si che puoi fare qualcosa! Vieni via di lì, Sirius!-
-Non posso, James, dannazione! NON POSSO!-
-Prendi Regulus e portalo con te!-
-Non mi seguirebbe mai! E io non posso lasciarlo lì da solo!-
James si mise entrambe le mani tra i capelli.
-Denuncia i tuoi, cazzo! Ti affideranno a qualcun altro!-
Sirius scoppiò a ridere.
-Stai scherzando, vero? I miei sono i Black! Credi davvero che il Ministero oserebbe metterli in galera, con tutti i soldi che hanno e i loro adorati parenti Mangiamorte? E, anche se fosse, finirei con lo zio Cygnus! Sai chi è, vero? Il padre di quella folle di Bellatrix! Credi che sarebbe tanto meglio che vivere con loro?-
In quel momento la porta si aprì.
-Ragazzi, che sta succedendo? Le vostre urla si sentono fin giù in Sala Comune, ho dovuto Insonorizzare la stanza mentre salivo-
Remus entrò, seguito da Peter, richiudendosi la porta alle spalle e voltandosi per guardare i due amici che si fronteggiavano. James mise su un sorriso ironico e amaro.
-Ah, Remus, Peter! Stavamo giusto esultando perché Sirius è riuscito in quella storia di “entrare nella luce”, quando si è lasciato sfuggire per sbaglio che viene Cruciato regolarmente da quando aveva dodici anni, tanto che ormai ha perso il conto e si è abituato!-
Peter sgranò gli occhi e aprì la bocca mentre il terrore invadeva il suo viso e gli faceva tremare le braccia. Remus non sembrò poi tanto sorpreso, ma l’apprensione nei suoi occhi d’ambra era evidente.
-Non avete niente da dire, voi due, sul fatto che ci menta da anni?-
James aveva riacquistato l’aria battagliera.
-Hai giurato, Sirius, che non ci stavi nascondendo nulla. Hai promesso a me che non ci sarebbero stati altri segreti, e invece sono quattro anni che mi riempi di bugie! Siamo i tuoi amici, per Merlino! Io sono tuo fratello! Come può riuscirti tanto facile prendermi per i fondelli?-
In un attimo la furia scomparve dagli occhi grigi del ragazzo mentre dolore e colpa prendevano il sopravvento.
-Mi dispiace tanto, James; non l’ho fatto perché mi diverto a tenere segreti con voi, lo sapete, ragazzi. L’ho fatto perché non volevo coinvolgervi in questo schifo, perché non volevo che vi preoccupaste. Volevo solo proteggervi, ok? E mi dispiace davvero se vi ho ferito facendovi pensare che non mi fidi di voi, ma non è così. Metterei la mia vita nelle vostre mani, ma questa era una storia troppo squallida perché voi ci veniste trascinati dentro. È tutto qui-
Remus fece un passo verso di lui e gli mise una mano sulla spalla.
-Sirius, a me dispiace che tu ti sia dovuto tenere dentro questa storia fino ad oggi. Chi meglio di me può capirti? Anch’io nascondo al mondo la parte più oscura di me. Ma ci siamo noi, con te, e ci saremo sempre. Non devi combattere da solo tutte le tue battaglie. Che tu lo voglia o no, noi staremo al tuo fianco qualsiasi cosa accada. So che sei abituato a contare solo su te stesso e hai questo istinto di protezione naturale verso le persone a cui vuoi bene, ma noi siamo tuoi amici. Tuoi pari. Apprezzo quello che hai fatto per noi, e ti ringrazio, ma è ora che tu accetti che qualcuno ti guardi le spalle come tu hai sempre fatto con noi-
Sirius fu sorpreso delle parole dell’amico; non solo la sua voce era calma e pacata, ma lo stava confortando. Invece che arrabbiarsi per le sue menzogne gli stava porgendo una mano. E poi, Remus aveva capito tutto, ogni singolo motivo che l’aveva spinto a tacere. Era vero: come aveva sempre cercato di difendere Regulus, così aveva cercato di proteggere loro e sapeva che avrebbe continuato a farlo per tutta la sua vita. Era più forte di lui, non riusciva ad esimersi dal “complesso dell’eroe”; e pensare che aveva sempre deriso James per questa sua caratteristica.
Ma, infondo, quella era solo una delle tante cose che li rendeva simili. La capacità di mettere il bene delle persone che amavano sopra ogni altra cosa, anche se stessi.
-Sir, mi dispiace di aver urlato come un pazzo. Mi dispiace di non aver capito prima cosa stesse succedendo e mi dispiace di non averti aiutato. Avrei dovuto capirlo, ti conosco, so leggere i tuoi occhi eppure non ho mai avuto il coraggio di scovarci dentro questo-
James aveva fatto un passo avanti, affiancando Remus; sembrava svuotato di ogni furia, sgonfiato. Quello che aveva detto il Licantropo doveva aver avuto su di lui lo stesso effetto che aveva avuto su Sirius, lo aveva calmato e fatto riflettere. Solo, l’esito della sua analisi sembrava averlo portato su un sentiero che Sirius non capiva: si stava colpevolizzando, era deluso da se stesso e questo lui non poteva proprio sopportarlo.
-Non è colpa tua, è colpa mia. Quello che ha detto Remus è vero, ho confinato questa storia dove nessuno avrebbe potuto scoprirla perché volevo proteggervi. Sai che se voglio davvero mentire so farlo bene, dopotutto mi hanno educato a nascondere tutto dietro ad una maschera. Mi dispiace, davvero, spero solo che possiate capirmi e perdonarmi-
Abbassò il capo, fissando gli occhi sul copriletto rosso.
-Io ti perdono, Sirius, e ti ringrazio per quello che hai fatto per noi. Io non avrei avuto il tuo coraggio, la tua capacità di portarmi dentro un peso del genere senza parlarne con nessuno e solo per proteggere qualcun altro-
Sirius alzò lo sguardo e lo puntò su Peter, che aveva appena parlato. Sul suo viso si apriva un lieve sorriso ma intravedeva ancora la paura nei suoi occhi. Era strano che fosse stato lui il primo a parlare, lui che in genere aspettava sempre che i suoi amici si muovessero per seguirli. Fu per questo che apprezzò particolarmente il suo gesto e sorrise di rimando.
-Per quanto mi riguarda, non ho nulla di cui perdonarti; anch’io vi ho mentito all’inizio e nessuno di voi me l’ha mai fatto pesare, nonostante io vi abbia nascosto di essere una Creatura Oscura. Tu hai omesso qualcosa di molto meno pericoloso per noi, e l’hai fatto per proteggerci, Sirius, quindi il tuo gesto è molto meno deprecabile del mio-
-Tu non sei affatto una Creatura Oscura, è ora che te lo metta in testa, Rem. Sei una persona normale che ogni tanto diventa irascibile. Questo è quanto-
Tutti e quattro risero alle parole di James, che poi si voltò verso Sirius per emettere la sentenza.
Era lui il vero problema, sarebbe sempre stato lui. Lui che non tollerava i sotterfugi, sincero e fiducioso com’era, lui che lo aveva accolto, rendendo se stesso la famiglia che Sirius non aveva mai avuto; lui che era stato guida senza farglielo pesare e che era diventato il fratello che aveva sempre voluto. Se James non l’avesse perdonato, Sirius sarebbe crollato.
-Giurami che non mi mentirai mai più, Sir, nemmeno se ne andasse della mia vita. Giurami che questa storia finisce qui e che mi racconterai tutto quello che hai passato in questi anni. E giurami che potrò insultare chi ti ha fatto del male senza che tu ti offenda, perché non credo che riuscirò mai più a pensare ai tuoi genitori senza associare loro parole come “stronzi” o “squallidi vigliacchi”-
Sul viso di Sirius comparve un sorriso enorme e i suoi occhi presero a brillare di qualcosa che sembrava gioia pura.
-Non avrei saputo definirli meglio, fratello-
I due si abbracciarono sotto lo sguardo comprensivo di Remus e quello ancora un po’ terrorizzato di Peter. In quel momento Sirius pensò che non si sarebbe più nascosto da loro, da lui, ma che questo non gli avrebbe impedito di proteggerlo finché avesse avuto respiro.
   
 
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